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La Sindone di Gesù Nazareno PDF

391 Pages·2009·14.258 MB·Italian
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Fosse anche il Re dei Re, il giustiziato non andrà nella tomba dei suoi padri bensì nella sepoltura puhhlica predùposta dal Trihunale. Tose/ta, trattato Sanhedrin, IX, 8 Ogni scriba istruito sulle cose del Regno dei Cieli è simile ad un padre di famiglia che trae dal suo scrigno cose nuove e cose antiche. Mt 13, 52 Barbara F raie La sindone di Gesù Nazareno Società editrice il Mulino I lettori che desiderano informarsi sui libri e sull'insieme delle attività della Società editrice il Mulino possono consultare il sito Internet: www.mulino.it ISBN 978-88-15-13374-8 Copyright© 2009 by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo - elettronico, meccanico, reprografico, digitale - se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d'Autore. Per altre informazioni si veda il sito www.mulino.it/edizioni/fotocopie Indice Prefazione p. 7 I. Il lungo filo della storia: la sindone e il ritratto di Cristo nella tradizione della Chiesa 13 1. A Nazareth di Galilea. -2. «Non ti farai immagini». - 3. «Germoglio spregevole». -4. Una lettera e un ritratto. - 5. Impronta dell'Incarnazione. -6. La collezione di reli quie degli imperatori bizantini. -7. L'Uomo dei dolori. - 8. Costantinopoli, aprile 1204. -9. Dai duchi di Atene ai cavalieri del Tempio. -10. Il culto della sindone fra i Templari. -11. Sotto lo scudo dei Savoia. -12. Un secolo di sindonologia. II. La parola alla scienza e alle scienze dell'anti chità 75 1. «Sadin shel buw. -2. Dentro una giara. -3. «Hanno forato le mie mani e i miei piedi». -4. Il «segno di Giona». - 5. Immagini. -6. L'esperimento del carbonio 14. -7. Tracce del «titulus» di Pilato? -8. Analisi dei segnali. -9. Una prima interpretazione. -10. Scritture di servizio. -11. Pri ma del Cristo. -12. Una testimonianza «gesuana». III. Un documento di età romana 137 1. Un mondo che vive «alla greca». -2. L'impero delle lettere. -3. Roma, i Faraoni e i figli di Mosè. -4. Una civiltà complessa. -5. Qumran e l'Agnello senza macchia. -6. In dialetto. -7. Nei meandri della giustizia. -8. La legge e il tiranno. -9. Una lingua per il potere. -10. Tutt'intorno al volto. -11. Cartigli. -12. Un profeta assassinato. 6 Indice IV. Sulla morte di Gesù Nazareno p. 205 1. Yeshua Nazarani. -2. Alle prime luci della sera. -3. Dodici mesi. -4. Besorah. -5. La prima Pasqua dei cristia ni. -6. Sul filo del rasoio. -7. Giochi di potere. -8. Noi abbiamo trovato. -9. Mercanti nel Tempio. -10. Il patto di ferro. -11. Un mostro con tre teste. -12. Un oggetto per il culto. -13. Secondo l'ordine di Melchisedek. -14. Una condizione speciale. -15. L'anello mancante. Conclusioni: la foresta degli scritti non canonici su Gesù 289 Abbreviazioni 301 Note 307 Bibliografia 329 Indice dei nomi 367 Prefazione Nel 1978 un chimico e un latinista dell'università Cattolica di Milano si accorsero che su 1 negativo cli alcune foto scattate alla sindone di Torino comparivano tracce di scrittura: le scritte sembravano riferirsi alla morte di Gesù ed avevano un aspetto estremamente antico, molto vicino a quello di altre testimonianze risalenti al I secolo. Lo studio di queste scritture proseguì con interesse e anche con una giusta serenità, e ci si accorse che alcune parole fra quelle identificate non coincidevano con il testo dei vangeli: dotati di un sano distacco, gli studiosi che si applicarono alla ricerca immaginarono che dovesse trattarsi di scritte a carattere legale oppure devozionale, forse messe dai cristiani dei primi secoli. Poi nel 1989 fu eseguito il contro verso esperimento che sottoponeva alcuni campioni di tessuto prelevati dalla sindone al test di datazione con il metodo del radiocarbonio. Un grande tam-tam di voci che si susseguivano a tamburo battente presentò il telo come un oggetto medievale, e questo assestò un colpo tremendo al cammino della ricerca: nessuno volle più occuparsi di quelle parole, che dopo il test finivano per apparire forzatamente come la stramberia di qualche falsario. Fra il 1994 e il 1995 i due scienziati francesi André Mari on ed Anne-Laure Courage, esperti di analisi dei segnali, ripresero in mano il problema e provarono a studiarlo applican do le novità che la ricerca aveva intanto maturato: essendo due scienziati di mestiere che padroneggiano la chimica e la fisica, conoscevano benissimo i limiti della datazione al radiocarbonio, dunque rimasero immuni dal grave pregiudizio che intanto aveva paralizzato il mondo della cultura: credere che il risultato del test fosse una certezza assodata e indiscutibile. Marion e Courage si accorsero che sul telo della sindone esistevano anche altre tracce di scrittura, parole che ancora una 8 Prefazione volta non coincidevano con il racconto dei vangeli. Alcune di queste parole come il nome di Gesù Nazareno o la dicitura in necem (in latino «a morte») non crearono loro difficoltà, ma davanti ad altre scritte frammentarie o di carattere più insolito si fermarono: per capire il loro senso bisognava infatti svolgere lunghi confronti con altre testimonianze note di epoca romana, addentrarsi negli usi funerari e religiosi del Medio Oriente nel l'antichità. Insomma, occorreva essere specialisti di paleografia, archeologia e altre scienze del mondo antico. Essendo due fisici, con grande correttezza lasciarono agli archeologi e agli storici il compito di svolgere questo confronto e stabilire dunque cosa significavano quelle scritte. Dopo circa quindici anni <li ricerca, e anche grazie ai consigli di tanti specialisti eccellenti, credo che in fin dei conti almeno qualcuna fra le loro aspettative sia stata realizzata. Desidero chiarire subito al lettore un punto importante: il grande merito come pure la responsabilità di aver trovato queste scritte spetta a quanti mi hanno preceduto, e il mio contributo consiste soltanto nell'aver cercato di capire (alla luce delle nostre attuali conoscenze sul mondo antico) quale fosse l'esatto significato di quelle parole che Piero Ugolotti, Aldo Marastoni, André Dubois, Roberto Messina, Carlo Orecchia, Pier Luigi Baima Bollone, André Ma rion con Anne-Laure Courage e il loro team di analisti, poi di recente Thierry Castex hanno identificato e pubblicato. Questo è esattamente il lavoro dello storico e dell'archeologo quando si trovano dinanzi ad un'antica scrittura, di qualunque scrittura si tratti: decifrarne il contenuto e capirne il significato. E questo essenzialmente è il contenuto del mio saggio. Nonostante la stampa abbia talvolta esaltato la scoperta delle scritte come opera mia e l'abbia presentata al grande pubblico come una vera rivelazione, in fondo non ho fatto altro che accostare le idee di tanti studiosi seri e bravissimi i quali hanno dedicato la vita a studiare argomenti molto vicini, però senza mai confrontarsi fra loro in un dibattito perché nella partizione delle materie che vige in ambito universitario le varie discipline sono assegnate a settori diversi della ricerca. Un altro fatto che desidero sottolineare è questo: in nessun momento mi permetto di entrare in questioni di tipo religioso come ad esempio l'autenticità della sindone in relazione al mistero della Resurrezione di Cristo, perché ritengo che non spetti a me (in quanto storico) trattare di tali fatti; in merito rimando i lettori Prefazione 9 ai due libri di Monsignor Giuseppe Ghiberti, Sindone, vangeli e vita cristiana (Elledici, 1997) e Dalle cose che patz' (Eb 5,8). Evangelizzare con la sindone (Effatà, 2004). In quanto storico ed archeologo, mi esprimerò dunque al massimo in termini di «pertinenza» della sindone alla sepoltura del personaggio storico Gesù di Nazareth, e presenterò i vari fatti che ciascun lettore dovrà valutare personalmente. Per lo stesso motivo parlo della sindone scrivendo questa parola con l'iniziale minuscola (come pure riguardo ali' «uomo della sindone»), un fatto che forse può apparire strano visto che questo reperto viene ormai comunemente scritto come «Sindone» a causa della sua grande notorietà. QuanJo uscì in Italia il bel libro Ji Marion e Couragc mi stavo occupando della sindone già da alcuni anni, per via dei suoi rapporti con l'ordine dei Templari; essendo specializzata in paleografia greca e latina, mi sembrò subito a prima vista che quei segni grafici avessero un aspetto estremamente antico: del resto alcuni studiosi francesi cui i due autori le avevano mostrate per un parere informale avevano già detto che risalivano ali' epoca paleocristiana (I-III secolo d.C.). Partendo dalle loro opinioni ho sottoposto le tracce di scrittura trovate sul lino della sindone a un lungo confronto con quanto si trova nei tantissimi repertori della Biblioteca Apostolica, dell'Archivio Segreto e anche con tanti reperti di epoca greco-romana presenti nelle Gallerie dei Musei Vaticani: in questo ho goduto senz'altro di una posizione assolutamente favorita dalla quale condurre la ricerca. Anche se tutto ciò che ho potuto vedere è accessibile agli altri docenti universitari o ricercatori professionisti che ne facciano richiesta, la differenza sta nei modi e nei tempi con cui i materiali sono studiati; e non è cosa da poco. Non è affatto comune avere la possibilità di guardare un manoscritto e poco più tardi, alla luce di un dubbio, consultare un libro e poi magari anche ve rificare l'ipotesi direttamente su una lapide autentica. La mia esperienza mi induce a credere che non esista oggi al mondo un luogo migliore dell'Archivio e della Biblioteca dei papi per studiare i documenti antichi. Il sapere di tanti secoli giace ri posto con cura dagli uomini del passato, che erano consapevoli di accumulare un gran tesoro e spesso lo misero via con ordine per i posteri senza conoscere nemmeno precisamente di cosa si trattasse: a loro bastava essere sicuri che si sarebbe conservato, perché comunque qualcuno un giorno avrebbe potuto svolgere IO Prefazione ricerche più profonde. Il problema in questi casi è la difficoltà di gestire un patrimonio d'informazioni troppo smisurato per poter essere sfruttato adeguatamente. La prima persona che ho il dovere di ringraziare è quindi Sua Santità papa Benedetto XVI, proprietario di gran parte dei libri, dei documenti, dei reperti archeologici sui quali ho svolto la ricerca; e ringrazio anche Sua Eminenza Reverendissima il cardinal Raffaele Farina, Bibliotecario e Archivista di S.R.E., che ha seguito lo sviluppo del lavoro in qualità di storico esperto del cristianesimo antico, sebbene la mia ricerca sia solo uno studio privato svolto in modo indipendente dalla Santa Sede. Nonostante la quantità impressionante di materiali a dispo sizione. comunque non sarei andata lontano se non avessi avuto anche l'aiuto di alcuni generosi colleghi: Simone Venturini, Officiale dell'Archivio Segreto e docente di Ebraico biblico nell'Università di Santa Croce, al quale ho fatto riferimento per tutte le questioni legate alle lingue semitiche e che mi ha saputo trasmettere con il suo insegnamento la profonda, bellissima poesia che vive nella spiritualità d'Israele; Marco Buonocore (Biblioteca Apostolica Vaticana), esperto di epigrafi greco-romane; Sever Voi cu (Biblioteca Apostolica Vaticana), specialista di vangeli apocrifi e testi non canonici su Gesù; infine l'orientalista Delio Proverbio (Biblioteca Apos~olica Vaticana), esperto di testi arabi. A loro aggiungo anche Emile Puech o.f.p., illustre biblista ed esperto di paleografia ebraica dell'École Biblique de Jérusalem, che ha risposto ai miei quesiti con grande gentilezza, oltre a Giovanna Ni colaj, grazie alla quale ho avuto indicazioni di valore fondamentale sul modo in cui venivano prodotti i documenti nelle cancellerie dell'impero romano. Un altro fattore determinante e per nulla comune è stato la possibilità di dialogare a ritmo serrato con gli scienziati francesi che hanno identificato le tracce di scrittura: le descrizioni di André Marion, Marce! Alonso e Thierry Castex sono state molto preziose; come pure. al momento di individuare l'età e il senso delle scritture, mi ha confortato non poco il parere espertissimo del professor Mario Capasso, Direttore del Centro di Studi Papirologici e del Museo Papirologico dell'Università di Lecce. E sono riconoscente al Prefetto Mons. Cesare Pasini, al Viceprefetto Ambrogio Piazzoni insieme a tutto il personale della Biblioteca Apostolica Vaticana per la gentilezza con cui mi hanno agevolato nella ricerca, nonostante i problemi e le scomodità dovuti ai lavori di ristrutturazione in corso.

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