99 Prima edizione ebook: maggio 2013 © 2013 Newton Compton editori s.r.l. Roma, Casella postale 6214 ISBN 978-88-541-5328-8 www.newtoncompton.com Elena Percivaldi La vita segreta del Medioevo Come si viveva davvero mille anni fa? Newton Compton editori Ai miei piccoli, Riccardo e Jacopo La storia è un grande presente, e mai solamente un passato. Émile-Auguste Chartier, detto Alain (1868-1951) Introduzione Pochi periodi storici sono stati vittime, nel corso del tempo, di tanti luoghi comuni come il Medioevo. Sul suo conto se ne sono dette di tutti i colori: età oscura, secoli bui, millennio della superstizione e dell’oscurantismo, e via dicendo. Ma fu veramente così oppure si tratta di un colossale pregiudizio? Tutto incominciò tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento con l’Umanesimo, nuova corrente filosofica e letteraria che, come dice la parola stessa, intese per la prima volta dopo l’età classica riportare l’uomo al centro del cosmo restituendogli quella dignità che sembrava aver perso. Ovviamente, a finire sul banco degli imputati furono i secoli di predominio di un cattolicesimo che aveva teorizzato una società chiusa, rigida, divisa in tre “classi” (i famosi oratores, bellatores, laboratores) e informata da un sistema filosofico e religioso in cui tutto, anche l’incommensurabile, era definito e spiegabile ricorrendo comunque alla supremazia della fede sui dubbi della ragione. L’odio per il Medioevo come età barbara esplose poi con l’Illuminismo settecentesco: i philosophes, ridando dignità alla ragione svincolata dalla fede, bollarono come retrogradi e antiprogressisti i secoli precedenti inventandosi anche termini dispregiativi che in seguito sono rientrati nell’uso comune. Un esempio per tutti: la parola “gotico” indica l’arte prodotta nei secoli centrali del Medioevo, che fu accusata dai padri del Neoclassicismo e dell’arte utile alla ragione di essere brutta e deforme, barbara e irrazionale. Non a caso, il termine deriva dal popolo germanico dei goti, che saccheggiò Roma e causò il crollo dell’impero romano. Oggi, se pur si accetta ancora la definizione di Medioevo come “Età di Mezzo” e dunque di transizione tra il mondo antico e quello moderno, non si è più disposti ad accettarne il corollario dispregiativo e denigratorio che lo vuole un periodo di regressione della civiltà, dell’arte e del pensiero della storia d’Europa. La maggior parte degli studiosi, al contrario, considera oggi il Medioevo come la base della nascita dell’Europa moderna, un’Europa di popoli autonomi e politicamente definiti, ma al tempo stesso ben consci di appartenere a un’entità politico-culturale, religiosa e sociale più ampia, che aveva come denominatore comune lo stesso sistema di valori e gli stessi fondamenti religiosi. Basti dire che il termine stesso europeenses (“europei”) nacque nell’VIII secolo, in pieno Alto Medioevo, per definire le truppe franche che alla guida di Carlo Martello sconfissero gli arabi nella celebre battaglia di Poitiers (732): un chiaro segno di un’identità che andava nascendo e configurandosi in contrapposizione a un’altra, considerata aliena e apportatrice di un mondo e di valori opposti. Questo libro vuole lasciare sullo sfondo, per una volta, i grandi fatti militari e gli scontri epocali tra impero e papato, le guerre e i grandi movimenti di popolo, i nomi e le date che hanno fatto la storia e che si trovano sui manuali. Fedele a una linea più “divulgativa”, ha l’ambizione di “portare” gli uomini e le donne del Medioevo alla portata di tutti noi, uomini del Duemila, mostrando gli aspetti meno noti ma sicuramente più interessanti della loro vita. Cosa mangiavano? Come si vestivano? Come si divertivano? In cosa credevano? Come facevano l’amore? Che rapporto avevano con la morte? Quali le loro paure e i loro terrori, al di là del fatidico e abusatissimo concetto del Millenarismo? È proprio vero che la loro religiosità era onnipresente e bigotta e rivestiva, a prescindere, ogni momento della giornata? Il periodo è lungo – mille anni, dalla caduta dell’impero romano d’Occidente (476) alla scoperta dell’America (1492). Ma proprio per questo è stato tutt’altro che monolitico. Forse nessun periodo storico è stato anzi così vario, contraddittorio, ricco e affascinante – pur con i suoi momenti oscuri e oscurantisti – di questo. Il Medioevo è una fucina di suggestioni di ogni sorta, capaci di colpire l’immaginario e, magari, restare nella memoria collettiva. Come la celebre descrizione, opera del cronista Rodolfo il Glabro (l’autore peraltro della famosa espressione «Sembrava che il mondo si scuotesse, spogliandosi della sua vecchiaia e rivestendosi di un bianco mantello di chiese»), degli orrori scatenati dalla carestia del 1003: quando non ci furono più animali da mangiare, gli uomini, spinti dai morsi terribili della fame, si arrangiano con carogne e radici e arrivano al cannibalismo («I viandanti venivano aggrediti da gente più robusta di loro e i loro corpi, fatti a pezzi, erano cotti sul fuoco e divorati»), all’infanticidio e alla necrofagia, disseppellendo i morti e cibandosi delle loro carni. Oppure, il famoso episodio in cui Alboino, re dei longobardi, costrinse la moglie Rosmunda a bere in una coppa ricavata dal cranio del padre, che aveva appena sconfitto e ucciso. Ancora, la grande crociata scatenata dalla Chiesa nel 1306-7 contro fra Dolcino da Novara e i suoi seguaci, che – considerati eretici – furono uccisi sul rogo dopo indicibili torture. E poi, tutti i miti e le leggende sorte intorno ai templari e collegati con il Graal e la Sacra Sindone... Questo saggio si propone di restituire ai suoi protagonisti carne, ossa e sangue. Mostrando che i nostri antenati, pur così lontani nel tempo, non erano poi così diversi da noi. Quanto l’interesse per l’epoca sia sentito lo dimostrano anche le tante sagre e rievocazioni storiche dedicate al Medioevo che fioriscono in tutto il Paese sempre più numerose e coinvolgono migliaia di figuranti, di gruppi storici e di spettatori. La storia, si dice, la fa spesso la gente comune. Aggiungiamo che la gente comune decide anche cosa è interessante e cosa no. Non sempre ha ragione, a volte si fa guidare dalle mode. Ma nel caso del Medioevo c’è qualcosa di più. C’è l’intuizione che esso rappresenti, nel bene e nel male, la fucina delle nostre identità e che sia lì che si debba andare per scoprire le vere ragioni di tanti fenomeni che ci riguardano, oggi, da vicino. Riportare in vita il Medioevo, con le sue storie segrete e nei suoi aspetti poco noti e più curiosi, e stabilire un filo di connessione con il passato remoto, è l’umile scopo di questo lavoro. 1 La donna, il bimbo, l’anziano La vita media della donna era di circa trentasei anni. Si sposava prestissimo, tra i dodici e i quindici, partoriva molti figli (di cui buona parte morivano in tenera età) e solo il 39% arrivava ai quarant’anni (contro il 57% degli uomini). Angelo del focolare, in genere sottomessa agli uomini (padre, marito, fratello che fosse) e a Dio (dentro o fuori dal convento), aveva scarsa autonomia e subiva per giunta gli strali di una cultura diffusa che la indicava come sentina di 1 ogni peccato, tentatrice e causa di perdizione . Nel periodo in cui i regni romano-barbarici si assestano fino a diventare presenze stabili, le donne, però, giocano un ruolo di primissimo piano: sono loro, infatti, che convincono i mariti ancora pagani a convertirsi al cristianesimo. Sono, cioè, il veicolo della “normalizzazione” tramite la quale i barbari cessano di essere tali e diventano finalmente eredi, in tutto e per tutto, di quell’antica civiltà romana che li affascina, li strega e finisce lentamente – anche se non del tutto – per inglobarli. Due esempi per tutti: Clotilde, che nel 496 convertì il re dei franchi Clodoveo; Edelberga, che nel VII secolo fece lo stesso col re di Northumbria Edwin. Se altolocata, la donna del Mille o sposava un parigrado oppure finiva in convento; se di bassa estrazione sociale, passava la vita a generare figli e a lavorare. Ma in questo quadro apparentemente sconfortante emergono figure contraddittorie e apparentemente fuori dai canoni: Ildegarda di Bingen, Christine de Pizan, Giovanna d’Arco, Matilde di Canossa, Caterina da Siena... Tutto sommato, però, sono eccezioni a conferma della regola generale che vuole la femmina, nel Medioevo, essere prima di tutto moglie e madre. E a proposito di figli, a lungo si è sostenuto che l’Età di Mezzo non possedesse il concetto – che si vuole tutto moderno – dell’infanzia come età a sé con caratteristiche proprie. Ma il cliché, grazie a nuovi studi e a ritrovamenti archeologici, è stato largamente smontato. Questione di «mundio»
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