Con il Decreto legislativo 5 febbraio 22 del 1997 in Italia LA si è realizzata una vasta riforma del sistema della gestione dei rifiuti, un tema che oggi è in procinto di vivere un importante ANNI anno di transizione, grazie all’avvio del nuovo pacchetto di direttive europee per lo sviluppo dell’economia circolare. RIFORMA In un contesto in così significativa mutazione “La riforma dei rifiuti” 7 9 propone una riflessione sui venti anni trascorsi e sulle prospettive / 2 2 future, con il contributo di un qualificato panel di esperti. S G L D. DEI L A D I N N A 0 2 RIFIUTI A - I T U I F I R I A 20 ANNI DAL D.LGS 22/97 E ALLA VIGILIA DELLE E D NUOVE DIRETTIVE RIFIUTI-CIRCULAR ECONOMY A M R A cura di Edo Ronchi O F I R A INTERVENTI DI: L Andrea Bianchi, Paola Bologna, Roberto Cavallo, Stefano Ciafani, Edoardo Croci e Denis Grasso, Sonia D’Angiulli, Paola Ficco e Corrado Carrubba, Franco Gerardini, Paolo Giacomelli, Michele Grillo e Gustavo Olivieri, Rosanna Laraia, Stefano Leoni e Emmanuela Pettinao, Stefano Maglia e I N Paolo Pipere, Letizia Nepi, Elisabetta Perrotta, Giovanni Squitieri N A 20,00 euro LA RIFORMA DEI RIFIUTI A 20 ANNI DAL D.LGS 22/97 E ALLA VIGILIA DELLE NUOVE DIRETTIVE RIFIUTI-CIRCULAR ECONOMY LA RIFORMA DEI RIFIUTI LA RIFORMA DEI RIFIUTI INDICE LA RIFORMA DEI RIFIUTI INTRODUZIONE LA RIFORMA DEI RIFIUTI Una riflessione sui cardini della riforma dei rifiuti del D.Lgs 22/97, utili per recepire le nuove Direttive sulla circular economy Di Edo Ronchi 7 LA RIFORMA DEI RIFIUTI CONTRIBUTI E RIFLESSIONI SUI PRINCIPALI TEMI DELLA RIFORMA DEI RIFIUTI LA RIFORMA DEI RIFIUTI Tentativi e volontà di rischiare del D.Lgs 22/97 possono essere replicabili con l’attuazione della nuova normativa comunitaria dell’End of waste? Di Andrea Bianchi, Confindustria LA RIFORMA DEI RIFIUTI 18 Inquadramento ed evoluzione normativa della pianificazione dei rifiuti urbani Di Paola Bologna, Avvocato LA RIFORMA DEI RIFIUTI 28 Il D.Lgs 22/97: un’esperienza della sua applicazione e alcune indicazioni Di Roberto Cavallo, ERICA soc. coop. LA RIFORMA DEI RIFIUTI 39 Economia circolare e lotta agli ecoreati, dall’emergenza all’eccellenza Di Stefano Ciafani, Legambiente 48 La riforma dei rifiuti: un bilancio venti anni dopo per affrontare le nuove sfide europee Di Edoardo Croci e Denis Grasso, IEFE-Università Bocconi 55 End of Waste e prospettive di attuazione con il modello delle procedure semplificate Di Sonia D’Angiulli, Avvocato 71 Le procedure semplificate per il recupero dei rifiuti: contenuti, estensioni e possibili interpretazioni Di Paola Ficco, Avvocato e Corrado Carrubba, Avvocato 83 LA RIFORMA DEI RIFIUTI LA RIFORMA DEI RIFIUTI LA RIFORMA DEI RIFIUTI LA RIFORMA DEI RIFIUTI LA RIFORMA DEI RIFIUTI Il processo di modeLrAni zRzIaFzOioRneM dAel DlaE gIe RstIiFonIUe dTeIi rifiuti, avviato venti anni fa, va ancora completato Di Franco Gerardini, Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo 94 20 anni fa l’Italia hLaA a RvvIFiaOtoR uMnA pe DrcEoIr RsoI FchIUe lTaI p one fra le eccellenze europee in materia di gestione dei rifiuti, anche se restano questioni importanti da migliorare Di Paolo Giacomelli, Utilitalia 114 LA RIFORMA DEI RIFIUTI La gestione dei rifiuti d’imballaggio in Italia: profili e criticità concorrenziali Di Michele Grillo, Università Cattolica del Sacro Cuore LA RIFORMA DEI RIFIUTI e Gustavo Olivieri, LUISS Guido Carli 127 Il Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n.22: una riforma attuale Di Rosanna Laraia, ISPRA 133 LA RIFORMA DEI RIFIUTI Evoluzione della pianificazione e del fabbisogno impiantistico per la gestione dei rifiuti Di Stefano Leoni e Emmanuela Pettinao, LA RIFORMA DEI RIFIUTI Fondazione per lo sviluppo sostenibile 148 Il punto sulle procedure semplificate di recupero Di Stefano Maglia e Paolo Pipere, ASS.I.E.A. (Associazione Italiana Esperti Ambientali) 167 Idee e proposte per il dibattito sulla regolazione della gestione dei rifiuti Di Letizia Nepi, FISE UNIRE 192 1997-2017: i cambiamenti realizzati e quelli ancora da fare nella gestione dei rifiuti Di Elisabetta Perrotta, FISE ASSOAMBIENTE 202 Il modello italiano di gestione dei rifiuti d’imballaggio: un successo di portata europea Di Giovanni Squitieri, Invitalia 213 LA RIFORMA DEI RIFIUTI A 20 ANNI DAL D.LGS 22/97 E ALLA VIGILIA DELLE NUOVE DIRETTIVE RIFIUTI-CIRCULAR ECONOMY Per la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, hanno contribuito: Alessandra Bailo Modesti, Andrea Barbabella, Delia Milioni, Raimondo Orsini, Vittoria Elena Papa © copyright 2017 Fondazione per lo sviluppo sostenibile Via Garigliano 61 A, 00198 Roma tel. 06.8414815, fax 06.8414853 [email protected] www.fondazionesvilupposostenibile.org @ copyright 2017 Edizioni Ambiente srl Via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333 www.edizioniambiente.it www.freebookambiente.it www.reteambiente.it www.rivistarifiuti.it www.materiarinnovabile.it Finito di stampare nel mese di Febbraio 2017 presso Primaprint srl Via dell’Industria 71, 01100 Viterbo su carta Cyclus Offset certificata Stampato in Italia – Printed in Italy LA RIFORMA DEI RIFIUTI INTRODUZIONE UNA RIFLESSIONE SUI CARDINI DELLA RIFORMA DEI RIFIUTI DEL D.LGS 22/97, UTILI PER RECEPIRE LE NUOVE DIRETTIVE SULLA CIRCULAR ECONOMY di Edo Ronchi Il D.Lgs 22/97 è un testo complesso che attua una riforma organica, recependo, in modo coordinato, tre Direttive europee: sui rifiuti, sui rifiuti pericolosi e sugli imballaggi. Risponde all’idea di produrre un testo unico ambientale in materia. In questo Rapporto, a vent’anni da quella riforma, diversi esperti ne affrontano gli aspetti di maggiore interesse. Non vorrei riprendere i loro interventi, se non per ringraziarli tutti per aver accettato di partecipare a questa riflessione. Questo bilancio a 20 anni di quella riforma dei rifiuti propone una riflessione sui contenuti e sugli effetti prodotti da quella normativa anche per trarre spunti e indicazioni utili per il recepimento nell’ordinamento nazionale del pacchetto di Direttive europee di prossima approvazione in materia di rifiuti-circular economy. Vorrei partecipare a questo dibattito come testimone di quella riforma, delle idee e delle intenzioni che l’hanno animata, limitandomi ad alcuni aspetti e contenuti che furono per me allora prioritari, trascurandone altri, pure importanti (come la prevenzione o il riutilizzo e altri ancora). Contando anche sul fatto che in questo Rapporto pubblichiamo diversi LA RIFORMA DEI RIFIUTI e qualificati interventi che forniscono un quadro ampio, e non privo di differenti valutazioni, che consente una riflessione aperta e articolata sulla riforma del D.Lgs 22/97 e sul recepimento delle nuove Direttive europee in materia. La priorità del riciclo fu un cardine del disegno riformatore del D.Lgs 22: priorità che richiedeva il raggiungimento di livelli elevati di raccolta differenziata. Quando fu avviata la riforma, la raccolta differenziata 7 RONCHI LA RIFORMA DEI RIFIUTI ANNI dei rifiuti urbani era marginale. La gran parte finiva in discarica: nel 1997 su 26,6 Mton di rifiuti urbani prodotti in Italia solo 2,5 Mton erano raccolti in maniera differenziata - pari al 9,4% - e ben (dati Ispra). Lo smaltimento in 21,3 Mton - l’80% - finivano in discarica discarica era la modalità di gestione dei rifiuti ampiamente diffusa perché appariva il sistema più semplice e - sottovalutando i costi ambientali - anche il meno oneroso. Un ricorso massiccio allo smaltimento in discarica, in realtà, comporta: • un grande spreco di risorse (milioni di tonnellate di materie prime e materiali riutilizzabili vengono letteralmente buttate via); • rilevanti impatti ambientali (le discariche occupano, consumano e inquinano territorio e spesso anche le acque di falda); • continue emergenze perché le discariche si esauriscono e, data la difficoltà a localizzarne nuove in un territorio delicato e densamente popolato come il nostro, se non ci sono alternative si rischia di lasciare i rifiuti per strada. Come principale alternativa alla discarica riscuoteva, allora, un notevole consenso fra i decisori politici l’incenerimento massiccio dei rifiuti. Piaceva l’idea di un’industrializzazione del ciclo dei rifiuti affidata a pochi grandi impianti, visti come soluzione del problema. La simpatia per l’incenerimento di massa era basata anche sulla sottovalutazione delle possibilità e dei vantaggi del riciclo dei rifiuti e sui pregiudizi diffusi nei confronti della raccolta differenziata che portavano a ritenerla difficile da praticare e impossibile da sviluppare con percentuali elevate. La Direttiva sulla gerarchia dei rifiuti che avrebbe dato priorità al riciclo sarebbe arrivata molto dopo (con la Direttiva 98 del 2008); il dibattito a livello LA RIFORMA DEI RIFIUTI europeo era stato appena aperto con la Strategia, presentata nel 1996 dalla Commissione europea, sulla gestione dei rifiuti che dava grande peso al riciclo e cominciavano ad essere disponibili analisi tecniche che dimostravano la convenienza non solo ambientale, ma anche economica e occupazionale del riciclo dei rifiuti. La scelta di anticipare gli indirizzi europei sulla gerarchia nella gestione dei rifiuti, assegnando una chiara e netta priorità al riciclo, attribuendo un ruolo esplicitamente secondario al recupero energetico e residuale allo smaltimento in discarica, anche se poteva contare su riferimenti RONCHI 8 e basi robuste, non fu né semplice né scontata nel contesto di quegli anni. Il D.Lgs 22 stabilì che la raccolta differenziata doveva servire a “raccogliere i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, compresa la frazione umida, destinate al riutilizzo, al riciclaggio ed al recupero di materia prima” . A scanso di equivoci - anticipando la gerarchia nella gestione dei rifiuti introdotta successivamente a livello europeo - stabilì che “il riutilizzo, il riciclaggio, e il recupero di materia prima debbono essere considerati preferibili rispetto alle altre forme di recupero” e che occorreva favorire “la riduzione dello smaltimento finale”. Ampio dibattito suscitò anche l’introduzione di obiettivi quantitativi minimi di raccolta differenziata da raggiungere in tutti gli ambiti ottimali (15%, 25% e poi almeno al 35% a partire dal 6° anno). Perché il 35%? Perché ritenevamo che per arrivare ad un minimo del 35% servisse, oltre alla raccolta dei vari rifiuti d’imballaggio, anche quella della frazione organica da avviare al riciclo per la produzione di compost, di biogas e di biometano. E avviata la raccolta differenziata di tutte le principali frazioni dei rifiuti urbani sarebbe stato gradualmente possibile arrivare a percentuali molto più elevate. La riforma puntò anche a rafforzare e indirizzare le Istituzioni ai vari livelli a promuovere lo sviluppo delle raccolte differenziate. Allo Stato competeva, fra l’altro, “l’indicazione di criteri generali per l’organizzazione e l’attuazione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani”; alle Regioni “la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti, ivi compresa la raccolta differenziata”; e ai Comuni stabilire “le modalità di conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto dei rifiuti urbani”. Quando si raggiungono buoni livelli di raccolte differenziate, come oggi nella maggior parte delle città italiane, restano alcuni problemi che non devono essere trascurati ma che devono ricevere LA RIFORMA DEI RIFIUTI grande attenzione anche in futuro, nel contesto del recepimento delle nuove direttive: mantenere buoni livelli di raccolta differenziata e non diminuirli, aumentarli ulteriormente e migliorarne la qualità. Senza mai abbassare la guardia, migliorando e mantenendo elevato il coinvolgimento dei cittadini, la motivazione e la preparazione del personale dedicato alle raccolte, migliorando le modalità di raccolta e l’efficienza dei sistemi di organizzazione e di gestione. 9 RONCHI LA RIFORMA DEI RIFIUTI ANNI Una buona raccolta differenziata è indispensabile, ma è la parte iniziale di un percorso di riciclo. È bene ricordare che i nuovi obiettivi europei sono fissati come target di avvio al riciclo. Come fare per raggiungere obiettivi avanzati di riciclo? Oggi come allora non basta il mercato. Nel 1998 il mercato del recupero assorbiva una raccolta differenziata al 9,4%: 3,3 Mton di rifiuti di imballaggio, composti da 2,4 Mton di rifiuti di imballaggio industriali e commerciali (facili da raccogliere essendo già separati) e solo 0,9 Mton di imballaggi presi dai rifiuti urbani. Era evidente che sarebbe stato molto costoso e praticamente impossibile far crescere la raccolta differenziata a livelli elevati affidandosi solo al mercato, senza garantire sempre e dovunque il ritiro e l’avvio al riciclo di tutti i rifiuti raccolti separatamente e senza assicurare sempre un ritorno economico certo a chi faceva tale raccolta. Recependo la Direttiva imballaggi ritenemmo che fosse una priorità garantire che il sistema Conai-Consorzi di filiera degli imballaggi assicurasse comunque il ritiro - e prioritariamente l’avvio al riciclo - di tutte le frazioni raccolte separatamente di carta, vetro, plastiche, legno, alluminio e acciaio, anche quando il mercato non le assorbiva direttamente, versando ai Comuni, quando il mercato del recupero non garantiva direttamente un prezzo migliore, un corrispettivo che coprisse i maggiori oneri sostenuti per la loro raccolta differenziata. Era consentito ai produttori e utilizzatori di imballaggi di organizzarsi anche autonomamente o di dare vita in forma associata ad altri Consorzi, purchè non minassero la struttura di questo sistema con forme che favorissero l’elusione del contributo ambientale e non speculassero sulle raccolte più facili e redditizie, ma raccogliessero i propri rifiuti d’imballaggio sull’intero territorio nazionale, non solo nelle zone più comode e meno costose. Questo sistema assegnava, per scelta, LA RIFORMA DEI RIFIUTI priorità alle frazioni delle raccolte differenziate dei Comuni (più difficili e costose), strategiche per rendere sostenibile la gestione dei rifiuti urbani. Gli imballaggi secondari e terziari, di origine commerciale e industriale, erano già raccolti in buona quantità con meccanismi di mercato, perché più facili da raccogliere e avviare al recupero. Per questi si ritenne che non fosse necessario pagare dei corrispettivi, ma che fosse sufficiente che i Consorzi di filiera sostenessero solo i costi di piattaforme di conferimento, RONCHI 10
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