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L’anima di Cristo nella teologia occidentale tra il Quarto e il Sesto secolo.1986 - Augustinianum 26 (1-2):261-272, Origen of Alexandria PDF

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L'AN1MA D1 CR1STO NELLA TEOLOG1A OC,C1DENTALE TRA 1L QUARTO E 1L SESTO SECOLO: TRACCE DELLA PRESENZA D1 OR1GENE 1niziamo :il nostro lavoro preeisando ehe, per presenza di Ori gene, intendiamo in senso lato ogni possibile riferimento, anehe polemieo, alla sua dottrina, ed ogni tipo di influsso, mediato 0 im* mediato, ehe essa puo avere esereitato. Abbiamo usato, prudente mente, il termine di (traeee', in quanto la riflessione sull'anima di Cristo appare, nella teologia oeeidentale, legata soprattutto aHa polemiea anti-apollinarista e, sueeessivamente, anti-ariana1, senza eostituire un primario oggetto di interesse teologieo. Nel eorso del la nostra indagine abbiamo talvolta oltrepassato, in realta, i limiti e eronologiei ehe ci eravamo proposti, ma eio si rivelato neeessa rio nell'eeonomia deI presente lavoro. I e 11 prima motivo origeniano ehe prendiamo in esame dei piu tradizionali: l'anima diCristo eome mediatriee tra la earne e il e Verbo. Tale motivo, eome noto, eompare nella teologia oeeiden tale nel quarto secolo, con Agostino e Rufino Se per questi due 2. e autori si pub parlare di presenza diretta di Origene, leeito pero domandarsi quale ruolo possano avere avuto, a loro volta, eome diffusori dell'idea origeniana, ed in tal senso ci ,appare degna di maggiore attenzione la figura di Rufino. La sua Expositio Symboli sembra avere influenzato l'autore di un trattatto De Trinitate) tra* e smesso sotto i1 nome di Ambrogio. Quest'ultima opera ritenuta dagli studiosi una esposizione della fede di earattere anti-priseil- 1 In proposito cfr. Agostino, Serm. Arian. 5, 5: «Haec dioenves (Aria ni), hoc volunt intelligi, quod humanam carnem sine humana anima Christus assumpserit. Quae propria haeresis Apollinaristarum est: sed etiam istos, id est, Arianos, in ,eorum disputationibus, non solum Trinitatis diversas esse naturas, sed etiam hoc sentir·e deprehendimus, quod animam non habeat Christus humanam» (PL 42, 686-87). 2Una chiara illustrazione della questione si trova nel volume di A. Grillmeier, Gesu il Cristo nella fede delta Chiesa) trad. di E., Norelli e S. Oli vieri, Br,escia 1982, pp. 763-64 e 766-778. 262 C. MICAELLI lianista, databile tra il quinto e il sesto secolo3; secondo 0plnloni piu recenti sarebbe stata composta in Spagna Dopo una lunga 4. sezione iniziale dedicata al mistero della Trinita, al cap. XIII l'ano nimo autore tratta, in modo ,approfondito, dell'incarnazione deI Verbo, dimostrando abbastanza chiaram·ente la sua dipendenza dallo scritto di Rufino: «Verbum ergoet substantia Dei, quae per omnia incorporea est, inseri in eorpore humano'non poterat, nisi aliqua spirituali natura mediante, id est anima. Anima ergo in secreta rationabili arte5 Verbum Dei capiente, absque ulla contagione yiri, Deus natus ex Virgine est »6. Vi sono lievi varianti rispetto ,al te sto di Rufino: natura invece di substantia, probabilmente per evi tare la ripetizione dello stesso termine; inoltre, nello scritto pseudo ambrosiano, il generico riferimento al rapporto tra Dio e la realta e corporea ristretto ,al copo umano, in quanto direttamente perti nente all'incarnazione. Notiamo ehe l'edizione Romana deI De Tri nitate, della quale gia gli editori della Patrologia Latina mettevano in luce la scarsa attendibilita, a motivo delle numerose interpol~­ zioni presenta in questo brano una notevole variante, ehe atte 7, nua alquanto l'idea origeniana e rieonduee Ia descrizione delI'in.. earnazione nell'alveo di una tradizione teologica piu familiare alla Chiesa Iatina8. L'utilizzazione di un brano di Rufino nel De Trini tate pseudo-ambrosiano non ci sorprende, se pensiamo ehe il me.. desimo passo era stato eitato da Cassiano in mezzo ad altre testi monianze autorevoli, introdotto eon parole di e1ogio per 10 serit.. tore di Aquileia: «Rufinus quoque,Christianae philosophiae vir, .3 C:fr. K. Künstle, Antipriscilliana) Freiburg 1905, pp. 187-191. 4 IL'ipotesi estata formulata da M.C. Dfaz y Dfaz, Rev. espafi.. teol. 17 (1957) 13-20. 5Si tratta, quasi eertamente, di un errore di stampa per «aree». 6 De Trin.) 13 {PL 17, 553 B).Cfr. Exp. Symb. 12, CeL 20, p. 148. 7 Cfr. PL 17, 535-36: «Tum vero non satis sciebamus, an magis detes- tanda esset impostoris impudentia, qui hune tractatum tam foede interpola tum ac detruncatum illustrissimo Romanae editionis praesidi pro sanG et integro supposuit, an dolendae vices doctorum hominum, quibus postmodum imposuit eadem editio. Et sane vix aliunde clarius deprehendas, quam facile sit etiam eruditissimis viris fucum facere; ut ,enim alias praetermittamus, eonstat in fraudem induetum essePeta'vium ipsum (lib. IV de Trin. cap. 3, num. 6, ,et eap. 15, num. 5), eum alibi, tum ubi de voce suppositi agens ita disputat: Sequitur) inquit (Ibid. eap. 5, num. 13), suppositi nomen) quod minus Latinorum Patrum usu contritum est in ea significatione) quae passim in scholis auditur) ut sit hypostasis aut persona. Apud Ambrosium tamen occurrit lib. in Symb. Apostol. cap. 12. Hanc) inquit, pro totius humani ge neris saltlt,e in unitate suppositi assumpsit». 8«Anima ergo rationabili mediante, Verbum Dei opificio Spiritus sane ti earnenl assumpsit; ...» (PL 17, 553 D). L'ANIMA DI CRISTO 263 haud contemnenda ecc1esiasticorum doctorum portio, ita in exposi tione symboli de domini nativitate testatur: ... »9. La presenza di temi origeniani non si limita, tuttavia, all'uti.. lizzazione deI brano di Rufino, al quale fanno seguito una serie di citazioni bibliehe applicate all'.anima di Cristo, eon una esegesi ehe rivela abbastanza chiaramente la sua impronta origeniana, an e ehe se non possibile stabilire con certezza delle precise dipenden ze testuali: «Haec est, quam dilexit Deus prae participibus suis10: haec vita nostra, de qua Apostolus ait: Et vita vestra abscondita est cum Christo in Deo 11, haec est, quae dilexit iustitiam, et odivit iniquitatem12 ••• » 13. Sotto1ineiamo, soprattutto, 1a citazione di Col 3, 3, ehe ci rimanda a passi origeniani come princ. 11, 6, 714 o princ. IV, 4, 315, nei quali il brano paolino e riferito all'anima diCristo. La sezione relativa a1 ruo10 dell'anima di Cristo nell'in carnazione si conclude con 1'utilizzazione di un passo di Ambro gio 16. 11 motivo origeniano den'anima mediatriee tra Dio e 1a carne ricompare tuttavia, nel testo pseudo-ambrosiano, al cap. XVI, ehe segna l'inizio di una lunga sezione dedicata alla resurrezione. L'ac cento, questa volta, piu ehe sull'aspetto ontologico dell'incarna zione cade su quello soterio10gico: il V·erbo di Dio evenuto a ri scattare 1a Sua immagine, assumendo 1a carne con 1a mediazione n dell'anima razionale, per purificare il simile mediante simile: « Verbumenim Dei, quod dominus Christus est, qui est primoge nitus omnis creaturae, et qui est primogenitus ex mortuis, ad ima ginem suam, quam prius ipse condiderat, venit ... et carnem prop ter carnem, mediante anima rationabili, ex saneta Virgine Maria 9 De inc.) VII, 27, eSEL 17, p. 387. 10 lefr" Ps 44, 8. 11 Cfr. Col 3, 3. 12 Cfr. Ps 44, 8. 13 De Trin.) 13, PL 17, 553 B-C. 14 «Pro eo enim quod sieut umbra eorporis nostri inseparabilis est a eorpore "', puto eum animae Christi opus ae motus, ... ostendere uolentem, umbram Christi domini hane uocasse, ... Et Paulus quid aHud sentit, eum dicit: Vita nostra abscondita est cum Christo in deo?», pp. 322-24 Crouzel Simonetti, 5Ch 252, Paris 1978. 15 «De qua anima, quoniam totam in se sapientiam Dei et ueritatem uitamque reeeperat, etiam illud arbitror dixisse apostolum, quod ait quoniam uita uestra abscondita est cum Christo in deo/ ..'.», p. 410 Crouzel..Simonetti, SCh 268, Paris 1980. 16 Si tratta di un brano del1a Expositio evangelii secundum Lucam) X, 127, erroneamente indicato dalle note intertestuali della Patrologia Latina: «Clamavit ergo homo divinitatis separatione moritums: nam eum divinitas n10rtis Hbera sit, utique mors esse non poterat, nisi vita diseederet, quia vita divinitas est; ,.,» (PL 17 553 D-554 A, non 553 C). 3 264 C. MICAELLI Susclplens, et similia, id est animam ,et carnem, per similia purifi cans, factus est per omnia homo absque peccato. Mediante ergo anim,a Deo et carni, hic, qui omnes, sicut ait Apostolus, divites faciens, pauper effectusest, ut illius inopia nos divinis atque coeles tibus divitiis ditaremur ... » 17. La fonte dello Pseudo-Ambrogio, in questo caso particolare, ci sembra costituita abbastanza chiaramen te da Gregorio di Nazianzo, vale a dire proprio dal teologo che con maggiore profondita e coerenza aveva saputo rielaborare que sto motivo origeniano. E' anche possibile, a nostro avviso, stabi lire dei rapporti precisi di dipendenza testuale: ci sembra utiliz zata, in particolare, l'Or. 38, 13, di Gregorio, relativa aHa Teofa nia 0 Natale deI Signore 18, che 10 Pseudo-Ambrogio ha impiegato in maniera piuttosto fedele ma tutt'altro che pedissequa. Ripor tiamo i1 testo di Gregorio nella traduzione latina di Rufino, in quanta e quest'ultim,a a costituire, quasi certamente, la fonte di retta dell'anonimo autore deI De Trinitate: « ... ipse sermo dei, qui est ante saecuIa, ... hic ad imaginem suam, quam prius ipse condiderat, venit et carnem suscepit propter carnem et animae rationabili propter animammeam miscetur similia similibus puri ficans et expurgans. et fit per omnia homo absque peccato editus ex virgine etiam ipsa anima et corpore inmaculata; ... qui erat fit et creator creatur 'et qui inmensus est capitur mediante ,anima deo et carni. et ille qui omnes divites facit pauper efficitur; pauper namque est in mea carne degens, ut ego passim suscipere diuitias deitatis eius» Una conferma della utilizzazione degli scritti de] 19. Cappadoce, deI resto, ci viene anche dai capp. 11-111 deI De Trini e tate pseudo-alnbrosiano, nei quali contenuta una Iunga sezione che dipende, /ere ad verbum) da Or. 39, 11-12, In Saneta Lumina) deI Nazianzeno20; di quest'ultimo einoitre utilizzata, al cap. V del l'opera ehe abbiamo in esame, un'orazione ehe figura tra quelle tradotte da Rufino, con i1 titolo De reconciliationc'21. Rufino, dun que, sembra rieoprire un importante ruolo di diffusore di idee ori geniane, sia nella veste piu dimessa di teologo sia in quella, piu valida e duratura, di traduttore. E' evidente, tuttavia, che attra verso il filtro rufiniano si perde ogni consapevolezza della prove- 17 De Trin.) 16, PL 17, 557 A-B. 18 Ricordiamo, tuttavia, ehe il motivo dell'anima mediatriee tra il Verbo e e 1a carne espresso da Gregorio anehe nella episto1a 101, indirizzata a1 pre sbitero Cledonio. 19 Oratio de epiphaniis) 13, eSEL 46, pp. 100-101. 20 11 t,esto di Gregorio, nella traduzione di Rufino, si trova in CSEL 46, pp. 121, 16-122, 17. 21 Per il testo di Gregorio, sempre nella traduzione di Rufino, cfr. eSEL 46, pp. 222, 20-23 e 232, 5-24. L'ANIMA DI CRISTO 265: e nienza origeniana deI motivo teoIogico in questione: eio eonf.er mato dalla contemporanea utilizzazione, nell'opera pseudo-arnbro siana, di uno scritto vioIentemente anti-origeniano come il Contra Iohannem Hierosolymitanum di GiroIamo, di cui l'anonimo scrit tore si serve nella Iunga sezione dedicata alla resurrezione22. Ci sia ancora consentito, a proposito di Rufino, un rapido excursus circa Ia fortuna dena sua pur scarna produzione teoIogica. Vogliamo osservate, a questo riguardo, ehe 10 Pseudo-Ambrogio e non affatto I'unico autore occidentaIe ehe din10stri di ,avere eo nosciutoe impiegato Ia Expositio Symboli dello scrittore di Aqui Ieia. In un sermone di Cesario di Arles, dedicato all'esposizione deI simbolo di fede, abbiamo rilevato Ia presenza di un vero e pro prio centone di brani rufiniani, tratti dai capp. IV-VIII della Expositio23. Ricordiamo infine ehe, nelle Sententiae di Pietro Lom- 22 Le note intertestuali della Patrologia Latina indicano l'utilizzazione deI De resurrectione di Tertulliano, ma in realta si tratta dello scritto di Girolamo, i1 quale, pero, si era servito dell'opera tertullianea, come e stato dimostrato da Y.,M. Duval (Tertullien contre Origene sur la resurrection de la chair dans le Contra lohannem Hierosolymitanum) REAug 17 [1971] pp. 227-278). Tra i numerosi esempi che potremmo riportar,e, circa I'utiliz zazione dello scritto geronimiano da parte dello Pseudo-Ambrogio, ci limitia mo al seguent,e: «Dicunt enim homines saeculi istius quod Apollonius magus, cum ante Domitianum imperatorem in consistorio star,et, r·epente non com paruisset» (De Trin., 29, BL 17, 570 B); «Apollonius Tyaneus scribitur cum ante Domitianum staret in consistorio, repente non comparuisse» (Contra loh. Hier.) 34, PL 23, 404 C). 23 Riportiamo i1 teste cli Cesario indicando, tra par,entesi, le corrispon denze con l'opera di Rufino: «Deum cum audis, substantiam intellege, sine initio, sine fine. Patrem cum audis, Filii intellege Patrem. Hoc ,ergo ipso nomine, quod deus Pater appellatur, cum Patre pariter subsistere etiam Filius demonstatur. Quomodo sane deus Pater genuerit Filium, nolo dis cutias. Credendus est ergo deus esse Pater unid Filii sui domini nostri, non discutiendus: neque enim fas est servo de natalibus domini disputare. Con testatus est Pater de caelis dic,ens: Hic est Filius meus dilectus} in quo mihi bene conplacuit; ipsunt audite. Pater ipsum ess,e didt Filium suum, et ipsum audire iubet: quis est, qui neget esse verum, quod Verltas dicit? (Cfr. Rufino, Exp. Symb.) 4, CCL 20, pp. 137, 12-139, 64) Sequitur: Credo et in lesum Christum Filium eius unigenitum sempiternum. lesus hebraice vocabuli nomen est, quod aput nos salvator dicitur. Christus a chrismate, id est, ab unctione appellatur. (Cfr. Exp. Symb., 6, GCL 20, p. 141, 2-4) Uni genitum} inquid: unicus est namque Patri Christus, ut splendor igni, ut forti virtus, ut sapientia sapienti. (Cfr. Exp. Symb.) 6, GCL 20, p. 142, 32-33) Conoeptus} inquid, de Spiritu sancto. Spiritus ergo sanctus refertur dominicae carnis et templi creator. Incipe iam hinc intellegere etiam sancti Spiritus maiestatem. Sic enim alt evangelium: Spi.ritus sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obuJ1zbrabit tibi. Videte ,ergo cooperantem sibi invicem Trinitatem. Spiritus sanctus venire dicitur super virginem. Et virtus Altis simi obumbrabit tibi. Quae est virtus altissimi nisi ipse Christus, qui est dei virtus et dei sapientia? (Cfr. Exp. Symb., 8, CCL 20, pp. 145, 24-146, 37)». 11 testo di Cesario da noi riportato si trova in CGL 103, p. 48. 266 C. l\UCAELLI bardo, ci pare di aver ravvisato un'eco ,deII'opera di Rufino 24. e 11 Rufino traduttore ancora al centro della nostra attenzio.. ne, sia pure indirettamente. Ci occupiamo, infatti, di un autore non occidentale, come i1 vescovo Innocenzo di Maronia, i cui testi ci sono pervenuti, peraltro, in traduzione Iatina, e sono stati editi da Schwartz nel vol. IV degli Acta ConcilioruJn Oecumenicorum. La figura di Innocenzo ci rimanda alle controversie teologiche dei primi decenni deI sesto secolo, controversie di cui V. Schurr ci ha delineato magistralmente le caratteristiche Uno scritto deI ve 25. scovo di Maronia, De his qui unum ex Trinitate Dominum Jesu112 Christum dubitant confiteri) deve essere stato inviato aRoma e tradotto Secondo l'opinione di Schwartz l'originale e la tradu· 26. zione si possono datare, con tutta probabilita, attorno al 533: il traduttore non sarebbe Dionigi il Piccolo Lo scritto di Innocenzo 27. e di Maronia contiene un lungo florilegio patristico, oel quale ri portato, tra le altre testimonianze, un passo deI Se'rmo de Incar natione Domini attribuito a Basilio. Lo Schwartz, in proposito, notava: sermo de incarnatione inter Basilii homilias non fertur. unde ecloga excerpta sit) nescio; mihi quidem a Basilio aliena esse videtur28. Nel 1948, a dire il vero, E. Amand de Mendieta pubbli cava un inedito sermone sull'incarnazione attribuito a Basilio, e ehe egli assegnava piuttosto a Proclo diCostantinopoli nla ,anehe i1 29, confrontocon il testo greco di questo sermone conferma Ia totale estraneita della citazione di Innocenzo. Quest'ultimo, in realta, ri portava un passo deI De principiis di Origene, ehe nella raccolta a noi pervenuta figura nella traduzione idi Rufino: ci troviamo di fronte, dunque, ad un llUOVO testimone della tradizione indiretta deI testo origeniano, ehe si affianca ai gia eonosciuti excerpta tra mandati come opera di Agostino, De incarnatione Verbi ad Ianu ariu11Z30. Riportiamo la citazione di Innocenzo secondo il testo edito da Schwartz: 24 «Assumpsit ergo Dei Filius carnem et animam, s,ed carnem mediante anima; ... Tantae enim subtilitatis atque simplicitatis est divina essentia, ut corpori de limo terrae fincto uniri non congrueret, nisi mediante rationali essentia.» (Sent.) 111, 2, 2, PL 192, 769). :25 Die Trinitätsliehre des Boethius im Lichte der Skythischen Kontro- versen} Paderborn 1935. 26 iCfr. Schurr, o.c., p. 166. 27 (Jfr. ACO, IV, 2, p. XVIIss. 28 ACO, IV, 2, p. 95. 29 Tlne homelie grecque inedite antinestorienne du ve sieeie sur rIn carnation du Seigneur) RBen 58 (1948) pp. 223-263. 30 Questi ultimi excerpta} con1e rHevano Crouz,eI e Simonetti nella loro edizione di Origene, spesso conservano interessanti lezioni. L'ANIMA DI CRISTO 267 «Naseitur, ut diximus, deus homo, illa substantia media exis tente, cui itaque contra naturam non etat corpus adsumere, ++sed neque rursum anima illa utpote substantia rationalis contra naturam habuit capere deum, in quem, ut superius diximus, uelut uerbum et sapientiam tota iam eesserat. unde et merito pro eo uel quod tota ess'et in filio dei uel totum in se eaperet filium dei, etiam ipsa cum ,ea quam assumpserat carne, dei filius et dei uirtus Christus et dei sapientia appellatur, et rursunl dei filius, per quem omnia creata sunt, Iesus Christus et filius hominis nominatur.»31 11 testo di Schwartz eoincide, sostanzialn1ente, con quello edi to di recente da Crouzel e Simonetti32, e dal confronto appare da escludere I'indicazione della Iacuna ehe 10 studioso tedesco cre.. e deva di ravvisare, eosl come da respingere l'espunzione deI ter.. mine Christus. La presenza di questo brano nel florilegio di lnno cenzo di Maronia riveste un grande interesse, in quanto esso costi tuisce Ia piu esplicita affermazione di Origene circa la funzione mediatrice dell'anima di Cristo tra il Verbo e Ia carne. Quale ipo.. e tesi possibile formulare? Scarteremmo l'eventualita di un inter vento tendenzioso filo-origeniano, in quanto 10 scritto di Innocenzo di Maronia esula deI tutto dalla polemica origeniana. Pub essere invece interessante il rilevareche un altro frammento origeniano, appartenente ad un florilegio redatto da papa Leone, era stato cita to come opera di Basilio33. A nostro avviso si pub ragionevolmente supporreche il cap. VI deI secondo libro deI De principiis, dal qua.. Ie sono stati ricavati entrambi i frammenti in esame, circolasse in forma autonoma sotto il patrocinio deI nome di Basilio: il fatto, na.. turalmente, sarebbe circoscritto ad un ambito occi:dentale. Nel flo rilegio di Innocenzo, pertanto, il passo origeniano sarebbe stato in serito al momento della traduzione, non con intenti falsificatori, ma semplicemente per aggiungere quella ehe era ritenuta una autentica testimonianza deI Cappadoce: e significativo, infatti, ehe il brano 31 ACO, IV, 2, p. 95, 25-32. 32 SCh 252, Paris 1978, pp. 314, 109-316, 119. e 33 La citazione cos1 introdotta: «Item Sei Basilii epi Cappadocis». 11 testo eil seguent,e: «,Cum ergo quaedam in Christo ita videmus hun1ana, ut nihil a eommuni mortalium fragilitate distare uideantur, quaedam ita diuina, quae nulli alii nisi illi ineffabili naturae conueniant deitatis, haeret humani intelleetus angustia et tantae amnlirationis stupore pereulsa, quo deelinet, quid teneat, quo se eonuertat, ignorat; si hominem putet, deuicto mortis tegno eum spoliis redeuntem a mortuis eernit propter quod eum on1ni metu et reuerentia eontemplandum est, ut in uno eodemque ita utriusque naturae ueritas demonstr·etur, ut neque aliquid indignum et indeeens de diuina i,lJ.a et ineffabili substantia sentiatur neque rursum quae gesta sunt, falsis inlusa imaginibus aestin1entur». Cfr. ACO, 11, 4, p. 125, 2-9. 11 testo e eitato da Leone tratto da princ.~ 2, 6, 2. 268 C. MICAELLI sia preceduto da tre citazioni di sicura orlglne basiliana. La que stione, in ogni caso, rimane aperta ad ulteriori eontributi. Dn secondo gruppo di testimonianze relative a Origene ha, come denominatore comune, il tema della preesistenza delle anime, tra le quali l'aninla di ,Cristo. Non abbiamo preso in esame, di pro posito, Agostino, perehe Fesauriente disamina della sua posizione avrebbe richiesto uno studio di ben altra mole34. Analoghe consi derazioni possiamo fare a proposito di Aponio, circa la cui dottrina non possiamo ehe condividere le osservazioni di A. Grillmeier35. Inizieremo, pertanto, con il prendere in ,esame un testo di papa Leone: si tratta dell'ep 35, indirizzata al vescovo Giuliano di Cos, della quale esiste anche una lacunosa traduzione greca. L'epistola tratta dell'eresia di Eutiche, ed opera un interessante collegamento tra il monofisismo e il tema della preesistenza delle anime: «ineo vero quod Eutyehes in episeopali iudicio ausus est dieere ante inearnationem duas in Christo fuiss,e naturas, post inearnationem autem unam, neeessarium fuerat ut ad reddendam rationem professionis suae crebris anque sollicitis iudieum interrogationibus urgueretur, ne tarn quam inane aliquid praeterflueret quod non nisi de haustu venenato turn dogmaturn apparebat eHusum. arbitror enim talia loquentem hoc habere persuasum quod anima quam salvator assumpsit, prius in eaelis sit eommorata quam de Maria uirgine naseeretur, eamque sibi uerbum in utero eopularit. sed hoc eatholieae m,entes auresque non tolerant, .... natura quippe nostra non sie assumpta est, ut prius ereata post adsu 'mer,etur, sed ut ipsa assumptione er,earetur36. unde quod in Origene nzerito damnatum est) qui animarum) antequam corporibus insereren tur, non solum uitas) sed et diuersas fuisse asseruit actiones) necesse est ut etiam in isto) nisi maluerit sententiam abdicare) plectatur .... uerus homo uero unitus est deo, nee seeundum existentem prius animam deduetus e eaelo nee seeundum earnem ereatus ex nihilo, ...»37. :E' interessante notare ehe, nella versione greca, questa sezione edel tutto assente Chi pub avere suggerito a papa Leone di co- 38. 34 Si dovrebbe appurare, tra l'altro, in ehe misura egli dipenda dalle dottrine neoplatoniehe, piu ehe dalla teologia origeniana. 35 O.e., pp. 733-740. 36 Cfr. Agostino, Serm. Arian.) 8, 6: «... nee sie assumptus est ut prius ereatus post assumeretur, sed ut ipsa assumptione erear,etur.,» (PL 42, 688). 37 ACO, 11, 4, pp. 7, 28-8, 20. L'epistola di Leone, nella Collectio e Grimanica) numerata eome quinta. 38 'Gli ,editori della Patrologia Latina) in proposito, formulavano la seguente ipotesi: «Forte Julianus, qui Leonis epist. 93 ad synodum Nicae nam Graeee interpretatus videtur, ... hane quoque ad se missam statim Graece reddidit; et eum magnae turbae tune efferv,eseerent, quae in Grae co desunt, eonsulto praetermittenda putavit.» (PL 54, 803-804). L'ipotesi ci senlbra la piu probabile. L:'ANIMA DI CRISTü 269 gliere il nesso tra monofisismo e origenismo, nesso ehe, a quanto pare, era sfuggito ai giudiei di Eutiehe? L'ipotesi piu probabile, e a nostro avviso, quella ehe ci rimanda ad Atanasio, e preeisamen te aHa sua 1ettera ad Epitteto, teste di fondamentale importanza nell'ambito della eontroversia apollinarista: rieordiamo, in propo sito, ehe Epifanio 1a riportava ne1 Panarion 39. 11 brano ehe inte e ressa 1a nostra indagine il seguente: « ... senza dubbio si eondan nano giustamente da se quanti pensano ehe prima di Maria esiste 1a earne nata da lei e ehe i1 Verbo ha avuto un'anima umana pri e ma di questa ed sempre stato in essa prima della sua venuta. »40. E' opportuno rieordare, ai fini deHa nostra rieerea, ehe nella 1ettera tura eresiologiea deI quinto seeo10 un unico filo eonduttore veniva eolto tra Eutiehe, Apollinare e 10 gnostieo Valentino: tipico, in e questo senso, l'atteggiamento di Teodoreto di Ciro, seeondo i] quale Eutiehe aveva fatto rivivere l'eresia di Va1entino41 e ApolIi nare era stato il prima a:d introdurre 1a meseolanza delle nature di Cristo42. Non ci stupisee, pertanto, il fatto ehe uno seritto, risalen te alJa polemiea anti-apollinarista, possa essere stato eonsiderato in un eontesto anti-monofisita. Papa Leone, a dire il vero, non eita 1e proprie fonti, ed Atanasio non fa menzione diretta di Origene, tuttavia sappiamo eon eertezza, attraverso i1 Liber adversus Orige nem di Giustiniano, ehe il passo della 1ettera ad Epitteto ha subito una 1ettura in chiave anti··origenista Ci possiamo ehiedere 1egit 43. e timamente: stata una 1ettura giustifieata? 11 Grillmeier, a questo proposito, afferma: «Atanasio eonosce dunque sostenitori delIa dottrina della preesistenza delI'anima di Cristo ... ,Conosce dunque tali dottrine, perehe erano allora diffuse in Egitto, oppure si rieorda di Origene, princ. 11 6, 3 »44. Non entriamo nel merito di questo %=' ultimo prob1ema, ehe il (~rillmeier stesso laseia aperto, ed osser viamo, piuttosto, qua1e pUD essere l'obiettivo anello di eongiun zione tra monofisismo e origenismo. Eutiehe, eome abbiamo visto attraverso 10 seritto di papa Leone, avrebbe rieonosciuto l'esistenza di due nature delCristo prima dell'unione, ,di una sola dopo l'unio ne. Da parte degli ortodossi poteva nascere, dunque, l'obiezione seguente: se vi sono due nature prima dell'incarnazione la natura 39 ,Cfr. Panarion) 77, III-XII,I. e e 40 11 teste riportato in Panarion} 77, X, 5. La traduzione di E. Bel. lini (Apollinare) Epifanio} Gregorio di Nazianzo} Gregorio di Nissa e altrz su Cristo. Il grande dibattito nel quarta secolo} testi originali, introduzione e note a cura di Enzo Bellini, Milano 1978, p. 215). 41 Haeret. Fabul. Comp.;, IV, PG 83, 437 A. 42 Eranistes} 11, PG 83, 217 D. 43 ,Cfr. PG 86, 963 C. 44 O.c., p. 715. 270 C. MICAELLI e umana di Cristo, anima e corpo, dunque preesistente aHa incar e nazione stessa! Tale obiezione esaminata e svHuppata, con una particolare accentuazione delle implicazioni ontologiche, nella teologia post-calcedonese, aHa luce sia deHa definizione conciliare sia delle l1uove prospettive aperte da Boezio circa la definizione teologica di persona45. La testimonianza piu interessante e completa appare, a questo proposito, quella deI diacono 'tomano Rustico, autore della Contra Acephalos disputatio, opera di alto impegno speculativo, che rappresenta il prima importante contributo della teologia oc cidentale, dopo Boezio, sul problema dell'unita di persona in Cri e sto Lo scritto in forma di dialogo tra Rustico stesso e un ere 46. tico. Quest'utimo, a sostegno deHa propria tesi monofisita, invoca il tradizionale esempio dell'unione tra animae corpo, che vengono e a costituire l'unica natura dell'uomo47. La replica di Rustico Ia seguente: «Ut vero non putes hoc exemplum per omnia convenire, audi a nobis irrefutabiles rationes, ... Si enim gentilium fabulas hactenus tenes, et putas quia praeexstiterunt animae rationales corporibus suis, duae nihilominus erunt perfectissimae substantia-e ac naturae, Deus (~t mens. Insuper Dei Ve!1bi et unitae illi animae, quae secundum te a principio praesubsistent personae. Ex duabus vero pra-eexistentibus personis unam personam impossibile est fieri48. Dich enim sanctus Cyrillus ... haec: '... non enim dixit Scriptura, quia Verbum hominis univerit sibimetipsi personam; sed quia factum sit caro.' ... Ad causam vero nihil differunt qui dieunt praeexistere unitionem hane, ... et qui asserunt praeexistere mentem Christi; et isti namque illas mentes proprias volunt habere personas: aequales etenim praeexstitisse) et si 1niles eas et indifferentes per omnia naturaliter ac substantialiter as serunt, ...»49. 11 complesso ragionamento di Rustico si puo cosl riassumere e chiarire: i monofisiti, sostenendo l'esistenza di due nature di Cri sto prima dell'unione, implicitamente le riconoscono come preesi stenti; le nature preesistenti sono dunque perfette nella Ioro auto noma sussistenza, concetto espresso da Rustico con il termine di 45 C:fr. Contra Eutychen et Nestorium} 3: «... persona est naturae rationabilis individua substantia». 46 Lo Sehurr m,ette in rilievo i1 rapporto tra Rustieo e Boezio: «Rus ticus hat \vohl die Definition des Boethius gekannt und sich mit ihr aus einandergesetzt.» (Cfr. O.C., p. 67, n. 122). 47 «Quid enim, quaeso, dic mihi, nonne omnes doetores Eec1esiae catholicae 'exemplo hoc usi sunt, inquientes, sieut unus est homo, anima et corpus, sie unus est Christus Deus perfeetus et homo perfectus?» (Contra Aceph. disp.) PL 67, 1188 A-B). 48Cfr. Boezio, Contra Eut. et Nest.} 4: «... omnino enim ex duabus personis nihil umquam fieri potest». 49 Contra Aceph. disp.} PL 67, 1188 B-D.,

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