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Le divinità di Samotracia PDF

107 Pages·2009·2.181 MB·Italian
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I titolo originale: Ueber die Gottheiten von Samothrake. Ibrgelesen in der offentlichen Sitzung der bayerschen Akademie der Wissenschaften am Namenstage des Kònigs den 12. October 1815 (Beilage zu den Weltaltern). Premessa, introduzione, bibliografia, revisione del testo e della traduzione a cura di Fabrizio Sciacca Traduzione dal tedesco di Irmgard Victoria Hartung Il volume è stato realizzato con il contributo dell'università degli Studi di Catania Copyright © 2009. i! nuovo melangolo s.r.l. Genova - Via di Porla Soprana, 3-1 www.ilmclangolo.com ISBN 978-88-7018-702-1 Friedrich Wilhelm Joseph Schelling Le divinità di Samotracia a cura di Fabrizio Sciacca il melangolo ì PREMESSA DEL CURATORE Il lavoro svolto in questa edizione è stata condotto sull’ori­ ginale tedesco Uber die Gottheiten von Samothrake. Beilage zu den Weltaltern, in Friedrich Wilhelm Joseph von Schellings sàmmtliche Werke, hg. v. Karl Friedrich August Schelling, J.G. Cotta’scher Verlag, Stuttgart und Augsburg 1856-1861, Abt. I, Bd. Vili, 1861, pp. 347-423. Si è preso atto di due preesistenti edizioni italiane. La prima, a cura di T. Villani e P. Dalla Vigna, Le divinità di Samotracia seguite dalla Introduzione a Le Età del mondo, Mimesis, Milano 1990, pp. 17-45, era caratterizzata dalla man­ canza totale delle note. La seconda, a cura di F. Viganò, Mimesis, Milano 2002, pp. 67-106, più accurata della prece­ dente, offriva una traduzione delle note incompleta e con fre­ quenti omissioni di parti. Sono state tenute presenti le edizioni in lingua francese (di S. Jankélévitch: in Les Àges du Monde suivis de Les Divinités de Samothrace, Aubier, Paris 1949, pp. 193-222) e in lingua ingle­ se (di R.F. Brown, Schellings Treatise on "The Deities of Samothrace”: A Translation and an Interpretation, Scholar’s Press, Missoula Mt., 1977), entrambe con poca attenzione verso le note. Questa nuova edizione contiene l’intero corpus delle note e la completa bibliografia di riferimento delle numerose fonti pri­ marie di Schelling, c costituisce pertanto la prima edizione ita­ liana integrale di tale opera di Schelling. Le Anmerkungen, 5 infatti, rappresentano non solo per la cospicuità delle dimensio­ ni (circa il doppio del testo) una significativa ed ineliminabile parte dell’opera: un apporto esplicativo complesso, filologica­ mente densissimo, che costituisce il punto di riferimento impre­ scindibile di uno scritto solamente in origine destinato a una pubblica lettura. Nella redazione delle fonti bibliografiche di Schelling, sono stati tenuti presenti anche gli Jahreskalender compresi tra gli anni 1809 e 1816, in F.W.J. Schelling, Philosophische Entwiirfe und Tagebiicher, hg. v. Lothar Knatz, Hans Jòrg Sandkiihler u. Martin Schraven, Felix Meiner, Hamburg, Bd. 1 (1809-1813), 1994. Bd. 2 (1814-1816), 2002. 11 testo originale presentava, chiuse tra parentesi quadre, alcune aggiunte manoscritte di Schelling. Laddove sono state inserite per integrare parti di un discorso, vengono riportate senza parentesi; si è preferito usare le parentesi tonde, invece, per indicare omissioni o precisazioni nelle citazioni. Ho reso con il corsivo locuzioni citate da Schelling con lo spaziato. Con l’inserimento di alcune note con un rimando contrassegnato da un asterisco, ho talora chiarito scelte lessicali e formulato osser­ vazioni al testo. Ho invece chiuso tra parentesi quadre mie pre­ cisazioni e osservazioni nelle note. Nelle note, ho mantenuto inalterate le abbreviazioni delle opere cosi come citate da Schelling. Nella Bibliografia delle fonti primarie ho redatto un elenco, suddiviso in fonti antiche e fonti medievali/modeme, di tutte le edizioni delle opere citate e utilizzate da Schelling. Il testo originale, specie nelle note, presentava inoltre numerosi termini in greco antico e in lingue arabe e semitiche, che andavano traslitterati. Ho reso con il corsivo le traslittera­ zioni di parole e citazioni. Desidero ringraziare Marco Moriggi per l’ebraico, l’aramaico, il siriaco e il persiano, Mirella Cassarino per l’arabo, Marco Miano per il persiano. E S. 6 ABBREVIAZIONI DEI TESTI DI SCHELLING CITATI SW Friedrich Wilhelm Joseph von Schellings sàmmtliche Werke, hg. v. Karl Friedrich August Schelling. 1. Abteilung, 10 Bdc. (=I-X); 2. Abteilung, 4 Bde. (=XI-XIV), J.G. Cottascher Vcrlag, Stuttgart und Augsburg 1856-1861. GS F.W.J. Schelling, Uber die Gottheiten von Samothrake. Beilage zu den Weltaltern, Friedrich Wilhelm Joseph von Schellings sàmmtliche Werke. hg. v. Karl Friedrich August Schelling, J.G. Cottascher Verlag, Stuttgart und Augsburg 1856-1861, Abt. I, Bd. Vili, 1861, pp. 347-423. TGB 1809-1813 F.W.J. Schelling. Philosophische Entwiirfe und Tagebucher 1809-1813. Philosophie der Freiheit und der Weltalter, hg. v. L. Knatz. HJ. Sandkiilcr, M. Schraven, Felix Meiner, Hamburg 1994. TGB 1814-1816 FW.J. Schelling, Philosophische Entwiirfe und Tagebucher 1814-1816. Philosophie der Freiheit und der Weltalter, hg. v. L. Knatz, HJ. Sandkiiler, M. Schraven, Felix Meiner, Hamburg 2002. Jankclévitch Les Àges du Monde suivis de Les Divinités de Samothrace, trad. p. S. Jankclévitch, Aubier, Paris 1949. pp. 193-222. 7 INTRODUZIONE Dal 1806 al 1820, a parte una breve parentesi a Stoccarda, Schelling è a Monaco. Occupa un posto aH’Accademia bava­ rese delle scienze, presieduta da Friedrich Heinrich Jacobi. Vi insegnerà solo a partire dal 1827, dopo qualche anno a Erlangen, quando la città diventerà sede universitaria. Nel 1809 pubblica le Ricerche filosofiche'-, gli anni 1810- 15 sono importanti perché attestano l’intrecciarsi di due seg­ menti speculativi, il primo giovanile e il secondo della matu­ rità, la filosofia della natura e la filosofia della mitologia. Le pagine dello scritto sulla Samotracia sono quindi importanti anche come traccia di questa intersezione. La filosofia della natura sta per passare in secondo piano rispetto alla filosofia della mitologia. Questo itinerario è segnato da alcuni passag­ gi: le inedite conferenze di Stoccarda2 del 1810; nel 1812, la replica a Adam Karl August von Eschenmayer3 e lo scritto contro Jacobi4; nel 1815, infine, lo scritto sulle divinità di Samotracia, sottotitolato «appendice alle Età del mondo»', è l’ultima vera opera non postuma di Schelling, se si eccettua la prefazione a un volume di Victor Cousin, di molti anni suc­ cessiva5. Lo stile filosofico è dunque quello delle Età del mondo', uno stile descrittivo che si inserisce nello svolgimento delle analisi dialettiche6, prima fra tutte quella del rapporto tra 9 l’umano e il divino, come pure si legge in uno scritto giovani­ le di Jurgen Habermas7. A Monaco Schelling sviluppa e intensifica quell’interes­ se per 1’«indeterminatezza cronologica e geografica “del mondo più antico”, quello la cui cultura si esprime nei miti»8. È un interesse non incompatibile con un disegno razionale: una sorta di vaghezza strumentale che permette di cogliere nei miti orientali i tratti di un linguaggio comune alla storia mito­ logica dell’identità occidentale. Si tratta di un dispositivo metodologico capace di individuare nella tradizione degli anti­ chi il fondamento della facoltà di creare il nuovo. Questa è per­ tanto una facoltà filosofica, quello stesso metodo storico-criti­ co che gli consente di enunciare compiutamente il concetto di formazione di un popolo. Il disinteresse per il diritto non gli precluderà la possibilità di elaborare una concezione sia pur minimale dei diritti individuali, sorretta da una struttura teori­ ca culturale ad ausilio delia quale gli gioveranno le opere giu- -idico-politiche kantiane9, e una concezione non pervasiva della legge in cui lo stato assume una funzione garantista della persona. Nella Storia della filosofia occidentale, Bertrand Russell liquida Schelling in poche righe, per scarsa importanza filoso­ fica10. Senza voler condividere per forza questo severo giudi­ zio, chi di Schelling leggesse solo Le divinità di Samotracia potrebbe a prima vista essere indotto a dare ragione a Russell. In effetti anche Xavier Tilliette, tra i maggiori studiosi di Schelling, non esita ad avvalorare questa congettura sullo scrit­ to del 1815. Schelling presenta all’Accademia un saggio chia­ ro e semplice nel testo, ma che correda di un apparato di note densissimo, in cui conferma, enfatizzandola, un’erudizione filologica e linguistica impressionante. Un’opera in cui sem­ brerebbe aver addirittura abbandonato la filosofia: ci vuole 10 davvero «un occhio acuto per capire ch’essa resta la sua preoc­ cupazione profonda, in questo contributo erudito che ecciterà l’estro satirico di Goethe»11. Il rigore filologico e un indubbio compiacimento micro­ logico non sono tuttavia fini a se stessi, ma strumentali a un’ar­ gomentazione di natura filosofica. Schelling vuole dimostrare come le quattro divinità cabiriche - Axieros, Axiokersos, I Axiokersa, Cadmilo (o Casmilo) - vadano oltre il riferimento I ai misteri di Samotracia e costituiscano, attraverso una serie di mutazioni semantiche, categorie archetipiche della filosofia della mitologia occidentale. Secondo Schelling, la mitologia non necessita di strumenti esterni ad essa per essere oggetto di comprensione e di significato: la filosofia della mitologia non ha per oggetto la mitologia, ma sarà essa stessa filosofia posi­ tiva. Si considerino le note: in questo corpus due volte più ampio del testo («è sembrato necessario eccedere il testo, pro­ prio perché occorreva fondarlo», scrive nell’avvertenza intra 4S duttiva alle note), Schelling mette insieme riferimenti mitolo gici, etnologici, archeologici, citazioni da fonti classiche e studi della migliore filologia dell’età moderna; e fa dialogare testi sacri, dal paganesimo al cristianesimo, forse anche per dimostrare il carattere universalizzante della religione12. Dunque, un’erudizione non priva di significato filosofico. E il significato di Schelling è qui filosofico, proprio perché la mitologia non è intesa come interesse per il mito in quanto nar­ razione storico-documentale, ma come scienza filosofica. L’approccio filosofico alla mitologia gli sembra in grado di dimostrare come la filosofia possa essere ‘positiva’ anche esprimendosi come filosofia del significato. In tal senso, la mitologia in Schelling è anche filosofia del linguaggio. Attraverso le singolari, capillari ricerche linguistiche contenu- Il

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