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Le biblioteche nel mondo antico e medievale PDF

239 Pages·1988·5.46 MB·Italian
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�- - - � --- -� �--=== -� ---- - -- -- -- - - - - -- - -� -- - - -- - -- -- - - - - - -- - - = ---- - �---- --= - - -- --� - - - - - � � - - - - - �- - © 1988, Gius. Laterza & Figli Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari a cura di Guglielmo Cavallo Editori Laterza 1988 Finito di stampare nel giugno 1988 nello stabilimento d'arti grafiche Gius. Laterza & Figli, Bari CL 20-3256-2 ISBN 88-420-3256-5 INTRODUZIONE di Guglielmo Cavallo 1 . Una pret1e1 ssa Che significa biblioteca? In età moderna può significare la serie di libri che formano una collana; o la teoria di scaffali , lo scaffale, un armadiolo, una nicchia, anche solo un ripiano o una mensola, dove riposano i libri o destinati alla collocazione di quest i ; o un am­ biente specifico concepito per la custodia e l' uso dei libri; o un edifi­ cio tutto intero finalizzato alla conservazione, lettura, consultazione, talora edizione di libri; o una dimensione del cuore, una cifra della memoria, come nell ' /efanzia berlinese di Walter Benjamin, quand 'e­ gli ripercorre i suoi vecchi libri: La dignitosa aria di vecchia biblioteca di cui erano pervasi conquistò così incontrastatamente il mio cuore col brivido del sangue e del periglio, che es­ so restò fedele consunti volumi. O non si trattava piuttosto di una fedeltà ai a volumi più antichi, irreperibili? A quelli meravigliosi, appunto, che solo in sogno un tempo mi era concesso di rivedere? Come si chiamavano? Nulla sapevo, se non che questi erano i libri da tanto tempo scomparsi che mai più avevo potuto ritrovare. Adesso però erano in un ar111adio che al risveglio mi sarei reso conto di non aver mai conosciuto prima. Nel sogno mi sembra­ va vecchio e familiare. I libri non stavano ritti, ma di piatto; e precisamente nell'angolo più minaccioso. Intorno ad essi c'era aria di tempesta 1 • Anche nel mondo antico e medievale , biblioteca investe una mol­ teplicità di significati ed implica quindi modelli diversi; sicché ove se ne voglia affrontare la storia o larghi squarci di questa il discor­ so deve di volta in volta scandagliare struttura fisica, funzione, ideo­ logia di quella ch'è a fondamento di qualsiasi modello di biblioteca, una raccolta di libri, reale o pensata, sostenuta da un progetto che la disegna, anticipa, provoca. ' E quanto questo volume si propone attraverso i saggi di Bern- hard Bischoff, Luciano Canfora, Paolo Fedeli, Luciano Gargan , Bir­ ger Munk Olsen, Armando Petrucci, Nigel G. Wilson e . . . di chi scrive. VII • 2 . La 'stanzuccia' Libri, libri, libri. Senza libri nessuna biblioteca è possibile; e co­ sì fu nella Grecia arcaica e fino allo spirare della Grecia classica: si può parlare solo di ' archivi orali' c stituiti dalle performances , dalle � tecniche formulari , dalla memoria. E ormai acquisito che Policrate di Samo o Pisistrato di Atene non furono fondatori di biblioteche pubbliche 2; né , quand' anche si ammetta che siano stati possessori di alcuni libri, v' era sottesa una qualsiasi idea di organizzazione bi­ bliotecaria, ma soltanto quella di fissazione e conservazione di testi altrimenti destinati alla circolazione e alal trasmissione orale . A quanto rileva Luciano Canfora, biblioteca in quest'epoca può aver sostan­ zialmente significato la raccolta dei soli ' libri' omerici . Né la situa­ zione venne a mutare in seguito ad una più larga diffusione di cultura scritta nel suo complesso. Di quest 'ultima, infatti, si deve ammette­ re nella Grecia del V secolo una fruizione differenziata e divaricata: da una parte libri scarsi , nessuna biblioteca, pratiche di lettura ra­ re; dall'altra una diffusa conoscenza della scrittura a fini pratici . An­ cora nel secolo IV a . C . quando Licurg9, al fine di sottrarre i grandi tragici all ' arbitrio della recitazione degli interpreti, ne volle una con­ servazione mirata a salvaguardarne il testo3 fu necessaria una legge a che libri/testi ' u fficiali' di quegli autori fossero depositati nel Metroon, l ' archivio di Stato di Atene, istituzionalmente destinato al­ la sola conservazione di atti pubblici (o di atti privati cui si volesse dare la forza di atti pubblici) 4; il che dimostra che nel!' Atene di quell'epoca né v'erano ancora strutture bibliotecarie pubbliche né sorse l ' idea di fondarne alcuna. Le prime raccolte di libri sono testimoniate, invece, ad opera di 'intellettuali ' , per lo più scolarchi di scuole filosofiche, loro discepo­ li e talora eredi. Assai fornita, e momento di svolta nella storia delle biblioteche antiche, risulta da più testimonianze quella di un gran­ de maestro , Aristotele, passata a Teofrasto , quindi a Neleo, manca­ to scolarca, e finita tra le maglie di un oscuro destino5 ; e consistente doveva essere ••tutta la biblioteca>> che Epicuro, alla sua morte, la­ sciava con il ••Giardino e le sue pertinenze>> ad Ermarco , l' immedia­ to successore di Epicuro· come scolarca della fondazione di 6 quest' ultimo • Si delinea, così , il primo modello di biblioteca del mondo greco, che non nasce immediatamente come istituzione pub­ blica. Inizialmente si trattò di raccolte di libri che da scolarchi pas­ sarono alle scuole che ne continuavano l ' i nsegnamento ; esse costituite dagli scritti del maestro-fondatore e da altri libri da questo Vili acquisiti venivano man mano ad accrescersi sia con le opere de­ gli scolarchi successivi, sia con i libri fatti trascrivere, donati, lascia­ ti in eredità da questi ultimi e, più in generale, da quanti partecipavano ad un qualche titolo ali' attività della scuola. Ma, va ribadito, non si trattava di biblioteche pubbliche, giacché né , innanzi tutto, istituite dallo Stato, né destinate a qualsiasi tipo di pubblico, né , di conseguenza, fornite di opere di svariato argomento. La bi­ blioteca della scuola filosofica altro non era che una ' stanzuccia' 7, dove si trovava una raccolta di libri per 'iniziati' , finalizzata alla ri­ stretta ' ricezione' delle dottrine fondamentali della scuola o comun­ que agli interessi di quest 'ultima. La vita della scuola stessa era fatta di discussioni, fermenti di pensiero, scrittura (o riscrittura) di trat­ tati; e di qui una biblioteca che doveva aver la funzione di deposito di libri (e fors ' anche 'laboratorio' editoriale) , non esaltata a sala di lettura/consultazione, giacché i libri si traslocavano e si adoperava­ no in qualsiasi ambiente l ' attività della scuola ne rendesse necessa­ ria l 'utilizzazione allo scopo di discuterne, commentarne, riproporne o rielaborarne i contenuti. La raccolta libraria era intesa ad assicu­ rare la continuità del pensiero del maestro e dei maestri , rendere disponibili i testi sui quali era insistita l ' attività della scuola, garan­ tire edizioni di riferimento a chi volesse assumerne la dottrina (è noto, a quest ' ultimo proposito, che quanti avessero desiderato conoscere le opere di Platone erano tenuti a rivolgersi e a dare un compenso ••a quelli che ne detenevano il possesso•• , in pratica la Scuola Acca­ demica) 8. La ' stanzuccia' dei filosofi aveva quindi a monte va sottolineato un' idea di scelta e di conservazione diacronica degli scritti ch'essa comprendeva. La salvaguardia dei libri significava sal­ vaguardia dei testi. Ma il processo di conservazione-tradizione re­ stava tutto interno alla scuola, sicché se ne aveva la paralisi quasi totale quando la scuola stessa non fosse rimasta in vita o non fosse ' stata rivitalizzata fino alle soglie dell 'età bizantina. E soprattutto que- sto il motivo del naufragio di opere capitali di filosofia antica. Su altro versante v' erano i ginnasi ellenistici, vere e proprie isti­ tuzioni pubbliche: si pensi al Ptole1naion di Atene, istituito da Tolo­ meo Filadelfo. Nei casi in cui essi furono forniti di una biblioteca (giacché forse non sempre lo furono) 9, questa non sembra essersi distaccata dal modello di biblioteca-deposito, pur se diverso e assai più vario ne fu il carattere dei libri/testi. Arricchita da ginnasiarchi ed efebi , altro non dovette essere che una ' stanzuccia' destinata non alla pubblica consultazione, ma soltanto a coloro che partecipavano all' attività del ginnasio e che comunque ne leggevano i libri in am- IX bienti diversi da quello della biblioteca-deposito. Anche se non fu né una scuola filosofica in senso stretto, né un ginnasio, ma soltanto un milieu colto nella Ercolano di età tardorepubblicana, la cosiddet­ ta ' Villa dei papiri' offre una documentazione assai istruttiva : la ' bi­ 0 1 blioteca di Filodemo ' , quasi tutta epicurea, che ne faceva parte , costituiva non la biblioteca padronale della Villa, ma una 'stanzuccia'­ 1 1 laboratorio fornita di scaffali ••a nicchie di colombaia•• funziona­ , le alla presenza e all' attività filosofico-letteraria di Filodemo di Ga­ dara. La ' Villa' stessa riproduceva in parte (peristilio e grànde 12 giardino) una scuola/g innasio di tipo ellenistico , evidentemente al fine di riproporre sotto for111a di nostalgico revival quelli ch'erano stati ad Atene il Giardino e la biblioteca-laboratorio di Epicuro, alla quale Filodemo ispirava la sua vita e la sua opera. . La biblioteca senza pubblico 3 La fondazione di grandi biblioteche 'pubbliche' a partire dal III secolo a. C . , come quelle del Museo ad Alessandria e di Pergamo, venne a modificare solo in parte il modello di origine aristotelica (o più largamente filosofica); ne impose, piuttosto, l ' adattamento al­ l 'ideologia ' universalistica' dei sovrani ellenistici, ad esperienze archivistico-bibliotecarie di antica tradizione orientale , a mutate isti­ tuzioni letterarie. Quando Strabone dice che Aristotele <<insegnò ai 1 3 re d'Egitto un sistema bibliotecario>> non vuol significare altro - , a quanto nota a ragione Luciano Canfora che l ' innestarsi delle nuove fondazioni ellenistiche sul modello delle scuole filosofiche , con riferimento particolare al Peripatos aristotelico, dal quale proveniva Demetrio Falereo, colui che la tradizione non a caso lega ai primi i Tolomei e al costituirsi della biblioteca del Museo: <<col trap anto del ' m0dello' aristotelico ad Alessandria, nel contesto faraonico del­ la monarchia tolemaica, [ . . . ] i libri sono diventati del ' re' : la cui fi­ 14• gura soppianta, da questo punto di vista, quella dello scolarca•• Inoltre, nel suo trapiantarsi ad Alessandria, quel modello perde la sua carica selettiva e diacronica: ai Tolomei, come agli altri sovrani che ne seguono i comportamenti, interessa la conservazione sincro­ nica (e in greco, segno di dominio su una realtà indigena diversa) degli scritti di tutti i tempi e di tutta l' eeumene nota; ma questa bibliote­ ca 'universale' deve essere anche 'razionale ' , e perciò conservare que­ gli scritti secondo criteri che alle monarchie ellenistiche venivano dalle antiche civiltà orientali, le quali già molto tempo prima avevano X

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