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La Somma Teologica. L'opera dei sei giorni. L'uomo, natura e potenze dell'anima PDF

419 Pages·1984·25.094 MB·Italian
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S. TOMMASO D'AQUINO LA SOMMA TEOLOGICA TRADUZIONE E COMMENTO A CURA DEI DOMENICANI ITALIANI TESTO LATINO DELL'EDIZIONE LEONINA V L' OPERA DEI SEI GIORNI L'UOMO: a) NATURA E POTENZE DELL' ANIMA li. qq. 65-83) Edizioni Studio Domenicano della Provincia Domenicana Utriusque Lombardiae TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI © MCMLXIX -Casa Editrice Adriano Sa/ani S.p.A. © MCMLXXXIV -PDUL Edizioni Studio Domenicano Via dell'Osservanza 72 -40136 Bologna -ITALIA Con l'approvazione ecclesiastica e dell'Ordine Grafiche Dehoniane Bologna L' OPERA DEI SEI GIORNI (I, qq. 65-74) L' OPERA DEI SEI GIORNI (!, qq. 65-74) TRADUZIONE, INTRODUZIONE E NOTE del P. Angelo Puccetti O. P. INTRODUZIONE I Uno sguardo al trattato. 1 - Nel quadro delle opere di Dio S. Tommaso passa a stu diare il problema particolare dell'origine del mondo, dopo le grandi tesi di carattere teologico e metafisico sulla creazione in generale e dopo il trattato sugli angeli, ma prima di af frontare in pieno lo studio sull'uomo, come creatura com posta di materia e di spirito. Nel presente trattato non co struisce una cosmologia nel senso moderno della parola, per chè la suppone nota in sede filosofica, da cui fa frequent.i prelevamenti, sempre sulle direttive dell'aristotelismo. Ma nella vasta sistemazione di tutto il pensiero teologico, egli non poteva evitare gli interrogativi, che si affacciano alla mente del pensatore cattolico, davanti al racconto circostan ziato della creazione, quale si presenta alle prime pagine del Libro sacro. Quella parola di Dio n:on può fallire; ma è densa di affermazioni, che valicano i confini della religione e susci tano problemi di ordine scientifico e storico, che hanno sem pre assillato gli studiosi. In fondo le origini e il destino degli esseri, tra cui l'uomo in prima line::i., chiudono tutto il ciclo della speculazione e condizionano tutta la nostra attività pra tica. Dal guazzabuglio delle teogonie e cosmogonie dei popoli primitivi siamo giunti ai rigorosi accertamenti moderni nel campo della critica storica, filosofica e scientifica. Purtroppo l'interpretazione teologica del racconto mosaico non ha proce duto parallela con l'indagine storica e col progresso delle scienze sperimentali, fino agli ultimi del secolo passato, in cui il papa Leone XIII segnò le direttive magistrali di una conci liazione tra storia, scienza e fede; direttive che, sviluppate e potenziate dai suoi successori, hanno potuto ristabilire i con tatti con gli avversari della fede sul loro stesso campo. Esiste ancora una critica razionalista, che spiega il racconto mosaico con derivazioni o infiltrazioni di cosmogonie egiziane, ussire e babilonesi ; ma gli esegeti cattoljci hanno messo bene 8 L'OPERA DEI SEI GIORNI in evidenza le sostanziali differenze, che non hanno una spie gazione umana. Vigoreggia ancora una scienza che, partendo dalle grandi scoperte sulla evoluzione dei mondi, sulle epoche geologiche, sugli innumerevoli ritrovati della paleontologia e della biologia, si arrischia a formulare una concezione delle origini, che è in antitesi col dato rivelato. Anche qui il teologo cattolico deve richiamare gli scienziati teologizzanti o filoso feggianti al senso del limite, con la determinazione netta di ciò che è dato positivo e di ciò che è invece pura ipotesi. 2 - Detto questo, bisogna riconosce1·e che il presente trattato per lo più non ha che un valore retrospettivo. A parte i me riti intrinseci di struttura e di metodo, ed una chiaroveggenza innegabile nel vagliare le divergenti opinioni senza troppo impegnarsi, S. Tommaso non può presentare che una costru zione effimera, perchè basata sopra un'esegesi elementare, una astronomia fantasiosa, una fisica ed una chimica di scarto, senza l'appoggio prezioso di quel magistero della Chiesa, che ora sorregge, illumina e corregge, sia le indagini degli esegeti, che le affermazioni degli storici e degli scienziati, in questo campo peculiare. E evidente il suo sforzo di conciliare le di verse opinioni dei Padri con le esigenze della ragione e le teorie allora correnti dei cosiddetti filosofi naturali. Non po teva evidentemente riuscire nell'intento, non per colpa sua, ma di una storia e di una scienza, che partivano da premesse inadeguate o false. Il suo intento di conciliazione è ormai sor passato da un progresso teologico e scientifico, che, in un pro blema enormemente dilatato, permette ora un'impostazione nuova, certe ipotesi allora inconcepibili ed una libertà di inter pretazione, che il santo dottore non poteva immaginare, mentre lo avrebbero aiutato a disegnare la soluzione giusta. Come sempre, egli si ispira alla tradizione veneranda di quei Padri, che avevano trattato il soggetto scabroso. Ha tra le mani il commento di S. Basilio, di S. Agostino e del Crisostomo, che cerca di conciliare con la fisica aristotelica e con l'astronomia tolemaica. Cita Rabbi Mosè e anche Platone, attraverso S. Ago stino. Niente può attingere da Aristotele sul problema co smogonico, non essendo egli, come pure Platone, assurto al concetto di creazione. Rare volte accampa l'imperativo della ragione o della fede, intuendo la fragilità delle spiegazioni, sebbene avallate da grandi nomi. La sua larghezza di vedute e una tendenza istintiva a svincolarsi dagli impacci di con clusioni, troppo categoriche o deboli, risaltano specialmente nelle questioni 66, 68, 69, a. 1, 70, a. 3, 72 e 74. 3 - Resta tuttavia il fatto che le soluzioni accettate non sono che le conclusioni, tirate a fil di logica da premesse, al cune delle quali ipotetiche, per un senso letterale troppo ri stretto, altre erronee, per colpa di una scienza basata sulle INTRODUZIONE 9 apparenze, altre dubbie o discutibili, che egli lascia come sono. Poco si salva al confronto della teologia attuale; e quel poco si deve proprio alla chiaroveggenza della sua mente che sembra avvertire linsufficienza degli elementi a sua dispo sizione per la retta soluzione. D'altra parte egli è teologo; come tale accetta in genere i postulati della scienza di allora e le interpretazioni dei santi dottori sul senso della Scrittura, ri fuggendo per conto suo dall'abbandonare il senso rigorosa mente letterale del testo sacro, come usano fare molti teologi moderni. II II Cosmo antico. 4 - S. Tommaso suppone che siano note dalla filosofia e dalla fisica di allora le teorie correnti sulla struttura dell'universo. Non sarebbe possibile comprendere la sua esposizione, senza riferirci di continuo ad esse, nella progressiva spiegazione della narrazione genesiaca. Ne diamo un breve riassunto, serven doci particolarmente delle due opere aristoteliche De caelo et de rnundo e Meteorologia, che il santo aveva tra le mani e cita di sovente, poichè trattano di proposito tali questioni. Messa al sicuro l'eternità del mondo e dei movimenti celesti, Aristo tele porta il suo spirito indagatore sui fenomeni del cielo e della terra, per scoprirne l'intima essenza. La sua concezione sulla struttura dell'universo coincide sostanzialmente con quella posteriore di Tolomeo e degli astronomi greci ed arabi, salvo rare eccezioni. Essa ha tenuto il dominio incontrastato fino agli albori del secolo XVII, che segnò un capovolgimento radicale nelle scienze sperimentali. Da Copernico a Galileo, da Keplero a Newton, si riuscì con metodi rigorosi, suffra gati dall'analisi matematica e da metodiche osservazioni, a demolire la vecchia costruzione geocentrica, basata sulle pure apparenze del campo visivo, e si gettarono le prime linee di un mondo astronomico, immensamente più vasto, armonico e semplice, che è tanto più degno della sapienza del Creatore. Prima di questo rivolgimento, non i soli peripatetici, ma tutti i dotti, concepivano l'universo come un insieme di sfere concentriche, aderenti le une alle altre, che dalla più remota, detta delle stelle fisse, si vanno rimpiccolendo sino al punto centrale immobile, che è la terra. Geocentrismo astronomico dunque, che sul piano spirituale sbocca nell'antropocentrismo, essendo appunto la terra centro dell'universo e l'uomo l'essere centrale del.la terra, poichè tutta la natura è a suo servizio. Con un volo ardito poi, la teologia, come è giusto, risolverà il geo- 10 L'OPERA DEI SEI GIORNI centrismo e l'antropocentrismo nel teocentrismo, che dà ra gione della posizione della terra nel cosmo e dell'uomo sulla terra. Questa era effettivamente concepita a forma di globo, con una circonferenza, che i matematici calcolavano a 400 mi gliaia di stadi. Intorno a questa sfera solida sono disposti, a guisa di strati concentrici, prima l'acqua, che galleggia sulla terra, poi l'aria, e più in alto ancora la fascia orbitale del fuoco, o materia calda. Questi quattro elementi primordiali, terra, acqua, aria, fuoco, formano il mondo sublunare, sede di quegli esseri, che sono soggetti a generazione e corruzione, sotto l'influsso delle cause e~cienti, che provocano senza posa tutte le mutazioni sostanziali e accidentali. 5 - Al di sopra di questo cangiabile mondo sublunare si al larga il mondo celeste: un mondo sempre più vasto, in cui banno sede i corpi celesti. Si riteneva che la sua massa fosse formata di una sostanza incorruttibile, detta siderea, etere o quinta essenza, che, sebbene distinta in molte sfere, pure com pie il suo giro uniforme e sempiterno in 24 ore intorno alla terra, senza presentare variazioni di sorta nella rotazione, nella forma, nella sua sostanza ed in quella degli astri, che vi sono contenuti. L'incorruttibilità degli enti celesti e la re golarità dei loro movimenti dipendono dall'azione del Primo Motore Immobile, attraverso gli spiriti, che vi sono preposti, come esporremo a suo luogo. L'esperienza visiva non vi per cepisce che il solo cambiamento di posizione (ubi), dato dal moto di traslazione di tutto il cielo, in senso perfettamente circolare, che non ammette contrarietà, secondo la fisica ari stotelica, cioè deviazione o retrogradazione. La massa dell'etere è trasparente (diaphana) e si divide in un certo numero di strati sferici concentrici e contigui, nei quali gli astri sono lo calizzati, come tanti brillanti. Dovendosi la loro rotazione com piersi nell'identico spazio di 24 ore, sarà maggiore quanto più sono lontani dalla terra. Tutti gli astri hanno una forma sfe rica e sono fissati sulle loro orbite, secondo l'opinione di Ari stotele, seguìto da S. Tommaso, contro il parere di Tolomeo (I, q. 70, a. 2, ad 3). Oltre l'ultima sfera delle stelle fisse. detto anche primo cielo, sta l'empireo, spazio misterioso, do tato di peculiari proprietà natura.Ii (e soprannaturali per i cre denti), sede degli angeli e dei beati. Tra il mondo sublunare ed il cielo sidereo sono scalate, sempre sfericamente, le sette orbite della Luna, di Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, che venivano chiamate i sette cieli ; solo gli strumenti posteriori hanno scoperto i tre nuovi pianeti: Urano, Nettuno e Plutone. Il fatto che questi corpi celesti non sembrino fissi, ma presentino movimenti particolari, portò gli astronomi an tichi, ormai legati ad una meccanica celeste di pure appa renze, ad ammettere molte altre sfere, per spiegare tali ano-

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