BOLLETTINO DEL CENTRO DI RICERCHE STORICHE DI ROVIGNO UNIONE ITALIANA - FIUME N.56 Pubblicazioni CRS 2009: Pubblicazioni CRS in corso di stampa: DICEMBRE 2009 ATTI XXXVIII ATTI XXXIX ISTRA KROZ VRIJEME traduzione in lingua ISTRA SKOZI ČAS sloveno (ampliata) croata, ampliata e completata, dell’edizione dell’edizione del Centro di Istria nel tempo italiana (2006) di Istria nel tempo (2006) L’IDENTITÀ NAZIONALE DEGLI ITALIANI QUADERNI XX DELL’ISTRIA di G. Nemec L’ITALIANO IN ISTRIA: STRUTTURE LA COMUNITÀ NAZIONALE ITALIANA COMUNICATIVE di F. Simcic 1944-2006 di E. Giuricin e L. Giuricin MODELLO DI FORMAZIONE EXTRASCOLASTICA PER LA MINORANZA DIZIONARIO DEL DIALETTO DI POLA ITALIANA IN CROAZIA di A. Debeljuh di B. Buršić Giudici e G. Orbanich COSÌ ROVIGNO PREGA E CANTA A DIO: LA GRANDE TRADIZIONE LITURGICA, RICERCHE SOCIALI 16 MUSICALE E RELIGIOSA DI ROVIGNO di D. Di Paoli Paulovich I DOCUMENTI DELL’UIIF 1947-1948 LA RICERCA n. 55 (Bollettino) di G. Radossi e A. Radossi e M. Radossi LA RICERCA n. 56 (Bollettino) LA RICERCA n. 57 (Bollettino) L’epidemia di tifo petecchiale a Isola d’Istria Le sepolture a Pola dal Medioevo alla metà del XIX secolo Fonti archivistiche per lo studio dell’Istria nel secondo dopoguerra Tommaso Caenazzo: canonico rovignese e compositore di musica LA RICERCA, Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, Anno XIX, n. 56 - Pag. 1-24, Rovigno 2009 - CDU 908 (497.12/.13 Istria) ISSN 1330-3503 S O M M A R I O EDITORIALE SAGGIO 1 Connettere il passato 14 Tommaso Caenazzo: al futuro canonico rovignese di Nicolò Sponza e compositore di musica. Due inediti ritrovamenti a Valle SAGGIO di David Di Paoli Paulovich 2 Le sepolture a Pola dal Medioevo alla metà SAGGIO del XIX secolo 17 Fonti archivistiche di Raul Marsetič per lo studio dell’Istria nel secondo dopoguerra SAGGIO di Orietta Moscarda Oblak 6 “Putrida biliosa febbre con verminazione e petecchie” 20 Notiziario L’epidemia di tifo petecchiale di Marisa Ferrara a Isola d’Istria nel 1791 21 Visite al Centro di Rino Cigui di ricerche storiche SAGGIO 23 Partecipazione dei 9 Roberto Oros di Bartini ricercatori a convegni e seminari (Fiume 1897 - Mosca 1974) 24 Nuovi Arrivi di William Klinger COMITATO DI REDAZIONE COORDINATORE Marisa Ferrara, Nives Giuricin, Silvano Zilli Raul Marsetič, Orietta Moscarda Oblak, PROGETTO GRAFICO La Ricerca Alessio Radossi, n. 56 Giovanni Radossi, Rino Cigui, Fulvia Casara Unione Italiana Nicolò Sponza, Silvano Zilli STAMPA Centro di Ricerche Storiche di Rovigno DIRETTORE RESPONSABILE Tipografi a Adriatica Redazione ed amministrazione: Giovanni Radossi Trieste Piazza Matteotti 13 - Rovigno d'Istria REDATTORE HA COLLABORATO Tel. (052) 811-133 - Fax (052) 815-786 Nicolò Sponza Massimo Radossi (Italia e Slovenia: 00385/52) Indirizzo Internet: www.crsrv.org Stampato con il contributo dell'Università Popolare di Trieste e-mail: [email protected] © 2009 Proprietà letteraria riservata secondo le leggi vigenti di Nicolò Sponza BB asterebbe dare anche un solo rapido sguar- do al variegato panorama delle circumvicine produzioni storiografiche regionali o nazio- nali, poche escluse, per incappare in molte, troppe ricerche cucite su misura ossia in ricostruzioni sto- riche del passato in linea unicamente con i bisogni, con le illusioni e le aspettative del credo nazionale o ideologico di turno. Credo sia inutile, se non ad- dirittura controproducente, indignarsi e tantomeno moralizzare in quanto di storici pronti a scrivere di storia su richiesta di un certo pubblico, di una certa cultura, di una certa politica ne avremmo sempre. E come se non bastasse, questi continueranno a esser- ne fieri giacché fermamente convinti che qualcuno debba assolutamente rispondere alle esigenze cultu- rali di quel lettore, individuale o collettivo che sia, che per pigrizia o scelleratezza vuole le sue personali non di rado “quotidiane” certezze in merito ai secoli il passato al futuro stabilendo legami tra ciò che è trascorsi. Omettendo, il più delle volte di proposito, stato, ciò che è, e ciò che presumibilmente sarà attra- mascherando altri interessi e fini in gioco, che si ri- verso uno spazio, un percorso d’azione dove cardine Connettere il passato al futuro velerà sempre totalmente forviante ricercare la con- dell’impegno intellettuale è l’agire all’interno di un figurazione dell’oggi nel passato in quanto ogni fase universo privo di confini (storici, mentali, culturali storica è un periodo a sé, un periodo finito, con re- e nazionali) ma definito, chiaro e preciso nella sua gole intrinseche proprie, difficilmente riconducibile dimensione valutativa e interpretativa, condizione alla nostra dimensione storica. E’ bene ricordare ciò, possibile solamente attraverso una complessa e dina- vista la confusione tra passato e presente che spesso mica operazione sincronica e diacronica dei contesti si riscontra soprattutto quando, come nel caso del no- storici. stro territorio, i confini tra nazioni, culture, lingue si Ricostruire la storia della comunità nazionale italiana intersecano e formano una regione di frontiera di non dell’Istria, di Fiume e Dalmazia, delle sue relazioni facile mappatura. con le altre genti, del suo rapporto con le due sponde Scoprire, capire e quindi spiegare il tempo che non dell’Adriatico, dove spesso la piccola storia si pone c’è più è indubbiamente prerogativa degli storici, ma o meglio si impone come la storia stessa non è facile, questi a loro volta devono rispondere a criteri di ob- essendo il territorio area di frontiera, punto d’incon- biettività, applicando con coscienza, e perché no, con tro attraverso il tempo di distinti assetti politici e isti- umiltà una distanza critica, che li metta in condizione tuzionali, di diverse lingue, di popoli e culture. Non è di valutare oggi le dimensioni del mondo di ieri. So- facile ma è provato che sia possibile. Basta eludere le lamente un approccio maturo, derivato da tutta una semplificazioni e rigettare le interpretazioni scandite serie di riflessioni critiche, può restituire al presente dal monolitismo nazionale, implementando l’autono- il senso e i significati dei secoli trascorsi. mia di ricerca e individuando con coraggio percorsi La ricerca storiografica ha il compito di connettere non solo nuovi ma anzitutto innovativi. La Ricerca n. 56 dicembre 2009 1 SAGGIO Le sepolture a Pola dal Medioevo alla metà del XIX secolo di Raul Marsetič Con l’avvento del Medioevo, le sepolture a Pola, a causa dell’attiguità delle due chiese era inevitabile come del resto nel mondo Occidentale, passa- l’interferenza tra le due realtà. Con il tempo si arrivò no progressivamente all’interno delle mura ad un punto in cui non era più possibile distinguere la cittadine, per uscirne soltanto alla fine della prima linea di demarcazione tra chiesa e cimitero. metà dell’Ottocento con la creazione dell’odierno ci- La sepoltura medievale ad sanctos, cioè più vicino mitero cittadino a Monte Ghiro. Nei primi secoli del possibile alle tombe dei santi o alle loro reliquie, in- Medioevo, avevano continuato a essere svolte nelle dicava quindi la sepoltura in uno spazio consacrato antiche e famose necropoli polesi, con una continuità che comprendeva insieme la chiesa, il suo chiostro, le di molti secoli, che probabilmente era andata fino al- sue dipendenze. Si seppelliva dappertutto all’interno l’inizio delle sepolture intra muros. di questo recinto, nel cortile, nei chiostri, spesso tra- Nell’intervallo tra la costituzione delle diocesi e gli sformati in ossari. Ognuno precisava nel suo testa- inizi dell’VIII secolo, le pratiche funerarie subirono mento, il luogo che aveva scelto come ultima dimo- dei mutamenti tali da annullare il carattere di ec- ra, secondo le sue personali devozioni e possibilità cezionalità in precedenza rivestito dall’inumazione economiche. I luoghi più ricercati erano ovviamente all’interno delle città. Comunque, ancora per quel quelli vicino alle sante reliquie e agli altari, dove si periodo, la posizione dei luoghi d’inumazione tra- celebrava l’ufficio divino. I più poveri o i più umili dizionali fuori dai centri abitati, dimostra che nella erano relegati in quello che poi è diventato il cimi- maggior parte dei casi si ha una vera e propria conti- tero, cioè il più lontano possibile dalla chiesa e dalle nuità tra le necropoli romane ed i cimiteri della tarda sue mura, in fondo al recinto, in mezzo al chiostro, in antichità, considerazione pienamente valida anche profonde fosse comuni. per Pola. Talvolta si è avuta una contrazione verso Periodicamente oppure all’apertura della fossa per l’abitato o una riduzione del numero dei siti a desti- una nuova sepoltura, per far posto, si rimuovevano nazione funeraria, ma tutti i dati sembrano indicare dal suolo delle chiese e dei cimiteri le ossa appena che le antiche aree sepolcrali furono mantenute in dissecate, e si ammucchiavano negli ossari2. Le spo- uso fino alle soglie dell’alto Medioevo. L’età medie- glie dei defunti sepolti all’interno delle chiese, sotto vale segna un fondamentale punto di passaggio nella le lastre del pavimento, prendevano in sostanza tutte, storia delle sepolture. La morte, per secoli rigettata alla fine la via degli ossari. Non esisteva l’idea mo- fuori dalle mura urbane, entra all’interno delle città e derna che il morto dovesse rimanere nel posto dove dei villaggi. Vediamo quindi il passaggio dalla nega- era stato sepolto come proprietario perpetuo, e quin- zione alla familiarità della morte che portò all’inur- di poteva essere traslato. Nella mentalità medievale bamento dei luoghi di sepoltura, passaggio assistito lo spazio chiuso della chiesa che comprende le se- dalla proclamazione della fede nella resurrezione polture conta più della sepoltura stessa. Ancora nel del corpo associata al culto dei martiri e delle loro XVI secolo o più tardi, poco importava l’esatta desti- tombe. I defunti, chiamati dormienti, possono essere nazione delle ossa, purché rimanessero presso i santi sepolti all’interno delle mura cittadine. In attesa di o in chiesa. Il corpo era stato affidato alla chiesa e una nuova vita nel giorno del giudizio finale, prende non importava più che cosa veniva fatto con esso, a corpo la pratica delle sepolture ad sanctos o martyri- patto che venisse conservato nel sacro recinto del- bus sociatus perché fosse più facile il cammino del la chiesa3. Vediamo i pavimenti di chiese e conventi defunto verso la rinascita1. perennemente sconnessi e i terreni adiacenti conti- Il rapporto chiesa - cimitero nella città doveva neces- nuamente dissestati per la frequente riapertura delle sariamente far coincidere l’area delle sepolture con la fosse comuni. chiesa, avendo così una sorta di stratificazione, sotto la Le iscrizioni funerarie possono venir ritrovate a par- “chiesa dei morti”, sopra la “chiesa dei vivi”. E proprio tire dal 1200. Da allora ci sarà un loro moltiplicarsi 2 La Ricerca n. 56 dicembre 2009 SAGGIO La maggior parte dei testamenti non nomina monumenti funerari di alcun genere. Designano il luogo della sepoltura, ma non sempre si preoc- cupano di renderla visibile, sepoltura che così rimane anonima. Quando un testatore sceglieva la stessa sepoltura dei suoi antenati, o del suo lungo i pavimenti e muri delle chiese, sia all’interno sia all’esterno. Sono costituite per lo più da brevi epitaffi in latino o volga- re: qui giace il tale, morto il tal giorno, ecc. Comunque, più che l’esatta identificazione dell’ubicazione della sepoltura del defunto, Dall'alto in basso: I luoghi per le sepolture all’interno del convento di S. Francesco (chiesa, chiostro-cortile, cimitero esterno) Il convento della Beata Vergine della Misericordia con annesso il piccolo cimitero Il Duomo con alla sinistra il piccolo cimitero e il battistero o chiesa di S. Antonio importava il ricordo dell’identità del defunto, con coniuge, ciò non significava per forza che sarebbero un’inscrizione funeraria che non doveva per forza stati riuniti in una stessa tomba, tranne che per le trovarsi nel luogo esatto dove era stata deposta la tombe di famiglia. Significava però, che i loro corpi salma. A partire dal XIV e soprattutto dal XVII se- sarebbero stati deposti nello stesso recinto religioso, colo, si osserva una maggiore preoccupazione di lo- in una zona designata dalle stesse devozioni, e non calizzare la sepoltura, e questa tendenza testimonia lontani tra loro. un sentimento nuovo che però stenta a consolidarsi4. Tornando più nello specifico alla situazione di Pola In ogni caso, fino al XIX secolo, la tomba visibile, nel corso del Medioevo, passiamo all’analisi delle individuale, con un’inscrizione funebre, era rimasta principali strutture ecclesiastiche, in merito alla loro riservata a una piccola minoranza di sepolture, quel- funzione funeraria, presenti in città. le dei ceti più abbienti e degli ecclesiastici. Gli altri, Il monastero femminile di S. Teodoro sorgeva ini- sia quelli deposti nelle fosse comuni per i poveri, sia zialmente fuori le mura cittadine, non lontano dal- quelli tumulati nella chiesa o nel chiostro senza alcun l’antico Ninfeo. Il suo passaggio all’interno di Pola riferimento personale, restavano anonimi. La visita avvenne, per ordine pubblico, nel 1356 a causa della alla tomba dei propri cari sarà ancora per secoli un guerra tra i Veneziani e Lodovico re d’Ungheria. In- atto sconosciuto. fatti, gli eserciti nemici avevano invaso l’Istria e sta- La Ricerca n. 56 dicembre 2009 3 SAGGIO vano minacciando Pola per cui fu deciso di demolire non possa in nessuna maniera o ingegno scegliere la tutti gli edifici esistenti fuori le mura di terra e nella propria sepoltura all’interno della città tranne che loro immediata vicinanza, che potessero servire al presso i Frati Minori. E se qualcuno trasgredirà ciò, nemico come punti d’appoggio per battere la città. Il che i suoi averi o quelli del suo erede diventino bene 17 dicembre 1357 il vescovo Benedetto dette ufficial- pubblico. Il Governo a Pola è obbligato a esigere ed mente il suo beneplacito alla cessione della chiesa di ottenere tali beni dagli eredi per renderli bene pub- S. Giovanni, presso porta S. Giovanni, alle Benedet- blico come già detto, e che tali beni i nessun modo tine, perché la convertissero in cappella abbaziale, non possano essere restituiti in Consiglio6. costruendovi accanto il nuovo monastero con annes- Il cronista francescano Lucas Wadding riporta per so cimitero. Il 31 gennaio 1790, in seguito alla richie- l’anno 1438: In Pola Istriae urbe, Fratres alium obti- sta delle stesse Benedettine, il monastero venne sop- nuisse (conventum), prope quem erat unicum civita- presso e le monache, quattro da coro e due converse, tis coemeterium, in quo dumtaxat sepeliri mortuos passarono al monastero di S. Giovanni Laterano in statutum erat, constat ex altero Diplomate, quo Eu- Venezia. Nel 2005, il Museo archeologico dell’Istria genius concedit facultatem Dominico Episcopo, ut eseguiva approfonditi scavi archeologici nell’area in prope suam Ecclesiam alterum possit habere coeme- cui sorgeva il monastero di S. Teodoro, lavori diretti terium7. Quindi papa Eugenio IV nel 1438 permette- da Alka Starac. La parte più superficiale degli scavi va al vescovo Domenico di avere vicino alla propria riguardava appunto i resti del complesso monasteria- chiesa a Pola un secondo cimitero. le Benedettino. Lungo il lato orientale sorgevano la All’interno della stessa chiesa di S. Francesco, ve- chiesa con il campanile, lato dove si trovava la stes- nivano sepolti soltanto gli ecclesiastici di alto rango sa entrata in chiesa. Dietro alla chiesa, lungo il lato oppure i nobili più importanti. Scriveva il Kandler ovest, era collocato un edificio, composto, secondo i per la chiesa di S. Francesco in Pola: Il pavimento risultati degli scavi, da quattro ambienti, lungo i cui era tutto di tombe, il pulpito medesimo era un arca pavimenti sono state ritrovate porte verso tre livel- adoperata più tardi per quell’uso; sulle muraglie li. Lungo il terzo pavimento sono state rinvenite in della chiesa leggevansi grafite le memorie di perso- totale 18 sepolture medievali, senza arredi funebri, ne che vi stavano sepolte...8. I nobili meno potenti, e disposte secondo orientamenti diversi. Alcune tom- le persone meno agiate in generale, erano tumulati be contenevano diverse sepolture, come testimoniato all’interno del chiostro del convento, mentre le sepol- dai numerosi scheletri venuti alla luce. All’interno ture semplici erano effettuate nel cortile del chiostro della chiesa è andato completamente perduto il pavi- come pure nei terreni attorno al convento. mento, come pure l’altare. Comunque, sono rimaste Come testimoniano i Registri dei morti della par- preservate le cripte sepolcrali che contenevano un rocchia di Pola, tenuti dal 1625, dalla seconda metà considerevole numero di scheletri, tombe corredate del Seicento in poi, le sepolture iniziarono a passare da abiti ricamati con motivi floreali, anelli e rosari gradualmente sempre di più da S. Francesco verso le con medagliette e crocifissi. Nelle fondamenta del- altre principali chiese cittadine. la chiesa di S. Teodoro, dopo che furono rimosse le Dapprima, il passaggio fu soprattutto diretto ver- cripte e l’altro materiale, fu ritrovata la chiesa tardo so la chiesa e il convento della Beata Vergine della antica di S. Lucia. Lungo il suo lato ovest, davanti al- Misericordia appartenente ai frati Eremitani di San- l’entrata, furono ritrovate le tombe più antiche, anche t’Agostino. Oggi rimane soltanto la chiesa, mentre queste senza arredi funebri5. del convento e del cimitero, che si trovavano al lato Grandissimo fu nel Medioevo il ruolo svolto, nel sinistro, non rimane più traccia. Purtroppo, l’unico campo delle sepolture, dagli Ordini Mendicanti ed luogo per le sepolture oggi visibile all’interno della in particolar modo dai frati Francescani, ovvero dal- chiesa è una botola in cima alla scalinata proprio sot- l’Ordine dei Frati Minori. to l’altare maggiore, dove molto probabilmente furo- L’importanza del convento e della chiesa di S. Fran- no raccolte tutte le sepolture ritrovate durante i lavori cesco a Pola appartenente appunto all’Ordine dei alla pavimentazione della chiesa negl’anni Trenta del Frati Minori, risulta già qualche decennio dopo la secolo scorso9. sua costruzione, nella prima metà del XIII secolo, di Attraverso i dati presenti nei Libri dei morti, quin- fondamentale valore per l’argomento trattato. Infatti, di dal 1625, fino all’apertura del cimitero di Monte per più di due secoli le sepolture in città furono con- Ghiro, troviamo i seguenti luoghi di sepoltura che centrate quasi esclusivamente presso quella chiesa potevano indicare sia la chiesa sia il camposanto: e convento. Secondo quanto riportato negli ordina- S. Francesco, Madonna della Misericordia (Bea- menti presenti nello Statuto comunale di Pola del XV ta Vergine della misericordia), Duomo, S. An- secolo, nessun uomo ovvero nessuna donna da ora tonio (Battistero)10, S. Tomaso11, S. Teodoro, S. 4 La Ricerca n. 56 dicembre 2009 SAGGIO Giorgio Maggiore, chiesa dei greci o S. Niccolò12. le altre sepolture ritrovate nel corso dei lavori. All’incirca dalla fine del XVII secolo, abbiamo il defi- Il camposanto era costituito dallo spazio angusto che nitivo affermarsi, come primo luogo di sepoltura per andava lungo tutto il fianco sinistro della chiesa, fino i polesi, del Duomo e del suo cimitero. Fino ai primi alle mura cittadine verso il mare, per una lunghezza dell’Ottocento troviamo ancora qualche sepoltura a di circa 50 m per circa 7 m al lato occidentale e 12 S. Francesco o presso la B.V. della Misericordia ma metri in fondo. Il 31 agosto 1805, Antonio Cicogna, saranno delle eccezioni. In effetti, nei primi decenni Direttore politico del Dipartimento di Pola, descrive dell’800, il camposanto del Duomo diventava l’uni- il camposanto di Pola come “Cimitero angustissimo co cimitero cittadino. Così fino alla costruzione del a lato della Chiesa Cattedrale verso tramontana ri- nuovo cimitero cittadino di Monte Ghiro nel 1846, stretto e chiuso in modo che spargendo per ogni dove fatta eccezione per la chiesa di S. Niccolò per i cri- le più fetide esalazioni” non poteva che nuocere alla stiano ortodossi13. comune salute degli abitanti ed in primo luogo alle Riguardo alla pavimentazione del Duomo, nel 1926, case che si trovavano nelle immediate vicinanze. in seguito ai lavori di ristrutturazione dopo l’incen- A Pola si continuò a seppellire i defunti all’interno del dio del 7 ottobre 1923, erano state levate tutte le la- perimetro cittadino, fino all’agosto del 1846, quando stre per facilitare i lavori di restauro. In seguito si fu inaugurato il nuovo cimitero cittadino di Monte procedette al rifacimento parziale del pavimento Ghiro. La città si liberò da una presenza certamente della navata centrale, mentre lungo le navate late- imbarazzante sotto il profilo igienico, vista giusta- rali, le vecchie lastre, vennero per lo più soltanto mente come un problema di sanità pubblica. Ad ogni risistemate14. Delle numerose tombe disseminate modo, anche Pola aveva avuto finalmente, in ritardo per il Duomo si è mantenuta soltanto quella cen- rispetto alle altre principali cittadine istriane, il suo trale, nella quale vennero raccolti tutti i resti del- cimitero extra urbano. NOTE 1 In christianis mors non est mors, sed dormitio et somnus apel- sto 1837, tra le chiese sconsacrate e lasciate ad uso al Comune latur e quindi Ideo dormientes appellari, quia certum eos re- risultavano la chiesa di S. Rocco e quella di S. Antonio che in- surrecturos come afferma S. Girolamo nell’epistola XXIX. dicava il battistero chiamato anche cappella di S. Antonio. Pro- 2 Phillipe ARIÈS, Storia della morte in Occidente, BUR Saggi, prio quest’ultima era descritta come adibita a depositorio de’ Milano, 2001, (1. edizione 1975). morti e suppellettili della Concattedrale. Državni arhiv Pazin 3 Ibidem. (=DAPA), Decanato di Pola 1822-1900. 4 Ibidem. 11 La chiesa di S. Tomaso si trovava al lato destro del Duomo, parallelamente allo stesso. Esisteva ancora agli inizi del XVII 5 Alka STARAC, “Pula, gradska četvrt Sv. Teodora“, Hrvat- secolo e, a causa dell’estremo stato di degrado, crollò nel 1657. ski arheološki godišnjak, vol. 2, Ministarstvo kulture, Zagreb Tuttavia, da notizie tratte dall’archivio Capitolare di Pola, si sa 2005. di “grandi vestigia che in quell’anno ancora vi restavano, e di 6 “De renovo. Item quod nullus homo nec aliqua mulier deince- una cappella della detta chiesa fabbricata tra alcune colonne, ps possit sibi eligere sepolturam aliquo modo vel ingenuo intra 20 scalini alta da terra, in cui ancora si celebrava la messa”. civitatem Polem, praeterquam ad locum Fratrum Minorum; et Giovanni CLEVA, “Notizie storiche del Duomo di Pola”, AMSI, si aliquis contrafecerit, bona ipsius sive heredum eius ponantur Anno I, 1884, Tipografia Coana, Parenzo, 1884. in commune. Quae bona Regimen Polae teneatur extorquere et 12 In alcuni casi le sepolture erano effettuate anche fuori dalla exigere ab heredibus defuncti et ponere in commune , ut dictum città. Così, ad esempio, il 13 febbraio 1810 morì a Pola Jure Sr- est, et nullo modo possint reverti dicta bona in Consilio”. Statu- nac dell’età di 25 anni senza ricevere i sacramenti siccome non ta Communis Polae, Libro IV, capitolo 23. fece sapere in alcun modo di essere cristiano. Perciò le autorità 7 Lucas WADDING, Annales Ordinis Minorum, Frati Editori di disposero che la sepoltura venisse effettuata fuori dalla città Quaracchi, 3. edizione 1932, XI, 61, n. 41. nelle vicinanze della chiesa sconsacrata di San Matteo. Slaven 8 Pietro KANDLER, “Della chiesa di S. Francesco in Pola”, BERTOŠA, Život i smrt u Puli. Starosjeditelji i doseljenici od L’Istria, n. 37, Tipografia del Lloyd Austriaco, Trieste, 5 giugno XVII. do XIX. stoljeća, Skupština Udruga Matice hrvatske Istar- 1847. ske županije, Pazin 2002. 9 Lavori però sui quali non sono riuscito a raccogliere maggiori 13 DAPA, Libro dei morti IV. (269.). informazioni nemmeno dalla Sovrintendenza. 14 Raul MARSETIČ, “L’incendio nel Duomo di Pola del 7 otto- 10 Nella Specifica sopra le Chiese ed i loro patronali esistenti bre 1923 ed il successivo riatto e riforma“, Quaderni, vol. XIX, nel distretto di Pola redatta dall’Ufficio parrocchiale il 29 ago- Centro di Ricerche Storiche, Rovigno – Trieste 2008. La Ricerca n. 56 dicembre 2009 5 SAGGIO “Putrida biliosa febbre con verminazione e petecchie” L’epidemia di tifo petecchiale a Isola d’Istria nel 1791 di Rino Cigui Dopo la relativa prosperità dei secoli XV e XVI, gli abitatori con bellissimo volto, buona complessio- dovuta alle particolari condizioni conces- ne, sanità e lungamente prolungano la vita, essendo il se dalla Serenissima in merito al commercio sito coperto dalla malignità dei sirocchi e garbini”4. dell’olio e del vino, e all’organizzazione, nonostante Se i contagi giocarono dunque un ruolo marginale la vigilanza di quest’ultima, di contrabbandi su vasta nel declino economico e demografico della cittadina, scala, nella seconda metà del Cinquecento iniziò per ben più serie furono le conseguenze prodotte dalle ri- Isola un lento periodo di decadenza le cui cause erano petute crisi di sussistenza che nei secoli XVI e XVII da ascrivere al diffondersi dei contagi, alle guerre e si abbatterono con ciclica frequenza sul suo territorio alle carestie che avevano coinvolto la località1. e, in generale, sulla nostra penisola. Nel 1559, “tro- Tuttavia, a differenza di altri centri istriani, la citta- vandosi la comunità d’Isola afflitta da grande carestia dina soffrì meno le epidemie di peste cinque-seicen- di formenti ed altre biade”5, fu ordinato al podestà di tesche: i dati a nostra disposizione, infatti, si limita- Capodistria di permettere a quegli abitanti di attinge- no a ricordare quelle scoppiate nel 1554 e nel 15772, re alle risorse del suo territorio e da altri paesi e, nel mentre sembra fosse risparmiata dal grande flagello 1590, vista la generale povertà della popolazione, si del 1630-31 grazie all’efficace applicazione dei tradi- stabilì di mandare al rettore 500 ducati di prestito da zionali provvedimenti di profilassi che prevedevano investire in biade necessarie alla bisogna6. Va rileva- il blocco totale delle comunicazioni terrestri e ma- to tuttavia che nonostante le fonti ricordino solo gli rittime con Venezia e con le località limitrofe3. Una anni di crisi citati, non è da escludere un coinvolgi- testimonianza indiretta dello scampato pericolo è la mento della località anche nelle annate critiche 1528, descrizione di Isola del vescovo emoniense Giacomo 1546-48, 1560-61 e 1581. Filippo Tommasini il quale rilevò, alcuni anni dopo, Dopo un trentennio contrassegnato da una relativa come questa godesse “di buonissima aria vedendo qui calma e da una tenue crescita economica e demogra- Il golfo di Trieste in una delle carte dell’opera valvasoriana 6 La Ricerca n. 56 dicembre 2009 SAGGIO Immagine medievale di Isola con il porto e Piazza Grande fica, desumibili dalle testimonianze del Manzuoli demici. Isola, con i suoi quartieri “ rovinosi, sporchi (1611)7 e del Provveditore veneto in Istria Francesco di grasso e lustri di caligine”, le strette vie “coperte Basadonna (1625)8, nei primi anni Venti del XVII se- di pagliume (…) con fogne scoperte che ammorbano colo una crisi economica di vasta portata, dovuta a l’aria e con un piccolo deposito di letame mantenu- intemperanze climatiche, generò una recessione che to apposta per ingrassare nella sporcizia i pulcini e le raggiunse il culmine nel 1628. Isola ne fu colpita, e anitre”13, rappresentava a tutti gli effetti un focolaio per soccorrere la popolazione affamata, intervennero epidemico pronto a divampare in qualsiasi momento. tempestivamente le autorità veneziane che conces- E, infatti, nella primavera del 1791, si diffuse in città sero l’acquisto di 300 staia di frumento “dalle navi una “putrida biliosa febbre con verminazione e petec- che capiteranno colà”9. Tre anni dopo, continuando lo chie”, caratterizzata da sintomi quali “cefalgia, sopore, stato di calamità, fu ordinato al Provveditore in Istria delirio, convulsioni, cardialgia, coliche, meteorismo di concedere al podestà altre 500 staia di frumento di ventre, sorprendente copiosissima verminazione, per i bisogni della popolazione10. La carestia si fece polsi debolissimi, petecchie, colore infausto e lurido sentire anche nel 1642, quando, causa le miserabili sì degli occhi che della faccia e di tutta la esteriore su- condizioni, si deliberò di esentarla “ dalla visita che vi perficie del corpo”14 attribuibili, con ogni probabilità, aveva introdotta da qualche tempo il Mag.to di Capo- al tifo petecchiale. A diffondere il morbo fu una rigat- distria, (…) sicché in avvenire non riceva molestia od tiera isolana, rientrata “con vecchie e forse immonde aggravio alcuni, ma sia in libertà del Mag.to quando il e contaminate amobiglie” da Trieste, dove infieriva bisogno lo richieda, di mandar a pigliare, senza spesa la febbre castrense. L’epidemia si protrasse sino alla alcuna di quei sudditi, i libri della comunità fondaco e prima decade di agosto, mietendo vittime soprattutto “fragie” per vedere i conti ed amministrare la giusti- tra le classi sociali meno abbienti: su una popolazione zia”11. Nella circostanza fu abrogata pure la delibera- di 2460 individui, 696 furono i contaminati dal male zione circa l’assegnazione del salario al fiscale di Ca- e 44 i deceduti, pari a una letalità del 6.32%. “Nono- podistria. La prima metà del XVII secolo terminò con stante trattandosi di febbre sì stranamente contagiosa l’ennesima congiuntura: in questo frangente (1649), fra minuta miserabile popolazione - concluse il proto- l’intervento delle autorità si concretò nel permesso di medico Ignazio Lotti nella sua relazione al podestà e importare da Venezia 300 staia di frumento, 500 di capitano di Capodistria - l’annientamento è solamente segale e altrettante di sorgoturco per il sostentamento dovuto alle provvide discipline, ai riguardi, alle impe- della popolazione isolana indigente12. dite comunicazioni, alla polizia, alla disinfezione delle Il perdurare della crisi annonaria negli ultimi decenni amobiglie, degli abituri, e a quei doni di sublime mu- del Seicento e, in modo particolare, nel secondo Set- nificenza, che sparge nei cuori dei popoli ben fortunati tecento, associata alle pressoché inesistenti condizioni e tranquilli una pubblica commozione di suddita rico- igienico-sanitarie del luogo, ebbe un effetto dirompen- noscenza e di fedelissimo attaccamento”15. te sulla salute pubblica della popolazione. Lo stato di Ill.mo ed Ecc.mo Sig. Podestà, e Capitanio, e Giudi- sottoalimentazione ridusse, di fatto, le difese immuni- ce Delegato tarie degli abitanti favorendo il proliferare di malattie, Ò finalmente la grata compiacenza dopo sì lunghe mentre gli ambienti sudici e affollati della cittadina applicazioni e non interrotto esercizio di presentare a fornirono l’habitat ideale per i vettori dei morbi epi- Vostra Eccellenza la favorevole notizia dell’annienta- La Ricerca n. 56 dicembre 2009 7 SAGGIO mento della putrida biliosa febbre con verminazione, tutto il vomito unitamente al purgativo, le frequenti e petecchie, la quale da lungo tempo à stranamente infusioni di Abrotano marino, e del tanaceto usate afflitto gli Abitanti della Terra d’Isola, e per cui fu ec- anche ne’ Cristei; le purgazioni epicratiche coi ta- citata l’umile mia osservanza alla continuazione delle marindi e col tartaro, e talora col Rabarbaro, le fri- già intraprese, e generosamente gradite attenzioni da nentazioni al ventre, i vescicanti e la incomparabile venerate Lettere del dì primo Giugno dell’Ecc.mo Ma- Corteccia in forma di decozioni nello stato o nella gistrato, il quale accorsa eziandio con provvida cari- declinazione del morbo e particolarmente in questi tatevole munificenza in ogni rapporto alle pur troppo ultimi tempi all’apparire di qualche periodicazione, vere, e luttuose esposte esigenze di quella infelice Po- furono pressidj riconosciuti i più valevoli, affidati a polazione che ascendeva al numero di 2460 individui, norma delle continue mie Istruzioni all’Eccellente de’ quali 162 famiglie (come ne fa prova l’ingiunta benemerito Andrea Picelli inviato a quella parte in pedelista) componenti 1004 persone furono aggredite obbedienza ai venerati Comandi dell’Ecc.mo Magi- dal reo morbo, e nelle quali 696 furono gl’infermi, e strato; e che essendo ragguagliati al moltissimo nu- 44 gli estinti ciocchè di due Individui prossimamente mero degl’infermi indigenti e all’equità del prezzo, si sorpassa il numero di sei per cento. sono possibilmente conciliati con le dovute econo- Siccome però non sembra ragionevole l’accagionare miche considerazioni. la stemperatura, o grave vicende dell’aria, o delle Nonostante trattandosi di febbre sì stranamente con- stagioni, in ogni guisa salubri ad ogni vicino Distret- tagiosa fra minuta miserabile popolazione, l’annien- to, ed essendo d’altronde noto, che la famosa Rigat- tamento è solamente dovuto alle provvide discipline, tiera Isolana, la quale da Trieste, dove ancora gras- ai riguardi, alle impedite comunicazioni, alla poli- sava la febbre Castrense, si trasportò con vecchie e zia, alla disinfezione delle amobiglie, degli abituri, forse immonde e contaminate amobiglie, fu la prima e a quei doni di subline munificenza, che sparge nei ad essere mal affetta, e dopo di essa il Curato Don cuori dei popoli ben fortunati e tranquilli una pub- Giacomo Zago, che ne fu la vittima, e da cui passò ad blica commozione di suddita riconoscenza e di fede- altri progressivamente con manifesto andamento di lissimo attaccamento. conosciuto Commercio, così è forza riconoscerne la L’accorrere prontamente con tali presidj, è sì benefi- peregrinazione e definirlo sommamente contagioso, che provvidenze, potrebbe sovente strozzare sul pri- ed eziandio, o per sua natura, o per l’apposita me- mo momento un Idra, che sempre più fiera rinasce dicatura poco fatale, benché fosse formidabile per i dal suo maggiore infortunio, se diligenti fossero le sintomi di Cefalgia, di sopore, o di delirio, di con- notizie della prima insorgenza, e non vi fosse una vulsioni, di cardialgia, di coliche, di meteorismo di decisa avversione a qualunque popolar disciplina. ventre, di sorprendente copiosissima verminazione, Tolga il Sommo Dator di ogni bene ogni altra simile di polsi debolissimi, irregolari, dicroto; di petecchie, Calamità, e intanto sia lode alla Suprema Sapienza, e di colore infausto, e lurido sì degli occhi che della e Pubblica Carità, che à messo fine a una febbre con- faccia, e di tutta la esteriore superficie del corpo; a tagiosa che contaminò 690 Individui di sì infelice po- che venia di seguito una difficile lunghissima conva- polazione; e col più profondo ossequio mi raffermo. lescenza talora interrotta da moleste, ed anche fatali Capodistria li 12 Agosto 1791 recidive a qualunque disordine nel governo. Sopra [Ignazio Lotti Protomedico] NOTE 1 G. RADOSSI, “Stemmi di rettori e di famiglie notabili di Isola 8 “Relatione dell’Illustrissimo signor Francesco Basadonna ri- d’Istria”, Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno (= ACR- tornato Provveditor in Istria, 1625”, AMSI, vol. V (1889), p. 94. SR), Trieste – Rovigno, vol. XVII (1986-87), p. 320-322. Il Basadonna accomunava le località costiere di Pirano, Rovi- 2 B. SCHIAVUZZI, “Le epidemie di peste bubbonica in Istria”, gno, Muggia e Isola “convenientemente popolate in buonissima Atti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia pa- aria”. Cfr. Z. PETEK – S. ŽITKO, Da Capodistria a Pirano, tria (=AMSI), Parenzo, vol. IV(1888), p. 440. Capodistria, 1986, p. 64. Nel 1581 Isola contava 3000 anime ridottesi a 1490 nel 1595. Il Tommasini, mezzo secolo dopo, at- 3 E. IVETIC, La popolazione dell’Istria nell’età moderna. Li- testava la presenza di circa 2000 anime. neamenti evolutivi, Trieste - Rovigno, 1997, p. 117 (Collana de- gli Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno, n. 15). 9 “Senato Mare”, AMSI, vol. XIII (1897), p. 158. 4 G. F. TOMMASINI, Commentari storico-geografici della 10 IBIDEM, p. 346. Provincia dell’Istria, Trieste, 2006, p. 351. 11 “Senato Mare”, vol. XV (1899), p. 33. 5 “Senato Mare”, AMSI, vol. IX (1893), 339-341. 12 IBIDEM, p. 300. 6 “Senato Mare”, AMSI, vol. XII (1896), p. 62. La grande carestia 13 G. CAPRIN, Marine Istriane, Trieste, 1973, p. 155. del 1590, oltre a Isola, investì pure le comunità di Capodistria, Rovigno, Dignano e Cittanova. 14 ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA, Provveditori alla Sa- nità, B. 494. 7 N. MANZUOLI, Nova Descrittione della Provincia dell’Istria, Isola, 2006, p. 29. Il Manzuoli definisce Isola “allegro loco, in 15 IBIDEM, Relazione del protomedico Ignazio Lotti sull’epide- saluberimo aere di bella vista”. mia scoppiata a Isola, Capodistria, 12 Agosto 1791. 8 La Ricerca n. 56 dicembre 2009