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L’architettura del mondo antico PDF

503 Pages·2006·232.95 MB·Italian
by  AA.VV.
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• , Dalla Grecia all'Asia · ore, al Ino11do elle1ristico, al inondo 1,.oinano, a Bisanzio, fi110 alla c u l t u r a protoisla ,..,.,... · ca: sedici secoli di storia dell'architettura. © 2006, Gius. Laterza Figli & Prima edizione 2006 L'Editore è a disposizione di cucci gli eventuali proprietari di diritti sulle immagini riprodotte, là dove non è staro possibile rintracciarli per chiedere la debita aurorizzazione. Corrado Bozzoni Vittorio Franchetti Pardo Giorgio Ortolani Alessandro Viscogliosi 11 architettura del mondo antico o .Editori laterlil Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza Figli Spa, Roma-Bari & Finito di stampare nel novembre 2006 Poligrafico Dehoniano - Stabilimento di Bari per conto della Gius. Laterza Figli Spa & ISBN 88-420-805 5-1 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l'aut()f'e. Quindi ogni fotocopia che eviti l'acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. L'architettura del m o n d o antico L'architettura greca Parte prima di Giorgio Ortolani Introduzione La parola <<architettura» risale ali' antica Grecia e fu considerata da Plato ne «la più esatta e scientifica delle arti», perché fondata sulla misura. Come il unico testo specifico sopravvissuto, De architectura di Vitruvio è tuttora fon damentale nel comprendere l'architettura antica, documentando la ripresa della trattatistica greca a Roma e precisando, tra l'altro, l'essenziale doveroso legame tra costruzione e ragione («ex fabrica et ratiocinatione»). La termino logia vitruviana da secoli è stata recepita in tutte le lingue europee, soprattut to per gli ordini architettonici, trattati nei libri III e IV insieme agli edifici sa cri, che costituirono l'impegno primario per gli architetti, che poi ne utilizza rono le norme progettuali anche nelle altre tipologie. Il tempio antico faceva parte del recinto sacro (temenos), in gran parte a cielo aperto. Almeno fin dal VII secolo a.C. la posizione dell'altare - elemen to essenziale del culto - è attestata di fronte a quello che noi definiamo tem pio e che invece, per i Greci, era la cella (naos), o casa (oikos), del dio, corri spondente all'abitazione con focolare (aedes) dei Romani. Il temenos era dun que distinto dal naos, che ospitava la statua di culto ma non i sacrifici, diver samente dalle chiese cristiane che, non a caso, hanno in genere orientamento opposto ai templi e l'altare all'interno, sempre però rivolto a oriente verso il sole che nasce, allora considerato simbolo di resurrezione. Da temenos (tèm no: tagliare) derivano i termini latini templum, per un terreno dedicato ad una divinità o il suo santuario (/anum, opposto a pro/anum) , e tempus, per il tem po misurabile legato alla vita umana, distinto da quello infinito e continuo (Aion oAeternitas) 1 Molti spazi sacri erano delimitati da semplici cippi in pie- • 1 Gruben 1962; Lawrence 1996; Rocco 1994; Gruben 1996; D. Mercens, Tempio, in EAA; Roc co 2002; Hellmann 2002; Rocco 2003. Con il termine greco architecton Plauto (Poenu!us, 1100) in dicava il tessitore d'inganni, interpretando la diffidenza italica per la raffinata cultura greca. Temp!um deum in Virgilio ( Georg., II, 148) era il Campidoglio. Anche la «curia, templum publici consilii» (C i cerone; Virgilio, Aen., VII, 17 4 ), era così definita perché consacrata dall'augure. Aedes o aedis era il focolare (da aestus, calore), abitazione, o vano della casa (Plauto, Casina, 662). Domus indica casa co me sede, mentre aedes indica piuttosto l'edificio materiale, da cui aedt/ico, aedi/icator-, G. Ortolani, 6 Parte prima. L 'architettura greca lacunari 1. O rdi ne dorico del tempio di Egina, particolare (da A. Furtwangler, Aegina: Das Heilig tum der Aphaia, Munch en 1906). 2. T ipologie dei tem p li secondo Vitruvio (ed. a cura di P. Gros, Torino 1997 ): in antis , pro stilo, anfiprostilo, periptero, pseudodiptero, diptero. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 7 Parte prima. L'architettura greca tra (oroi), come ad Atene possiamo trovare sull'Agorà: uno spazio di incontro al centro della città, destinato al commercio e poi alla vita pubblica, equiva lente al Foro dei Romani. L'ingresso al santuario poteva essere evidenziato da propilei di ingresso, come sull'Acropoli di Atene, e all'interno erano costruiti edifici sia votivi, come i thesàuroi per i doni delle diverse città-stato (poleis), sia funzionali, come le sale per banchetti (hestiatòria o andrònes) e i portici (stoai). Anche per definire le planimetrie dei templi, il De architectura rimane un testo fondamentale. Vitruvio (III, 2) inizia dal tempio in antis, con le colonne (styloi) poste tra le testate (ante) dei muri laterali della cella, prolungate a lato del vano di accesso (pronao). Nei templi prostilo e anfiprostilo si ha un'ulte riore protezione e decorazione del vano rettangolare della cella, con un co lonnato (prostòon) sulla fronte d'ingresso o simmetrico sulle due fronti. Il tem pio periptero è la forma più diffusa per gli edifici di grandi dimensioni, pre sentando il colonnato (peristasi o ptèron) tutt'intorno, mentre lo pseudodip tero è una variazione del periptero, con il colonnato posto a doppia distanza l' dalla cella, e hypaethros è così grande da rendere impossibile la copertura del il la cella. Solo tra le tipologie anomale, Vitruvio (IV, 8,6) ricorda tipo pseu doperiptero, diffusissimo in età ellenistica e romana, dove le pareti della cella sono poste tra le colonne per ampliarne lo spazio: «removentes parietes aedis II et adplicantes ad intercolumnia pteromatos». tipo a semplice sala (oikos) , sviluppato dalla casa originaria e con eventuali colonne interne, era quasi scomparso all'epoca di Vitruvio, che non lo menziona. La tipica reiterazione di queste rigorose tipologie era compensata dalla varietà dei colori applicati, contrastanti con l'uniforme tonalità di marmo o pietra che oggi viene perce pita nei resti di templi e sculture antiche2. L'immagine del tempo e dello spazio nella Roma di Augusto, in Vùz del Corso: una strada lunga 2000 anni, Roma 1999, pp. 47-56. 2 F.M. Billot, Recherches aux XVIIIe et XIXe siècles sur la polychromie de l'architecture grecque, in Paris-Rome-Athènes: Le voyage en Grèce des architectes français aux XIXe et XXe siècles, Paris 1982, pp. 61-125; I colori del bianco 2004.

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