Pythagorea Studi e testi 2 Ad tua munera sit via dextera Pythagorea. BernardodiCluny la tavola di Cebete Traduzione e cura di alessandro Barbone Testo greco a fronte la scuola di Pitagora editrice napoli 2012 l’incisione che riproduce la Tavola è tratta da: Lettere instruttive, illustrate d’immagini, di figure, e d’osservazioni politico-morali intorno alla Tavola di Cebete, del Conte Cornelio Pepoli V. C. dell’Arcadia Renia col nome pastora- le di Cratejo Erasiniano, Venezia MdCCli, apresso Fran - cesco Sansoni. © 2012 la scuola di Pitagora editrice Piazza Santa Maria degli angeli, 1 80132 napoli www.scuoladipitagora.it [email protected] iSBn978-88-6542-012-6 (versione cartacea) iSBn978-88-6542-085-0 (versione digitale nel formato PdF) Printed in Italy - Stampato in italia indiCe introduzione 7 nota introduttiva al testo 53 KEBHTOS PINAX 56 La tavola di Cebete appendix 136 Appendice index verborum 143 inTroduZione la Tavola di Cebèteè oggi un’opera dimenticata, pressoché sconosciuta, tutt’al più nota agli speciali- sti o a chi vi si è imbattuto per caso. Sorte davvero inattesa, se si considera che per secoli questo libret- to è stato uno strumento ininterrottamente adope- rato dai giovani allievi per lo studio della lingua greca1, senza contare i numerosi letterati che lo 1Cfr. W. e. Miller, Double translation in English humanistic education, in «Studies in the renaissance» X (1963), p. 169, dov’è riportata la raccomandazione che il vescovo inglese James Pilkington scriveva nello statuto della rivington Grammar School, nel 1566: «[The pupils] may have read unto them, first, Tabula Cebetisin Greek». Sulla diffusione scolasti- ca della Tavola nel secolo XiX cfr. anche F. drosihn,Keébhtov Piénax.Cebetis Tabula. Recognovit, praefatus est, apparatu critico et verborum indice instruxit Fridericus Drosihn, lipsiae, in aedi- bus G. B. Teubneri 1871, p. 6: «Hic quoque libellus, si quis alius, sua fata habuit. nam et veteribus et recentioribus tempo- ribus cum admiratione plus quam modica lectitatus est […]. instauratis vero literis usque ad initium huis saeculi in usum 7 Alessandro Barbone hanno tradotto, anche in versi, apprezzandone soprattutto la veste allegorica, che insieme al conte- nuto morale e alla semplicità della lingua ha procu- rato alla Tavolauna fama non comune2. Ma dall’ini- zio del secolo scorso pochissime ne sono state le edizioni, e rari anche gli studi critici3. dopo l’editio princeps greca del 1494, la prima traduzione latina della Tavola fu opera del padova- scholarum tam saepe editus est, quam vix aliud quidquam exemplarium graecorum». Cfr. pure C. Faà di Bruno, La Tavola di Cebete Tebano, Tip. vescovile e comunale di Miralta, Savona 1862, p. 4: «Savio pertanto e lodevole divisamento mi pare quello di adoperarsi a riporre nel suo primo seggio d’ono- re questo leggiadro lavoro del Tebano Filosofo, secondando con ciò anche le mire di un altro moderno filosofo, il Mamiani, che lo prescriveva a libro di testo nel programma per gli esami di letteratura greca nelle scuole liceali». 2il drosihn, op. cit.,p. 6, attribuiva al contenuto morale e alla forma allegorica la fortuna di questo libretto, e citava il caso esemplare dell’umanista tedesco Jacob Gronow (1645- 1716, latinizzato in Gronovius), il quale aveva affermato di aver sempre avuto per mano, fin dalla sua fanciullezza, la Tavola di Cebete: «Mire enim lectorum animos allexit cum propter argumentum quippe ad ethicem pertinens, tum prop- ter allegoricam formam, ita ut Jacob. Gronovius se a prima aetate in oculis sinuque eum semper gessisse praedicaret». 3 Tra gli studi più recenti sulla Tavola di Cebete vanno segnalati: r. Joly, Le Tableau de Cébès et la philosophie religieu- se, latomus, Bruxelles-Berchem 1963; d. Pesce, La Tavola di Cebete, Paideia, Brescia 1982; J. T. Fitzgerald-l. M. White, The Tabula of Cebes, Society of Biblical literature, California 1983; M. B. Trapp, On the Tablet of Cebes, in aa.VV., Aristotle and after, Bulletin of the institute of Classical Studies, Supplement 8 inTroduZione no ludovico odasio4(1497), e da allora si moltipli- carono le edizioni del testo greco e le traduzioni in latino e nelle principali lingue volgari. il primo a tra- durre la Tavola in toscano fu il medico parmigiano Gian Giacomo Bartolotti5 (1498), ma la princeps toscana a stampa si dovette alla versione di Francesco angelo Coccio (1538). aldo Manuzio ne pubblicò, tra il 1502 e il 1503, un’edizione bilingue greco-latina, con un evidente intento didattico. il riferimento alla Tavolache si legge nel Progymnasma adversus literas et literatos del ferrarese Giglio Gregorio Giraldi6(1479-1552), pubblicato a Firen - 68, r. Sorabji, london 1997; S. Benedetti, Itinerari di Cebete. Tradizione e ricezione della Tabula in Italia dal XV al XVIII seco- lo, Bulzoni, roma 2001. 4la versione latina dell’odasio si può leggere in appendi- ce all’edizione multilingue della Tavola curata dal Salmasio: Tabula Cebetis Graece, Arabice, Latine. Item Aurea Carmina Py - thagorae, cum paraphrasi Arabica, Auctore Iohanne Elichmanno M. D. Cum praefatione Cl. Salmasii, lugduni Batavorum, Typis iohannis Maire 1640. 5il Bartolotti precisava che esistevano già due versioni lati- ne della Tavola, quella dell’odasio e quella di Gregorio da Spoleto, sulle quali probabilmente egli condusse il suo volga- rizzamento, dedicato a niccolò Maria d’este, vescovo di adria. il manoscritto del Bartolotti reca l’annotazione “Ferrariae. 1498. die 28 aprilis”: cfr. S. Benedetti, op. cit., p. 206. 6Lili Gregori Gyraldi Ferrariensis Operum Tomus Secundus, lugduni Batavorum 1696, p. 602, e: «Quinetiam audio senem quendam Thebanum pictura quapiam sua tabula ostendisse etc.». 9 Alessandro Barbone ze nel 1551, è testimonianza sicura dell’ampia fama che l’opera aveva già raggiunto presso gli intellet- tuali di tutta europa. il 1551 è anche l’anno in cui il Velsius pubblica a lione un cospicuo commenta- rio alla Tavola7. del 1627 sono i Discorsi morali di Agostino Mascardi su la Tavola di Cebete tebano, in cui le situazioni descritte nella Tavolasono il prete- sto per lunghe ed erudite riflessioni morali. anche i filosofi Tommaso Campanella8e Giambattista Vico9 conobbero la Tavola, e Giacomo leopardi ne diede un giudizio nello Zibaldone10. Molto spesso la Tavola di Cebete fu pubblicata insieme al Manualedi epitteto in un unico volume, e al pari di esso fu considerata per lungo tempo un classico adatto all’edificazione morale; anche per questo motivo se ne perpetuò l’impiego nelle scuo- le, e conobbe addirittura una diffusione negli ambienti religiosi, non mancando chi interpretasse la sua etica in chiave cristiana11: se ne contano, infatti, diverse traduzioni di uomini di chiesa desti- 7 Justi Hagani Velsii In Cebetis Thebani Tabulam Com - mentariorum Libri VI, lugduni 1551. 8T. Campanella, Poetica, in id., Opere letterarie, a cura di l. Bolzoni, utet, Torino 1977, pp. 348-350. 9G. Vico,Principi di scienza nuova, in id., Opere filosofiche, Sansoni, Firenze 1971, p. 379. 10G. leopardi, Zibaldone, 4477 (30 marzo 1829). 11 il drosihn, op. cit., p. 6, ipotizzava che già al tempo di Tertulliano la Tavola venisse interpretata in chiave cristiana: 10