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Le ›Declamazioni maggiori‹ pseudo-quintilianee nella Roma imperiale PDF

506 Pages·2021·3.994 MB·Italian
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Le Declamazioni maggiori pseudo-quintilianee nella Roma imperiale Beiträge zur Altertumskunde Herausgegeben von Susanne Daub, Michael Erler, Dorothee Gall, Ludwig Koenen und Clemens Zintzen Band 394 Le Declamazioni maggiori pseudo- quintilianee nella Roma imperiale Edited by Andrea Lovato, Antonio Stramaglia and Giusto Traina ISBN 978-3-11-073710-3 e-ISBN (PDF) 978-3-11-073223-8 e-ISBN (EPUB) 978-3-11-073233-7 ISSN 1616-0452 Library of Congress Cataloging in Publication Control Number: 2021939887 Bibliographic information published by the Nationalbibliothek The Deutsche Nationalbibliothek lists this publication in the Deutsche Nationalbibliografie; Detailed bibliographic data are available in the Internet at http://dnb.dnb.de. © 2021 Walter de Gruyter GmbH, Berlin/Boston Printing and binding: CPI books GmbH, Leck www.degruyter.com Premessa Il dibattito critico sulla declamazione antica è oggi vivace e diversificato, ma tende ancora spesso a esagerare la ‘atemporalità’ della Sofistopoli (o Dicastopoli) declamatoria, che molti elementi mostrano invece ben radicata nel tessuto sto- rico dell’impero romano. Proprio al fine di recuperare questa dimensione più pro- priamente ‘storica’, si è inteso far convergere le energie di filologi, storici e roma- nisti in una ricerca comune incentrata sull’unica raccolta superstite di decla- mazioni latine complete anteriori al Medioevo: le cdd. Declamationes maiores, tramandate sotto il nome di Quintiliano, ma oggi riconosciute come opera di più autori attivi fra II e III secolo d. C. Il risultato di questa sinergia è stato il con- gresso: Le Declamazioni maggiori pseudo-quintilianee nella Roma imperiale. Con- testi, tecnica, ricezione (Bari, 18–20 aprile 2018). Sul versante filologico-letterario, l’incontro barese si inscrive nel PRIN 2015: Centro e periferia nella letteratura la- tina di Roma imperiale (unità di Bari, coord. Antonio Stramaglia); per la parte ro- manistica, rientra nelle attività del gruppo di ricerca dell’Università di Bari, coor- dinato da Andrea Lovato, su Visioni criminali dall’antico: crimini e pene nello specchio della letteratura tra esperienze e deformazioni; sul piano storico, ri- prende i temi del seminario di Giusto Traina: Les Déclamations majeures du Pseudo-Quintilien (Sorbonne Université, a. a. 2017–2018). Il presente volume rac- coglie, in forma riveduta e ampliata, le relazioni presentate al congresso barese, integrandole con alcuni interventi del seminario parigino. In questo quadro, un ampio numero di contributi ha ‘ancorato’ le Maiores (e altri testi declamatorî latini, ove opportuno) alla loro epoca di composizione, in- dagandone analiticamente la cronologia e paternità (Santorelli); i rapporti con la precettistica tecnico-retorica (Longo), la declamazione greca (Corcella), il pen- siero filosofico (Krapinger – Zinsmaier); i riflessi di mode, strutture sociali e orientamenti socio-culturali (Breij, Brescia, Hömke, Lamberti); il riverbero di fatti storici e il connesso ‘ripensamento’ del passato, recente o meno (Enrico, Traina, Visonà). Altri saggi hanno invece approfondito i rapporti con la teoria e prassi del diritto (Masi Doria, Ravallese), nonché la permeabilità reciproca fra linguaggio giuridico e linguaggio declamatorio (Pasetti, Rizzelli), fra oratoria fittizia e orato- ria (senatoria) reale (Buongiorno). Ulteriori interventi si sono infine concentrati sull’epoca in cui le Maiores furono raccolte nella silloge a noi giunta (seconda metà del IV secolo d. C.), ricostruendo la genesi graduale del capostipite della nostra tradizione manoscritta (Pecere), alcuni arguibili princìpi di selezione dei materiali in esso contenuti (Lentano), il ruolo ‘identitario’ romano di un’opera- zione come questa (Vial-Logeay), nonché taluni suoi esiti – testuali e culturali insieme – in età medievale (Macchioro). https://doi.org/10.1515/9783110732238-202 VI | Premessa Questa articolata iniziativa non sarebbe stata possibile senza il supporto fi- nanziario di più enti: l’Università di Bari, il MIUR, l’Institut Universitaire de France, la Società internazionale per lo studio del Medioevo latino. Due illustri membri di quest’ultima, Paolo Chiesa e Francesco Santi, e il grande specialista di declamazione antica, Michael Winterbottom, hanno inoltre concorso a precisare l’orizzonte scientifico del convegno barese. Last but not least, all’organizzazione pratica del congresso, e poi alla preparazione di questo volume, hanno fornito un aiuto prezioso Immacolata Eramo e Giuseppe Russo, ai quali si è poi aggiunto Federico Capizzi. A tutti questi enti ed a tutti questi amici va il nostro più vivo ringraziamento. Andrea Lovato Antonio Stramaglia Giusto Traina Sommario Bé Breij  Inter ignes et flagella: uses of torture in the Major Declamations | 1 Graziana Brescia  L’oracolo e il parricidio. Mito ‘in filigrana’ nella Declamazione maggiore 4 | 33 Pierangelo Buongiorno  Orazioni di senatori nel primo principato: fra tecnica declamatoria e saperi giuridici | 53 Aldo Corcella  Le Declamazioni maggiori e la prassi declamatoria greca | 77 Marco Enrico  Contre un ennemi disparu ? Tyrans et tyrannicides dans les Déclamations du pseudo-Quintilien | 107 Nicola Hömke  The declaimer’s dealing with the gruesome, dreadful and disgusting in Declamationes maiores 10 and 12 | 123 Gernot Krapinger, Thomas Zinsmaier  Philosophische Theoreme in den Declamationes maiores | 141 Francesca Lamberti  Stereotipi familiari nelle Declamazioni maggiori | 163 Mario Lentano  Veder raccolto in breve spazio il mondo. Le Declamazioni maggiori dello Pseudo-Quintiliano come collezione | 185 Giovanna Longo  Le Maiores e la precettistica antica sugli errori nella declamazione | 205 VIII | Sommario Riccardo Macchioro  La ricezione medievale delle Declamationes maiores tra florilegia e riscritture | 235 Carla Masi Doria Immagini del processo nelle declamazioni pseudo-quintilianee | 267 Lucia Pasetti  I termini paragiuridici nelle Declamationes maiores | 287 Oronzo Pecere  Le sottoscrizioni di Domizio Draconzio rivisitate | 307 Maurizio Ravallese  La città che divora. Aspetti paideutici e giuridici nella XII Declamazione maggiore dello Pseudo-Quintiliano | 319 Giunio Rizzelli  Il fr. 3 Stramaglia delle Declamazioni maggiori e la circolazione di temi fra retori e giuristi | 343 Biagio Santorelli  Datazione e paternità delle Declamazioni maggiori pseudo-quintilianee | 361 Giusto Traina  Le Declamazioni maggiori: istruzioni agli storici | 431 Anne Vial-Logeay  Frigidam praeteritorum memoriam… Quelques remarques sur la mémoire dans les Déclamations majeures | 449 Lucia Visonà  Personaggi storici nella declamazione latina: qualche riflessione su Alessandro Magno | 461 Sigle | 473 Indice dei luoghi antichi e medievali | 475 Bé Breij Inter ignes et flagella: uses of torture in the Major Declamations Abstract: My chapter begins with a discussion of torture outside Sophistopolis: types of torture, arguments pro and con, torture instruments. Then I describe the ways in which torture, for the authors of the Major Declamations, is not an un- pleasant yet necessary evil, but a pleasingly abundant source for inventio and elo- cutio alike. In an extensive discussion of Major Declamation 7 I demonstrate how torture serves logos (locus de tormentis), while I use Major Declamations 18 and 19 to show how torture can contribute to ethos (the torturer and his victim) and pathos (sub oculos subiectio). To substantiate my findings I focus on the declam- atory jargon associated with tormenta (e.g. [ad]movere, inter flagella et ignes) and their frequent occurrence in paradoxes (e.g. tormenta as an expression of pietas, or tormenta as a means of suppressing the truth). Nowadays the majority of people are agreed that torture is a horrible phenome- non, an expression of brutal power and cruelty, devised as a means for intimida- tion perhaps even more than for questioning, the rejection of which is a charac- teristic of a civilized state. For the ancients, it was mainly a functional method for furnishing proof or inflicting punishment that could elicit outrage only in excep- tional situations. We come across business-like references in many speeches and if questions are raised, they usually concern the plausibility or suitability of evi- dence obtained through torture rather than any humanitarian considerations1. Quintilian evidently finds it a banal topic: he rather skimps his discussion of the pertinent locus communis (Inst. 5, 4, 1): qui est locus frequentissimus, cum pars altera quaestionem vera fatendi necessitatem vocet, altera saepe etiam causam falsa dicendi, quod aliis patientia facile mendacium faciat, aliis infirmitas necessarium. Quid attinet de his plura? Plenae sunt orationes veterum ac novorum2. || 1 E.g. Demosth. Or. 37, 40–42; even Cic. Cluent. 176–177. 2 «This is a very common topic: one side says the ‘question’ makes a confession of truth inevi- table, the other that it is often the cause of false statements, because the endurance of some witnesses makes it easy for them to lie, and the weakness of others makes it necessary. Need I say more? The speeches both of ancient and of modern orators are full of this». Cf. Inst. 5, 10, 70 cited below; and already Cic. Part. 118: Irridenda etiam disputatio [est], qua solent uti ad infir- mandas quaestiones, et meditata puerilisque dicenda («Also the contention usually employed to || Bé Breij, Radboud Universiteit Nijmegen, [email protected] https://doi.org/10.1515/9783110732238-001 2 | Bé Breij In fact this is a succinct account of the possible arguments listed by many of his predecessors, as we will see. However, Quintilian does see plenty of possibilities for an original treatment in individual cases, as we can read in what follows (Inst. 5, 4, 2): Quaedam tamen in hac parte erunt propria cuiusque litis. Nam sive de habenda quaestione agetur, plurimum intererit quis et quem postulet aut offerat et in quem et ex qua causa; sive iam erit habita, quis ei praefuerit, quis et quo modo sit tortus, an credibilia dixerit, an inter se constantia, perseveraverit in eo quod coeperat an aliquid dolore mutarit, prima parte quaes- tionis an procedente cruciatu. Quae utrimque tam infinita sunt quam ipsa rerum varietas3. It yet remains to be seen whether the authors of the Major Declamations meet Quintilian’s standards, but they have certainly managed to come up with inter- esting treatments of the topic. The entire collection contains references to the phenomenon, often in the shape of metaphorical references to physical or psychological agony. Thus the starving citizens in Decl. mai. 12, 17, 2 complain that Siccae fauces sunt, aeger anhelitus os tendit. […] Auras captamus et rore vescimur, et iam spirare tormentum est4; while the (home)sick son in Decl. mai. 5, 17, 6 suffers mentally, as his father surmises: quicquid est quo[d] miser torquetur, afficitur, non languorem credo, sed impatientiam, desiderium, dolorem5. In three declamations, however, torture provides a major contribution to the argumentum and in fact informs the entire declamation, impacting logos, ethos || invalidate evidence under torture must be scouted as ridiculous, and pronounced to be doctri- naire and childish»). All translations are taken from Loeb Classical Library except those of Decl. mai. 7, 18, and 19, which are by my own hand. 3 «There will, however, be some considerations in this area which are peculiar to individual cases. If the point is whether torture should be used, it will make all the difference who demands or offers whom, and against whom and for what reasons the victim is asked for or offered. If it has already taken place, the important points are: who was in charge, who was tortured and in what way, whether his evidence was credible and consistent, whether he persisted in his initial statement or changed something under the influence of pain, and whether he did this at the beginning of the questioning or as the torture proceeded. These considerations, on both sides, are as infinitely varied as are real situations». Wycisk 2008, p. 191 somewhat cryptically claims that Inst. 5, 4 «zeigt, dass [Quintilian] die Folter als grausam und abstoßend ansieht und ihren Wert in Frage stellt». 4 «Throats are dry, labouring breath makes the mouth hang open. […] We gasp for air, and feed on dew: and now it is an agony to breathe». Texts from the Major Declamations are taken from Håkanson 1982, with the exception of Decl. mai. 7 (Breij 2020) and 18–19 (Breij 2015); their sub- division in paragraphs has in every instance been adopted from Stramaglia 2021. 5 «Whatever it is that is torturing and afflicting the poor man is not, to my mind, illness but lack of endurance, longing, pain».

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