La Rosa-Croce del Tempio e del Graal e il Sâr Merodack Péladan Péladan “Sous le Tau, la croix grecque, la croix latine, devant le Beauséant et la Rose Crucifère, en communication catholique romaine avec Hugues de Paiens et Rosen Creuz, le Sâr Péladan. assisté du septenaìrs des commandeurs LL.SS. Gary de Lacroze, Comte de Larmandie, Comte de la Rochefoucauld, Elimir Bourge, Saint-Pol Roux, Samas o r d o n n e Au nome de Jésus seul Dieu, et de Pierre, seul roi, à tous ceux qui entendent le douzième verset du second chapitre du Bereschit, sous peine d'être rejète de l'Ordre à jamais, De concentrer leurs efforts de lumiere sur le plan artistique; A cette fin et dès cette heure est crée, les institutions restant secrétes, La Rose+Croi esthetique... ” NOTA Desidero ringraziare il comm. A. Gerosa di Firenze che ha gentilmente posto a mia disposizione i volumi di Emil Dantinne "L'Oeuvre et la pensée de Péladan", Dervy, Paris, 1948, e di René Lous Doyon: "La doloureuse Aventure de Péladan", La Connaissance, Paris, 1946, il quale ultimo, mi è sembrato poco attendibile a causa dello stile volutamente beffardo, per usare un eufemismo. (g. v.) Con questo suo mandamento, pubblicato il giorno dell'Ascensione del 1892, l'allora trentaquattrenne Joseph Aimé Péladan istituiva l'ordine del Tempio e della Rosa-Croce cattolica staccandosi dalla Rosa-Croce kabbalistica della quale era stato membro e fondatore del Supremo consiglio nel 1888 assieme al marchese Stanislas de Guaita, al dottor Gérard Encausse (Papus) a F. CH. Barlet (Albert Faucheux) e ad altri come diremo più avanti. A suo avviso il movimento spiritualista, sorto in Francia nel 1848 in opposizione al razionalismo e al positivismo imperanti, a fianco del conformismo religioso, e sfociato proprio nel 1888, grazie alI'opera iniziatica del diacono transfuga Adolfo Luigi Constant (più noto sotto lo pseudonimo di Eliphas Levi) e del nobile bretone Saint Yves d'Alveydre, nelle iniziative di Luciano Mauchel (detto Chamuel) fondatore della Libreria del meraviglioso e delle riviste Psyche e Le voile d'Isis e nel puro occultismo, ci si passi il termine, di Stanislas de Guaita appunto, avrebbe dovuto seguire gli indirizzi dettati dalla chiesa cattolíca. Ma chi era questo Péladan del quale, in Italia si conosce soltanto un libriccino di poco conto (1) che, poi, è soltanto il prologo ad un ciclo di volumi intitolato Amphithéatre des Sciences mortes, e che in Francia, dove nacque e visse, è considerato come un esibizionista ridicolo autocreatosi principe (Sâr o figlio del Sole) che pretendeva di discendere da illustri antenati provenienti dalla Caldea? Sentiamo cosa dice lui stesso nel suo Comment on devient Mege (Chamuel, Parigi, 1892) a pagina 18: “Par mon père, le chevalier Adrien Péladan, affilié dès 1840 à la neo-templerie de Genoude, des bourdoneix, qui cinquante années tint la plume au clair pour l'Eglise contre les parpaillots, pour le Roy contre la canaille, j'appartiens à la suite de Hugues des Paiens. Par mon frère, le docteur Péladan, qui était avec Simon Brugal de la dernière branche des Rose-Croix, dite de Toulouse (comme les Aroux, les D'Orient, les Vicomtes de Lapasse) et qui pratiqua la medecine occulte, sans remuneration, je procede de Rosen Creuz. Par mon oeuvre je suis le Doyen de la Magie contemporaine, par mon nome et mon verbe j'appaortiens j'appartiens à la race sacrée des Kaldéens, mais j'appartiens surtout à Pierre, mon suzerain et au saint Ordre qui m'a commis son destin”. Cattolico ultramontain, come lo definirono amici e nemici, Joseph Aímé Péladan sosteneva che la magia era l'arte della sublimazione dell'uomo e che la qualità di mago doveva restare segreta: “Cache ton initíation, dit-il, mais n'abandonne pas les pratiques de ta foi, sois catholique si tu veux devenir mage, ne cesse pas d'être fidèle, assiste à la messe!” (op. citata). Discepolo di suo fratello maggiore, il dottor Adrien (morto nel 1885 in seguito all'ingerimento di una pozione a base di stricnina da lui fatta preparare e sperimentata su sè stesso per dimostrare la validità delle sue affermazioni sull'efficacia della medicina omeopatica) che portava lo stesso nome dei padre (2) e che lo aveva iniziato ai misteri dello Zohar e fatto conoscere l'opera di Fabre d'Olivet, Joseph Aimé Péladan, futuro Sâr Merodack, aveva ereditato dal congiunto una grossa biblioteca ricca di preziosi documenti che gli servirono per la sua professione di letterato e per la sua passione di occultista (“Josephin diceva che Adrien gli aveva lasciato sei metri cubi di documenti”) (3). Nel 1884, dopo un viaggio in Italia, compiuto fra il marzo 1881 e la fine del 1882, dal quale egli trasse un grande amore per la nostra terra, per i suoi poeti e i suoi artisti, pubblicò il volume Le Vice Suprême (4)in cui appare la figura di Mérodack il mago. Il libro, con una prefazione di Barbey d'Aurevilly ebbe un notevole successo ma soltanto per la sua forma esteriore: il simbolismo che si nascondeva sotto ai fatti narrati e alle figure dei protagonisti fu però inteso da Stanislas de Guaita il quale, “dopo averlo letto fu spinto allo studio dell'ermetismo. Egli lesse allora Fabre d'Olivet, Henry Khunrath, Jacob Boehmè, Eliphas Levi, le cui opere esercitarono su di lui una profonda influenza. Abbandonando la poesia si consacrò interamente all'Occultismo” (5) . Secondo quanto scrive R.L. Doyon nella sua opera citata, pur tentando, come fa in tutti i capitoli del volume, di sminuire Péladan o di porlo in ridicolo, de Guaita fu così colpito dalla lettura del Vice Suprême che offrì ospitalità a Péladan e si dette appassionatamente “alle scienze mistiche divenendo, così come lo chiamò Victor Emil Michelet, il grammatico del Mistero”. Non è quindi frutto di fantasia l'ipotesi che l'ospitalità offerta da de Guaita al futuro Sâr abbia avuto anche, se non lo scopo ricercato, certo l'effetto di uno scambio di idee fra Josephin, già abbastanza profondo in fatto di simbolismo, ermetismo, kabbalah ed esoterismo in genere, e Stanislas che lo doveva considerare se non come un maestro almeno come colui che, col suo libro, gli aveva aperta la via che poi si dimostrò quella cui il suo spirito anelava e, quindi, come il suo iniziatore. Dovrebbe quindi essere quanto meno probabile che il risveglio dell'Ordine della Rosa-Croce sia avvenuto, sia pure soltanto idealmente, su delega di Péladan (6). Su questo risveglio, avvenuto nel 1888, sotto il titolo di Ordine kabbalistico della Rosa-Croce rinnovato, possiamo illuminarci con quanto scrisse Papus (dottor Gérard Encausse) membro del Supremo consiglio dell'Ordine (assieme a de Guaita, Péladan, Albert Faucheux alias Barlet, Paul Adam, Gabrol, più altri sei membri sconosciuti) sulla rivista L'Initiation (7) nel 1889: “L'organizzazione dei moderni Rosacroce ha, alla sua testa, un consiglio di dodici membri, sei dei quali noti e gli altri sei sconosciuti, pronti a restaurare l'Ordine se una qualsiasi circostan za dovesse abbatterlo. Il segno distintivo di questo grado è il segno ebraico Aleph” . Lo stesso de Guaita nel suo Essais de sciences maudites afferma che,"in apparenza la Rosa-Croce kabbalistica è una società potente e dogmatica per la diffusione dell'occultismo e che, nella realtà, si tratta di una società segreta d'azione per l'elevamento individuale e reciproco, la difesa dei suoi membri, la moltiplicazione delle loro forze, la rovina dei seguaci della magia nera e, infine, la lotta per rivelare alla teologia cristiana il magnifico esoterismo di cui essa è piena a sua insaputa”. È di questo periodo la collaborazione viva e affettuosa di Joseph Aimé Péladan al gruppo spiritualista che faceva capo alle iniziative di Chamuel e, poi, a quello di Papus. Troviamo infatti il suo nome fra gli appartenenti al Groupe indipendent d'études esoteriques e fra i collaboratori delle riviste L'Initiation e Le Voile d'Isis (8) nonché fra i fondatori e membri del primo supremo consiglio dell'Ordine Martinista (9). Collaborazione che, improvvisamente, Josephin interruppe, a sentir uno dei suoi biografi. (???) cfr. E. Dantinne, op. cit. pag. 29 perché “Péladan aveva l'animo di un capo, non poteva soffrire d'essere secondo e il titolo di Sâr ch'egli aveva preso non gli permetteva che un altro fosse il Gran Maestro”. Discorso quanto mai superficiale per giustificare la scissione provocata dall'uscita di Péladan dalla R+ C kabbalistica, e indubbiamente ripreso, sintetizzato in una forma decente e tollerabile, da quanto R. L. Doyon aveva scritto, due anni prima nella sua opera citata, con l'evidentissima intenzione, chiara dalla prima all'ultima delle 300 e più pagine che compongono più che una biografia un libello, di colpire Péladan non solo (ciò che potrebbe anche esser giusto o per lo meno tollerabile in un senso critico serio e rispettoso delle altrui idee e forme esteriori) nella sua smania esibizionistica ma anche nella sua opera letteraria, nella sua vita privata e nella sua fede religiosa. Sembra. invece, maggiormente attendibile anche a rigor di logica, il pensare che Josephin, le cui tendenze ultra-montaines erano ben note a de Guaita e compagni come la sua passione per l'esibizionismo e per ogni forma estetizzante o ritenuta tale(10) (10); la cui immedesimazione nel saggio mago Merodack era chiara fin dalla pubblicazione del Vice Suprême che aveva spinto de Guaita sulla via degli studi ermetici, si sia allontanato dal gruppo al quale aveva dato vita con de Guaita per indirizzarlo su altra via più confacente alle sue aspirazioni e al suo temperamento, nonché, ed è onesto il riconoscerlo, alle sue ambizioni, forse sbagliate, anche e principalmente in ossequio alle sue convinzioni religiose e al suo attaccamento alla chiesa cattolica. Sentiamo cosa ne dicono, sebbene succintamente, Sédír (al secolo Yvon Le Loup) nella sua , Storia e dottrina dei Rosa- Croce (F.lli Bocca. Milano, 1949) alle pagine 125 e 126, e Philippe Encausse nell'opera già citata a pagina 121, ambedue prudenti nelle loro affermazioni ed evidentemente molto più documentati dei contemporanei “biografi” di Péladan. Il primo, che fu membro del Gruppo indipendente di studi esoterici assieme allo stesso Sâr e a Papus, suo fondatore, e collega di Josephin nel Supremo Consiglio dell'Ordine Martinista nonché membro di quello della R+ C kabbalistica successivamente ai primi sei, ragion per cui doveva essere benissimo documentato, scriveva: “Nel 1888 il marchese Stanislao de Guaita fondò una associazione di ispirazione rosicruciana, l'Ordine kabbalista della Rosa-Croce, in cui si insegnava l'occultismo. Egli ne fu il presidente ad vitam ... ... Nella primavera del 1890 il Sâr Josephin Péladan, membro del Supremo consiglio, se ne separò dopo aver fondato un Ordine della Rosa-Croce del Tempio e del Graal o della RosaCroce Cattolica, iato di idee che gli occultisti rimpiangono date le belle qualità di esteta di Péladan”. Il secondo, figlio di Papus, in possesso di gran parte dei documenti del padre, scrive: “Fu nel giugno del 1890 che il Sâr Mérodack Péladan indirizzò ai suoi cinque pari del Supremo consiglio della R+C un mandamento col quale dichiarava di separarsi e precisava fra l'altro: Io disdegno la massoneria quando non la condanno e, non accetterei mai io, cardinale laico, di discutere su un errore di tal specie. Disdegno il buddismo come teologia archeologica; nego la pretesa cronologia bramanica, il ciclo di Rama -Infine, non mi interessano le teorie spiritiche, pur accettando il fenomeno ancor prima dì ciò che può produrre. Ma questa separazione amichevole, prosegue Ph. Encausse, non alterò i buoni rapporti del mago Péladan (esattamente: du mage Péladan) con i suoi vecchi soci. Ciò avvenne posteriormente alla decisione dell'autorità ecclesiastica di porre all'indice la rivista di Papus, L'Initiation, decisione presa nel giugno 1891 in seguito, particolarmente, ad articoli e a studi riguardanti lo spirito gnostico”. In una sua nota del giugno 1891 il Sâr afferma che egli si era allontanato dall'Initiation prima della scomunica, il che dimostra com'egli temesse l'anatema della Chiesa (11) , e, fra l'altro, dice di aver sperato che il Gruppo esoterico si sarebbe ricordato dei comandamenti di Fabre d'Olivet “le plus grand Mage de ce siècle”, e conclude: “Cette attitude eschève de dissocier à jamais mon oeuvre do celle du Groupe esotérique; j'ai pour devise l'exergue que le chevalier Adrien Péladan mettait à ses Annales du Surnaturel: Avec l'Eglise, partout et toujours”. Note (1) Introduzione alle scienze occulte, Atanor, Roma (2) Il padre era stato un giornalista intransigente e onesto, scrive René Louis Doyon (La douloreuse aventure de Péladan, La Connaiossance, Paris, 1946, pag. 21), quando tale professione era una specie di predicazione che richiedeva enorme coraggio e nessun vantaggio. (3) Cfr. ANDRE' BILLY su Le Figaro Litteraire, 4 maggio 1946. (4) EMILE DANTINNE in L'oeuvre et la pensée de Péladan, Dervy, Parigi, 1948, lo definisce “un violento affresco dei costumi del suo tempo, in un mondo corrotto e perverso”. VICTOR EMIL MICHELET in Les compagnos de la Hierophanie, scrive che l'autore lanciava con audacia la forza della scienza segreta in faccia alla cultura moderna. (5) Cfr. PHILIPPE ENCAUSSE, Sciences Occultes, OCIA, Paris, 1949, pag. 109. R. L. DOYON, nell'op. citata, riporta con maggiori particolari la stessa affermazione dove dice anche che Guaita ospitò Péladan nella sua casa di Rue Pigalle. (6) De Guaita non aveva titoli per risvegliare un Ordine iniziatico mentre, come vedremo, Péladan vantava una discendenza diretta. (7) Cfr. Ph. ENCAUSSE, op. citata, pagine 117,118 (8) Fra gli altri collaboratori appaiono i nomi, di Stanislas de Guaita, Villier de l'Isle d'Adam, Jules Lermina, Victor Emil Michelet, Chamuel, Augustin Chaboseau, Jules Doinel, Fabre des Essart, Oswald Wirth, e fra gli appartenenti al Gruppo di studi esoterici quelli di Camillo Flammarion, Charles Quintin e Emmanuel Lalande alias Marc Haven. (9) I dodici componenti furono, oltre a Papus, Stanislas de Guaita, Péladan, Chamuel, Sédir, Chaboseau, Adam, Maurice Barrés, Julien Lejay, Montine e Barlet. (10) A quell'epoca Péladan aveva pubblicato una ventina di opere e centinaia di saggi e articoli. Collaborava a Mercure de France, l'Artiste, La nouvelle Revue, L'Ermitage, La revue Bleu, fra altre numerosissime. (11) ? ? ? ? ? La Rosa-Croce del Tempio e del Graal ... (Parte II) Per quanto si tenti, oggi, o si sia tentato anche nel recente passato, di sostenere che la R+C kabbalistica continuò la sua opera quale “tempio interiore” del Martinismo, sta di fatto, come afferma Paul Sédir nella sua opera citata sulla storia dei Rosa-Croce; “che dopo alcuni anni l'iniziativa di S. de Guaita ha rischiato di vedere alterato il suo carattere originale; la maggior parte degli eruditi che ne erano la gloria sono scomparsi a poco a poco e studiosi senza dubbio sinceri ma forse troppo curiosi di titoli, di pergamene e di fenomeni, hanno voluto sostituirli”. Parole molto misurate ma che da parte di un personaggio che, come Yovon Le Loup, fu membro del Supremo consiglio della R+C, di quello Martinista, membro di più di venti cosiddette fraternità più o meno segrete, simili velate e ammorbidite accuse suonano molto gravi. Se, poi, vogliamo credere a Ph. Encausse, fin dal 1892 Stanislas de Guaita si era disinteressato della sua creatura; nell'opera citata, a pagina 115, il figlio di Papus riproduce un autografo del de Guaita, col sigillo della R+C, che dice: “Par décision du 5 juin 1892, Papus-Encausse est nommé pour dix ans membre de la Chambre de direction du Supréme Conseil rosi-crucien, et Delegué général de l'Ordre. Paris, ce 9 juillet 1892. St. de Guaita” . Stanislas de Guaita si era disinteressato della sua creatura; nell'opera citata, a pagina 115, il figlio di Papus riproduce un autografo del de Guaita, col sigillo della R+C, che dice: “Par décision du 5 juin 1892, Papus-Encausse est nommé pour dix ans membre de la Chambre de direction du Suprême Conseil rosicrucien, et Delegué général de l'Ordre. Paris, ce 9 juillet 1892. St. de Guaita” . Papus stesso, alla morte di de Guaita, in un suo saggio intitolato L'Oeuvre de réalisation de S. de Guaite (12) , afferma che, contrariamente a quanto scritto dal de Guaita stesso e da noi già riportato, “l'Ordre kabbalistique de la R+C comprend trois grades, tous exlusivement accessibles à l'examen et auquels nul ne peut pretendre s'il ne possede d'abord le trois grades martinistes. Ce trois degrés de la R+C sunt le baccalauréaut, la dicense et le doctorat en kabbale. L'Ordre est administré par un conseil suprême composé de trois chambre... ”. Ma riprendendo in esame la documentazione riprodotta in Sciences occultes di Ph. Encausse, a pagina 54, leggendo la riproduzione di una saggio di Lucien Chamuel pubblicato nel libro su Marc Haven (13) a cura della sua vedova madame Lalande, scopriamo che sia il consiglio che la dottrina e gli scopi dell'associazione erano cambiati. “Nel 1893, scriveva infatti Chamuel, Papus e Guaita, i soli attivi del Consiglio dei 12 dell'Ordine kabbalistico della R+C crearono il diploma di dottore in kabbala”. Più avanti, Ph. Eneausse dichiara (pag. 55) che “Papus era stato ricevuto dottore in kabbala il 5 luglio 1892 da Guaita, Barlet e J. Lejay”. Ma apprendiamo altresì che le materie di esame per ottenere i tre diplomi non riguardavano, come si potrebbe pensare, esami di lingua ebraica, i metodi della kabbalah (Pesciath. Remez, Derusc e Sod, previsti dal Midrasc o ricerca, e che si riassumono nella parola Pardes) o altre questioni come lo studio dello Zohar, del Sepher Jetzirah e via dicendo, bensì (14) il simbolismo della squadra in massoneria; La Gnosi di Valentino; Senso e simbolismo del nome di Caino; La massoneria in Argentina; La via di Jean Dée; Isis, il suo nome e i suoi misteri; l'occulto presso gli indigeni dell'America del Sud e così via. A dir la verità Paul Sédir fu uno dei pochi che sostenne un esame veramente kabbalistico. Il tema fu: Il sistema solare secondo la kabbalah. E, allora. possiamo credergli quando scrive quello che ha scritto e che abbiamo citato. Da quanto sopra si possono trarre alcune: importanti osservazioni: 1) che, dopo la sua fondazione l'Ordine Martinista, era, almeno nelle intenzioni dei suoi fondatori (Guaita, Papus, Péladan) il vivaio che doveva fornire gli aspiranti al ricevimento nell'Ordine rosicruciano; 2) che l'improvvisa e pressoché totale abdicazione di de Guaita in favore di Papus nel luglio del 1892, poche settimane dopo il “mandamento” del Sâr, fa supporre esatta la nostra tesi sulla “delega” che Péladan potrebbe aver dato anche idealmente a de Guaita per il risveglio della R+C; 3) che “l'addottoramento” in kabbalah di Papus, avvenuto il 5 luglio, e la sua nomina a delegato generale del 9 successivo, con retrodatazione al 5 giugno, cioè prima del “mandamento” di Péladan, potrebbero rivelare come de Guaita non se ne volesse più occupare che saltuariamente e soltanto per determinate questioni, come infatti avvenne, e che desiderasse in qualche modo togliersi la responsabilità piena in merito ai motivi che avevano provocato la decisione di Péladan; 4) che le dottrine e le pratiche della R+C kabbalistica erano state modificate da Papus e si accentravano in alcuni esami che davano diritto a un titolo e a una pergamena, come afferma Paul Sédir, anche sé la kabbalah c'entrava come il due di coppe; 5) che dopo il 1893, con l'affermazione del Martinismo, quasi tutta se non tutta l'attività della R+C kabbalistica si risolse nei suddetti esami e nel rilascio degli attestati, come del resto risulta da innumerevoli testimonianze, fra cui anche una di Emil Dantinne il quale, evidentemente esagerando, scrive che “la R+C kabbalistica piombò in sonno prima della morte prematura del suo organizzatore de Guaita”. Dantinne prosegue poi affermando che la R+C cattolica sopravvisse alla kabbalistica e che i suoi ultimi adepti la hanno restaurata “con una forma adeguata agli scopi dell'Ordine e, senza modificare le principali direttive del Maestro, la hanno liberata da tutte le preoccupazioni di carattere estetico che ne falsavano la purezza. Nel corso di sue conferenze a Bruxelles, Péladan creò un nucleo di discepoli che si riunivano allo hotel Ravenstein, che esiste ancora di fianco al palazzi delle Belle Arti”(15) . Mentre siamo d'accordo sulle conferenze belghe di Péladan e sulla sopravvivenza della R+C péladaniana (ci si passi il termine) dovuta a Du Chastain e a Sâr Hieronymus (citati da Dantinne) dovremo dire qualcosa di nuovo su Vurgey e Brossel che l'apologeta del Sâr Merodack accusa, sia pure indirettamente. di infedeltà. E non siamo affatto d'accordo quando sostiene che la nuova forma data all'attuale associazione sopravvissuta nel Belgio l'abbia liberato da preoccupazioni che ne falsavano la purezza, com'egli afferma. Va anche sottolineato che il Sâr si firmava come tale fin dal 1889 e che nei suoi “mandamenti” e “Acta sincelli” si firmava (cfr. V. E. Michelet, opera citata pag. 59) segnalando l'anno e sottolineando quale esso era della sua maestranza. “Donné a Paris sous la forme de la Rose+ Crucifère, le dimanche de Quasimodo, en l'année 1892, de la Rédemption, de notre Maîtrise la quatriène” (“Mandamento” per la “Seconda Gesta estetica ”). Risulta da documenti esistenti nell'Archivio dell'Ordine del Tempio che abbiamo avuto la fortuna di poter osservare e, in parte copiare, che nelle sue conferenze a Bruxelles Josephin Péladan non parlò soltanto della RosaCroce, ma anche del Tempio. Altre documentazioni in proposito abbiamo potuto raccogliere leggendo alcuni documenti fornitici da Sâr Hieronymus e di cui ora è a capo Sâr Elgim. Ed è questo che tutti, apologeti e denigratori di Péladan si son dimenticati di prendere in esame, preoccupati, in posizioni contrastanti, di stabilire quella del Sâr rispetto all'esoterismo, faccenda, questa, che non dovevano cercare nelle sue esibizioni propagandistiche ma nelle sue opere, valide quanto quelle di tanti altri che hanno scritto di occultismo senza infamia e senza gloria e che sono considerati, forse a ragione ma più spesso a torto, autentici maestri. A nostro avviso, mentre con la sua uscita dalla Rosa+Croce kabbalistica il Sâr riconquistava la sua autonomia (pur non potendo disconoscere, ormai, la regolarità della R+C kabbalistica da lui creata assieme a de Guaita) e con essa la possibilità di rientrare in seno alla chiesa cattolica che, nel suo pensiero, non aveva mai abbandonata, egli, costituendo la Rosa-Croce cattolica o estetica, con programmi riguardanti le esposizioni delle belle arti (16) , saloni di musica e di poesia che rinnovassero o almeno rafforzassero l'arte cristiana, copriva i due ordini che esistevano dietro la facciata estetica della Rosa-Croce: non si deve infatti dimenticare che il titolo dell'associazione denunciato alla prefettura di polizia, come prevedeva la legge francese, era Associazione dell'Ordine del Tempio della Rosa+Croce”. Tutti si sono poi dati da fare nel riprodurre il rituale di ammissione alla Rosa-Croce, senza accorgersi che si tratta di un rituale per il ricevimento dei Templari e dei Cavalieri del Graal: “L'Ecuyer qui veut devenir Chevalier doit opter entre trois plans suivant sa propention: Postuler la tunique rose et noire du Rose+Croix s'il ne croit qu'à l'art et à la science, ou la robe blanche à croix rouge du Templier, s'il croit au verbe de Jésus, ou enfin la robe bleu du Graal s'il adore la présence réelle dans l'Eucharistie” (17) . Ci pare che più chiaro di così non si possa essere, ma se qualche dubbio ancora ci fosse, riassumiamo il testo poco noto (vorremo dire sconosciuto ai più, o dimenticato a bella posta) di un manoscritto chirografo di Péladan(18) nel quale è stabilita l'organizzazione della Rosa+Croce cattolica, Templari e Cavalleria del Graal. Corpo iniziatico: 1) Zelatore, 2) Affiliato, 3) Fratello (questi tre gradi formano il primo grado dell'Ordine cavalleresco, vale a dire Scudiero); di qui si giunge a Cavaliere diviso in tre milizie distinte, come del resto risulta da quanto abbiamo detto, e cioè Rosa+Croce, Tempio, Graal. Il Cavaliere può esser fatto Commendatore simultaneamente per tutte e tre le milizie. Il commendatore può essere nominato Priore, Provinciale o Gran Priore, e Magnifico contemporaneamente (Mago della Rosa+Croce e membro del Supremo Consiglio per il Tempio e il Graal). Per concludere su questo punto, mentre i cavalieri rosicruciani hanno il compito di propagare l'arte e la scienza, il templare, come dichiarano le Costituzioni citate, “étènd à toutes les formes de l'individualité la sollicitude que la Rose+Croix restreint à l'art, il est le réalisateur à la fois des destinées individuelles de la Rose+Croix et du règne du Graal”. Ci pare che anche questa dichiarazione non abbia bisogno di alcun commento, mentre, forse, quella che riguarda il Graal potrà prestarsi, anche se per noi non pare possibile, a sostenere le tesi degli apologeti come pure dei denigratori del Sâr: "L'Ordre du Graal a pour mission de reconquérir au Grand Art, sa place dans le catholicisme". A noi sembra che non si tratti dell'arte dei pittori, dei poeti e dei musici, pur con tutto il rispetto che ad essi va, presa nella sua forma estetica ma eventualmente in riguardo a quelli che possono essere i simboli che essa nasconde. In sostanza ci pare che la Grand'Arte sia quella che nelle costituzioni della R+C kabbalistica di de Guaita e dello stesso Péladan, è indicata come “il magnifico esoterismo” di cui la teologia cristiana è piena a sua insaputa. Note (12) Cfr. L'Initiazion, gennaio 1898. (13) M.me F. LALANDE, Marc Haven H. Dangles, Paris, 1934. (14) Cfr. L'Initiation, novembre 1894. (15) E. DANTINNE, L'oeuvre et la pensée de Péladan, citata, pagg. 3738 (16) Petité Affiches, 23 agosto 1891, nr. 9256. (17) Constitutions Rosae.Crucis, Templi et Spiritus Sancti ordinis (salon de la RoseCroix, 1892, pag. 31). (18) Il 21 novembre 1894 le Voile d'Isis, (nr. 179) pubblicava, sotto il titolo “Sainte Milice du Temple” un comunicato del gruppo KvMRiS nel quale era confermata la presa in guardia dell'Ordine. La Rosa-Croce del Tempio e del Graal ... (Parte III) Abbiamo visto come il Sâr affermasse di aver ricevuto da suo fratello la trasmissione rosicruciana. Ciò è confermato anche da Norberto de Castro y Tosi (19) il quale afferma che Péladan ebbe a scrivere di appartenere alla filiazione di Fabre d'Olivet. “Fabre d'Olivet, Vicomte de Lapasse (de Toulouse), Firmin Boissin (alias Simon Brugal), qui y reçut en 1858 le docteur Adrien Péladan, qui y reçut son frère Joseph Aymè Péladan”. Ma ci sono altre conferme. Il conte de Larmandie (20) indica Fabre d'Olivet, Eliphas Levi (Abate Constant), St. Yves d'Alveydrè, Joseph Aymè Péladan. Il De Castro, noto paleologo, che fu delegato permanente all'Unesco, negli Anecdotes citati afferma che “quest'ultima filiazione indica certamente la successione nel titolo supremo dell'Ordine per la Francia, quella di Arcimago, dato che la prima si riferisce alla successione del capitolo di Tolosa. J. A. Péladan, avendo ricevuto la trasmissione rosicruciana da suo fratello Adriano, il quale era stato ricevuto da Firmin Boissin, e avendo altresì ricevuto i diversi gradi della R+C, fu infine ricevuto quale Mago da St. Yves nel 1882 ». Robert Ambelain, che con un suo proclama dell'aprile 1968 aveva risvegliato la R+C kabbalistica. nel suo Templiers et Rose-Croix (Adyar, Paris, 1955, pagine 12526), pur facendo provenire dall'Inghilterra la filiazione rosicruciana supponendo che Eliphas Levi fosse stato ricevuto nella R+C durante il suo viaggio nelle isole britanniche del 1873 e ne avesse cooptato l'abate Lacuria il quale, a sua volta, avrebbe ricevuto Adrien Péladan e questi il Sâr, sostiene, come del resto è nostra opinione, che fu Josephin Péladan che ricevette nell'Ordine, con piena autorità, il marchese de Guaita e gli altri fondatori della R+C kabbalistica. È quindi evidente che, detenendo egli la filiazione regolare, ed essendo stati gli altri da lui ricevuti o iniziati, non era affatto obbligato a restare nell'Ordine suddetto una volta resosi conto che la sua organizzazione si muoveva su un piano che non era quello da lui ritenuto giusto e non rispondente ai fini ch'egli si era proposto. Per quello che si riferisce all'Ordine del Tempio, Emil Dantinne, sulla rivista Inconnues (nr. 7 dell'ottobre 1952) scriveva: “Gli amici belgi di Péladan grano numerosi. La filosofia rosicruciana aveva trovato nel Belgio un buon numero di adepti. L'Hotel Ravenstein ospitava le attività esoteriche del Tempio e quando la R+C cattolica e quella kabbalistica si separarono, la prima continuò a tenere le sue sedute di modo che anche a Bruxelles si ebbero due branche delle R+C. Il gruppo KvMRiS (21) sparì alla morte del suo animatore Nicolas Brossel la cui ricca biblioteca occultistica fu dispersa. L'altro gruppo disparve a sua volta durante la guerra 191418. Fu soltanto dopo la morte di Péladan che Sâr Hieronymus riaccese la fiaccola dell'Ordine e lo restaurò nel senso della tradizione primitiva della vera R+C e della discrezione iniziatica (22). Il gruppo KvMRiS, come detto alla nota 21, avuta la Guardia dell'Ordine del Tempio in quanto F. Vurgey, Nicolas Brossel, L. de Sellier de Moranville, George Le Clement de St. Marcq, diretti discepoli di Joseph Aymè Péladan, avevano scelto, all'atto di esser ricevuti cavalieri, l'iniziazione templare, si staccò dalla R+C cattolica preferendo seguire il Gruppo indipendente di studi esoterici che faceva capo a Parigi, a Papus, come Branca metropolitana del Belgio. A nostro avviso non si trattò di un tradimento come afferma Dantinne ma certo di uno scisma bello e buono che potrà in qualche modo pretendere a una successione per usucapione soltanto dopo la morte del Sâr(23), ciò che avvenne nel 1934 ad opera di alcuni “hommes de bonne volonté, dont seuls les disciples de Péladan etaient reguliers”(24) come afferma Sâr Elgim, attuale Arcimago della R+C per il Belgio, discepolo di Péladan e di Sâr Hieronymus, e Balì Gran Croce dell'Ordine del Tempio fin dal 26 marzo 1934. Tale testimonianza conferma quanto scrive Paul Le Cour a proposito della filiazione
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