ebook img

L'autodeterminazione del malato PDF

222 Pages·2007·0.78 MB·Italian
by  
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview L'autodeterminazione del malato

Indice L’autodeterminazione del malato CAPITOLO PRIMO: IL DOLORE È UNA MALATTIA! 10 I Disincantamento del mondo 10 II Il significato del dolore 16 III Parlare del dolore: tech o touch? 29 IV Guerra al dolore 35 V DIGNITÀ DEL MORIRE 43 VI Salute e malattia: analisi sociologica 54 a) La sociologia sanitaria 54 b) Parsons: il rapporto medico-paziente 58 c) Modelli bio-medici e bioetica 62 CAPITOLO SECONDO: IL RIFIUTO DELLE CURE. L’AUTODETERMINAZIONE DEL MALATO 69 Premessa 69 I Il consenso informato 72 a) La consapevolezza del paziente 72 b) Fondamenti normativi 83 c) Requisiti 98 d) L’esempio in ANESTESIA GENERALE 104 1 II I trattamenti di sostegno vitale e lo stato vegetativo persistente. Progressi scientifici e dilemmi etici 111 a) Lo Stato Vegetativo Persistente (SVP) 113 b) La Commissione Oleari 119 c) La Convenzione di Oviedo 120 III Tre nomi, tre storie: Cruzan, Bland e Englaro 124 a) Nancy Cruzan (Stati Uniti) 124 b) Anthony Bland (Gran Bretagna) 126 c) Eluana Englaro (Italia) 128 CAPITOLO TERZO: ACCANIMENTO TERAPEUTICO ED EUTANASIA 130 Premessa 130 I Il sottile confine tra legalità e illegalità 132 a) DEFINIZIONI: eutanasia passiva, attiva o larvata 132 b) Eutanasia attiva: aspetti a confronto: -cattolicesimo, islamismo ed ebraismo- 136 c) Un problema di non facile soluzione 140 II In Italia: lo stato attuale del dibattito.Aspetti giuridici 145 a) Il codice deontologico: consenso informato ed eutanasia passiva 145 - Il Trattamento Sanitario Obbligatorio 147 b) Eutanasia passiva: la rilevanza penale 150 c) Il paziente e il medico: l’eutanasia attiva 152 2 III Contributi e proposte di legge 159 a) Perché l’eutanasia? 159 b) La proposta Fortuna e il disegno di legge Bompiani 162 - il Convegno di Rieti del 1986: pareri sulle due proposte - 162 c) Proposta di legge n° 5673 del 10 febbraio 1999 172 d) Proposta di legge di iniziativa popolare: «Legalizzazione dell'eutanasia» 177 e) Le associazioni a favore dell’eutanasia 181 IV La difficile scelta 187 a) Dalla parte del medico 187 b) L’autore del “reato”: la vicenda di Ezio Forzatti 192 c) La decisione dell’interessato: Preferisco la morte! 195 CAPITOLO QUARTO EUROPA: DIVISI IN UN COMUNE SENTIRE 202 Premessa 202 I Il dibattito europeo 203 a) Il “No” del Consiglio d’Europa 203 b) Il Rapporto Marty 204 c) Il “no” della Corte europea 207 - Diane Pretty e Miss B.- 207 II Situazione normativa internazionale 211 La legge olandese - 137/01 212 La legge belga - 1488/01 215 La Svizzera 217 3 La Francia 225 La Germania 227 La Danimarca 228 La Spagna 230 Il Regno Unito 231 Bibliografia 232 4 L’autodeterminazione del malato Premessa In Italia l’individuo è titolare di un generale diritto costituzionale a rifiutare ogni terapia la cui obbligatorietà non sia prevista da uno specifico atto legislativo. L'articolo 32 della Costituzione italiana dispone, infatti, che "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". La Costituzione, inoltre, afferma che la legge non possa contravvenire ai limiti imposti dal rispetto della persona umana. Il malato può dunque disporre della propria vita? Il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione si spinge fino a permettere ad un paziente di richiedere la sua morte? Se è vero che qualunque trattamento sanitario dev’essere consentito dal paziente, è altrettanto vero che la legge non possa violare, in nessun caso, i limiti del rispetto della persona umana. Fino a che punto la volontà del paziente può incidere sul proprio diritto alla vita? I casi offerti dalla cronaca in questo ambito sono vari e dissimili; ne costituiscono esempi emblematici l'ipotesi del credente che rifiuta la trasfusione di sangue o del paziente in coma irreversibile e tenuto in vita in stato vegetativo. Il personale medico e, in determinati casi, la stessa autorità giudiziaria si sono schierati per operare trattamenti sanitari che avessero l'obiettivo del mantenimento in vita del paziente a tutti i costi, non tenendo conto delle eventuali disposizioni contrarie del paziente. E’ intuitivo che la reazione istintiva, connaturale alla professione medica, sia quella di intraprendere, 5 per il bene del paziente, tutto quanto si possa fare, ma questa opposizione deve cedere ad una ponderata riflessione su che cosa sia davvero giusto fare. Il timore dell'accanimento terapeutico è uno dei motivi in forza dei quali s’invoca il diritto ad una morte degna, la richiesta cioè di essere lasciati morire in pace, senza essere sottoposti a trattamenti sproporzionati, poiché privi di qualsiasi efficacia reale e utili soltanto ad allungare il processo del morire, anziché custodire un'effettiva possibilità di recupero. Tale rifiuto dell'accanimento terapeutico non è in alcun modo identificabile con l'eutanasia. La rivendicazione di un "diritto di morire" affonda le sue radici nell'assolutizzazione del principio di autonomia come unico fondamento del valore morale. Si dice cioè: la vita è un bene disponibile la cui titolarità non può che essere riservata in esclusiva a chi è soggetto di tale vita. Poiché sono moralmente valide tutte e sole quelle scelte che danno libera espressione alle preferenze di un soggetto in possesso delle proprie capacità mentali, la società (e la medicina che ne è un sottosistema organico) deve garantire a ciascuno la possibilità di porre in atto quel gesto di totale autodeterminazione che è il rinunciare ad una vita che non si ritenga più degna di essere vissuta. Attualmente, le possibilità tecnologiche, che tanto contribuiscono alle guarigioni, hanno cambiato il modo di morire. Il Novecento, ha conosciuto un progresso impressionante nelle cure bio-mediche e farmacologiche. Tuttavia, profonde e diffuse sono le incertezze e i sospetti nei confronti della scienza e della prassi medica. Nel primo capitolo della mia tesi ho analizzato il problema della comprensione della morte, come evento integrato in un contesto sociale e culturale che è soggetto ad una trasformazione continua. La mentalità delle persone riguardo al morire è, infatti, mutata nel corso dei secoli del II 6 millennio. Nelle società contemporanee, la vita si difende dalla morte, rimuovendola, fino ad ignorare il morente. La conseguenza di questa operazione culturale è stata di confinare la “morte nella clandestinità”, conferendole un aspetto non partecipe ai presenti e al malato. La malattia non è più, quindi, liberamente guardata, come diceva Michel Foucault, ed in essa non s’intravede più qualcosa che la compensi. L'ospedalizzazione del morente rinchiude la morte tra i paraventi: ci si affida ai medici e si comincia a ribellarsi alla verità del morire attraverso un’operazione che rifiuta la realtà. La morte si trasforma in malattia. Il paradosso della medicalizzazione della società è che essa non produce una comunità sana, ma una società malata. Una società medicalizzata è una comunità costituita da ammalati! Oggi, in definitiva, non esiste un luogo per morire, né persone disposte a condividere l’angoscia della morte. L’assistenza tecnica moderna prolunga l’assistenza dei malati, ma non li aiuta a morire. Nel secondo capitolo ho mostrato come, congiuntamente alla trasformazione intervenuta nelle situazioni del morire, si sia rapidamente andata accentuando la sensibilità al problema dell'autonomia del malato, intesa come condizione imprescindibile di dignità della persona. Sensibilità che ha spinto nella direzione di un radicale ripensamento del rapporto medico-paziente, sempre meno unidirezionale, sempre più dialogico e democratizzato. L’autonomia, cioè nel suo significato più ampio il diritto di decidere come vivere, quando e come morire, può trovare concreta attuazione nel campo dell’assistenza medica attraverso il "consenso informato". Il consenso informato trova la sua prima formale consacrazione nel Codice di Norimberga del 1946. Le dichiarazioni successive, a partire da quella di Helsinki, adottarono un punto di vista che non era più quello dell’uomo da tutelare nella sua dignità e nei suoi diritti fondamentali, ma era quello della ricerca e del ricercatore che insegue una nuova fonte di legittimazione del 7 suo operato: tale è il taglio generale e il senso dell’introduzione di figure sostitutive, come quella del proxy consent. Inizialmente il C.I. ebbe una funzione di copertura legale per pratiche cliniche invasive. Intorno agli anni ’70 il CI fu collegato al principio del rispetto della persona e acquisì oltre a quella legale, una valenza morale. Il lento cammino verso il riconoscimento giuridico del consenso informato come legittimazione di ogni trattamento sanitario, è stato segnato da importanti tappe: - il DM del 27 aprile 1992 (in attuazione della Direttiva della Comunità Europea n. 91/507/CEE) nel campo della sperimentazione dei farmaci che introduce in Italia le norme europee di Good Clinical Practice; - la legge di riforma sanitaria n. 833/78; - l’art. 5 della legge del 5 giugno 1990 n. 135, per la lotta all’AIDS; - l’art 19 del Decreto 15 gennaio 1991 del Ministero della Sanità in attuazione della Legge del 4 maggio 1990 n. 107 i materia di trasfusioni; - il documento del CNB sull’informazione e il consenso all’atto medico; - il nuovo codice di deontologia Medica del 1998, art. 32. La Comunità Europea ha elaborato proprie linee guida che sono state recepite nella normativa degli Stati membri: - direttiva 91/507/CEE del 19 luglio 1991; - la Convenzione sui diritti dell’Uomo e la Biomedicina, novembre 1996. L’ultimo aspetto analizzato in questo capitolo riguarda il tema dello Stato Vegetativo Permanente. Il caso italiano di Eluana Englaro, rappresenta un particolare aspetto del tema del consenso anticipato, in quanto pone il dilemma su quali siano gli atteggiamenti decisionali più appropriati nel caso in cui il malato conservi, in varia misura, le funzioni del tronco encefalico (responsabile sia delle funzioni vitali, come il respiro e la regolazione del 8 circolo, sia dell'alternarsi di veglia e di sonno), mentre sono abolite le funzioni delle corteccia cerebrale (sia in seguito alla sua distruzione, sia a causa dell'isolamento delle vie nervose che la connettono ai centri sottostanti) e quindi è abolita la coscienza. Nel caso in cui, quindi, l'individuo abbia perso la vita cognitiva e mantenga quella vegetativa. La Commissione Oleari, gruppo di lavoro su nutrizione e idratazione nei soggetti in stato di irreversibile perdita della coscienza, istituita nell’ottobre del 2002 ha delineato i confini della questione. Secondo il documento, frutto del lavoro degli esperti, è possibile e legittimo interrompere l'idratazione e la nutrizione artificiali, considerati trattamenti medici a tutti gli effetti. Si può dunque lasciare morire in pace il paziente in stato vegetativo permanente, dopo accurati esami che stabiliscano l'irreversibilità della sua condizione. Nel panorama internazionale spiccano due decisioni di corti ai massimi livelli, relative a situazioni sostanzialmente identiche di individui in SVP da molti anni: una degli Stati Uniti, il caso Cruzan (1990), e una del Regno Unito, il caso Bland (1993). Le decisioni sono perfettamente in linea fra loro nel riconoscere esplicitamente il diritto di ogni individuo di rifiutare trattamenti sulla propria persona e nel considerare l’alimentazione e l’idratazione di un paziente in stato vegetativo permanente come trattamenti medici che possono essere valutati come tali. Diverge invece radicalmente nel criterio cardine che adotta: i giudici americani centrano la decisione sulla volontà del diretto interessato e cercano un possibile appiglio in una manifestazione di volontà anche remota, purché provata con una certa precisione; quelli inglesi invece rinunciano ad inseguire un’eventuale volontà espressa prima del coma e, soprattutto, attribuiscono grande importanza alla valutazione dei medici. 9 In Italia, invece, la Corte d’appello ha respinto il ricorso del padre di Eluana Englaro, sostenendo che l’alimentazione artificiale non è un atto terapeutico ma una semplice cura assistenziale, che come tale è sempre proporzionata e non deve essere interrotta anzitempo. E questo nonostante la sentenza sul caso Tony Bland e i pareri della British Medical Association e della American Academy of Neurology, favorevoli a riconoscere la natura sanitaria dell’alimentazione artificiale. Nel terzo capitolo ho esaminato il confine sottile esiste tra liceità ed illiceità della sospensione del trattamento terapeutico. Ad un orientamento che legittima 1’arrestarsi del medico di fronte alla volontà del paziente, titolare di un vero e proprio "diritto alla morte", si oppone una dottrina più prudente, che prendendo come punto di riferimento 1’animus del medico, distingue le ipotesi omissive lecite (quelle in cui il rifiuto dell’accanimento terapeutico abbia lo scopo di assicurare al malato in fase terminale una cura umana) da quelle illecite (quelle in cui il mancato intervento medico sia volto ad accelerare la morte del paziente), configuranti la fattispecie dell’eutanasia. Per eutanasia s’intende l’azione od omissione compiuta da un terzo e deliberatamente intesa alla soppressione di una vita umana allo scopo di porre fine alle sofferenze. Il diritto di morire in dignità è uno dei principali argomenti utilizzati per promuovere la legalizzazione dell’eutanasia. Esistono svariate ipotesi di eutanasia: a. su richiesta attuale: il paziente è vigile e chiede di essere ucciso; b. su richiesta dìfferita: il paziente ha perso conoscenza, ma ha lasciato un documento in cui chiedeva l’eutanasia; c. per motivi pietosi in assenza di richiesta: a prescindere dalla volontà del paziente, la collettività delibera la soppressione di certi malati; 10

Description:
interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere .. che è artificiale5. La letteratura delle pagine del Mondo nuovo di Huxley e di 1984 di .. Aldous Huxley giunge perfino a delineare una società utopica dove la morte Ritorno al mondo nuovo, Oscar Mond
See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.