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L’anima e il dolore. De indolentia de propriis placitis PDF

223 Pages·2012·1.465 MB·Italian
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Galeno L’ANIMA E IL DOLORE DE INDOLENTIA DE PROPRIIS PLACITIS a cura di Ivan Garofalo e Alessandro Lami testo greco a fronte C L A S S IC I GR E C I E L AT I N I Galeno L’ANIMA E IL DOLORE DE INDOLENTIA DE PROPRIIS PLACITIS A cura di Ivan Garofalo e Alessandro Lami Testo greco a fronte CLASSICI GRECI E LATINI Proprietà letteraria riservata © 2012 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 978-88-58-62524-8 Titoli originali delle opere: (cid:51)(cid:40)(cid:53)(cid:44)(cid:3)(cid:36)(cid:47)(cid:56)(cid:51)(cid:44)(cid:36)(cid:100) (cid:51)(cid:40)(cid:53)(cid:44)(cid:3)(cid:55)(cid:58)(cid:49)(cid:3)(cid:40)(cid:36)(cid:56)(cid:55)(cid:58)(cid:44)(cid:3)(cid:39)(cid:50)(cid:46)(cid:50)(cid:56)(cid:49)(cid:55)(cid:58)(cid:49) Prima edizione digitale 2012 da: Prima edizione BUR Classici greci e latini maggio 2012 Per conoscere il mondo BUR visita il sito www.bur.rcslibri.eu INTRODUZIONE Due scritti del medico di Pergamo, in varia misura perduti in lingua greca, sono stati ritrovati nel corso di quest’ultimi anni; essi costituiscono il «nuovo Galeno». Si tratta di due operette, Del non affliggersi (de indolentia) e Sulle proprie dottrine (de propriis placitis), che sono riemerse in un mano- scritto del Monastero dei Vlatades di Salonicco riscoperto nel gennaio 2005 da Antoine Pietrobelli.1 Questa riscoperta del Thessalonicensis Vlatadon 14 è stato un evento veramente straordinario per gli studi classici.2 Sulla sua base si è potuta avere già nel 2005 l’editio princeps del testo greco dell’opu- scolo de propriis placitis, noto solo, a parte brevi estratti, attraverso una cattiva traduzione arabo-latina (e però gli 1 Al «nuovo Galeno» si deve aggiungere Sull’esame del miglior medico (de optimo medico cognoscendo), del quale si aveva notizia solo da fonti arabe e si conservavano pochi frammenti; ebbene, in due manoscritti arabi (ms. Alexandria 3813 j¯ım e Bursa 1120) è custodito il testo della traduzione di Hunain ibn Isha¯q (che lo tradusse due volte, prima in siriaco e poi i˙n arabo), e ne˙l 1988 A.Z. Iskandar ne ha approntato un’edizione con traduzione inglese e commento per il «Corpus Medicorum Graecorum», Suppl. Orientale IV. Inoltre va ricordato il secondo libro della traduzione araba della Sinossi della methodus medendi, contenuta nel ms. Princeton Garret 1075. Vedi Garofalo 1999. 2 Per la descrizione del manoscritto v. Boudon-Millot e Pietrobelli 2005a. Sulla storia del manoscritto Pietrobelli 2010 (con bibliografia dei lavori precedenti). ultimi due capitoli e buona parte del terzultimo erano noti in lingua greca);3 e nel 2007 quella di de indolentia che, se si escludono la menzione che ne aveva fatto Galeno nel de libris propriis e poche citazioni in autori arabi e ebraici, era andato completamente perduto.4 Di questi due scritti, de indolentia ha già avuto tre edizioni, di cui l’ultima nel 2010 nella «Col- lection des Universités de France», Les Belles Lettres. Del de propriis placitis è finora disponibile solo l’editio princeps, che presenta evidenti aspetti di provvisorietà.5 GALENO FILOSOFO Galeno6 nacque a Pergamo, importante città della provincia romana d’Asia, nel 129, figlio di un architetto (Niko¯n, secondo la Suda)7 discendente da una dinastia di cultori della scienza. Dal padre ebbe una solida formazione matematica e com- petenze di architettura.8 Ricevette, sempre per impulso del 3 V. Boudon-Millot e Pietrobelli 2005b (d’ora in poi BM-P). 4 V. Boudon-Millot 2007a (d’ora in poi BM) con la bibliografia. 5 «Ci è parso indispensabile di mettere questa nuova testimonianza a disposizione di tutti i galenisti nel più breve tempo possibile ... Chiediamo dunque tutta l’indulgenza dei nostri lettori per le imper- fezioni inevitabili di questo lavoro condotto in un tempo molto breve e in condizioni difficili», BM-P, p. 169. A. Pietrobelli è incaricato di fornire un’edizione critica per la «CUF», Les Belles Lettres. 6 Per la vita di Galeno vedi Boudon-Millot 2007b, che utilizza anche l’esaustiva opera di Schlange-Schöningen 2003. Si vedano anche Moraux 1985 e Hankinson 2006b. 7 «Galeno, l’eminentissimo medico, di Pergamo, vissuto sotto gli imperatori romani Marco (Aurelio), Commodo e Pertinace, figlio di Niko¯n, geometra e architetto, che ha composto molte opere di medicina e filosofia, e anche di grammatica e retorica; opere di cui, per il fatto di essere note a tutti, ho ritenuto inopportuno dare al presente la lista. Visse settant’anni. Il nome “Galeno” significa anche “il calmo”». 8 de libr. propr. 14.4. Le scienze matematiche (aritmetica, geome- tria, astronomia, come i mestieri di matematica applicata, musica e architettura, ragioneria) sono per Galeno un modello di scientificità padre, anche una solida formazione filosofica nelle quattro scuole, platonica, aristotelica, epicurea, stoica. Fu solo quan- do ebbe sedici anni che il padre, spinto da «chiari sogni», lo fece introdurre a studi di medicina della durata eccezionale di dieci anni. Dopo la morte del padre, nel 148/49 Galeno poté intraprendere una serie di viaggi di studio (a Smirne, Corinto, Alessandria). Di ritorno a Pergamo, dal 157 al 161 fu medico dei gladiatori. Altri viaggi di studio lo portarono in Siria, Palestina, a Cipro, a Lemno, in Licia. E poi venne il primo soggiorno al centro dell’impero, a Roma (162-166). Qui tenne conferenze, si conquistò una propria clientela e, in particolare attraverso il peripatetico Eudemo, entrò in una cerchia di importanti personaggi imperiali come Flavio Boeto; ma l’invidia di colleghi, e anche la paura di un possibile avvelenamento, nonché il disgusto per le pratiche romane, lo fecero risolvere a una partenza abbastanza precipitosa. Ma a Roma ritornò tre anni dopo su richiesta degli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero, che lo avevano convocato ad Aquileia dove preparavano la guerra contro i Germani. Lucio morì e Galeno, in nome del dio Asclepio, ottenne di non partire con Marco Aurelio e le sue truppe, impegnan- dosi a vegliare a Roma sulla salute del figlio Commodo.9 Il secondo periodo romano (dal 169 alla morte, intorno al 210),10 interrotto probabilmente da un secondo ritorno a in tutta la sua opera, in particolare nel de animi (libro II cap. 5), dove presenta la costruzione di un orologio solare come modello di analitica (in de libr. propr. 14.5 cita orologi solari, clessidre e previsioni delle eclissi come i grandi successi delle dimostrazioni geometriche in opposizione ai dissensi tra i filosofi). 9 de libr. propr. 3.3-6. 10 Nutton 1987 argomenta il prolungamento della vita di Galeno rispetto alla Suda (v. n. 7) su una notizia di fonte araba nella quale Alessandro di Afrodisia attribuisce a Galeno ottant’anni (il che porterebbe la sua morte al 209). Se si considera autentica la The- riaca ad Pisonem la data di morte è posteriore al 211. La data 216 si ottiene se si presta fede alla notizia della storia della medicina Pergamo, fu un lungo e proficuo soggiorno dedicato a una intensa attività di studio e di scrittura, pur funestato dalle grandi perdite dovute all’incendio del 192, evento che portò Galeno a scrivere appunto il de indolentia. La produzione di Galeno (pur essendo solo parzialmente conservata) è immensa: il suo è il più imponente corpus dell’antichità e abbraccia diversi campi: non solo medicina e filosofia, ma anche linguistica, grammatica, critica letteraria e retorica.11 Un’idea della produzione medica (e medico- filosofica) si può avere dai libri che vengono richiamati in de propriis placitis; ma una panoramica generale, peraltro non esauriente, è data dai due suoi scritti bio-bibliografici composti in tarda età: de libris propriis e de ordine librorum suorum.12 Per quanto riguarda la filosofia, a esclusione dell’epicurea, Galeno accolse aspetti dottrinali delle altre tre filosofie idea- liste, rimanendo fondamentalmente un platonico dissenziente rispetto al platonismo contemporaneo (egli esalta Posidonio, lo stoico del I sec. a.C., a suo giudizio più fedele a Platone sul piano scientifico) e assimilando la scienza peripatetica e la logica peripatetico-stoica che egli ritiene di trovare già in Platone. Anche nel campo etico pare avvicinarsi a Posidonio, stoico che accoglie elementi etici del platonismo.13 Nel de indolentia (come nell’altra opera filosofica conservata, de animi uniuscuiusque dignotione et medela, La diagnosi e la di Isha¯q figlio di Hunain (spesso inattendibile), che gli assegna 87 anni ˙(17 come app˙rendista, 70 come maestro). V. Rosenthal 1954, p. 66, 8-9 (arabo), p. 76 (trad. inglese). 11 Una sezione in cui si incontrano gli interessi per la medicina e la sua storia, la filologia, linguistica e critica letteraria è rappresen- tata dai commenti ai trattati ippocratici; cfr. Manetti e Roselli 1994. 12 Editi per la «CUF» da Véronique Boudon-Millot (2007b); una traduzione italiana del de libr. propr. è in Garofalo e Vegetti 1978; per il de ord. libr. suor. vi è una traduzione inedita di L. Mareri (lau- rea specialistica, Siena 2011) condotta sul testo di Boudon-Millot. 13 Per la filosofia di Galeno cfr. Hankinson 2006a. cura delle passioni dell’anima), Galeno si pone su un piano di stoicismo moderato, rifuggendo dall’estremismo dello stoico Musonio Rufo ma valorizzando aneddoti della tradizione socratica di disprezzo della fama e delle ricchezze – posizioni della diatriba cinica. Quando Galeno giunse a Roma la prima volta (nel 162), la sua fama era legata più alla filosofia che alla medicina. Aveva pubblicato i quindici libri del trattato Sulla dimostrazione, di cui conserviamo pochi frammenti. Gli anni che seguiro- no videro un’imponente produzione filosofica e medico- filosofica, per la maggior parte perduta.14 Rimane l’opera in due libri La diagnosi e la cura delle passioni dell’anima, che ha molti punti in comune con de indolentia, e il compendio arabo dell’opera in quattro libri, perduta, Sui caratteri.15 Oltre al celebre Il miglior medico è anche filosofo16 conserviamo i nove libri Sulle dottrine di Ippocrate e di Platone17 e Le facoltà dell’anima seguono il temperamento dei corpi.18 Del- la vastissima produzione logica di Galeno rimangono solo l’opuscolo sui Sofismi e l’Institutio logica (Manuale di logica).19 Un compendio (molto parziale) delle opinioni filosofiche e scientifiche di Galeno è per l’appunto il de propriis placitis. 14 L’elenco incompleto è nell’operetta de libr. propr. cap. XII. 15 V. Galeno, de moribus. La traduzione araba fu utilizzata dal medico ebreo Falaquera, e Zonta 1995 ne ha studiato le testimo- nianze ebraiche, come delle altre opere filosofiche di Galeno. Zonta ha anche aggiunto frammenti non altrimenti noti e stampato una buona traduzione italiana del testo edito da P. Kraus nel 1937, con discussione di emendamenti. 16 V. Galeno, quod optimus medicus sit quoque philosophus. 17 V. Galeno, de placitis Hippocratis et Platonis. 18 V. Galeno, quod animi mores corporis temperamenta sequantur. 19 Trad. it. del Manuale di logica in Garofalo e Vegetti 1978, pp. 1081-1130. Dell’opera maggiore Sulla dimostrazione in quindici libri ci rimangono pochi estratti, principalmente in autori arabi (l’opera era già quasi introvabile nel IX secolo, quando Hunain cercò i manoscritti per tradurla). Sulla logica di Galeno si v˙edano gli articoli di Hankinson in Hankinson 2006a. IL DE INDOLENTIA Il trattatello de indolentia era, fino a pochissimi anni fa, noto solo per il titolo e per pochi excerpta in arabo e in ebraico, ma, come si è detto, è stato riscoperto pochi anni orsono da A. Pietrobelli nel monastero dei Vlatades di Salonicco.20 Il manoscritto è opera di molti copisti della cerchia dei discepoli di Argyropoulos. In particolare il copista di de indolentia è stato identificato con Andreiomenos.21 La parte inferiore è danneggiata da macchie d’umidità. Il manoscritto è stato utilizzato nella buona riproduzione digitale messa in vendita dal monastero.22 Negli studi in onore di Jacques Jouanna del 2007, Véro- nique Boudon-Millot ha fornito la prima edizione del de indolentia,23 e il suo contributo ha stimolato fin da subito lo studio di questo difficile testo,24 anche con varie nuove proposte di interpretazione e di emendamenti.25 Nel 2010 è 20 Il catalogo di Eustratiades 1918 non menziona il (cid:51)(cid:72)(cid:85)(cid:76)(cid:3)(cid:30)(cid:68)(cid:79)(cid:77) (cid:88)(cid:83)(cid:76)(cid:68)(cid:89) (cid:111). La lista delle opere contenute è in BM p. 74, n. 7 (ma bisogna aggiun- gere anche l’inizio del de experientia medica, v. Garofalo 2008). Cfr. anche Pietrobelli 2010. 21 V. Pietrobelli 2010; Boudon-Millot e Jouanna 2010, p. LXVI (citata d’ora in avanti come BM-J). 22 Solo gli editori greci, P. Kotzia e P. Sotiroudis, e uno studioso greco operante negli Stati Uniti, S. Alexandru, hanno avuto accesso diretto al manoscritto. Un brutto esempio di nazionalismo filologico. 23 Accettiamo anche noi il titolo latinizzato che circola nelle conversazioni filologiche e ora nelle due edizioni francesi; esso è un neologismo latino creato da Cicerone in de fin. 2.4.11, 2.6 e ripreso da Seneca nell’epistola 66, e non è esatto, poiché nei latini il termine indolentia designa la tolleranza del dolore fisico. 24 Come osserva BM, non si tratta di difficoltà grafiche (che pure lasciano adito a differenti letture) ma dello stato di severa corruzione del testo, guastato da errori e da lacune. 25 V. «Galenos» 2, 2008. Oltre alle due traduzioni in francese, quella di BM che accompagnava l’editio princeps e quella di Jouanna in BM-J, e a quella in neogreco di Kotzia, vi è la traduzione inglese di Rotschild e Thompson 2011. Per cortesia dell’autore ho anche

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