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La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri PDF

498 Pages·2016·14.45 MB·Italian
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DINA BtRTONI IOVINE LA SCUOLA ITALIANA DAL 1870 Al GIORNI NOSTRI EDITORI RIUNITI Dina Bertoni Jovine La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri Editori Riuniti II edizione: ottobre 1967 _ . . . . © Copyright by Editori Riuniti - Via dei Frentani 4 e - 00185 Roma, 1958 Copertina di Bruno Munari índice Premessa pag. 9 Parabola del positivismo 11 1. La questione sociale e la scuola, p. 13. - 2. Positivismo e pedagogia, p. 22. - 3. Neo spiritualismo ed berbartismo, p. 49. - 4. Crisi della scuola tec­ nica, p. 64. - 5. Vita culturale e associativa degli insegnanti, p. 80. - 6. Il grande scontro del secolo nuovo: positivismo, psicagogismo, berbartismo, p. 102. Parabola dell’idealismo 113 1. Prime battaglie dell'idealismo, p. 115. - 2. Organiszazione unitaria delle associazioni, p. 117. - 3. Contrasti per la riforma della scuola media, p. 139. - 4. Sconfitta del laicismo, p. 150. - 5. II congresso di Firenze, p. 159. - 6. I problemi dell’istruzione, popolare, p. 171. - 7. La formazione dei maestri, p. 184. - 8. La politica scolastica e la prima guerra mondiale, p. 197. - 9. L’educazione nazionale, p. 205. - 10. Poche scuole ma buone, p. 222. - 11. La scuola e i partiti del dopoguerra, p. 235. - 12. Idealismo e fascismo, p. 252. - 13. La rifo-ma amministrativa, p. 282. - 14. I ri­ tocchi alla riforma Gentile, p. 246. - 15. Il concordato, p. 313. Parabola del pragmatismo 329 1. Realismo fascista e scuole nuove, p. 331. - 2. La scuola sul piano del­ l’impero, p. 345. - 3.La carta della scuola e la selezione scolastica, p. 364. - 4. La carta della scuola e il problema delle attitudini, p. 374. - 5. La scuola dopo la seconda guerra mondiale, p. 390. - 6. Conflitto scolastico tra clericali e laici, p. 405. - 7. La scuola alla costituente, p. 420. - 8. La grande inchiesta del ministro Gonella, p. 430. - 9.La scuola dagli 11 ai 14 armi, p. 453. - 10. II rinnovamento didattico, p. 470. Conclusione 491 Premessa Questo volume si propone di tracciare la storia della nostra vita scolastica, non tanto in rapporto allo sviluppo del pensiero filosofico e pedagogico, quanto in rapporto al progresso democratico della società. Quasi cento anni di lotte per la scuola, veduti attraverso le testimonianze tratte da periodici, da convegni, da battaglie parlamentari, da comizi popolari, da programmi dei partiti poli­ tici, da discussioni sindacali, ci mettono di fronte a problemi discussi, chiariti, presentati e ripresentati all'opinione pubblica, dimenticati, camuffati o elusi di decennio in decennio: e che ereditiamo, oggi, ancora immaturi, secondo la classe al potere, per una risoluzione definitiva. Abbiamo proceduto sulla traccia dei due problemi che riteniamo essenziali: la conquista da parte di tutto il popolo degli strumenti della cultura e l'organiz­ zazione di una scuola unica fino al 14° anno di età che capovolga il criterio clas­ sista fondamento dell'attuale istruzione media. Il primo problema non era ancora compiutamente risolto e già l’altro^ si affermava con insistenza mettendo in crisi la struttura della scuola secondaria. Altri problemi che nascono da questi due sono tra gli altri: l'estensione del- l'obbligo scolastico, la qualificazione professionale, la definizione di un nuovo umanesimo. Si tratta di questioni che non si possono restringere nell'ambito della scuola: esse danno carattere a tutta la vita di un popolo; influiscono sull’orientamento sociale, sulla produzione, sul livello della cultura. A causa di questa loro importanza abbiamo veduto questi problemi divenire centro dì ma lotta serrata, vivace o sotterranea, tra movimenti politici opposti. Una lotta che, se è con­ dotta con impeto scoperto dai partiti della democrazia, è fronteggiata dalle forze della conservazione con una specie di resistenza passiva che tende a fran­ tumare, a logorare ogni impeto rinnovatore. La guerra per la scuola, salvo improvvisi soprassalti, somiglia a una guerra di trincea nella quale le posizioni avverse non presentano che cauti e lenti sposta menti e i bersagli sono sempre gli stessi. Di quanto abbiamo progredito dal settanta ad oggi? Rileggiamo Villari, Gabelli, De Sanctis, Salvemini; e ritro­ veremo nei loro scritti la denuncia di mali, di magagne, di miserie che sono le stesse magange, le stesse miserie, gli stessi mali denunciati, oggi, dai nostri migliori educatori. In certo senso essi si sono and aggravati. Il contrasto tra le esigente del lavoro e i programmi, tra i diritti affermati per legge e il modo di realizzarli è oggi più stridente di ottanta anni fa. Il peso della tradizione aristocratica della cultura, il predominio dei prin­ cipi dogmatico-confessionali nel!educazione si sono fatti più gravi. Ma ancora oggi il bisogno di rinnovamento, sentito fino all’esasperazione, di fronte alla resistenza che gli si oppone ripiega sulla ricerca di perfezionamenti metodici e didattici; e la tristezza del combattere contro muraglie sorde e cieche ricerca un sollievo in esplosioni di ottimismo inconsiderato con la fiducia riposta nelle tecniche scolastiche. Questo il dramma sempre aperto della nostra scuola: dramma di natura essenzialmente politica di cui troppo spesso i partiti democratici hanno sottovalutato l’importanza. La ricerca condotta in questo volume ha avuto lo scopo di rintracciare i punti più chiari d’incontro tra i problemi della scuola e l’orientamento sociale della nazione. Si è trattato di far confluire nella storia della scuola molti ele­ menti trascurati di solito negli studi dottrinari; materia che sembra non avere rapporti evidenti con le dottrine pedagogiche ma in cui affonda, invece, la radice di ogni movimento di pensiero. In questa prospettiva anche la pedagogia ritrova la sua concretezza- La difficoltà di ricondurre questo materiale nelle file di una esposizione organica è stata notevole. Questo studio non presume di essere opera compiuta; ma se riuscisse a portare l’attenzione dei lettori su certi aspetti speciali dei rapporti che esistono tra la fortuna e la sfortuna della scuola e il declinare o il risorgere di orientamenti politici e sociali, avrebbe raggiunto il suo obiettivo. 10 Parabola del positivismo

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