LE ANTICHE CHIESE ORIENTALI Paolo Siniscalco LE ANTICHE CHIESE ORIENTALI storia e letteratura Contributi di: Michel van Esbroeck / René Lavenant Paolo Marrassini / Tito Orlandi / Romano Penna Giulia Sfameni Gasparro In copertina: Monastero di San Paolo (sec. V ca. - deserto orientale d’Egitto), legato alla memoria dell’eremita Paolo di Tebe, veduta dell’interno. Foto © Massimo Capuani. Progetto grafico di collana di Rossana Quarta © 2005, Città Nuova Editrice Via degli Scipioni, 265 - 00192 Roma tel. 063216212 - e-mail: [email protected] ISBN 88-311-7464-9 Finito di stampare nel mese di giugno 2005 dalla tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M. Via S. Romano in Garfagnana, 23 00148 Roma - tel. 066530467 e-mail: [email protected] PREMESSA 1. Le antiche Chiese orientali. Storia e letteratura: è il titolo di questo libro che si prefigge di esaminare la grande varietà delle Chie- se orientali antiche che sorgono durante i primi mille anni della no- stra èra e che ancora oggi hanno vita. Un libro, va subito detto, na- to dalla collaborazione di studiosi dei quali si dirà più oltre, che han- no integrato per la parte letteraria la trama storica disegnata da chi scrive. Pur nel limite ristretto di una pubblicazione che intende seguire un percorso secolare e abbracciare nello spazio un’area geografica as- sai vasta con un “taglio” sintetico e pur con la consapevolezza che si sono colte solo le grandi linee di un quadro complesso, si vorrebbero esporre risultati di studi non tanto volti a delineare l’istituzione eccle- siastica, la sua struttura, la sua organizzazione, ma piuttosto a coglie- re la vita e i caratteri di cristianità, di comunità di credenti quali si so- no dispiegate attraverso la “lunga durata”, i progetti che hanno abboz- zato o realizzato per rendere in qualche modo coerente il loro pensie- ro e le loro opere rispetto alla fede in Cristo che hanno professato. Ci si propone insomma, certo a grandi linee, di meglio conoscere comu- nità di uomini e di donne che hanno costituito realtà di natura religio- sa, spirituale, dottrinale, ma anche di natura sociale, civile, politica e soprattutto culturale (donde il rilievo dato alle espressioni letterarie); comunità che naturalmente sono andate incontro a vicende moltepli- ci, anche dolorose, originate spesso queste ultime da malintesi, contra- sti, lotte, interessi di vario genere, o da leggi a loro avverse, o da inva- sioni di altri popoli, o da catastrofi naturali; comunità che, tramite lo- ro rappresentanti eminenti, hanno dibattuto questioni teologiche, che nella preghiera a Dio hanno saputo conformare diverse liturgie, han- no costruito “isole” di assistenza e di carità, hanno creato opere d’arte (e non solo letterarie, ma anche figurali ed architettoniche), sono en- trate in contatto con il mondo diverso che le circondava e nel quale erano immerse. Esse sapevano che il messaggio evangelico esigeva una conversione profonda del singolo, ma proprio per questo portava con 6 Premessa sé un mutamento e un affinamento dell’esistenza, riflettendosi su tut- ta la collettività; in altri termini sapevano che se quel messaggio dove- va avere una dimensione personale e interiore, non poteva mancare di averne anche una sociale. Già presente nel giudaismo, per i cristiani un tale carattere era esaltato e radicalizzato dal fatto stesso d’essersi incarnato il Verbo, Figlio di Dio, d’essere quindi venuto ad abitare tra gli uomini. A differenza di altre grandi civiltà, la civiltà ispirata dal cristianesimo conosce l’incarnazione del Verbo e questo fatto, storica- mente parlando, ha avuto un immenso riflesso nella sua evoluzione fi- no ad oggi. In ogni modo, seguendo le Chiese orientali antiche si assiste al formarsi e all’evolversi di cristianità, al plurale, ciascuna originatasi in uno specifico contesto, distinta da elementi che risentono dell’influen- za dei tempi e degli ambienti in cui nascono; cristianità che plasmano forme di presenza sempre provvisorie e perfettibili, anche quando ab- biano tentato di rispondere alle esigenze evangeliche più genuine e non le abbiano tradite; comunità che talvolta sono state in stretto con- tatto le une con le altre, anche se nella presente pubblicazione si è scel- to, per chiarezza espositiva, di considerarle separatamente. L’orizzonte che questo libro delinea è dunque molto ampio e le notizie che vi sono date sono necessariamente limitate e ridotte all’es- senziale. Ciò si dice perché il lettore non si attenda ciò che il presente volume non dà. Per avere una prima fondata idea della complessità e della ricchezza presentate dalle espressioni cristiane in Oriente è suf- ficiente leggere, tra l’altro, i tre recenti volumi dell’Handbuch der Ostkirchenkunde, rilevare il numero e la varietà dei contributi spe- cialistici che vi sono raccolti e prendere atto della bibliografia ivi men- zionata (cui altra se ne può aggiungere) relativa ai temi considerati 1. D’altra parte è opportuno osservare che le pubblicazioni in lingua italiana che trattano gli argomenti esposti sono estremamente scarse di numero, tra le quali alcune introvabili, perché esaurite. Occorre an- cora osservare che si è preferito seguire nell’esposizione un criterio sto- rico-geografico e non altri criteri – rispondenti a categorie intraeccle- siali – adottati da pubblicazioni recenti o meno recenti, come quello che ha raccolto le Chiese secondo le tradizioni liturgiche o quello che le ha elencate secondo l’indipendenza dell’una rispetto alle altre o la comunione dell’una con l’altra. 1 A cura di W. Nyssen - J.J. Schulz - P. Wiertz, Düsseldorf 1984-1997. Premessa 7 2. Si è usato il termine «cristianità». A suo proposito occorre con- siderare che, negli ultimi decenni, storici e teologi lo hanno inteso ne- gativamente, riferendolo per lo più a quella situazione, dei rapporti tra ordine civile e ordine ecclesiastico, nella quale l’alterità originaria del- l’esperienza cristiana dinanzi al sistema “mondano” si è mutata in una mescolanza delle due realtà, affievolendo la forza del primo annuncio, specialmente nella sua accentuazione escatologica. Secondo questo uso, il termine indica un ordinamento temporale ove la fede diventa criterio diretto della vita sociale e rivendica la propria superiorità nei confronti dei poteri politici e nella concorrenza ad essi sullo stesso pia- no temporale. Così inteso il termine «cristianità» è sinonimo di regi- men christianum o res publica christiana, espressioni che caratteriz- zano un’epoca della storia della Chiesa e dell’Europa, il Medioevo, in cui prevalentemente vigeva l’ordine cristiano e una determinata con- cezione del potere spirituale e di quello temporale. Nell’uso che ne faremo la parola ha da essere intesa in altro signi- ficato: non come società cristiana chiusa in se stessa, ma come insieme dei fedeli che si riconoscono in Cristo e che in pari tempo sono membri o cittadini della res publica terrena, i quali tendono a incidere sulle strutture politiche, sociali, culturali, per informarle dello spirito evange- lico, al fine di contribuire a rendere la “civitas terrena” più umana e vi- vibile, secondo quello che ritengono essere il disegno di Dio sugli uomi- ni e sulle cose, disegno di fraternità liberamente condivisa. In tal modo è possibile cogliere attraverso i secoli e in aree diverse modi di essere, di pensare, di agire che da una parte si prefiggono di assimilare, alla luce della Rivelazione in cui credono, ciò che di positivo scorgono nelle civil- tà nelle quali dimorano e delle quali sono figli, e d’altra parte di rifiuta- re ciò che di negativo vi individuano: opera gigantesca, per dire così, di “continuità” e di “differenziazione”, non scevra evidentemente di limi- ti, di incertezze, di errori, di forzature e talvolta di veri e propri tradi- menti rispetto allo spirito e alle indicazioni del messaggio originario. Come è stato scritto in relazione al periodo tardo-antico iniziale – quel- lo in cui giusto nascono le Chiese a cui si dedica qui attenzione –: «Con- solidandosi nella città terrena, il cristianesimo trasformò quest’ultima, segnando con la sua impronta i paesaggi, i ritmi del tempo, le relazioni umane, e le creazioni letterarie e artistiche. Inversamente, attraverso un fenomeno di osmosi, la città terrena con i suoi valori politici, sociali, cul- turali, fece irruzione nella comunità cristiana» 2. 2 Cf. L. Pietri, in Storia del cristianesimo. Religione, politica, cultura, vol. II, La 8 Premessa Nella nostra visuale una prospettiva appare tuttavia particolar- mente significativa e degna di essere messa in luce: quella che si vol- ge a seguire fino all’oggi, nelle loro secolari vicende, le «cristianità» che si succedono l’una all’altra o sono tra loro contemporanee, parte- cipi in ogni modo di situazioni, mentalità, problemi, lingue dissimili e radicate in regioni geografiche differenti. 3. Per comprendere la realtà di una tale variegata situazione oc- corre aprire la questione nodale riguardante il rapporto tra la pro- spettiva universale, propria del cristianesimo, e gli elementi locali che ne tessono necessariamente l’esistenza. A una tale questione è stato dedicato il I capitolo sulla Chiesa e sulle Chiese. Nel II capito- lo si è dato rilievo ad una comunità che ha avuto ed ha un grande ruolo ideale e storico nei confronti di tutte le altre Chiese, intendo riferirmi alla Chiesa di Gerusalemme e alle vicende, ben poco cono- sciute, di cui è protagonista fin dai primi decenni successivi alla mor- te di Gesù. Il corpuscentrale del libro è costituito da undici capitoli – dal III al XIV – concernenti la storia delle antiche Chiese orientali stricto sensu, e – a grandi linee – la produzione letteraria che ad esse fa ca- po. Seguendo un criterio latamente geografico, senza ancorarsi ai dati cronologici, non di rado incerti, l’esposizione passa ad esaminare le sorti della Chiesa copta d’Egitto (senza dimenticare l’ambiente greco di Alessandria), per poi passare alla Chiesa etiopica, alla Chiesa siria- ca, nella porzione che usa la lingua greca, ma soprattutto in quella che usa il siriaco, protendendosi verso la Mesopotamia (a questo capitolo è stata aggiunta un’appendice relativa alla Chiesa maronita). Si è poi dedicata attenzione alla Chiesa assira, sviluppatasi inizialmente nel- l’Impero dei parti e poi in quello dei sasanidi, e alla Chiesa dell’India. Si sono considerate infine le Chiese armena e georgiana. L’ambito cro- nologico trattato vuol essere specialmente quello dei primi secoli del- la nostra èra, senza che questo limite impedisca di estendere l’atten- zione – sia pure brevemente – fino alle vicende dell’oggi delle comu- nità delle quali si parla. Un’appendice finale fornisce elementi, per lo più trascurati o del tutto ignorati, che sono parsi essenziali per integrare il quadro traccia- to. Essa è formata da quattro parti: la prima riguarda l’ambiente giu- nascita di una cristianità (250-430), a cura di Ch. e L. Pietri, tr. it., Roma 2000, p. 523. Premessa 9 daico delle origini cristiane e le opere che lo rappresentano; la secon- da riguarda la prima letteratura cristiana della quale gli scritti che con il tempo acquisteranno valore normativo – gli scritti, intendo, del Nuovo Testamento – sono i testimoni più antichi, hanno origine nel vicino Oriente e assumono importanza basilare per lo sviluppo del na- scente movimento cristiano. La terza e la quarta parte trattano dello gnosticismo e del manicheismo. A prescindere dalle discussioni relati- ve alle origini dello gnosticismo, si sa che esso si manifesta vigoroso e in piena fioritura intorno alla metà del II secolo e che si estende, oltre che a Roma, specialmente nel vicino Oriente, in Palestina, in Siria, in Egitto, ove in anni recenti è venuta alla luce un’intera biblioteca gno- stica, a Nag Hammadi, che riveste per la conoscenza di quel movimen- to un’importanza straordinaria. Alcune delle Chiese delle quali si par- lerà sono dunque profondamente coinvolte da quel fenomeno religio- so. Per i medesimi motivi, parlando della Chiesa assira sono introdot- te pagine concernenti il manicheismo, che nasce in Mesopotamia nel III secolo con l’insegnamento di Mani e che si estenderà non solamen- te in Occidente, ma fino all’Estremo Oriente durante i secoli successi- vi. È noto che Marco Polo in Cina alla fine del XIII secolo avrà con- tatti con manichei (e riferirà di comunità cristiane nestoriane esisten- ti in aree della Cina centro-settentrionale). 4. Da questa visuale rimangono escluse le Chiese dell’Asia Mino- re e la Chiesa di Costantinopoli, che non si annoverano tra le Chiese orientali antiche e la cui storia, ieri come oggi, è relativamente più nota nella nostra cultura, anche per la bibliografia più abbondante che le riguarda, a disposizione in lingua italiana. Per motivi cronolo- gici, rimane esclusa la storia del cristianesimo slavo. L’intento è sta- to quello di recare un contributo alla conoscenza di realtà che hanno espresso ed esprimono testimonianze religiose e culturali di grande valore, ma che sono generalmente ignorate, pur tornando quelle stes- se realtà, in particolare negli ultimi anni, per una ragione o per l’al- tra di carattere politico, religioso, etnico, sociale, ecc., ad attirare l’at- tenzione di un’opinione pubblica sempre più vasta. All’impostazione del volume così concepito ha concorso pure un’altra ragione di cui si sta per dire. 5. La genesi di questo libro infatti è dovuta pure ad un motivo che riguarda da vicino chi scrive. Venti anni fa o poco più era pubblicato un mio libro sulla diffusione del cristianesimo in Occidente. Il titolo