Quando qualcuno scriverà la storia intellettuale degli ultimi trent'anni, Taubes non potrà che spiccare come una figura inevitabile - tanto più influente quanto più elusiva e celata dietro le quinte. Discendente di una famiglia di rabbini, Taubes esordisce giovanissimo con un importante libro sulle concezioni apocalittiche ed escatologiche della storia, da Giovanni a Gioacchino da Fiore fino a Marx e Kierkegaard, cui seguono lunghi anni di silenzio durante i quali egli si impone come un autorevole maestro orale: è intorno al suo istituto a Berlino che, sul finire degli anni Sessanta, si raccolgono i leader della rivolta studentesca. E a lui fanno capo numerose iniziative di grande rilievo, come la collana «Theorie» dell’editore Suhrkamp. Il pensiero di Taubes, dunque, filtra a lungo per vie indirette, e comunque in modo assai efficace, finché nel febbraio 1987, poche settimane prima della morte, egli accetta di tenere a Heidelberg un seminario sulla Lettera ai Romani di san Paolo, il testo massimo su cui si dividono le acque fra la Legge e la Grazia, fra ebraismo e cristianesimo, fra tradizione ellenica e tradizione giudaica. Seminario che si trasforma in una febbrile summa del suo pensiero, la cristallizzazione di tutti i suoi temi essenziali, nonché l’occasione per un ultimo emozionante confronto con l’antagonista che più lo aveva provocato a pensare: Carl Schmitt. Jacob Taubes (1923-1987) si trasferì nel 1949 negli Stati Uniti, dove insegnò al Jewish Theological Seminar. Fra il 1951 e il 1953 Gershom Scholem lo volle all’Università ebraica di Gerusalemme. Fu poi a Harvard, Princeton e alla Columbia University. Tornato in Europa, dal 1966 fino alla morte tenne la cattedra di Cultura e religione ebraica e in seguito quella di Ermeneutica presso la Freie Universitàt di Berlino. Abendlandische Eschatologie apparve nel 1947. «Si trova qui, molto raramente nelle zone più basse, più sovente man mano che si sale, una pietra limpida e di un’estrema durezza, sferica e di grossezza variabile - un vero cristallo, ma, caso straordinario e sconosciuto nel resto del pianeta, un cristallo curvo! E chiamato, nella lingua di Porto- delle-Scimmie, peradam» (René Daumal, Il Monte Analogo ). «Qual è la posta in gioco? Per Paolo ne va della fondazione e della legittimazione di un nuovo popolo di Dio. Dopo duemila anni di cristianesimo può sembrare un'affermazione non troppo drammatica. Ma per l’animo ebraico si tratta del processo più drammatico che si possa immaginare, dal momento che è fondato sulla convinzione che la orge theou, l’ira di Dio, vuole annientare il popolo perché ha peccato, perché si è ribellato». Scansione, Ocr e conversione a cura di Natjus Ladri di Biblioteche i peradam 4 Jacob Taubes LA TEOLOGIA POLITICA DI SAN PAOLO Lezioni tenute dal 23 al 27 febbraio 1987 alla Forschungsstätte della Evangelische Studiengemeinschaft di Heidelberg TITOLO ORIGINALE: Die Politische Theologie des Paulus A cura di Alejda e Jan Assmann, con Horst Folkers, Wolf-Daniel Hartwich, Christoph Schulte Traduzione di Petra Dal Santo Prima edizione: aprile 1997 Seconda edizione: settembre 2008 © 1993 WILHELM FINK VERLAG MÜNCHEN © 1997 ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO WWW.ADELPHI.IT ISBN 978-88-459-1295-1 INDICE Prefazione LA TEOLOGIA POLITICA DI SAN PAOLO Introduzione I. Approccio autobiografico alla Lettera ai Romani II. Paolo nella storia della religione ebraica. La logica messianica Parte prima. Letture da Paolo e Mosè. La fondazione di un nuovo popolo di Dio I. I destinatari della Lettera ai Romani a. Il vangelo come dichiarazione di guerra a Roma. Lettura di Romani, 1, 1-7 b. Gerusalemme e la legittimità della missione universale. Lettura di Romani, 15, 30-33 Excursus: il destino delle comunità giudeo-cristiane II. Nómos: legge e giustificazione. Lettura di Romani, 8, 9-11 III. Elezione e rinnegamento. Lettura di Romani, 8,31-9,5 e di Talmud babilonese, Berakhot, 32 a IV. Pneùma. Il superamento della storia della salvazione e l’oltrepassamento di questo mondo. Lettura di Romani, 9-13 Parte seconda. Gli influssi di Paolo e la trasfigurazione moderna del messianico I. Estranei in questo mondo: Marcione e le conseguenze II. Gli zeloti dell’assoluto e della decisione: Carl Schmitt e Karl Barth III. Il nichilismo come politica mondiale e il messianismo estetizzato: Walter Benjamin e Theodor W. Adorno IV. L’esodo dalla religione biblica: Friedrich Nietzsche e Sigmund Freud Appendice La storia Jacob Taubes-Carl Schmitt Postfazione di Wolf-Daniel Hartwich, Aleida e Jan Assmann Introduzione I. Letture. La legittimazione e la formazione di una nuova alleanza II. Ricezione: Paolo e il moderno III. Teologia politica Indice dei nomi
Description: