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La rivoluzione PDF

147 Pages·2009·12.921 MB·Italian
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Landauer 000_152:emerson 2b 15-12-2009 13:00 Pagina 3 LaGinestra · 7 · Collana diretta da Ferruccio Andolfi e Italo Testa Landauer 000_152:emerson 2b 15-12-2009 13:00 Pagina 4 Il volume è stato pubblicato con il contributo della Fondazione Cariparma Si ringraziano Anna Zaniboni e l’Archivio Carlo Mattioli di Parma per la gentile collaborazione In copertina Ginestredi Carlo Mattioli Die Revolution Traduzione di Barbara Bacchi Landauer und die Revolution Traduzione diBarbara Bordato ISBN 978 88 8103 643 1 © 2009 Edizioni Diabasis via Emilia S. Stefano 54 42100 Reggio Emilia Italia telefono 0039.0522.432727 fax 0039.0522.434047 www.diabasis.it Landauer 000_152:emerson 2b 15-12-2009 13:00 Pagina 5 Gustav Landauer LA RIVOLUZIONE A cura di Ferruccio Andolfi DIABASIS Landauer 000_152:emerson 2b 15-12-2009 13:00 Pagina 6 Landauer 000_152:emerson 2b 15-12-2009 13:00 Pagina 7 Gustav Landauer La rivoluzione 9 Gustav Landauer: la rivoluzione e il suo oltre, Ferruccio Andolfi 31 La rivoluzione 131 Appendice Landauer e la rivoluzione, Martin Buber 148 Questo volume Landauer 000_152:emerson 2b 15-12-2009 13:00 Pagina 8 Landauer 000_152:emerson 2b 15-12-2009 13:00 Pagina 9 Gustav Landauer: la rivoluzione e il suo oltre Ferruccio Andolfi Un’opera di psicologia sociale Lo scritto di Gustav Landauer Die Revolution(1907) non è, co- me il ti tolo sembra suggerire, un pamphlet agitatorio. È un sag- gio di analisi storica condotta con molta lucidità e disin canto, pur nell’attesa che qual cosa di nuovo possa prodursi. Esso non nac- que nel fervore di eventi rivo luzionari – quegli eventi presto so - prag giunti nel corso dei quali Landauer, dive nuto uno dei prota- gonisti della repubblica dei consigli di Monaco, avrebbe sacrifi- cato la pro pria vita – bensì in una fase di sospensione, in una ‘pausa’ di quel processo rivoluzionario che, dopo la Comune di Parigi, restava aperto, a suo parere, a esiti imprevedibili: dipen- denti dalla volontà degli uomini piuttosto che da lo giche suppo- ste inarrestabili delle cose. Anche nella biografia personale del- l’autore la stesura dell’opera è prece duta da anni, tra il 1902 e il 1907, di abbandono forzato di ogni attività pubblica. Solo più tardi egli sarebbe tornato a un impegno attivo: per un pacifismo radicale contro le tentazioni interventiste del movimento socia - lista nel periodo anteriore alla prima guerra mondiale, e poi, nel dopo guer ra, per la realizzazione della repubblica consiliare1. Il saggio fu pubblicato in una collana di «psicologia sociale» diretta da Martin Buber. Quanto l’opera corrispondesse agli in- tenti di Buber lo chia risce Landauer nelle pagine iniziali. La psi- cologia sociale, spiega, non è una scienza neutrale come la scien- za della natura: essa riconduce i feno meni alle relazioni elemen- tari tra individui da cui si originano, secondo un app roccio ‘indi- vidualistico’, e con questa decostruzione (Auflösung) di istitu zioni Landauer 000_152:emerson 2b 15-12-2009 13:00 Pagina 10 sacre e formazioni sovraindividuali produce effetti pratico-rivo - lu zionari. Sotto questo profilo Landauer dichiara il suo debito di ricono scenza verso Voltaire, Rousseau e Stirner e, prima an- cora, verso Etienne de la Böetie, che nei Discorsi sulla servitù vo- lontariaaveva mostrato come il potere dei tiranni non proviene da costrizioni esterne ma dalla «psico logia del cortigiano» e può essere rimosso dalla volontà di essere liberi. In un discorso commemorativo pronunciato nel 1919, poco 10 dopo la morte del suo amico, Buber affermò che Landauer avrebbe dovuto insi stere nell’opera di rischiaramento teorico che aveva intrapreso anziché gettarsi, sia pure con grande pu- rezza e generosità d’animo, nella rivoluz ione tedesca del dopo- guerra, che secondo i suoi stessi presupposti non poteva che ri- solversi in un fallimento2. Strumento dell’utopia Il tema della rivoluzione viene introdotto in riferimento a quello dell’utopia, che domina la parte introduttiva del saggio. La rivoluzione è presentata appunto come lo strumento di rea- lizzazione dell’utopia o di rottura di quella situazione di relativo equilibrio «autoritario» che Landauer designa con il termine «to - pia». La storia, a un certo livello di generalizzazione, può essere rappre sentata come un continuo alternarsi di topie e utopie, o anche come un succedersi di rivoluzioni che rompono gli equi- libri stabiliti per approdare sempre a nuove forme di stabilità autoritaria. Questo però non è il punto di vista che Landauer in- tende proporre come proprio. Tanto è vero che di chiara, prima di intraprendere l’esperimento di riportare il fenomeno a ‘leggi’ della natura umana, che esso «si sottrae a una trattazione scien - tifica»3. La visione scientifica delle cose si lascia sfuggire la real- tà vissuta di un processo nel quale siamo immersi e del quale non riusciamo a pre figurare gli esiti. Landauer 000_152:emerson 2b 15-12-2009 13:00 Pagina 11 La rivoluzione si riferisce alla convivenza umana (Mitleben) nella sua totalità. Investe e sovverte l’insieme delle forme di con- vivenza: istituzioni sociali politiche economiche e insieme la vi- ta culturale e spirituale. Per indicare l’equilibrio e la relativa sta- bilità in cui queste forme di convivenza si trovano in un certo periodo di tempo – ma una stabilità autoritaria, otte nuta cioè con mezzi coattivi – Landauer conia il termine «topia», eviden - temente pensato in funzione del suo contrario, l’utopia, cioè del 11 movimen to che interviene a rompere quell’equilibrio4. La topia copre la totalità dei fenomeni della convivenza che sono per corsi da un principio culturale comune. Finché esso do- mina, gli individui sono relativamente adattati alle loro condi- zioni di esistenza anche quando non ne siano beneficiari. Non troppo diversamente Marx aveva descritto, nell’Ideologia tedesca, una condizione di relativo equilibrio che domina «finché in un sistema non è apparsa la contraddizione», ricorrendo al concet- to di «individuo personale»5. Ma la contraddizione è in verità sem pre latente anche se non dispiegata. La topia crea benessere e fame, sviluppa spirito e stupidità, crea fortuna e sventura. An- che qui può essere opportuno un rimando ai Manoscritti mar- xiani del 1844, che segnalano dramma ticamente questi differen- ti effetti del processo di produzione mo derno, utilizzando per- sino gli stessi termini (spirito e stupidità)6. La vita privata e fami- liare in questa fase è regolata dagli stessi principi su cui si regge l’intero sistema e così non entra in tensione ma anzi assicura la pace sociale, non si saprebbe dire con quanto giovamento per l’espressione del l’individualità. Se queste contraddizioni attra- versano la topia, è facile pre vedere che essa raggiunga un punto di equilibrio instabile. La stabilità e sicurezza della topia è messa a questo punto in crisi dall’utopia. L’utopia sovverte il dominio della convivenza ma non appar- tiene ad esso, si origina sul terreno della vita individuale e delle sue aspirazioni sempre singole ed eterogenee7. Questa osserva-

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