S. TOMMASO D'AQUINO LA SOMMA TEOLOGICA TRADUZIONE E COMMENTO A CURA DEI DOMENICANI ITALIANI TESTO LATINO DELL'EDIZIONE LEONINA X LE VIRTÙ CASA EDITRICE ADRIANO SALANI Nìhil obstat Fr. Ludovicus Merlini O. P. Doc.t. S. Theo!ogia.e Fr. Victorius Scoccimarro O. P. Doct. S. Theolop:iae Imprimi potest f:r. lonocentius Co1osio Prior Proviocialis S. Marci et Sardiniae florentiae die :X VB Apri!is MCMLXIII IMPRIMATUR Faesulìs .die )<XIV Aprilis MCMLXHI t .Antonius Episcopus Faesuranus TUTTI I DIRITTI SONO RISERVA TI O MC.'llL,Ull - Ona Eilitrice Adriano Balani. Officine Grafiche S1iami, Sancasciano ~ MCMLXIII , Prìnted in haly LE VIRTÙ LE VIRTÙ {I~ IJ, qq. 49,. 70) TRADUZIONE, INTRODUZIONE E NOTE dcl P. Tito S. Centi O. P. INTRODUZIONE 1 - Siamo- per presentare in questo volume non uno, ma due· trattati della Somma Teologica: Gli Abiti e Le Virtù. Per sem plificare il titolo in copertina abbiamo passato sotto silenzio il primo trattato; esso però interessa almeno quanto le due specie in cui si suddivide, cioè quanto le virtù e i vizi, che formano il sustrato della vita umana. Un lettore accorto, prima di addentrarsi nell'opera, più che in qualsiasi introduzione, cercherà un orientamento sicuro nello se.hema generale della Somma Teologica, e in quello peculiare del volume. E questo per la semplice ragione che lo schema appartiene direttan1ente all'Autore ; e perchè l'Autore, che qui si vuole consultare o leggere, non la cedo a nessuno in fatto di ordine sistematico nell'esposizione della sua dottrina. Se, dunque, teniamo d'occhio lo schema di S. Tommaso ve diamo che gli abiti sono presi in considerazione dopo due grandi trattati dedicati all'atto. umano, sia a quello di ordine essen zialmente spirituale (qq. 6-21), sia a quello di ordine emotivo (qq. 22-48). L'atto segna il momento transeunte della nostra vita, e sotto un certo aspetto la esaurisce; poichè la vita è tutta in codesto divenire incessante. Ma nonostante il variare continuo della no stra attività, sono riscontrabili in essa delle ripetizioni costanti, legate alla personalità di dascuno. Ebbene, come si spiegano queste peculiarità e varietà del nostro agire, che fanno l'atteg giamento spirituale di un uomo degno di lode o di disprezzo'? Esse sono certamente legate a delle capacità, o facoltà speciali, eh.e rendono agevole un determinato comportamento, e difficile e improbabile il comportamento opposto. Ma non si tratta di potenze naturali; chè altrimenti tutti gli uomini dovrebbero . Possederne della medesima specie. Si parla dunque di abiti operativi, meglio conosciuti nelle loro sottospecie di virtù e vizi. In essi si concretizza, in qualche modo, tutta la vita morale. Ed ecco perchè il Dottore Angelico, concentrerà ormai sulle 8 LE VIRTÙ virtù e sui vizì lutt.a la sua attenzione. E la sua rnorale sarà d'ora in poi un lungo studio sugli abiti operativi di tutti i ge neri, o meglio di tutte le specie. Ma prima di avventurarsi in uno studio cosi e01nplesso, egli se.nte H dovere di raccogliere in poche questioni fondan1entali i problemi che interessano tutti gli abiti, buoni u rnalvagi che siano. I Importanza del trattato. 2 - Codesto dovere è stato invece meno sentito dai teologi più recenti: infatti quasi -tutti i moralisti moderni hanno abolik1 il trattato De habitibus; anzi moltissimi si sono dispensati per sino ùal trattare in generale i problemi riguardanti le virtù. Non è questo cere.o un buon rnetodo, se pensiamo ai gravi pro blemi di fondo che vengono così accantonati. E forse si deve in parte a questa nuova impostazione, se negli ultimi secoli la teologia rnorale ha degradato incessantemente verso la casistica. r Invece interesse per l'atto concreto particolare non deve di l'attenzione del dal soggetto operativo, cioè stogllert~ t(~ologo daH' individuo che in quell'atto manifesta o potenzia le proprie qualità rnorali. Infatti l'etica cristiana non ha come primo scopo il giudizio imrnedjato sulle azioni compiute o da compiere; ma quello piuttosto di abituare l'uomo a un sistema nuovo di vita, dove predoniinano incontrastate Ia fede e la carità. Si tratta di «rivestire l'uomo nuovo quello creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera)) (E/., 4, 24). 3 ·- Sarebbe e.rrato pensare per questo che la moderna filo sofia t~ la rerento pedagogja si siano disinteressate dei problemi che sia1no per affrontare: li hanno piuttosto trasferiti altrove. I ... a pedagogia, p. es., ha raggiunto sviluppi considerevoli ser dei presupposti del trattato De habitibus. L'uomo è un vc~ndosi essere proprio perchè è fatto per assumere atteg educabile~ giamenti definiti non fa.cHn1cnte riformabili. Si fa anche oggi assegnam.8nto sugli abiti, senza conoscerli, forse, neppure di non1e. Del rcsf.o anche Ja scuola di arti e mestieri è basata sul pre supposto che è possibHe creare abiti operativi. Non saranno abiti rnoral i, non saranno nè virtù nè vizi, ma saranno pur se1npre delle faroltà nuovo~ le arti e i mestieri, capaci di quali ficare un essere umano. E tutti sanno il peso di una qualifica del genere nella vita sociale. Eppure codeste qualifiche sono ben poca cosa difronte a que gli abiti operativi. che sono direttamente interessati al raggiun gi1nento dell 'uHimo fine. Per capire il problema degli abiti bi- INTRODUZIO~E sogna tornare a codesto fine, che è il punto di partenza di tulta la morale. - L'uomo ha un fine ultimo da raggiungere, rhe è runico vero scopo ùeJla vita. Ciò è tanto vero e intuitivo, che siamo soliti qualificare un uomo come buono o come cattivo, in base a criteri, i quali coincidono sostanzialment.e con quelli da seguire per la determinazione e il raggiungimento del fine suddetto. Ora, l'uomo non può raggiungere che umanamente lo scopo della sua esistenza. La perfezione del suo agire non è quindi sul tipo della perfezione angelica. Infatti lo spirito puro attua tutta la virtualità del proprio essere nell'esercizio immediato dei propri atti. Non così 1' uomo, che ha una virtualità complessa, la quale esige un perfezionamento delle facoltà naturali, per raggiungere la piena efficienza. Codesto perfezionamento può venire da un primo esercizio informe e dispositivo delle fa coltà naturali; oppure dall'intervento di cause superiori. Ma è certo che senza di esso l'atto umano rimane informe, inade guato al raggiungimento pieno del fine immediato, e quindi dell'ultimo fine. E se talora ci sembra di scorgere in soggetti non evoluti atti improvvisi di alto valore morale, possiamo ar guire a priori che c'è in essi l'intervento di cause preternaturali. 4 - Ritorneremo sul concetto profondo di abito in S. Tom maso; ora e.i preme notare limportanza di codesto elemento nella morale umana. L'uomo è costituzionalmente un essere in formazione. E lo sviluppo non interessa tanto la sua vita fisica, piuttosto la sua vita spirituale. Infatti rnentre lo svi ~uanto luppo fisico si conclude con l'adolescenza, quello spirituale si conclude solo con la morte. Ora, Jo sviluppo di ordine spirituale {scienza e virtù, da cui deriva il merito) non è qualche cosa di astratto e di giuridico, ma qualche cosa che si concretizza negli abiti morali di ciascuno. Anzi, a pensarci bene vediamo che si concreta in codesti abiti anche quel complesso di valori che usiamo chiamare civiltà. Poichè la civiltà in definitiva consiste nelle scienze, nelle arti, e nei costumi di un popolo. In genere siamo portati a confondere la civiltà con il possesso dei mezzi tecnici di cui codesti valori si servono. Ma ci vuol poco· a comprendere che un'im1nensa biblioteca di suo non è che una massa di carta, imbrattata d'inchiostro risecchito. Quei libri valgono solo in quanto esiste l'uomo di scienza che ne possiede la disciplina corrispondente. Ma la scienza è una virtù, un abito intellettuale. Così l'esistenza di un santuario cristiano in mezzo a un po polo di non battezzati, o di gente che è immersa abitualmente nel disordine morale, può costituire soltanto un pezzo archeo logico. Le cose invece cambiano radicalmente, se accanto ad ~sso vive un sacerdote santo, e un popolo che è pronto a pra ticare coerentemente la propria religione. Ma la religione è an- 10 LE \'JHTÙ r di 'essa una v frtù mornle, un abito. Ed è un abito anche ir religiosità. e eon1e qualsiasi altra forma di degrada l'empietà~ zione urnuna. Chi dunque desidera apptofondire la conoscenza dell'uomo e delle sue prospettive naturali e soprannaturali, non può fare a meno di concentrare l'attenzione, come fa S. Tommaso, su gli abili, sia ne] loro aspetti con1uni, che nei loro aspetti specifici e particolari. I manuali moderni di morale, compresi quelli «ad mentem Divi ri_:1101nae », per lo più lasciano in disparte il trattato degli abiti e deJ1e vfrtù, forse per a1no1·e di brevità. Ma questa decur tazione non è tollerabi1e per chi desidera analizzare la vita mo rale nei suoi aspetti po:--;itivi, più che in quelli negativi. Ecco perchè è sorto, spedalrnente in questi ultimi duecento anni, H bisogno d.el manuale di ascetica. Ma non sempre con questi ripieghi viene soddisfatta realrnente l'aspirazione a ricostruire una visione organica e positiva della morale cristiana; perchè anche qui sussiste Ja tentazione di accantonare i problemi di fondo che interessano la virtù in genere, per correre la facile via che n1ena alle vh·tù specifiche. II La nozione aristotelico-tomistica di abito. 5 - Il 11ensiero moderno, specialmente in Francia, non si è disintert>ssato dell'abito. i\nzi da Cartesio a Bergson è tutto un susseguirsì di indagini filosofiche, le quali, mentre ci colpiscono per la loro ingegnosità, deludono per l'incoerenza o per l'im 1 postazione unilaterale dei proble1ni. Senza scendere a partico lari, è facile constatare che a proposito degli abiti predomina nel pensiero così detto 1noderno un motivo meccanicista. E que sto non soltanto nei discepoli in1mediati di Cartesio, ma anche neUe teorie che si riallacciano all'evoluzionismo ottocentista, e persino nella sintesi bcrgsoniana (cfr. P. T1-:0FILO URDANoz, O. P. SUMA EsPAN., Tr. de los habitos y vi?·tudes, pp. 553-566). g innegabile che in certi abiti operativi la meccanica ha la sua parte, 1na è motto significaf.iYo il fatto che un numero così rispottabite di pensatori n1oderni abbia visto solo questo lato del problema. mentre la civiltà occidentale si orientava. in ma~ier~ 1 preoccupante verso fot·nic di sfruttamento meccanico dell atti vità umana. Og-gi, poi, queste forme di degradazione meccani cista sono praticate su larga scala, senza scrupoli, ma non senza rimpianti. L'arte e il mestiere, sono sopraffatti da una tecnica impersonale, che subordina l'uon10 alla macchina; l'allenamento nella sua. massiccia n1aterialità sportiva sembra l'unica forma 11\TflODUZlONE 11 di ascetismo capace di colpire l' i1nn1aginazione delle masse; mentre le mastodontiche organizzazioni politiche si esercitano con diabolico accanimento a deprin1ere la personalità degli in dividui, mediante la tecnica più raffinata dell'educazione di massa. A questa generazione tradita noi riproponiamo la meditazione di un problema così vitale, su di un testo che ha sette secoli di storia. Non siamo degli ingenui o degli archeologi. Il testo che abbiamo sotto mano merita tutta la nostra attenzione, pro prio perchè il problema degli abiti operativi vi è esaminato in tutta la sua complessità, senza qur-lla iac.iloner1a cho carat terizza non pochi pensatori moderni. A questi ultimi dobbiamo rimproverare, per prima cosa, un impoverimento, e quindi un pervertimento del concetto stesso di abito. Essi han preso a chiamarlo abitudine, senza avvertire che l'abitudine è solo un tipo particolare di abito, e cioè quello acquisito nwdiante l'as suefazione o la ripetizione. degli atti. Ma esistono anche abiti naturali, come Aristotele aveva ripetutamente insegnato (6 Ethic., cc. 6, 12; cfr. I-Il, q. 5i, a. i). Inoltre sappiamo dalla teo logia che esistono abiti infusi, sia di ordine speculativo che di ordine pratico. 6 - In tutti i casi è certo che gli abiti sono da concepirsi come .. ~ '\ capacità connaturate, mediante le quali possiamo eseguire age- ·; volmente e perfettamente determinati atti. Un ultimo elemento i completa la definizione: la stabilità di codesta attitudine. In- \ fatti, se codesta abilità fosse soltanto momentanea, avremmo una disposizione, e non un abito (cfr. Rt\MIREZ J. Doctrina J « ( S. Thomae Aq. de distinctione inter habitum et dispositionem u, in Studia Anselmiana :1938, pp. :122 ss.). Ma qui si va incontro al pericolo di vedere nell'abito un'abdi cazione della a favore della spontaneità naturale. Infat Jibertà~ ti la libertà si presenta come una disponibilità indefinita verso molteplici alternative. Invece l'abito fissa e preordina l'opera zione come una seconda natura. Per F. Ravaisson, la storia « dell'abito rappresenta il ritorno della libertà alla natura, o me glio l'invasione del dominio della libel'tà per parte della spon taneità» (Ravaisson P., Del' habitude, Parigi i927, p. 62) Per ». Bergson l'abito ci riporta addirittura verso l'istinto. Così infatti egli lo definisce: un'attività che, inizialmente intelJigento, si e< avvia all'imitazione dell'istinto (Lr,s deux sources de la mo ». rale et de la réligion, Parigi :1932, p. 20) . . 7 - Riserve così gravi non affiorano affatto neHe molteplici d_1fftcoltà della Somma Teologica. Eppure una buona medita zione del testo di S. Tommaso ci porta faciJn1ente a superare codeste prevenzioni. La prima cosa da contestaro ai pensatori moderni, preoccupati deHa libertà, è che il valore supremo di essa sia l'indeterminazione assoluta. Ma tale indeterminazione