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Le donne alle Tesmoforie PDF

104 Pages·1983·4.95 MB·Italian
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Aristofane La festa delle donne introduzione, traduzione e note di GUIDO PADUANO testo greco a fronte Biblioteca Universale Rizzoli MILANO 1983 I TEMPI DI ARISTOFANE Proprietà letteraria riservata 445 Nascita di Aristofane. © 1983, Rizzoli Editore, Milano 431 Inizio della guerra del Peloponneso: l’Attica è in­ vasa dagli eserciti spartani e alleati, mentre una flotta Titolo originale dell’opera ateniese devasta le coste del Peloponneso. Pericle attacca ΘΕΣΜΟΦΟΡΙΑΖΟΥΣΑΙ la Megaride. Medea di Euripide. prima edizione: marzo 1983 430 Peste in Atene. Pericle messo sotto accusa e con­ dannato. Nascita di Senofonte. Nascita di Filisto, storico siracusa- 429 Pericle, rieletto stratego, muore subito dopo. Nel teatro comico, esordio di Eupoli con i Prospalti. 428 Atene è costretta a ricorrere a un tributo straordi­ nario. Defezione di Mitilene. Ippolito di Euripide, Amici di Eupoli. 427 Assedio e presa di Mitilene. Cade intanto Platea, alleata di Atene. Contrasti sociali a Corcira, dove il partito democratico si impone con l’aiuto degli Ateniesi. Esordio di Aristofane coi Banchettanti, commedia perdu­ ta che affrontava i problemi dell’educazione. Tassiarchi di Eupoli. II testo greco riproduce con alcune modifiche l’edizione curata da Nascita di Platone. V. Coulon per «Les Belles Lettres», Paris 1928. 5 426 Ad Atene, trionfa il partito della guerra. Una flot­ ionica, unificati nell’accusa di esercitare un’azione di­ ta ateniese al comando di Lachete ottiene buoni risultati sgregatrice sulla morale e sulla religione arcaica. I giudi­ in Sicilia. ci dell’agone drammatico lo relegano al terzo e ultimo Babilonesi di Aristofane (perduta): il poeta prende aper­ posto, dopo la Damigiana del vecchio Cratino, e il Can­ tamente posizione contro la politica del demagogo Cleo- nes di Amipsia. ne, soprattutto nei suoi aspetti di vessatoria crudeltà nei 422 Riprende la guerra sul fronte orientale (la Tracia). confronti degli alleati, con aperta allusione alla vicenda Presso Anfipoli muoiono Cleone e Brasida, leaders del di Mitilene. Si attira così l’ostilità del potente uomo poli­ partito della guerra nei due schieramenti. tico, e forse anche un’azione giudiziaria. Due commedie di Aristofane; una perduta, il Proagone 425 Clamorosa vittoria ateniese presso l’isola di Sfacte- (forse di argomento letterario), una sopravvissuta, le Ve­ ria, nella quale restano imbottigliati 180 membri dell’ari­ spe, che ha per oggetto l’amministrazione della giustizia, stocrazia spartana (spartiati). in cui il poeta vede un docile strumento delle prevarica­ Armistizio. Contrasti ad Atene tra Cleone e il leader ari­ zioni demagogiche. Eupoli fa rappresentare le Città. stocratico moderato Nicia, con la vittoria del primo. 421 Si stipula la pace detta di Nicia, sulla base dello Acarnesi di Aristofane, prima delle undici commedie status quo territoriale, favorevole ad Atene, e della ri­ conservate. Attraverso la vicenda di Diceopoli, un conta­ nuncia ateniese ad approfittare delle minacce che si pro­ dino attico che da solo conclude una pace separata con il filano nel Peloponneso contro Sparta, soprattutto da par­ nemico, Aristofane inizia la sua battaglia culturale e po­ te di Argo. In trionfale accordo coi tempi Aristofane fa litica contro il partito della guerra. Ottiene il primo pre­ rappresentare la sua Pace-, ma il primo premio viene dato mio superando i due maggiori rivali: Cratino ed Eupoli. agli Adulatori di Eupoli, che nello stesso anno rappre­ In quest’anno (o poco dopo) muore lo storico Erodoto. senta anche il Mancante. 424 È l’anno più nero, per Atene, della prima fase del­ 420 Autolico di Eupoli. la guerra. Il generale spartano Brasida conquista Anfipo- li, malamente difesa da Tucidide; al santuario di Apollo 419 Prime crepe nella pace: scontri presso Epidauro tra Delio, presso Tanagra, lo stratego ateniese Ippocrate è Argivi e Ateniesi da un lato, Spartani dall’altro. rovinosamente sconfitto dai Tebani. 418 Agide, re di Sparta, attacca Argo. Successo degli Nei Cavalieri, Aristofane affronta direttamente la que­ alleati (Argivi e Ateniesi) a Orcomeno, ma vittoria spar­ stione del potere politico, in un rovente attacco contro tana nella grande battaglia di Mantinea. Sparta rafforza Cleone. È anche l’anno di una commedia utopica di Eu­ sensibilmente il suo controllo sull’intero Peloponneso. poli, L’età dell’oro. 417 Nicia riprende il potere in Atene. Ad Argo, il go­ 423 Si stipula un armistizio annuale. verno oligarchico imposto dagli Spartani viene rovesciato. Aristofane fa rappresentare le Nuvole, tornando alla pro­ blematica pedagogica e attaccando, nella figura di So­ 416 Assedio e presa dell’isola ribelle di Melo, nelle Ci- crate, un’immagine composita della nuova cultura in cui cladi. si mescolano elementi sofistici ed eredità della scienza Gli Iniziati di Eupoli. 6 7 411 Colpo di Stato oligarchico in Atene: per iniziativa 415 Turbamenti in Sicilia: Segesta, minacciata da Seli- nunte, chiede l’aiuto di Atene, che decreta l’invio di una di Pisandro, Teramene, Antifonte, il collegio dei probuli grande flotta al comando di Nicia, Alcibiade e Lamaco. viene portato a trenta, viene sciolta la Bulè e nominato il Alla vigilia della partenza, Atene viene sconvolta da una collegio dei Quattrocento, con l’incarico di scegliere cin­ misteriosa azione sacrilega: le erme, i busti votivi del dio quemila cittadini cui affidare il governo dello Stato per Hermes sulle piazze e sulle vie della città, vengono trova­ tutta la durata della guerra. te mutilate. Nell’inchiesta viene coinvolto Alcibiade, che Poco dopo, però, il regime oligarchico entra in crisi; An­ è richiamato ad Atene, ma fugge e viene accolto a Spar­ tifonte viene processato e ucciso, il comitato dei Quattro- ta. Nicia sbarca a Siracusa, ottenendo modesti successi; cento viene sciolto. Si raggiunge un accordo con la flotta l’esercito ateniese sverna a Catania. ateniese a Samo, rimasta di fede democratica; e nel set­ Troiane di Euripide. tembre dello stesso anno questa flotta ottiene due impor­ tanti vittorie: a Cinossema (agli ordini di Trasillo e Trasi- 414 Ancora successi ateniesi presso Siracusa. Morte di bulo), e ad Abido (agli ordini del reduce Alcibiade). Lamaco. Nell’agosto arrivano in Sicilia rinforzi spartani, Ben due commedie superstiti di Aristofane sono rappre­ agli ordini di Gilippo. sentate in quest’anno: Lisistrata, l’ultima grande comme­ Due commedie di Aristofane, VAnfiarao, perduto, e gli dia sulla pace e la più significativa testimonianza del splendidi Uccelli, dove si costruisce l’immagine di una problema del riscatto femminile, e le Tesmoforiazuse città irreale, nata dalla nausea per Atene, e destinata a {La festa delle donne). raccogliere in sé le più ardite concezioni della fantasia di 410 Altra vittoria navale ateniese, a Cizico. Una propo­ potenza e della ricerca del piacere. Aristofane è secondo, sta di pace spartana fallisce per opera di Cleofonte, che preceduto da Amipsia con i suoi Komastai, davanti al Monotropos di Frinico. nel luglio ristabilisce in Atene il regime democratico. 409 Operazioni nell’Ellesponto. Tregua tra gli Ateniesi 413 La spedizione siciliana si conclude con un duplice e il satrapo Farnabazo. In Occidente, i Cartaginesi attac­ disastro: nel Porto Grande di Siracusa l’armata ateniese cano e distruggono Selinunte. viene imbottigliata e distrutta; nella ritirata verso Cama- Filottete di Sofocle. rina, prima Demostene, poi Nicia vengono sconfitti, con 408 Ritorno trionfale di Alcibiade in Atene. Accordo strage degli Ateniesi. Gli Spartani occupano Decelea, al­ tra lo spartano Lisandro e Ciro il giovane, figlio del gran le porte dell’Attica. re Dario IL Oreste di Euripide; Pluto di Aristofane (in una prima re­ 412 Gli oligarchici prendono il sopravvento in Atene: dazione, perduta). elezione del collegio dei dieci probuli. Accordi tra Sparta e la Persia. 407 Sconfitta ateniese a Notio. Nuovo esilio di Alcibia­ Vaste defezioni nella lega delio-attica. A Samo, insurre­ de. zione democratica con l’appoggio della flotta ateniese. Orazione sul proprio ritorno di Andocide (compromesso Elena e Andromeda di Euripide. nella vicenda della mutilazione delle erme). 8 9 406 Sconfitta della flotta ateniese, comandata da Co- vengono ricondotti in patria da Senofonte, che narrerà none, presso Mitilene; successiva vittoria degli Ateniesi queste vicende nell’Anabasi. alle Arginuse, ma gli strateghi vittoriosi sono condannati 400 Resa del governo oligarchico di Eieusi. a morte sotto l’accusa di non aver soccorso i naufraghi. I Attorno a quest’anno, muore lo storico Tucidide, nascono Cartaginesi attaccano Agrigento. Diogene di Sinope, che sarà il fondatore della scuola ci­ Morte di Euripide. Ifigenia in Auìide, le Baccanti, Atc- nica, e uno dei massimi poeti della commedia di mezzo, meone a Corinto vengono rappresentate postume. Morte Anassandride. di Sofocle. 399 Spedizione di Sparta contro l’impero persiano, in 405 Battaglia di Egospotami e disastrosa sconfitta del­ difesa delle città greche dell’Asia Minore. Ad Atene, la flotta ateniese. Lisandro al Pireo. A Siracusa, Dionisio Anito, Meleto, Licone accusano Socrate di corruzione prende il potere. dei giovani. Processo e condanna a morte. Rane di Aristofane: prendendo a spunto la crisi della Orazione dei misteri di Andocide. Nascita di Iperide. tragedia, evidenziata dai due grandi lutti dell’anno precedente, Aristofane affronta nuovamente il proble­ 398 Nuova spedizione spartana in Asia Minore agli or­ dini di Dercillida. Tregua con l’impero persiano. ma della politicità della cultura. Cleofonte del comico Platone. 397 Guerra tra Cartagine e i Siracusani, che conquista­ no Mozia. 404 Resa di Atene: rinuncia all’impero, consegna della flotta, distruzione delle mura del Pireo. Resa di Samo. 396 Guerra tra Sparta e l’impero persiano: il re Agesi­ In Atene, si stabilisce il governo oligarchico dei trenta ti­ lao espugna Sardi. Riscossa cartaginese e conquista di ranni, con a capo Crizia, ex-democratico, allievo di So­ Messana. crate, uomo di cultura e autore di tragedie. Morte di Da­ rio II, gli succede Artaserse II Memnone. 395 Ad Aliarto, vittoria dei Tebani sull’esercito pelo­ ponnesiaco e morte di Lisandro. Alleanza fra Tebe e 403 I democratici Trasibulo e Anito, rifugiatisi in Tebe Atene. al momento del colpo di Stato, occupano File, e poi il Pi­ 394 L’ateniese Conone, a capo della flotta persiana, reo. Scontri e morte di Crizia. Con la mediazione del re sconfigge gli Spartani a Cnido. Per terra, invece, vittoria spartano Pausania, si arriva a una conciliazione generale; spartana a Coronea. ad Atene si ristabilisce la democrazia, mentre i Trenta stabiliscono un loro governo a Eieusi. 393 Nuova guerra in Occidente tra Siracusa e Cartagi­ 402 Esordio di Isocrate come logografo. ne. 401 Rappresentazione postuma àc\YEdipo a Colono di 392 Ecclesiazuse di Aristofane: dalla tematica che già Sofocle. era stata della Lisistrata si sviluppa un’ipotesi di potere In Asia Minore, Ciro il giovane è sconfitto da Artaserse. femminile, che si realizzerebbe nell’abolizione della pro­ I mercenari greci che formavano il nerbo del suo esercito prietà privata, anche e soprattutto sessuale. 11 10 391 Paone di Platone comico. Della pace coi Lacede­ moni di Andocide. 390 (circa) Nascita degli oratori Eschine e Licurgo. Isocrate fonda in Atene una scuola di retorica. AMBIGUITÀ DEL FARE TEATRO 389 Trasibulo tenta di ricostituire una lega attorno ad Atene, con città della Tracia e della Propontide. 388 Morte di Trasibulo e di Conone. Viaggio di Plato­ ne a Siracusa. Olimpiaco di Lisia. Piato di Aristofane: utopia di redi­ Esiste alla base delle commedie di Aristofane un nucleo stribuzione della ricchezza secondo criteri etici. generativo comune; un fascio di costanti che creano le Nascita del poeta comico Antifane. premesse e gli sviluppi dell’azione comica. Il personaggio 387 Cocalo di Aristofane (perduto). centrale si confronta con un ambiente degradato, che gli propone una stretta dalla quale esce con un intervento 386 Pace di Antalcida, a conclusione di alcuni anni di creativo, per lo più creativo insieme del benessere priva­ confusa belligeranza usualmente chiamati guerra di Co­ to e dell’ordine universale. Anche nella Festa delle don­ rinto. Tutte le città greche dell’Asia Minore tornano in ne è possibile riconoscere l’operatività di questo schema; pieno possesso dell’impero persiano, che di fatto stabili­ ma i suoi elementi si assestano in forma provvisoria, e di­ sce, in accordo con Sparta, la propria egemonia sul mon­ rei tangenziale, lasciando intravvedere al di là di sé un do greco. vero e diverso centro della significazione testuale. 385 Fondazione dell’Accademia. Chi è, prima di tutto, il protagonista, o eroe comico? Eolosicone di Aristofane (perduto). L’incipit della commedia è un’accorata invocazione a Zeus — un desiderio di liberazione dall’angoscia. La pro­ 384 Nascita di Aristotele. Nascita di Demostene. nuncia Mnesiloco, vecchio « parente », o meglio affine del La morte di Aristofane è da collocare in uno degli ultimi poeta Euripide (vecchio, io credo, quanto Euripide — o anni del decennio. comunque legato a lui da un rapporto generazionale pari­ tario: più che il suocero, come si dice talora su base do­ cumentaria assai incerta, sarà il fratello o il cugino della moglie). Mnesiloco esprime così, con iperbole comica, il suo disagio per essere trascinato da Euripide senza una meta apparente: ma la situazione di emergenza riguarda invece proprio il poeta, minacciato di morte per la sua misoginia da parte dell’assemblea delle donne, che si riu­ nisce nel secondo giorno delle Tesmoforie. L’esito finale della commedia realizza fuor di dubbio il superamento di 13 questa minaccia, sia pure con un compromesso per cui esse vengano distorte in una più intensa e grottesca solle­ Euripide rinuncia alle posizioni misogine: qualcosa di citazione del riso, e quali vengono fruite alla lettera, se­ molto lontano dal trionfalismo aggressivo che in genere è condo un processo che nel teatro aristofanesco avviene usuale nella vittoria dell’eroe comico. Inoltre, il poeta al assai più frequentemente di quanto si riconosca. E del re­ quale nel bene e nel male — ma soprattutto nel male — sto, Mnesiloco ha, a sua volta, capacità inventive che non la cultura antica, con Aristofane in testa, associa caratte­ sono da trascurarsi per il semplice fatto che non arrivano rizzazioni intellettualistiche, sembrerebbe poter rappre­ al successo: così rapisce la « bambina », che poi si rivela sentare al livello più alto l’invenzione e la manipolazione essere un otre di vino, con lo scopo di ricattare le donne, intellettuale attraverso cui la vittoria comica viene gene­ ripetendo l’analogo gesto di Telefo sul piccolo Oreste nel­ ralmente conseguita; possiamo dire che Euripide è posto la tragedia euripidea; così s’ingegna come Eace nel Pala- al centro di una situazione tipicamente euripidea, visto mede a mandare il primo dei manuscripts found in a che tra le drammaturgie da lui preferite rientra indub­ botile; e sua è anche l’iniziativa della ripresa dtWElena, biamente quella della tragedia a lieto fine, che da una si­ in cui la protagonista si incontra con il marito Menelao tuazione profondamente negativa approda alla salvezza per poi fuggire insieme a lui dall’Egitto: spetta invece ad grazie alla mechanè astuta (si veda ad es. oltre alVElena, Euripide l’iniziativa per l’analogo reimpiego de\YAndro­ che nelle Tesmoforiazuse ha tanta parte, la tragedia ge­ meda. Ma anche qui la scintillante monodia della pseu- mella, Ifigenia fra i Tauri): dunque l’autore come i suoi do-Andromeda mette Mnesiloco in piena luce, rispettan­ personaggi, secondo un’adeguazione che è topica nelle do la presumibile struttura centrale del modello tragico. Tesmoforiazuse. Succede però che altra mechanè il poe­ Quando si dice, dunque, che Euripide è «il protagonista ta tragico non sappia trovare se non delegare a una per­ della commedia » innanzitutto non si è accuratamente di­ sona diversa il peso dei suoi rischi, e questa persona, una stinto tra il personaggio Euripide, il cui ruolo non può es­ volta fallito il tentativo di mandare il collega Agatone a sere definito altro che secondario, e il poeta Euripide uti­ perorare presso le donne, sarà proprio Mnesiloco. In que­ lizzato come serbatoio del materiale che, a più riprese sta maniera, però, viene delegata anche la funzione pro- parodiato, costituisce le peripezie comiche. Distinzione tagonistica del sistema comico, e Yincipit risulta dunque tanto più necessaria se si tiene presente che l’unico espe­ ironicamente preciso nell’indicare l’eroe: un’ironia vicina diente elaborato e condotto a termine da Euripide, la sua a quella cosiddetta tragica che applica alle parole dette trasformazione in vecchia mezzana, che con il desiderio dal personaggio, in una visione limitata degli eventi, un della giovane danzatrice inganna il poliziotto scita, è senso che risulta dalla visione onnisciente dell’autore: di bensì vincente, ma è anche l’unico non euripideo e anzi ben altro avrà da lamentarsi Mnesiloco che non della antieuripideo, nato dal fallimento dei paradigmi aulico- passeggiata mattutina! E lui ad affrontare travestito le tragici. Ma nemmeno Euripide poeta è il vero protagoni­ donne, ad esserne sorpreso e imprigionato, a vedere falli­ sta della commedia, perché la pur diffusa e penetrante ti plurimi tentativi d’evasione prima di quello che ha vitalità delle parodie non scalza la funzione individuale successo. Le potenzialità patetiche che si originano dell’eroe comico. Anche del tutto mediata, anche avendo dall’azione indicano dunque tutte una sola direttrice di per referente prima la dimensione culturale e letteraria identificazione emotiva, indipendentemente da quali di che l’universo del reale concreto, essa si conserva com­ 15 14 patta. Dalle parodie, anzi, acquista conferma della pro­ di potenza connessa alla funzione di giudice, al mito re­ pria organicità, rispecchiata in un controcanto globale; gressivo del cibo, mediato dallo stipendio di giudice, lad­ mentre la parodia stessa verrebbe enormemente impove­ dove per Mnesiloco essa resta fine a se stessa. Il fatto rita di senso e spessore, se si perdesse la sua natura di di­ più importante è però che nell’un caso come nell’altro scorso doppio, d’illuminante e beffarda cerniera tra si­ all’uomo braccato e ristretto va l’incondizionata simpatia tuazioni lontane. Si riconoscerà invece volentieri che espressa dal testo e sollecitata dal destinatario. Mnesiloco è un eroe comico tratteggiato a tinte assai più Qui tocchiamo un punto delicato della struttura dram­ smorzate degli altri, e lo differenzia soprattutto la ridu­ maturgica, arrivando a giustificare lo spostamento del zione degli obiettivi. In confronto a un Trigeo che vuole ruolo protagonistico. Perché se è vero che la necessità di la pace tra i Greci ed è disposto per essa a salire da suscitare identificazione emotiva non è una delle caratte­ Zeus, o a un Pistetero che vuole soppiantare Zeus stesso, ristiche dell’eroe comico, bensì la condizione basilare, il desiderio che gli esce di bocca sincerissimo (proprio che ne individua la funzione e attorno ad essa costruisce nel momento letterariamente più mediato), è quello di l’insieme testuale e situazionale, allora questa struttura tornare da sua moglie: un sogno dimesso, che richiama comica semplicemente non poteva formarsi, se fosse sta­ alla memoria la modesta occupazione del reale che si to Euripide a subire il linciaggio, e a cercare la salvezza. concedono i personaggi della Commedia Nuova e di Me- Che G. Murray abbia scritto che nell’insieme le Tesmo- nandro soprattutto: Polemone nella Perikeiromene, Cari­ foriazuse non sono un’aggressione, ma un complimento a sio negli Epitrepontes, Demea nella Samia non vogliono Euripide; che Cratino abbia addirittura creato un verbo niente di più. E infatti come le commedie menandree, εύριπιδαριοτοφανίζειν a indicare l’impasto ambiguo di at­ anche questa si chiude ristabilendo requilibrio alterato, trazione e repulsione che lega il poeta comico al tragico senza inventare una sistemazione nuova. Ma se il sentore — sono fatti che mettono in guardia dall’esasperazione della Nea non può troppo stupire, nella seconda metà manichea, ma situano meglio un rapporto polemico pluri- della carriera teatrale di Aristofane, va però ricordato decennale, un’antipatia solidissima. E forse anche inutile che questo obiettivo è difeso con la rabbiosa determina­ aggiungere che nel caso di una personalità di tanto rilie­ zione che è assente nella Nea, e con la potenza evocativa vo e notorietà e così presente nel teatro di Aristofane, di immagini che lo situano a pieno titolo tra le fantasie l’identificazione (positiva o negativa) codificata nel sin­ del narcisismo eroico. L’ansia della libertà, il bisogno golo sistema drammatico non può essere diversa da quel­ dello spazio non ristretto ha certo una parte non trascu­ la che è possibile accertare storicamente. Forme e motivi rabile nella formazione della più grande costruzione ari­ di questa avversione sono delineati con perfetta lucidità stofanesca, gli Uccelli; e come pulsione individuale carat­ nelle Rane e non sarà inutile ricordarli sommariamente terizza proprio il più violento e il più nettamente caratte­ in questa sede, osservando innanzitutto che sono unificati rizzato dei personaggi, il Filocleone delle Vespe, che, rin­ dal fondamentale misoneismo di Aristofane, dalla sua chiuso dal figlio per essere curato della sua mania dei profonda diffidenza per tutte le forme della cultura nuo­ processi, moltiplica all’infinito fantastiche e fallite ipote­ va, da Socrate ai Sofisti, che gli sembravano minacciare si sul come riacquistare la propria libertà — certo riem­ la saldezza di quei valori e di quelle istituzioni che ave­ piendola di traboccanti contenuti libidici, dalla volontà vano dato forza all’Atene arcaica, un mondo ormai idea­ 16 17 lizzato dalla nostalgia passatista e irrecuperabile. Natu­ to prendeva spazio sulla scena, con il prepotente richia­ ralmente concreti rapporti di Euripide con gli uomini di mo della sua autenticità repressa. Contemporaneamente questa nuova cultura, con Anassagora, con Prodico di le forme dell’espressione sviluppavano una piena solida­ Ceo, con lo stesso Socrate giustificavano in qualche mi­ rietà con tutti questi contenuti eterodossi; se il nuovo di­ sura sul piano biografico la tendenza a non distinguere tirambo prestava voce adeguata alla impudicizia delle tra loro posizioni di pensiero anche lontanissime — ten­ eroine, il ritmo discorsivo, arricchito dalle antitesi e dalle denza di cui fu vittima soprattutto Socrate, sbrigativa­ distinzioni, esprimeva nella sua diacronia l’erosione delle mente confuso coi cosmologi. Ma nel vivo della produzio­ posizioni massicce a cui Eschilo aveva sia pure proble­ ne euripidea e del suo messaggio, Aristofane, guidato se maticamente creduto e a cui Aristofane, forse con dispe­ non altro da un prodigioso senso del teatro, arrivò a leg­ razione, ancora voleva credere. L’attività di Euripide è gere davvero: riconoscendo la superba capacità rappre­ definita come l’« applicare regole sottili, pensare, esami­ sentativa del suo nemico, e vedendolo, dunque, tanto più nare, ordire giravolte ed espedienti, comprendere, sospet­ pericoloso. Ad Euripide, Aristofane rimproverava prima tare il male, scrutare le cose da ogni punto di vista... » di tutto la degradazione dell’eroe e del dolore eroico; (Rane, 956-8). Contro questa attività, Aristofane sviluppa mettendo in scena i personaggi zoppi e mendichi mostra­ un anti-intellettualismo rabbioso, anche se coperto dalla va la pericolosa vicinanza del paradigma dell’umamtà falsa idiozia dei suoi personaggi na'ifs (Strepsiade delle tragica all’umanità comune, con tutte le sue debolezze Nuvole, Mnesiloco), e peraltro rispondente a quella scis­ — a quelle fisiche ed esteriori era troppo facile accostare sione tra sophos e collettività che amaramente lo stesso quelle psichiche e morali. La persistenza ostinata nella Euripide registrava in una grande rhesis di Medea, e di­ denuncia di questo fatto, a cui se non mi sbaglio si deve scuteva in una tragedia purtroppo perduta, ΓAntiope. In­ associare il costante pettegolezzo sulle umili origini di fine la tendenza euripidea al recupero delle categorie su­ Euripide — tentativo di ridurre il degrado universale a balterne, realizzata in una concezione scenica che privi­ ingiurioso degrado personale — nasce dalla coscienza legia il dialogo orizzontale rispetto al dominio della figu­ che la crisi dei modelli e dei codici eroici non lascia più ra solitaria (come era in Sofocle), veniva equiparata da difesa, in campo etico e comportamentale, contro il rela­ Aristofane a una sorta di regime democratico; per quan­ tivismo protagoreo; tanto più quando si accompagni alla to la democrazia fosse l’orgoglio nazionale degli Ateniesi, crisi delle credenze nelle divinità olimpiche e poliadi. Da Aristofane era particolarmente sensibile al sospetto che quest’ultimo punto di vista l’inquietudine di Euripide, la essa potesse travalicare a ogni momento nella detestata sua volontà speculativa, il dubbio nato da una rigorosissi­ demagogia. ma domanda di eticità potevano facilmente essere volti Nessuna delle accuse delle Rane occupa un posto nel­ in malam partem e diventare « ateismo », l’accusa princi­ la compagine delle Tesmoforiazuse, eccettuata quella, pale del resto mossa a Socrate. Tutta euripidea è invece forse più grave, di ateismo, che però ha carattere episo­ un’altra breccia aperta nelle virtù arcaiche: quella relati­ dico e concerne burlescamente non il grande rischio so­ va al comportamento sentimentale e sessuale. Lo scanda­ ciale, ma il piccolissimo benessere della venditrice di co­ glio psicologico usato con così nuova precisione e raffina­ rone. Questo silenzio, che non basta certo a capovolgere tezza svelava profondità sconcertanti e torbide, e l’illeci­ l’atteggiamento di Aristofane, indica però che l’interesse 19

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