ebook img

La Ricerca 78 PDF

2020·3.9 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview La Ricerca 78

78 Novembre 2020 AnnoXXXI,n.78 Pag.1-24,Rovigno2020 CDU908(497.12/.13Istria) ISSN 2718-3793 (Online) ISSN1330-3503 (Stampa) Sommario 1 Il contributo de 5 Le piene del Quieto 13 Teorizzare La Ricerca di Matija Nežić il fascismo: di Nicolò Sponza l’ideologia dal generale al particolare di Diego Han 9 Stoia, il bagno dei 2 Andrea Mantegna, Polesani l’autore della statua di David Orlović di Sant’Eufemia a Rovigno di Marino Baldini 12 Rinvenuto uno 17 Notiziario stemma dei Molino a Buie di Lucia Moratto Ugussi 23 Nuovi Arrivi in Biblioteca La Ricerca 78 Comitato di redazione Ha collaborato Rino Cigui, Paola Delton, Matija Leandro Budicin Unione Italiana Drandić, Marisa Ferrara, Nives Giuricin, Il presente volume è stato realizzato Centro di ricerche storiche Diego Han, Raul Marsetič, Orietta con i fondi del Ministero degli Redazione ed amministrazione Moscarda, Nicolò Sponza Affari Esteri e della Cooperazione Piazza Matteotti 13, Rovigno (Croazia), Direttore responsabile Internazionale della Repubblica Italiana tel. 00385 052 811-133, Raul Marsetič - Direzione Generale fax 00385 052 815-786 Redattore per l’Unione Europea Internet: www.crsrv.org Nicolò Sponza Proprietà letteraria riservata e-mail: [email protected] Progetto grafico e stampa secondo le leggi vigenti 2020 Grafomat Editoriale LA RICERCA, n. 78 Novembre 2020 Il contributo de La Ricerca DI NICOLÒ SPONZA una serie di lavori successivi. Segue Matija Nežić con Le piene del Quieto, dove si ripercorre la storia delle All’interno del vasto panorama editoriale por- piene nella Valle di Pinguente, a partire dal 1774 per tato avanti dal Centro di ricerche storiche il arrivare a quella del 1993, ricordando che il fiume ha bollettino La Ricerca sovente anticipa i lavori avuto modo in diverse occasioni di dimostrare tutta ancora in divenire, presentando contributi, spunti e la sua terribile forza distruttiva. Segue Stoia, il bagno riflessioni che scaturiscono nel corso della singola dei Polesani, contributo di David Orlović sul bagno ricerca, il tutto, nel proposito di favorire una comu- cittadino posto nella penisola di Stoia, a sud del gol- nicazione più immediata e puntuale con i nostri let- fo di Pola, internamente ad una delle numerose baie tori. La linea editoriale della rivista resta fedele ad del litorale della Bassa Istria. L’autore ne ripercorre un approccio olistico in quanto siamo fermamente le vicende a partire dal 1919, quando venne inau- convinti che le proprietà di un sistema non possono gurato, per arrivare ai primi decenni del XXI secolo essere spiegate esclusivamente tramite le sue compo- con gli interventi di risanamento e ricostruzione del nenti poiché la sommatoria funzionale delle parti è 2018 e 2019. Lucia Moratto Ugussi ci propone il sag- sempre maggiore/ gio Rinvenuto uno differente dalla som- stemma dei Molino a ma delle prestazioni Buie, sullo stemma delle parti prese sin- medievale venuto golarmente. Per que- alla luce nello slargo sto motivo il nuovo di Piazza delle Erbe, numero offre tutta al civico n.8, in se- una serie di contri- guito alla caduta di buti volti ad aiutare parte dell’intonaco chi legge a scoprire della facciata dello (o forse solamente stabile provocata da riscoprire) la com- un forte temporale plessa civiltà che nei con tromba d’aria millenni si è andata nell’estate del 2017. a tracciare lungo la Conclude il numero costa dell’Adriatico Diego Han con Teo- orientale, civiltà che rizzare il fascismo: si modella attraver- l’ideologia dal gene- so le varie dimen- rale al particolare. sioni linguistiche, Il cosiddetto nuovo culturali, etniche e nazionali che continuano a deli- consenso sul fascismo, proclamato da Griffin alla neare questa porzione del Vecchio Continente. fine del secolo scorso, sembra abbia oramai perso L’imponente statua di Sant’Eufemia posta sull’alta- nella storiografia odierna quello slancio che ne aveva re, nella navata laterale destra, del Duomo di Rovigno contrassegnato gli inizi, lasciando sempre più spazio è stata oggetto di numerose ricerche e pubblicazioni. a un metodo di ricerca comparato che tenga conto Nella letteratura scientifica viene ritenuta una scultu- di tutte quelle singolarità che formarono il fascismo ra gotica o, talvolta, un’opera provinciale del XVI se- in Europa. In un simile contesto, ci ricorda l’autore, colo. Il saggio d’apertura Andrea Mantegna, l’autore analizzare degli spazi più ristretti come quello del- della statua di Sant’Eufemia a Rovigno porta la firma la città di Rovigno può dimostrarsi utile per almeno di Marino Baldini, propone un’interessante cronolo- due motivi, cioè sia perché permette di aggiungere gia che porterebbe ad attribuire la statua ad Andrea nuovi tasselli a una storia comparata del fascismo, Mantegna, e perdipiù, che la statua rovignese rappre- sia perché permette di esaminare i risvolti dell’ideo- senti l’opera prima e sia servita da modello a tutta logia nel quotidiano della società fascista. 1 LA RICERCA, n. 78 Novembre 2020 Andrea Mantegna, l’autore della statua... Andrea Mantegna, l’autore della statua di Sant’Eufemia a Rovigno DI MARINO BALDINI L’imponente statua di Sant’Eufemia sull’altare del Duomo di Rovigno è stata oggetto di nume- rose ricerche e pubblicazioni. In generale, nella letteratura scientifica è ritenuta una scultura gotica o, talvolta, un’opera provinciale del XVI secolo. An- che se secondo la mia opinione si tratta della più va- lida rappresentazione della santa tra le tante opere a lei dedicate, viene riprodotta assai di rado. È collo- cata davanti al sarcofago tardoantico che contiene il corpo della santa, uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio in Istria. Lo ritenevo un lavoro del primo Rinascimento, particolarmente vicino a qualche artista della bot- tega dello Squarcione. Anche se opera scultorea, sin dai tempi quando a Mantegna non venivano ancora attribuite statue, benché si sapesse in base ai documenti che era anche scultore, ero guidato dall’idea che si trattasse di un suo lavoro risalente alla fase iniziale, ancor prima dell’arrivo a Vene- zia. Le linee del volto dalle caratteristiche classi- che, la posizione eretta impostata secondo i canoni antichi, la ricchezza dei panneggi e l’espressione mantegnesca dei movimenti, le mani, soprattutto le dita, ma anche la cariatide a forma di lettera “m” che scende dal centro dei panneggi per quasi tut- ta la lunghezza della parte inferiore del mantello sono elementi che incontriamo in particolare nelle prime opere pittoriche di Andrea. Il dipinto sulla scultura lapidea ricorda parecchio, oppure è identi- co ai motivi del broccato del repertorio che dipinge Statua di Sant’Eufemia (Foto di Slobodan Tadić) Andrea Mantegna, ma è evidente che specialmente sul volto della Sant’Eufemia rovignese ci sono dei usata sin dall’epoca romana in architettura e scultura nuovi strati di colore. ed è stata descritta, tra l’altro, da Andrea Palladio. In generale, per quel che riguarda il materiale, si Se dovessi narrare tutte le mie ricerche sugli ritiene che la statua rovignese di Sant’Eufemia sia autori del primo Rinascimento relative alla statua stata fatta con marmo di Carrara, tuttavia, sembra di S. Eufemia, non basterebbe una monografia, ma che il materiale per quanto riguarda il colore e la recentemente mi sono imbattuto in alcuni dati che struttura petrografica sia da accostare a quello che si confermano ulteriormente l’affinità delle opere rea- estrae dalle cave vicino a Vicenza. La pietra di Nan- lizzate da Mantegna agli inizi degli anni ’50 del Quat- to o pietra di Vicenza, che dal grigio chiaro tende in trocento con la statua rovignese di Sant’Eufemia. Tra alcune varianti verso tonalità più calde, ha proprio queste spicca in particolare la pala di Sant’Eufemia le caratteristiche del materiale della nostra statua. È del Museo di Capodimonte a Napoli. Questa tempera 2 Andrea Mantegna, l’autore della statua... LA RICERCA, n. 78 Novembre 2020 su tela è datata e firmata dall’autore (Opus Andreae qualcos’altro, per ora ignoto). Una volta ottenute le Mantegnae / MCCCCLIIII)1. reliquie6, cosa non semplice, poté ordinare quattro o Ha cambiato diverse sedi e musei ed è stata det- cinque opere artistiche e il reliquiario nel quale col- tagliatamente restaurata nel 1960 quando è stato locarle. Il reliquiario potrebbe essere stato realizza- rimosso lo strato di fuliggine originato ai tempi in to a Rovigno, dove abbiamo dati molto antichi sugli cui era venerata sull’altare. L’altare si trovava nella orafi, ma anche a Padova. Il reliquiario della chiesa cattedrale di Sant’Eufemia a Irsina (Lucania). Irsina di Sant’Eufemia a Irsina sicuramente reca il marchio, era diventata sede diocesana proprio alla metà del ma forse vi è indicato anche il nome del committen- XV secolo, epoca nella quale è datata la citata opera te o della bottega. che sembra come se fosse stata ripresa dalla scultu- Per quest’affermazione possiamo trovare appog- ra rovignese. Non solo stilisticamente, ma persino gio in due ulteriori prove. L’avambraccio sinistro di nei dettagli. A questa corrispondono i primi lavori di Mantegna, come la pala di San Zeno e soprattutto la Santa Giustina del Polittico di San Luca, oggi nel museo di Brera. Le circostanze del ritrovamento di una biografia di Sant’Eufemia del 1592 potrebbero confermare che la Sant’Eufemia rovignese collocata sull’altare accanto al sarcofago sia cronologicamente, ma an- che stilisticamente, l’opera prima, cioè che sia servi- ta da modello fin nei minimi dettagli a una serie di lavori successivi correlati. Ciò è evidente dall’analisi formale, ma le fonti, come al solito, possono essere determinanti per confermare l’attribuzione2. In base alla Vita di Sant’Eufemia del 1592, a Pado- va era rettore della chiesa di San Daniele il sacerdote Roberto de Mabilia, nativo della Lucania. Dato che la chiesa della sua regione d’origine era intitolata a Sant’Eufemia ed era stata elevata al rango di catte- drale, egli aveva deciso di provvedere alla donazione delle reliquie di Sant’Eufemia e di cinque opere a Ir- sina. Un dipinto è andato perduto3, mentre l’altro è quello citato, firmato dal Mantegna nel 1454. Donò, Particolare della pala di Sant’Eufemia del Museo di inoltre, due sculture marmoree di Sant’Eufemia e Capodimonte a Napoli (Fototeca dell’Università di Bologna della Madonna con Bambino, che oggi si trovano su- – Fondazione Zeri) gli altari laterali della cattedrale, nonché un Corpus d’ispirazione donatelliana che si differenzia dalle al- Sant’Eufemia faceva parte della donazione di Rober- tre opere citate. Le due statue corrispondono per lo to a Irsina, dov’è tuttora custodito nella cattedrale. La stile e per il linguaggio del primo Rinascimento alla parte inferiore del reliquiario è ancor sempre quella Sant’Eufemia di Rovigno, anche se pare che questa originale, mentre le parti superiori sono state sostitu- sia stata il modello per tutte e quattro le opere citate, ite dopo il XV secolo. ma anche per altri personaggi e lavori dei quali alcu- Al corpo di Sant’Eufemia che si trova nel sarco- ni sono stati menzionati più sopra4. fago della chiesa rovignese manca proprio l’avam- La cronologia che proponiamo è la seguente: il braccio sinistro7. La storiografia più antica riteneva rettore Roberto de Mabilia aveva deciso di donare che dal corpo di Sant’Eufemia, rapito dai Genovesi, le opere di Mantegna alla chiesa della sua regione siano state asportate alcune reliquie (oltre alla mano natia, ma prima aveva bisogno delle reliquie della anche le dita)8. Ciò accadde alla fine del Trecento, Sant’Eufemia di Rovigno. In base alla citata opera cosa che successe anche con le reliquie dei Santi di Varrone5, per lui non è stato facile arrivare alle Mauro ed Eleuterio a Parenzo, ma in questo caso reliquie, quindi si può supporre che per prima cosa alcuni decenni prima9. I Genovesi avevano preleva- donò la statua alla chiesa rovignese (e forse anche to le reliquie di Sant’Eufemia nel 1379, ma queste 3 LA RICERCA, n. 78 Novembre 2020 Andrea Mantegna, l’autore della statua... 7 Il sarcofago della martire di Calcedonia viene aperto ogni erano state riprese dai Veneziani dopo la battaglia anno il 16 settembre per la festa della santa da quando mira- di Chioggia. Furono custodite nella locale chiesa di colosamente nell’anno 800, all’epoca delle lotte iconoclaste (e San Canzian, fino a che non furono definitivamen- di Carlo Magno), dopo la rovina del vicino centro diocesano te restituite a Rovigno. Le reliquie parentine furono di Cissa, approdò a Rovigno. trasferite a Genova e restituite appena nel 193410, 8 Bernardo Benussi, Storia documentata di Rovigno, 1888. mentre il corpo di Sant’Eufemia, custodito a Chiog- 9 Marino Baldini e altri, Povratak – Ritorno, 1354 – 1934, gia11, fu restituito nel 140112. Il rientro delle reliquie 2004; S. Mauro nell’eredità artistica, Parenzo, 2004. a Rovigno fu solenne e maestoso13. 10 Le celebrazioni, della durata di sette giorni, furono orga- Va certamente sottolineato che la statua di Sant’Eu- nizzate dal vescovo Gaspare Negri per il rientro di parte delle femia a Rovigno, risalente al primo Rinascimento, è reliquie dei Santi Mauro ed Eleuterio, Ricognizione dei resti una delle perle più importanti del patrimonio sacro e attribuiti ai SS. Mauro ed Eleuterio in Parenzo – Istria, 26, 27 dicembre 1982. artistico dell’Istria. Scriviamo queste righe perché sia più spesso opportunamente esposta e spiegata, poi- 11 Benussi, idem. ché effettivamente Sant’Eufemia lo merita14. 12 Ibidem. 13 Ibidem: Unde praefacti Rubinenses cum ingenti gaudio; et 1 Ho usato, tra le altre cose, la fototeca dell’Università di immensa laetitia cum himnis laudibus et canticis spiritualibus Bologna – Fondazione Zeri. cu(m) aromatibus et linteis siricis: et deauratis prelibatum ve- nerandum corpus. Le reliquie di Sant’Eufemia furono deposte 2 Pasquale Varrone, Vita Divae Euphemiae Virginis et Marti- nuovamente nel sarcofago risalente all’epoca del suo martirio ris, Napoli 1592. L’opera di Varrone è stata trovata dal sacerdote (IV sec.) il 18 maggio 1401. Nicolino Di Pasquale che l’ha pubblicata nel 1989. 14 Sant’Eufemia (289 – 16 settembre 304), vergine e martire 3 Dormitio Virginis. di Calcedonia presso Costantinopoli. Il Concilio di Calcedonia 4 Lei è il modello per tre opere conosciute, quanto lo sia si tenne nella sua chiesa, accanto al corpo che oggi si trova nel stato per il quarto che è andato perduto (Dormitio Virginis) non Duomo della città di Rovigno. Le scene del martirio dei tempi possiamo sostenerlo esplicitamente. dell’imperatore Diocleziano sono dipinte nella parrocchiale rovignese nella quale molti pellegrini vengono ogni anno per 5 Varrone, idem. adorare Dio, Sant’Eufemia e il co-patrono San Giorgio, in parti- 6 La parte originale del reliquiario del XV secolo, cioè la colare nel giorno del martirio, il 16 settembre. parte inferiore del piedestallo è datata nell’anno 1450. Il sarcofago con il corpo di Sant’Eufemia nel Duomo di Rovigno 4 Le piene del Quieto LA RICERCA, n. 78 Novembre 2020 Le piene del Quieto I mulini della Valle del Quieto sotto Pinguente DI MATIJA NEŽIĆ La valle di Pinguente grazie alla fonte Bolas, det- ta anche di San Niceforo, era nota per i suoi mulini i Il Quieto nel suo lento corso verso il mare, attraver- quali grazie al continuo scorrere dell’acqua riusciva- sa altresì la pingue valle di Pinguente, fiume che no a lavorare tutto l’anno; Don Pietro Flego nel 1646 nella storia, ha avuto modo in diverse occasioni di scrisse che i mulini erano diciotto e che servivano dimostrare tutta la sua terribile forza distruttiva. Ali- anche la Polesana d’estate2. mentato da corsi d’acqua torrenziali che si riversano Le fonti di fine Settecento documentano la pre- impetuosi dalle colline circostanti, e dalle fonti sorgi- senza di undici mulini, nove furono distrutti dalla ve di Tombasin e Bolas a San Giovanni (quest’ultima piena del 1774. I mulini in seguito ricostruiti rimase- oggi interessata dalle opere di presa dell’Acquedotto ro attivi fino al 1930, quando la fonte Bolas fu captata Istriano) durante gli episodi di piogge eccezionali si dalle opere di presa dell’Acquedotto Istriano. trasforma in un violento corso d’acqua. Delle dodici vittime contate dai parroci di Pin- Le fonti storiche hanno registrato numerose pie- guente e di Sovignacco, nove sono state recuperate ne del Quieto, molte con conseguenze catastrofiche. il giorno stesso e vennero sepolte presso il cimitero Uno dei più violenti episodi conosciuti fu quello an- di San Vito di Pinguente. Il sesto giorno fu ritrovato notato Ad perpetuam rei memoriam dal parroco nel il corpo di Orsola Cherbavaz che era stato trascinato registro dei morti per l’anno 17741, dove si legge che per tre chilometri a fondo valle, in sito Porte di Fer- nella notte tra il 25 e 26 settembre, alle ore sei, circa, ro: venne sepolta a San Vito. Nel diciottesimo giorno furono sradicati nove molini dalla rapidezza dell’ac- dalla piena, il 12 ottobre, furono rinvenuti altri due qua e morirono dodici persone. corpi nella valle di Sovignacco: Biasio Muscovich, 5 LA RICERCA, n. 78 Novembre 2020 Le piene del Quieto rinvenuto presso il ponte a circa cinque chilometri di distanza da Pinguente, e sepolto nel cimitero di Sovi- gnacco, e Maria Cernecca, rinvenuta in sito Zupagna vala ed ivi sepolta per ragioni igieniche. Le vittime registrate nel registro dei morti di Pin- guente: Simon Pauletich quondam Piero Molinario del sig. Carlo Furlanich d’anni 55 restò estinto fu sepolto nell’arca di San Zorzi; Mattio German quondam Gregorio d’anni 30 cir- ca del molino medesimo restò estinto sepolto nel Ci- mitero di San Vito oriundo da Mlun del Marchesato; Giacomo Codeglia quondam Domenico d’anni 25 circa restò estinto della suddetta villa fu sepolto nel Cimiterio di San Vito; Zuanne Cerovaz quondam Antonio d’anni 25 cir- ca restò estinto da Mlun di questo territorio fu sepol- to nel Cimiterio di San Vito; Elena Sincich quondam Tomaso da Clenouschia- ch d’anni 30 circa restò estinta fu sepolta nel Cimie- rio di San Vito; Mattia moglie di Giure Bencich del Territorio di Rozzo d’anni 59 circa restò estinta fu sepolta nel Ci- miterio di San Vito; Francesca figlia di Giure Bencich del Territorio di Rozzo d’anni 20 circa restò estinta fu sepolta nel Ci- miterio di San Vito; Cattarina figlia di Mico Bratetich d’anni 25 da Cle- nouschiac restò estinta e fu sepolta a San Vito; Luizza Baglioc quondam Zuanne del territorio di Verch restò estinta nel molino di Giacomo Vivoda fu sepolta a San Vito; Orsola moglie di Mico Cherbavaz della villa di Slum d’anni 30 restò estinta nel molino di Giacomo Vivoda ed ritrovata alle Porte di Ferro e sepolta a San Vito il 1 ottobre. L’acquedotto sovrasta il Malahuba, affluente del Quieto, sotto Pinguente, 1945 Le vittime registrate nel registro dei morti di So- vignacco: ottavo giorno, et per non esser stato possibile traspor- Biasio figlio di Mattio Muscovich q. Mattio dalla tarla nel sacro luoco, dopo licenciata dalla giustizia, villa di Mlun, Marchesato, annegato nel molino del ivi fu sepolta, li suoi anni furono circa vinti, li 12 ot- sig. Carlo Furlanicchio da Pinguente, et trasportato tobre 1774. dall’inondazione dell’acqua sotto questa pieve appres- Dalle note dei parroci scaturiscono molti dati in- so il ponte nella valle, ivi ritrovato, et licenciato dalla teressanti. Come primo si denota che tutti i defunti Giustizia, fu sepolto in codesto cimiterio colli soliti fu- provenivano dai villaggi del circondario, non erano nerali aspettanti ad ogni altro cristiano et fu d’anni 25 originari del luogo. Cinque vittime venivano dal Car- circa li 12 ottobre 1774; so (Slum e Klenovšćak), tre da Rozzo, due dalla villa Maria figlia di Gaspero Cernecca del Carso della di Mlun e uno da Vetta. Di una vittima non si cono- villa di Clenouschiach, annegata nel molino del sig. sce la provenienza. Inoltre cinque delle vittime vi- Carlo Furlanicchio sotto Pinguente, et trasportata vevano nel mulino di Carlo Furlanicchio/Furlanich, dall’inondazione nella valle di codesta Pieve, nomi- due in quello di Giacomo Vivoda, mentre per le altre nata Zupagna valla, ivi ritrovata fetente, nel decimo vittime non ci sono dati riguardanti il proprietario 6 Le piene del Quieto LA RICERCA, n. 78 Novembre 2020 L’acquedotto sovrasta il Malahuba, affluente del Quieto, sotto Pinguente, 1945 del mulino. L’età media era di 29 anni, cinque uomi- del fiume causando parecchi danni soprattutto ai ni e sette donne (mogli e figlie), il che significa che i ponti, come nel 1838 quando la forza dell’acqua di- mugnai vi si stabilivano con l’intera famiglia. strusse gli argini del fiume in prossimità del ponte Molti furono i danni materiali causati dalla piena di San Ulderico, intasato dai detriti che sia erano ac- del 1817, l’onda d’acqua arrivò nella notte tra il 18 e cumulati a ridosso dello stesso indebolendo le fon- 19 settembre. A subire i danni maggiori fu la Fabbri- damenta dei piloni. Per limitare i danni degli eventi ca di allume e vetriolo alla Miniera, l’onda si portò catastrofici l’amministrazione stradale del distretto via ingenti quantità di allume e vetriolo, pronte per ordinò a comuni e privati di tenere puliti i letti dei essere trasportate nei vicini porti per la spedizione. I torrenti. danni furono stimati a 23.000 fiorini. Seguì una maggior attenzione anche nella stes- Nel corso del XVIII secolo furono molti i casi di sa pianificazione, il progetto della nuova strada da straripamento del fiume, con ingenti danni sia all’a- Pinguente a Novacco di Pisino, progettata da G. de gricoltura sia alle infrastrutture stradali. Le onde Almerigotti nel 1854, contemplò le “straordinarie al- delle piene in più occasioni hanno eroso gli argini lagazioni” onde stabilirne l’elevazione3. 7 LA RICERCA, n. 78 Novembre 2020 Le piene del Quieto Uno degli ex mulini sommerso dal fiume Quieto, 22 ottobre 1993 Dal 1929 le piene vennero documentate anche dei primi piani delle case, ma per fortuna i residenti fotograficamente4. I testimoni dell’epoca ricorda- si erano riparati per tempo. La forza del fiume rup- no la valle inondata come un lago d’acqua torbida. pe, in molti punti, gli argini distruggendo il vecchio Nonostante le opere di miglioria5 fatte negli anni ponte dell’acquedotto e trascinando macchine e au- ’30 del XX, secolo non sono mancati nuovi episodi tocarri per centinaia di metri verso valle. di straripamento del fiume. Lo conferma una foto- grafia del 1945 la quale riprende la valle inondata 1 Registro dei defunti della Parrocchia di Pinguente 1737-1815. nel punto dove l’acquedotto sovrasta il fiume Ma- 2 Relazione del don Pietro Flego al Vescovo Tommasini, lahuba, affluente del Quieto6. pubblicata in Archeografo Triestino, volume 4, Trieste 1837. Ingenti furono i danni materiali causati dalla pie- 3 Archivio di Stato di Trieste, I. R. Direzione delle Fabbriche na del 1974, esattamente 200 anni dopo la terribile del Litorale [in Luogotenenza del Litorale], Archivio piani-parte piena del 1774. Questa indusse le autorità a prende- seconda Opere stradali, Strada Pinguente-Novacco: progetto di costruzione 0768 re dei provvedimenti che nessuno mai aveva preso in considerazione ossia trasferire le abitazioni fuori 4 Archivio del Museo civico di Pinguente, autore sconosciuto. dalle aree basse che si trovano lungo il fiume. Furono 5 Con la costruzione dell’Acquedotto Istriano iniziata nell’au- individuate sei case all’interno delle zone a rischio tunno del 1930 sopra la fonte Bolas venne costruita una cupola e gli abitanti ottennero un indennizzo con il quale in cemento e l’intero impianto di filtrazione potabilizzazione. La capacità della fonte varia dai 200 ai 2000 litri al secondo, ma spostarsi e ricostruire altrove. Nonostante ciò, dopo l’impianto ne poteva raccogliere al massimo 300 al secondo. solo alcuni anni, agli inizi degli anni ’90, tutte le sei Con la costruzione dell’acquedotto cessa in parte la lunga case erano nuovamente abitate. Il mese di ottobre storia dei mulini, 4 furono demoliti, mentre quelli restanti non del 1993 fu uno dei più piovosi, nella notte del 22 il avevano più acqua a sufficienza per essere in funzione. Due famiglie ricevuto il dovuto indennizzo hanno continuato la fiume Quieto si ingrossò in brevissimo tempo pro- tradizione acquistando mulini elettrici. vocando un’onda di piena che inondò, nuovamente, 6 Archivio della Citta di Pinguente, autore sconosciuto. l’intera valle di Pinguente. L’acqua raggiunse i soffitti 8

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.