L’ALIMENTATION DES ANIMAUX SAUVAGES EN CAPTIVITÉ er 1 - 2 avril 2004 PARC PHOENIX NICE, FRANCE L’ALIMENTATION DES ANIMAUX SAUVAGES EN CAPTIVITÉ SOMMAIRE Bentivegna Flegra : Mantenimento ed alimentazione delle tartarughe marine in ambiante confinato ’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’.... 1 Bogé Gérard : La digestion chez les animaux ’’’’’’’’’’’’’’’’’. 5 Bonaccorso Alexandre : Alimentation des amphibiens en captivité ’’’’’’’’’’’’.. 9 Bougazelli Stéphane : Alimentation des principaux reptiles couramment rencontrés chez les amateurs ’’’’’’’’’’’... 15 Carlus Jean : L’alimentation des tortues dans la nature et en captivité ’’’’’’. 19 Dupeux Dominique : Artemia salina : collecte sur les marais salants d’Aigues-Mortes et valorisation ’’’’’’’’’’’’’’’’’ 41 Escoubet Pierre : Régimes alimentaires chez les Echinodermes ’’’’’’’’’’.. 47 Firmin Yves : L’alimentation des reptiles ’’’’’’’’’’’’’’’’’’’ 55 Guérineau Jean-Mary : L’alimentation des Insectivores : 63 élevage des Blattes, Grillons et Criquets ’’’’’’’’’’’’’ Madern Thierry : Pour une bonne alimentation des plantes d’aquarium ’’’’’’’. 77 Maignet Pascal : Ephestia kuehniella : hôte de substitution pour élever des insectes utiles opportunité pour nourrir d’autres organismes ? ’’’’’’’.. 83 Masanet Patrick : Reproduction en aquarium et alimentation de Platax orbicularis (cid:22)(cid:22)... 85 Perez Jean-Jacques : L’alimentation artificielle pour Arthropodes ’’’’’’’’’’’’ 87 Peyre Françoise : Synthèse réglementaire relative à la faune sauvage et notamment à la faune sauvage captive ’’’’’’’’’’’’. 97 Revest Laurent : L’importance de l’alimentation lors de l’acclimatation des poissons ’..103 Riva Alain : Réflexions sur le rôle de la matière organique dissoute dans la nutrition chez les Invertébrés marins ’’’’’’’’’’’ 109 Roussange Christel : L’alimentation des animaux en captivité ’’’’’’’’’’’’’.121 Scaps Patrick : Les vers marins : une source importante d’aliments pour les élevages d’organismes d’intérêt commercial ’’’’’’’’’.. 129 Walton Bruce : L’alimentation d’oiseaux marins ’’’’’’’’’’’’’’’’...137 Grésillon Sylvain : La préparation de l’alimentation pour les animaux sauvages et domestiques ’’’’’’’’’’’..143 IOPR, 2004 – L'alimentation des animaux sauvages en captivité. Journées Biologiques du Parc Phoenix, 1-2 avril 2009 à Nice, France. Mém. Institut océanogr. Paul Ricard, 149 pp. Directeur de la publication : Patricia Ricard ISSN : 1242-6970 – Dépôt légal : mars 2004 COMITE SCIENTIFIQUE Flegra BENTIVEGNA, Acquario di Napoli Françoise PEYRE, Docteur Vétérinaire Hervé COUDERT, Directeur de CHF Alain RIVA, Institut Océanographique Paul Ricard Pierre ESCOUBET, Parc Phœnix Les textes des contributions de ce volume ont été mis en forme par dactylographie sous la responsabilité de chacun des auteurs concernés. Tous droits de reproduction, par tous procédés, de traduction et d’adaptation, réservés pour tous pays (loi du 11 mars 1957) sauf autorisation des auteurs. Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 1-4 MANTENIMENTO ED ALIMENTAZIONE DELLE TARTARUGHE MARINE IN AMBIENTE CONFINATO Flegra BENTIVEGNA Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli- Italia E' piuttosto diffusa la convinzione che le tartarughe marine siano animali resistenti e di facile mantenimento, dato che ben pochi organismi acquatici sono in grado, come loro, di sopravvivere in condizioni sfavorevoli o di tollerare così a lungo gli effetti di cure non idonee (Warwick et al., 1995). Ma in realtà, l'esito negativo di un mantenimento errato o di cure e medicinali non specifici si manifestano solo dopo molto tempo, quando cioè non si ha più la possibilità di porvi rimedio. Le condizioni sfavorevoli di mantenimento, quali in primo luogo la cattiva qualità dell'acqua,la non idonea temperatura e/o salinità, il cibo non adeguato, sono documentata fonte di stress per le tartarughe marine (George, 1996). Ciò indebolisce il sistema immunitario e provoca conseguenze negative a livello metabolico (Morris e Owens, 1982). Al Rescue Center della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, nel lavoro di cura e riabilitazione di tartarughe marine, svolto nell'ottica di restituire all'ambiente animali danneggiati dall' attività umana, particolare attenzione viene data alla messa a punto di adeguate tecniche di "husbandry" nel rispetto della biologia e fisiologia di questi animali. Le tartarughe marine sono tendenzialmente animali solitari. Difficilmente in ambiente confinato riescono a condividere la stessa vasca senza manifestare la loro aggressività (Bentivegna e Cirino, 1986). La capacità delle vasche deve necessariamente essere proporzionata alla taglia dell'animale per consentirgli massima libertà di movimento. In particolare, le tartarughe ospitate in un Rescue Center devono essere messe in vasche isolate per motivi igienici. Ogni vasca deve possedere il proprio equipaggiamento per la pulizia (retini, spugne, sifoni, etc…), al fine di ridurre il rischio di contagio tra gli animali. Deve essere utilizzata acqua di mare naturale, in sistema aperto o chiuso. Se chiuso, il sistema deve necessariamente includere un efficace sistema di filtrazione e di sterilizzazione dell’acqua. Il sistema aperto è senz’altro preferibile dal punto di vista della qualità dell’acqua, anche se pone problemi per il controllo della temperatura. Quest’ultimo è l’aspetto più importante di cui tenere conto, se si vogliono mantenere tartarughe marine, soprattutto quelle da curare e restituire all’ambiente. Essendo animali ectotermici, tutte le loro funzioni metaboliche sono fortemente influenzate da questo parametro ambientale. L’acqua deve mantenersi tra i 20 e 26° C. Nelle vasche curatoriali è bene mantenere la temperatura stabile. Le basse temperature incidono sul sistema immunitario, predisponendo gli animali ad infezioni da parte di patogeni, rendendo difficoltosa la digestione e la capacità di metabolizzare le medicine. Le alte, invece, producono eccessivo stress negli animali e hanno effetto negativo sul metabolismo. - 1 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 1-4 Le tartarughe sporcano molto l'acqua delle vasche, specialmente dopo aver mangiato. L'acqua sporca aggrava le loro condizioni generali e di salute, perché favorisce la proliferazione batterica o micotica su ferite e lesioni, e crea infiammazioni agli occhi. E' indispensabile, quindi, che le vasche siano pulite regolarmente, anche due volte al giorno, soprattutto dopo che gli animali hanno mangiato e defecato. L'operazione può essere effettuata o svuotando parzialmente la vasca, e sifonando i detriti sul fondo se l'acqua è abbastanza pulita, oppure svuotandola completamente se invece l'acqua si presenta sporca e lattiginosa. In ogni caso le vasche vanno svuotate completamente ogni due giorni e sciacquate accuratamente con acqua dolce e poi di mare. Se durante l'operazione la tartaruga viene lasciata nella vasca, il lavoro deve essere fatto velocemente e con delicatezza per non stressarla troppo. Una volta alla settimana va poi effettuata la disinfezione di tutte le vasche, svuotandole completamente e facendo agire per 30 minuti una soluzione di Betadine (5 ml di Betadine x 100 ml di acqua dolce). Le tartarughe marine mantenute in cattività e soggette a luce artificiale possono risentire della mancanza dei raggi del sole. Perciò sarà bene utilizzare ultravioletti ad ampio spettro (UV) A, (UV) B, e infrarossi. In ogni modo, sarebbe bene anche far fare loro un bagno di sole settimanale (Mader, comunicazione personale). La luce deve essere regolata secondo i ritmi di luce e buio della stagione in corso. In natura, le abitudini alimentari delle 3 specie di tartarughe marine che vivono nel Mediterraneo sono alquanto differenti. Chelonia mydas , sebbene sia anche consumatrice di animali, è prevalentemente erbivora, Dermochelys coriacea si ciba di animali gelatinosi planctonici e Caretta caretta , decisamente carnivora , di una svariata gamma di organismi bentonici caratteristici di fondi duri e soffici (Mortimer, 1982 ; Bjorndal, 1985 ; Dodd, 1988). In particolare, Caretta caretta è stata definita, dal punto di vista alimentare, "opportunista" perché si ciba di un'ampia varietà di alimenti ed utilizza le risorse trofiche più diffuse nell'area di pascolo che di volta in volta frequenta (Plotkin et al., 1993 ; Dodd, 1988 ; Bjorndal, 1997). Un recente studio sul contenuto digestivo di tartarughe spiaggiate lungo il litorale campano ha confermato la carnivoria non selettiva di questa specie ,evidenziando anche come la sua dieta cambi con la stagione e l'habitat ecologico in cui si trova (Bentivegna et al., 2000). Le tartarughe marine durante la cattività devono essere alimentate correttamente, cercando di avvicinarsi quanto più è possibile alle loro abitudini naturali. Occorre, quindi, predisporre una dieta bilanciata che fornisca la giusta quantità di proteine, grassi, carboidrati, vitamine e minerali. In letteratura esistono diversi esempi di dietary plan per tartarughe marine, ai quali ci si può riferire (Stickney et al., 1973 ; Donoghue, 1996). Perciò, per esempio, alla erbivora Chelonia mydas sarà data soprattutto insalata a foglie larghe, ma senza far mancare piccoli quantitivi di pesci ed altri invertebrati . La quantità di cibo andrà calibrata in base alla taglia dell'animale (Whitaker e Krum, 1999). In generale ci si può regolare somministrando, ogni giorno, ad adulti di Caretta caretta almeno il 7% del peso corporeo, in grammi di cibo, mentre a piccoli al di sotto dell'anno di età, il 5% (Campbell, 1966). E' bene ricordare che il fabbisogno d'energia di una tartaruga dipende dall'età dell'individuo, ma anche dal suo livello di attività in vasca e dalla temperatura dell'acqua. In particolare, in acqua calda le esigenze di calorie aumentano a causa dell'elevato - 2 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 1-4 metabolismo mentre in fredda diminuiscono. Monitorare costantemente il peso degli animali è quindi indispensabile per capire se si sta somministrando una dieta equilibrata. Molto indicati, come cibo per tartaruga sono le miscele di pesci, tipo Alici e Sgombri, ed invertebrati come calamari, granchi e gamberi. Se si utilizza pesce congelato, occorre accertarsi che sia stato surgelato subito dopo la cattura e mantenuto tra i –25 - 30° C per non più di 6 - 8 mesi. Tenerlo in frigo (4 - 6° C) per almeno 24 ore prima di metterlo in acqua fredda. Infatti, inzuppare il pesce in acqua per molto tempo provoca la perdita di nutrienti. Quando si prepara il cibo per la giornata, ogni "pezzo" deve essere attentamente esaminato, per verificarne la freschezza, tagliato solo all'ultimo momento e tenuto in frigo fino alla somministrazione. I residui del pasto non devono essere riutilizzati. La perdita delle vitamine incomincia subito dopo la preparazione e la manipolazione del cibo. Per questo è necessaria una integrazione vitaminica almeno due volte a settimana (Whitaker e Krum, 1999). BIBLIOGRAFIA Bentivegna F, Ciampa M, Mazza G Paglialonga A & Travaglini A (2001) : Loggerhead turtle (Caretta caretta) in Tyrrhenian sea : trophic role of the Gulf of Naples. Proceeding of the First Mediterranean Conference on Marine Turtles, Rome, 24-28 October 2001. Bentivegna F, Cirino P (1987) : Reintégration de Caretta caretta (Linnée) dans la Méditerranée. Vie Marine, Hors Série 8 : 126-128. Bjorndal KA (1985) : Nutritional ecology os sea turtles. Copeia 1985 (3) : 736-751. Bjorndal KA (1997) : Foraging Ecology and Nutrition of Sea Turtles. In: Lutz PL & Musick JA. Ed, The Biology of sea turtles, CRC Press New York, 432 p. Campbell TW (1966) : Sea Turtle Rehabilitation. In : Mader (ed) reptile Medicine and Surgery, WB. Saunder Company, Philadelphia. Chap. 57: 427-436. Dodd CK Jr (1988) : Synopsis of the biological data on the loggerhead sea turtle Caretta caretta (Linaeus, 1758). U.S. Fish Wild.Serv.biol. Rep. 88 : 1-110. Donoghue S, Langerberg J (1966) : Nutrition. In Mader (ed) Reptile Medicine and Surgery, WB Saunders Company, Philadelphia. Chap 14: 148-174. George RH (1966) : Health Problems and Diseases of Sea Turtles. Lutz P and Musik JA (eds) The Biology of Sea Turtles,CRC press, Boca Raton, Florida. Chap. 14, 363-385. Morris YA, Owens DW (1982) : Corticosterone and Stress in Sea Turtles. American Zoologist 22 (4), 956. Mortimer JA (1982) : Feeding ecology of sea turtles, in Bjorndal KA , Ed., Biology and Conservation of sea turtles. Smithsonian Institution Press, Washington, DC : 103-109. Plotkin PT, Wincksten MK & Amos AF (1993) : Feeding ecology of the loggerhead sea turtle Caretta caretta in the Northwestern Gulf of Mexico. Marine Biology 115: 1-15. - 3 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 1-4 Stickney RR, White DB, Perlmutter D (1973) : Growth of Green and Loggerhead Sea Turtles in Georgia on Natural and Artificial Diets. Bulletin of the Georgia Academy of Science 31:37-44. Warwick C, Frie Fl, Murphy JB (1995) : Health and Welfare of Captive Reptiles. Chapman&Hall, London. 229 pp. Whitaker BR, Krum H (1999) : Medical Mangement of Sea Turtles in Aquaria. In : Fowler, Miller WB (eds) Zoo and Wild Animal Medicine : Current Therapy 4, Sauders Company, Philadelphia, Chap. 29: 217231. - 4 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 5-8 LA DIGESTION CHEZ LES ANIMAUX Gérard BOGE Département de Génie Biologique, Université du Sud - Toulon – Var, B.P. 20132, 83957 LA GARDE CEDEX INTRODUCTION La plupart des animaux se nourrissent d’organismes morts ou vivants : les herbivores mangent des végétaux, les carnivores ingèrent d'autres animaux et les omnivores consomment des végétaux et des animaux. En dépit d'une grande diversité dans leurs régimes alimentaires, les animaux ont tous besoin des mêmes nutriments de base : glucose, acides aminés, acides gras. Pour les obtenir, les proies devront être dégradées au préalable. Des enzymes spécifiques adaptées à chaque type de macromolécules réaliseront ce processus. Ce sera la première étape de la digestion. Celle ci se poursuivra quand les produits issus de cette dégradation enzymatique passeront dans la circulation sanguine ou lymphatique puis dans les tissus. Cette étape constituera l'absorption et elle se déroulera presque exclusivement dans l'intestin. Les résidus seront ensuite évacués par l'anus. STRUCTURE ANATOMIQUE DU TUBE DIGESTIF Chez les vertébrés, le plan d'organisation du tube digestif est assez semblable. Il commence par la bouche et se poursuit par le pharynx puis par l’œsophage qui conduit au jabot, au gésier ou à l'estomac selon les espèces. L'intestin lui fait suite. Il se termine par le rectum Chez les animaux plus évolués le tube digestif comporte également des glandes comme le foie, le pancréas et les glandes salivaires, ainsi que des organes annexes comme les dents et la langue. Il existe de nombreuses adaptations anatomiques souvent associés au régime alimentaire. La plus typique porte sur la longueur du tube digestif. Les herbivores et les omnivores possèdent ne général un tube proportionnellement plus long que celui des carnivores car les matières végétales sont en général plus difficiles à digérer en raison de la présence de la cellulose contenue dans la paroi des cellules végétales. Par ailleurs, de nombreux herbivores présentent des chambres de fermentation particulières où vivent des bactéries et des protozoaires capables de décomposer la cellulose. C'est notamment le cas du cæcum des chevaux qui se trouve entre le gros intestin et l'intestin grêle ou du rumen des ruminants. STRUCTURE HISTOLOGIQUE La structure du tube digestif des Vertébrés est assez voisine. Il est constitué de plusieurs couches. La plus interne s'appelle la muqueuse. Elle est directement au contact avec les aliments. Sous la muqueuse on trouve la sous muqueuse qui contient les vaisseaux sanguins et lymphatiques dans lesquels passeront les produits de la digestion enzymatique. Elle repose sur - 5 - Journées Biologiques du Parc Phœnix – Nice, 1 et 2 avril 2004 Mém. Inst. Océano. P. Ricard 2004, pp : 5-8 la musculeuse qui contient des cellules musculaires lisses dont le contrôle n'obéit pas à la volonté. Cette musculeuse est le siège de mouvements intenses servant au brassage et au déplacement du contenu digestif. La couche la plus externe, la séreuse, est recouverte du mésentère qui relie le tube digestif à la cavité générale. Nous analyserons maintenant les différentes phases de la digestion chez les animaux. DIGESTION BUCCALE C'est la première étape de la digestion. Les dents coupent, déchirent et broient les aliments. La sécrétion de salive par les glandes salivaires les lubrifie pour faciliter leur déglutition et amorcer la digestion grâce à la production d’une enzyme, l’amylase, qui hydrolyse les macromolécules glucidiques. Mais les aliments ne séjournent pas suffisamment longtemps dans la bouche pour que ce processus soit efficace. Des mouvements de la langue propulsent ensuite les aliments vers le pharynx : c'est la déglutition. Le pharynx est le carrefour entre les voies digestives (oesophage) et respiratoires (trachée artère.) Au moment du passage des aliments la trachée est momentanément obturée par l'épiglotte, quand la pomme d’Adam remonte. Les aliments sont alors dirigés vers l’œsophage qui est un étroit conduit dans lequel ils vont être propulsés par des contractions réflexes de la musculature qui les fera passer dans l'estomac. DIGESTION GASTRIQUE C'est la deuxième étape de la digestion. L'estomac est un gros organe capable d'emmagasiner un repas entier chez l'homme. Lors de l'arrivée des aliments, l'estomac est le siège de fortes contractions qui vont triturer le bol alimentaire et le faire progresser vers l'aval. En même temps il va être mélangé aux sécrétions qui constituent le suc gastrique. Le suc gastrique : Le suc gastrique se caractérise par son acidité (pH : 1,5-3) due à de l'acide chlorhydrique qui est sécrété par les cellules de l’estomac. Cette acidité sera nécessaire pour attaquer les aliments et les désagréger. Elle tuera également les bactéries. Le suc gastrique contient une enzyme, la pepsine, qui hydrolyse les protéines. L'activité de cette enzyme est stimulée par l'acidité. Pour éviter que la pepsine ne s'attaque aux cellules de l'estomac, elle est produite sous une forme inactive : le pepsinogène, dont l'activation en pepsine se fait au contact de l'acidité. Le suc gastrique contient également du mucus qui protège les cellules de la paroi de l'estomac. Lorsque cette protection ne suffit pas, l’estomac peut être attaqué par l'acidité et un ulcère se développe. Contrôles nerveux et hormonal : L'activité de l'estomac est contrôlée le système nerveux et hormonal. La vue des aliments, leur odeur suffit pour activer le système nerveux végétatif qui par l'intermédiaire du système parasympathique stimule la production du suc gastrique. L'arrivée des aliments dans l'estomac déclenchera la sécrétion d'une hormone : la gastrine qui stimulera durablement la production de suc par les glandes gastriques. Pendant que se déroule la digestion gastrique, l'estomac est fermé à ses deux extrémités par deux sphincters : le cardia dans la partie supérieure et le pylore dans la partie inférieure. A la fin de la digestion gastrique, le contenu de l'estomac formera une bouillie, le chyme. Le pylore s'ouvrira et le contenu de l'estomac passera dans le premier segment de l'intestin : le duodénum. - 6 -
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