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La Ricerca 27 PDF

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di Giovanni Radossi FF are la storia di una rivista di storia, aiuta spesso a cogliere in modo più penetrante certi tratti significativi di un momento di vita di una comunità nazionale. C’è infatti in questa opera- zione qualche cosa di simile a ciò che si osserva in altri comparti delle scienze umanistiche, quando esse ricorrono alla memorialistica, alle interviste, all’au- tobiografia, alla cosiddetta “storia orale”, ecc. Il disegno di una rivista che si vuole scientifica, fondata sulla raccolta e la critica di fonti, deve necessaria- mente comprendere una dislocazione temporale che pisce il fatto che le nostre testate nascessero proprio si presti ad agevolare la comprensione di un determi- mentre erano esaurite o si andavano esaurendo le nato complesso esperienze di La “nostra storia”: storiografico ed una certa intellettuale. Inol- storiografia tre, la periodicità “operaista”, che dell’uscita in pub- per una ridefinizione sul nostro terri- blico, così come torio disputava la frammentazio- ancora accani- ne e l’alternanza della chiave di lettura tamente con la degli autori che vi nascente ricerca compaiono, con- storiografica oc- sentono di segui- cidentale, in di- re da vicino quanto si va producendo via via in quel fesa di posizioni “gerarchiche”. Appariva chiaro che particolare laboratorio, cogliendo pregi e limiti, il nostro intento non poteva che essere quello di dar condizionamenti e relative “ribellioni”. Pertanto, vita a una rivista condotta in proprio, ma in pari fare la storia di una rivista rappresenta terreno tempo bene accetta scientificamente e rispettabile, favorevole a una riflessione non isolata né pura- secondo le regole del gioco. E la direzione, di concer- mente filosofica o solamente cronologica delle vi- to con la Redazione, svolse una funzione di garante di cende di un gruppo, di una corrente di pensiero e di un profilo non solo colto e qualificato, ma anche ricerca. Su questo terreno si colloca anche l’evolu- attento a tenersi fuori il più possibile, malgrado i zione del nostro contributo, prodotto con significa- tempi di ferro, dagli obblighi di una pretesa ortodos- tivo sforzo e che ha trovato anche recentemente sia politica. valida espressione nella due pubblicazioni di M. Gli ATTI, ma anche le altre testate, crebbero comun- Budicin e di E. Ivetic. que come prestigio e come presenza, anche interna- La comparsa delle nostre riviste, degli ATTI e della zionale, grazie alla scelta di uno spettro lungo il quale loro COLLANA in particolare, non va vista come un muoversi, sufficientemente largo da dare spazio, in fatto isolato o una manifestazione erudita chiusa in se maniera fors’anche singolare, a una certa “doppiez- stessa. Infatti, gli studiosi che si trovarono attorno ad za” tra il militante (per i QUADERNI, le esse, ebbero il non facile compito di tentare la MONOGRAFIE, i DOCUMENTI e gli ACTA) e l’eru- reimpostazione di antiche propensioni su un patrimo- dito. A guardarla a distanza quell’iniziativa di ricer- nio di memorie che inglobasse nella sua interpreta- ca ed editoriale, che non ha avuto interruzioni prati- zione, l’adozione di assunti nuovi, diversi, rigorosa- camente fino ad oggi, resta un modello di rigore, però mente scientifici e professionali. non disgiunto da una dichiarata ricerca di dialogo, A guardare le cose con un certo distanziamento col- aperta a soddisfare certi stimoli più innovativi, in La Ricerca n. 27 aprile 2000 1 ispecie nel campo delle collaborazioni al di fuori ed tanto più interesse se venisse collegata a un discor- al di là dell’area culturale italiana e minoritaria. In so non solo storiografico, ma eminentemente com- effetti, si trattava di affrontare il nodo, non sempli- parativo tra metodologie e direzioni di ricerca ce, anche a livello metodologico e di principio, diverse. della maggiore o minore accettazione di program- Se vi è, come ci sembra che vi sia, nelle opzioni degli mi di allargamento e convergenza di nuove ATTI una predilezione modernistica, ciò va inteso in sperimentazioni interdisciplinari: e così, dopo po- senso sostanziale; infatti, la rivista ha sempre teso chi numeri, fu chiaro che il respiro degli ATTI era soffermarsi particolarmente su problematiche ritor- di portata assai più che locale, ed era riconferma nanti ai secoli fra il Tardo Antico e lo scorcio del della volontà di tutto il corpo minoritario – di Settecento, in particolare al mondo veneto, indivi- quello intellettuale in primis – di inquadrarsi nel duando in esso una sorta di continuum, percorso sì da ruolo rispettabile e incontestabile che si andava fratture ma impegnato a fare leva sul suo avanzamen- aprendo nel mondo degli studi. to, ciò che ha costituito un vero e proprio unicum, A questo punto il processo di legittimazione sul quale si è modellato poi il carattere di poteva dirsi concluso, con gli ATTI in tutto il nostro universo regionale. Nel- una collocazione critica e libera, l’ultimo decennio, forse, risulta ben ma anche dotata di una non più più marcata questa scelta che ha discutibile autorevolezza. Si trat- concorso a disciogliere nella tava ormai di consolidare l’oc- storiografia istriano-fiumano- cupazione dello spazio esistente dalmata molte barriere artifi- fra il rigore della ricerca e la ciose nella visione di quel lun- serietà dell’impegno, anche uma- go e condizionante periodo sto- no assunto, particolarmente in rico ed ha in qualche misura Istria ed a Fiume, guardando già contribuito a ricostruire, come coraggiosamente al Friuli-Venezia si diceva poc’anzi, per intuizioni Giulia ed al Veneto. E’, infatti, lecito o per frammenti, su piccola scala sostenere che probabilmente gli ATTI o secondo grandi coordinate, un nuo- fossero più avvantaggiati che ostacolati dal vo livello del discorso storico dei nostri fatto di essere nati in provincia e di essere cresciuti giorni. fuori dai percorsi obbligati per riviste di quel genere. Da tempo, gli storici sono consapevoli che le carte Grazie a tale collocazione, essi diventarono più facil- d’archivio – le fonti, la materia prima del loro lavoro mente crocevia di scambi ed esperienze e furono – informano sulle intenzioni di chi le ha prodotte ben sentiti come un territorio libero per opinioni originali più che su una realtà oggettiva, ed essi ben sanno che e problematiche innovative nel più ampio contesto del quelle intenzioni non si possono ignorare, sospende- nostro insediamento storico. Rimaneva, comunque, re, mettere tra parentesi, poiché parte integrante costante la preoccupazione di verificare la validità di delle notizie che quelle carte trasmettono: tale consa- siffatta opzione che insisteva sulla pluralità delle pevolezza, tuttavia, non ha impedito che spesso l’in- situazioni storiche, civili, culturali ed umane, per terpretazione delle fonti stesse, in particolare nel- contribuire ad una seria ricostruzione della storia l’area giuliana, muovesse i primi passi in circostanze regionale e dei suoi spazi subnazionali, nel contesto a dir poco sfavorevoli, basata su un retaggio teso, delle tre realtà storiografiche presenti nell’area. innanzi tutto, a difendere interessi nazionali che di Come che sia, gli ATTI vanno da tempo ormai confer- regola assegnano alle componenti minoritarie una mando, nel panorama degli studi storici, quel tratto di collocazione pure essa minoritaria nell’esplorazione novità che ne fanno punto di riferimento specialmente del passato. per i più giovani, ancora pieni di curiosità, sulla Gli ATTI credono di aver contribuito a rifiutare scorta di personali interessi culturali delineatisi nel questo modello di “spiegazione del passato”; c’è corso dei loro studi universitari e, spesso, sollecitati comunque ancora molto lavoro da fare per costruire dal richiamo possente delle proprie radici. Siamo nuove, complesse sintesi ed intendiamo occuparci consapevoli che la produzione di questi tre decenni negli anni a venire nella definizione di una nuova consecutivi di cospicua mole, meriterebbe una più chiave di lettura e di elaborazione della scala locale ravvicinata analisi, condotta per singoli settori di di valori in senso mediterraneo ed europeo, su suolo ricerca e di problemi. Una esplorazione che avrebbe istro-fiumano. 2 La Ricerca n. 27 aprile 2000 P R O G E T T O U N D I C I Gli italiani nella Resistenza in Istria e a Fiume di Luciano Giuricin* RR ivisitare criticamente la storia delle nostre risce alla “Storia degli Italiani dell’Istria, di Fiume e terre è stato sempre uno degli impegni più della Dalmazia dal 1943 al 2000”. significativi assunti dal Centro di ricerche In questo intervento mi limiterò a trattare alcuni storiche di Rovigno nella sua ormai tren- aspetti del periodo iniziale di questa storia, relativi tennale attività. Lo stesso atto di nascita del Centro all’insurrezione istriana, all’occupazione nazista e non fu altro che una scelta obbligatoria della comunità allo sviluppo della resistenza con particolare riferi- italiana, rivolto ad avviare un processo di chiarifica- mento al coinvolgimento degli antifascisti italiani. Alcuni aspetti della ‘’Storia degli Italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia dal 1943 al 2000” zione e di revisione storica nell’intera regione, come Sulla base di nuove ricerche effettuate in questo lo confermano le numerose opere pubblicate, le con- campo è stato ampiamente dimostrato che la vasta testazioni e le polemiche sviluppatesi nel frattempo sollevazione popolare delineatasi quasi spontanea- che valsero, da una parte, ad accrescere le sue quota- mente nelle fatidiche giornate del settembre 1943, zioni e dall’altra a condizionare l’istituzione stessa, dopo la caduta del fascismo ed il crollo dell’Italia, messa a dura prova da ogni sorta di azioni restrittive non fu esclusivamente prerogativa della fin troppo del regime di allora. celebrata insurrezione istriana operata dal Movi- Sin dai primi momenti, i nostri ricercatori si sono mento popolare di liberazione. Tale interpretazio- cimentati, nel limite delle possibilità consentite, ad ne, considerata alla stregua di una verità assoluta operare per combattere deformazioni, nel passato, anche per giustificare i speculazioni e false interpretazioni del- diritti delle popolazioni slave di poter la storiografia ufficiale, ponendo in decidere del loro futuro destino, ha evidenza anche i temi preclusi a qual- subito un certo ridimensionamento con siasi indagine storica, legati in partico- la chiara argomentazione della pre- lare alle foibe, all’esodo, al senza attiva di un’altra distinta realtà, Cominform, ecc. che trovò sfogo in quasi tutte le città e Una forte accentuazione di queste pre- località dove prevaleva l’elemento ita- se di posizione iniziali si verificò già liano. qualche tempo prima della dissoluzio- ne della Jugoslavia, che consentì la Il logo del convegno nascita dei nuovi fermenti democratici e pluralistici anche nell’intera regione È notorio il contributo dato dagli istro-quarnerina. Dal Centro furono antifascisti italiani in quel periodo criti- avviati proprio allora nuovi e signifi- co di lotta, i quali, per quanto ancora alle cativi programmi di ricerca, espressi prime armi dopo il lungo letargo vissuto in seguito dal noto “Progetto 11” ela- durante il ventennio fascista, riuscirono borato nel gennaio 1990, nel quale ad organizzare imponenti manifestazioni uno dei fondamentali segmenti si rife- di piazza, scioperi, atti di protesta e ** *** La comunicazione è stata presentata all’incontro di studio sul Revisionismo storico, nella sezione dedicata alla Rilettura della storia sul confine orientale, tenutosi a Trieste il 25/26 febbraio 2000. La Ricerca n. 27 aprile 2000 3 P R O G E T T O U N D I C I di minoranza. Quindi, di non aver rappresentato compiutamente la cosiddetta “insurrezione istriana”, che vide anche una vasta partecipazione di antifascisti di matrice diversa da quella del MPL. Infine, di aver snaturato l’universale principio del diritto dell’autodecisione dei popoli, ritenuto valido per i croati e gli sloveni e non anche per gli italiani. Un’ampia revisione storica è stata operata pure nelle tematiche relative alla difficile ripresa della Resisten- za in Istria e a Fiume tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944 (“Quaderni XII”), quando il MPL assunse un ruolo sempre più egemonico, rivolto in primo luogo a fagocitare le organizzazioni del PCI, strumentalizzan- Alcuni articoli di L. Giuricin, do non pochi militanti e dirigenti ancora attivi dopo la pubblicati agli inizi degli anni Novanta, terribile offensiva tedesca, molto tempo prima, quin- dedicati alla rilettura della storia di, di quanto successo a Trieste e nelle zone control- sulla resistenza in Istria e a Fiume late dalla resistenza slovena. Allora per i comunisti italiani l’alternativa era una scontri armati sola: aderire alla Lotta popolare di liberazione, che contro le forze oltre ai chiari risvolti nazionali, palesava pure delle occupatrici te- profonde rivendicazioni sociali; oppure rimanere inerti desche. Come è in attesa degli eventi. Evidentemente essi non poteva- altresì un dato di no che scegliere la linea di lotta ad oltranza, con fatto la nascita determinati distinguo posti sul tappeto nel corso di istintiva in nu- lunghe e snervanti trattative, che misero in evidenza merosi centri dei precisi accordi sul riconoscimento del ruolo premi- “Comitati di sa- nente sostenuto dal PC croato. Partito al quale molti di lute pubblica”, loro aderirono operando delle nuove organizzazioni dei “Comitati ci- cittadine e locali che contribuirono a creare, assumen- vici” e di altri or- do, almeno ai primi momenti, una particolare autono- ganismi politici mia. e rivoluzionari, Ebbe inizio così l’operazione di conquista e di persua- creati da coali- sione delle masse antifasciste italiane simpatizzanti zioni, o singole con il MPL, che si svilupperà contemporaneamente forze antifasciste italiane, tra le quali primeggiano per all’azione volta a “smascherare e contrastare i piani efficienza e determinazione le organizzazioni legate della reazione italiana”. Compiti questi affidati preva- al Partito comunista italiano. lentemente ai primi fogli partigiani in lingua italiana Quasi contemporaneamente alle prime avvisaglie del- “Il nostro giornale” e “Lottare”, usciti nel dicembre l’invasione nazista, prese l’avvio in tutta la regione 1943, dopo la costituzione della Sezione italiana l’organizzazione della resistenza armata anche tra gli dell’Agit-prop regionale del PCC. italiani, che costituirono le loro prime unità partigiane La “reazione” veniva identificata già allora con quelle a Fiume, nel Buiese, a Rovigno, presso Pola e altre correnti antifasciste di tendenza democratico-borghe- formazioni miste assieme ai croati in varie zone della se, per altro deboli e limitate, espresse dall’azione di penisola. qualche raro CLN, di alcuni comitati badogliani e dei Da come si svolsero effettivamente gli avvenimenti, sempre presenti autonomisti fiumani. Al loro isola- allora è evidente che neppure le famose deliberazioni mento, oltre all’evidente immobilismo, contribuì enor- annessionistiche del settembre 1943, così come sono memente anche la linea intransigente del MPL croato, state tramandate, non potevano reggere all’esame il quale avversò con ogni mezzo l’attività di della storia, cozzando in pieno con la realtà dei fatti. qualsivoglia forza concorrente che non accettasse la Almeno tre sono le obiezioni di fondo mosse dalle sua supremazia e le rivendicazioni annessioniste. nostre nuove elaborazioni storiche a questo riguardo. La creazione e lo sviluppo delle prime unità partigiane Di costituire, in primo luogo, degli atti unilaterali italiane sorte in questo periodo, dopo la completa rivolti agli esclusivi interessi nazionali croati e slove- disfatta dell’ottobre 1943, fu tema di continui com- ni, con gli italiani rilegati per la prima volta allo stato promessi, messi in risalto nella giusta misura soltanto 4 La Ricerca n. 27 aprile 2000 P R O G E T T O U N D I C I dalla storiografia più recente. Infatti, la particolare sostenuto dalla Sezione italiana dell’Agit-prop regio- situazione esistente allora non poteva consentire di nale del PCC, che assunse la singolare funzione di creare nessuna formazione italiana indipendente, po- massimo fustigatore politico ed ideologico nei con- sta fuori dal controllo del movimento di liberazione fronti di ogni sorta di “deviazione dalla linea ufficiale croato e sloveno dominante ormai in tutto il vasto del partito” tra gli italiani. Funzione questa culminata retroterra giuliano. Da qui gli accordi comuni con la allora dalla controversa operazione ad essa affidata di resistenza italiana attuati provvisoriamente nelle fondare, nell’ottobre 1944, il nuovo foglio partigiano zone della Slovenia, dove sorsero grosse unità ita- in lingua italiana “La Voce del Popolo”, rivolto quasi liane (battaglioni, brigate), ma che in Istria ebbero esclusivamente a “smascherare e combattere” gli un effetto limitato, dovuto più che altro all’apporto autonomisti fiumani. di quelle organizzazioni operanti con una certa Tutti questi ed altri conflitti verificatisi, non solo nei autonomia, come nel caso di Rovigno e in misura confronti degli avversari politici, ma in particolare minore a Pola e a Fiume. In realtà, nei confronti nell’ambito stesso del MPL, furono accompagnati della prima compagnia italiana creata nel febbraio sempre da frequenti rimozioni e persino liquidazioni 1944, dalla quale sorse poi il battaglione “Pino di dirigenti italiani, sia militari, che politici, come nel Budicin”, le direzioni politiche rovignesi deteneva- caso del segretario del PCC di Rovigno, Aldo no una specie di tutela sia nella scelta dei quadri Rismondo, costretto a dare le dimissioni poco prima militari, sia nel campo politico, esercitando un’in- della sua morte. Ben più tragica fu la sorte toccata al fluenza determinante in seno alle stesse, almeno noto dirigente comunista Lelio Zustovich, eliminato fino a quando dette formazioni si trovarono ad fisicamente per aver ostacolato l’azione di aggrega- operare nella bassa Istria. zione nel PC croato dell’intera organizzazione del Con la partenza delle unità partigiane dalla penisola PCI albonese. istriana e gli altri importanti avvenimenti succedutisi Lo stesso Pino Budicin divenne un eroe scomodo allora, legati al ventilato sbarco alleato in Istria e a alla molto tempo prima della sua morte, essendo stato nuova svolta determinata dalle posizioni di forza rimosso dalla funzione di membro del CPL regionale imposte dalla politica ufficiale jugoslava tra l’estate e dell’Istria e messo da parte anche come rappresentan- l’autunno 1944, la situazione nei confronti degli ita- te degli italiani nello ZAVNOH, probabilmente a liani incominciò sempre più a deteriorarsi. causa delle sue aspre critiche mosse nei confronti dei Sulla scorta di nuove fonti abbiamo potuto ricostruire dirigenti responsabili del MPL in merito alle foibe e ai fedelmente i moventi della mancata costituzione della gravi fatti sciovinistici verificatisi durante l’insurre- brigata italiana in Istria (in Slovenia doveva essere zione istriana. Gli atti di ritorsione non si verificarono creata addirittura una divisione). L’operazione si con- solamente nei riguardi dei vari contestatori e reprobi cluse con il celato trasferimento dei nuovi volontari individualmente, bensì anche nei confronti di intere italiani affluiti dopo il bando tedesco del luglio 1944 organizzazioni di partito. Il caso di Rovigno è senza e delle varie compagnie create proprio allora in zone dubbio il più eloquente, anche perché solo negli fuori della portata della futura brigata, per essere ultimi tempi è stato possibile ricostruire la vera inclusi nelle più disparate formazioni croate sparendo storia dello scioglimento di detta organizzazione, ben presto dalla circolazione. Significativo a questo avvenuta nel gennaio 1945, in piena lotta quindi, riguardo è il triste destino riservato ai numerosi cara- per protrarsi fino al dopoguerra. Le accuse rivolte binieri del capitano Filippo Casini (oltre un centinaio allora ai rovignesi si riferivano a comportamenti in tutto), dopo la loro clamorosa fuga nelle file parti- opportunistici, di deviazione dalla linea del partito giane, i quali, invece di dare il loro apporto alla lotta e addirittura di non essere stati in grado di impedire armata come stabilito, furono, non solo disarmati, la mobilitazione forzata di numerosi cittadini nella bensì in parte addirittura liquidati assieme al loro TODT, quando questo fenomeno era diventato ge- comandante. nerale in tutta la Venezia Giulia. Sono venuti alla luce pure i tentativi mal riusciti di dar Le ragioni di questo deplorevole provvedimento vita all’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume, che erano ben altre, tutte da individuare negli si protrarranno fino all’immediato dopoguerra. Un addentellati legati al tormentato sviluppo storico di avvenimento questo accompagnato da una lunga serie queste terre di confine, caratterizzato da di aspre contestazioni rivolte alle oramai aperte incomprensioni, da contrasti e da disparità di vedu- strumentalizzazioni e mobilitazione della stessa Unio- te su come condurre la lotta. Cause queste che ne ai fini annessionistici. Proprio su questo versante e continueranno a manifestarsi anche nel dopoguerra su altri argomenti ancora all’esame della critica stori- con aspetti ben più dolorosi per la componente ca è stato posto in rilievo il ruolo autolesionista italiana dell’intera regione. La Ricerca n. 27 aprile 2000 5 P A T R I M O N I O C U L T U R A L E La collaborazione del C.R.S. al progetto Medarces dell'Archivio di Stato di Venezia di Marino Budicin NN ell’ambito del Programma “Raffaello” la ampio quadro della documentazione disegnata riguar- Comunità Europea (Direzione Generale X dante i manufatti suddetti e che si conserva in archivi, della Commissione Europea, relativa all’In- musei, biblioteche e collezioni principalmente delle formazione, Comunicazione e Cultura) ha aree storiche dell’ex stato veneto. approvato e ha assicurato i finanziamenti per l’ inte- Sotto questo profilo il progetto è di rilevanza assoluta ressantissimo progetto Medarces (il titolo è pratica- anche per l’Istria. Non solo per la lunga presenza mente l’acronimo di “fortificazioni mediterranee”), veneziana nella penisola, per il ricco patrimonio che ci presentato dall’ Archivio di Stato di Venezia e dedica- ha lasciato in eredità e per il fatto che disegni di to alla raccolta, alla schedatura sistematica, manufatti oggetto di interesse del programma all’archiviazione in video-disco e all’interscambio Medarces si custodiscono sia presso l’Archivio vene- della documentazione storico-cartografica riferita ad ziano che in vari archivi, istituti e collezioni in Istria, una tematica specifica, quella delle fortificazioni co- ma altresì per la presenza nel suddetto progetto del stiere e delle strutture portuali antiche di origine e di Centro di ricerche storiche, che l’ Archivio veneziano matrice veneziana nell’ Adriatico e nel Mediterraneo, ha scelto quale uno dei principali interlocutori per i quale segmento specifico dell’eredità culturale euro- territori ex veneti della costa adriatica orientale. Que- pea nella documentazione storico-cartografica. Lo sta scelta, che affianca la nostra istituzione a rinomati scopo è quello di arrivare alla creazione di una banca- archivi, musei e associazioni italiani ed europei, rap- dati permanente a disposizione di istituti, enti e stu- presenta un riconoscimento significativo per il Centro diosi che dovrebbe consentire di avere un quanto più di ricerche storiche, specialmente per la sua attività di Disegno della “pianta” e della “veduta” del Castello San Leone di Capodistria (18 giugno 1769) (Archivio di stato di Venezia, fondo “Provveditori alle fortezze”, ex. B. 82, dis. 85/3.) 6 La Ricerca n. 27 aprile 2000 P A T R I M O N I O C U L T U R A L E ricerca e, indiretta- invece, si limita alle mente, rende merito fortificazioni e alle all’ ultimo volume strutture portuali, edito dal Centro di ma abbraccia tutto il ricerche storiche di territorio ex veneto Rovigno, dal titolo nonché tutte gli altri Aspetti storico-urba- centri adriatici, me- ni nell’Istria veneta. diterranei ed euro- Dai disegni dell’ Ar- pei di produzione e/ chivio di stato di Ve- o di conservazione nezia1, che copre un di materiale dise- segmento, benché gnato di matrice non amplissimo, del- veneta. Anzitutto la documentazione verrà rivolta atten- storico-cartografica zione alla documen- prodotta in Istria in tazione disegnata di epoca veneta. Con- Disegno del “magazzino per ripporvi mercanzie epoca veneta; secon- cepito praticamente provenienti dalla Bossina”, eretto nel 1762 in riva al dariamente anche a nello spirito dei pre- mare a Spalato (22 marzo 1775) (Archivio di stato di quella a stampa e fo- supposti e delle fina- tografica, anche di Venezia, fondo “Rason vecchie”, busta n. 149, dis. 202) lità generali del pro- epoche posteriori getto Medarces, esso viene a collocarsi tra la lunga e alla caduta della Serenissima, nei casi nei quali esse rilevante fase di schedatura del materiale iconografico risultassero essere le uniche fonti reperibili del rispet- dell’ archivio veneziano, di sollecitazione e di presen- tivo manufatto fortificatorio o portuale. tazione di proposte, di piani, di progetti, di mostre e di A riguardo tornerà senz’altro utile la collezione iniziative editoriali tendenti alla formazione di un suo cartografico-iconografica del Centro di ricerche stori- specifico corpus2, e la realizzazione di un progetto che (sia disegnata che a stampa) che presenta anche concreto di formazione di un fondo iconografico qual’ qualche pezzo di assoluta rilevanza, come la copia è Madarces, seppure circoscritto alla materia specifi- fineseicentesca dell’ingegnere A. Brati della pianta di ca delle fortificazioni e delle strutture portuali. Capodistria del Fino del 16193. Di interesse potrà Per quanto concerne gli obiettivi del progetto rivelarsi anche la documentazione storico-archivistico- Medarces, oltre a quello dell’ archiviazione in video- cartografica del Museo regionale di Capodistria, del disco della documentazione storico-cartografica dise- Museo storico di Pola, degli archivi di Capodistria, gnata all’oggetto, esso darà l’opportunità a enti, uni- Pirano, Pisino, Fiume, della Biblioteca universitaria versità, istituzioni varie e a singoli di usufruire della di Pola di quella capodistriana, di enti e istituzioni di documentazione raccolta per integrare la propria atti- altre cittadine istriane e quarnerine, nonché di colle- vità di ricerca e/o per avviare e incentivare progetti di zioni di singoli. ricupero e di valorizzazione del patrimonio e dei Il volume cui abbiamo accennato sopra testimonia che manufatti storici di matrice veneziana esistenti lungo l’Istria dispone di un buon fondo iconografico- le coste mediterranee, comprese ovviamente quelle cartografico che potrà essere notevolmente arricchito adriatiche orientali. con il progetto Medarces; altrettanto possiamo dire Il volume edito dal Centro, che si presenta ovviamente anche per l’area quernerina, ma soprattutto per la con ambiti modesti e ristretti rispetto a Medarces, costa dalmata che, comunque, stando alle schede illustra gli aspetti storico-urbani dei centri di podesteria della sezione di fotoriproduzione dell’ Archivio di veneti espressamente riferiti al materiale disegnato Venezia, dispone di una documentazione disegnata che si conserva presso l’archivio veneziano. Medarces, notevole. 1 Curato da M. BUDICIN, nella Collana degli Atti, n. 16, Trieste-Rovigno, 1999. 2 Citeremo qui ad es. il saggio di F. ZAGO “Corpus cartografico veneziano”, Bollettino della Società geografica italiana, 1984, n. 10-12, p. 621 – 638 e il Catalogo, disegni, miniature delle magistrature veneziane, Archivio di stato di Venezia, 1984, che presentano alcuni aspetti della vasta problematica connessa alla presentazione del copiosissimo materiale iconografico dell’ Archivio veneziano. 3 Nel documento del Bratti si legge “Pianta di Capodistria di Commissione dell’ Illustr.mo Sig.re Bernardo Malipiero podestà e capitanio 1 agosto 1619. Disegnata da Giacomo Fino. Copia conforme Ing. A. Bratti”; per la pianta del Fino vedi M. BUDICIN, op. cit., p. 109. La Ricerca n. 27 aprile 2000 7 E T N O G R A F I A Le strade della Furlana di Anita Forlani DD al 2 ottobre al 18 dicembre 1999 ha avuto turale chiaramente identificabile e quindi rappresen- luogo lo svolgimento di quell’interessante tativo delle tradizioni giunte fino al nostro tempo. Ed progetto culturale intitolato Le strade della appunto la Furlana, come danza che ha saputo coin- Furlana, promosso dall’Associazione “Sipario” di volgere le generazioni del passato, va oggi attenta- Fagagna (Udine) col patrocinio della Regione Friuli- mente studiata e documentata nelle sue numerose Venezia Giulia e del Comune di Fagagna, e con la varianti che vanno dall’antica danza popolare della partecipazione di enti e singoli studiosi, di musicisti, vita quotidiana, alla “Furlana di corte” del XVIII coreografi e gruppi folclorici. secolo, accomunate nella stessa vasta tipologia for- Un progetto importante che ha messo in luce la storia male del ritmo (6/8). Il CRS di Rovigno presente ad un importante progetto che ha messo in luce la storia della danza "Furlana" della danza FURLANA come identità culturale da Nascita ed evoluzione della Furlana (il cui nome nasce tramandare quale patrimonio etnomusicale di tradi- dopo il suo essere) va studiata anche sul campo al fine zione popolare esteso in una area europea. di rintracciare i tratti identitari di una cultura e di Il CRS di Rovigno è stato presente con un contributo reprimerne la memoria e le pratiche vive in una vasta (relazione, diapositive, videoregistrazione) sulla dan- area, dove il materiale demologico è soggetto a un alto za tradizionale tipica del folclore dignanese e gallesa- grado di dispersione. Sollecitata quindi la necessità di nese sia per la sua “pregnanza” semiotica che per la filmare e documentare tutti gli esempi che si svolgono vitalità che la portano ad essere uno degli elementi anche fuori dal loro ambito territoriale attuale, l’orga- caratteristici delle danze popolari italico-mediterra- nizzatore del Convegno di Fagagna si è proposto la nee fiorite in Istria fin dal XVI-XVII secolo. continuazione della ricerca storico-scientifica sui per- Il Convegno, grazie al contributo di numerosi esperti corsi della Furlana, con la partecipazione degli esecu- presenti, ha avvalorato l’ipotesi di un incontro tra le tori attivi (musica e danza), da studiare a livello varie danze veloci ritmate da strumenti a corda (“le- europeo attraverso Centri di ricerca che dovrebbero rón”) o a percussione (“simbolo”), danze rispondenti raccogliere il materiale dalle fonti (pubblicazioni, ad una coreografia più o meno simile dislocate sul partiture, iconografie, registrazioni). territorio in un ambito storico-geografico e sociocul- Trovandoci oggi in un’epoca di grande evoluzione dello spettacolo in sé, usato non più solo ai fini del divertimen- to, ma soprattutto a quelli commerciabili del turismo e dell’intrattenimento, c’è il pericolo della trasforma- zione con nuove figurazioni e stilizzazioni elaborative degli spettacoli. Perciò è preziosa l’opera di fedele trasmissione generazionale dei gruppi folcloristici “storici” come quelli istriani che andranno tutelati e protetti, ma soprattutto adeguatamente documentati. Lodevole in questo senso, il contributo della televisio- ne di Capodistria. La Furlana ballata dal Gruppo folkloristico della CI di Dignano 8 La Ricerca n. 27 aprile 2000 E T N O G R A F I A Danze popolari della CNI autoctona dell’Istria* A Gallesano la danza viene accompagnata da uno strumento a fiato (piva o zampogna) e da uno a A Dignano, soprattutto in occasione di feste nuziali, percussione (simbolo o cembalo), che danno un’aria fino a pochi decenni fa, era immancabile l’esecuzione più villereccia della danza stessa, eseguita in tempo di una furlana o di una villotta, quasi in omaggio alle di 4/4 da un nume- profonde secolari radici, con un innato senso del ritmo Il ballo Furlana eseguito ro di coppie e della melodia. dalla CI di Gallesano variante da Oggi il gruppo folkloristico della C.I. di Dignano cinque a sette. An- presenta per lo più canti e danze della che questa danza si esegue in tre sua gente in occasione di ras- figure che nella prima segne o manifestazioni parte “tre volte i se locali e regionali, e ciapa e tre volte i se le danze eseguite lasa”. I ballerini sono sempre la girano in coppia furlana, la vil- in senso antiora- lotta, la bersa- rio: gli uomini gliera, e la mon- sono interna- ferrina. Le pri- mente al cerchio me due sono state e le donne alla loro accuratamente stu- destra, esternamen- diate e descritte da co- te. Si tengono con le reografi, storici, etno- mani abbassate e un brac- grafi ed esperti già del se- cio al fianco con il pollice colo scorso. rivolto in avanti e la mano indietro. È La Furlana si presenta come danza figurativa di 6/ una danza ritmata da una forte battuta del piede e da 8 composta da tre parti e viene eseguita sempre in piccoli passetti delle donne, rimanendo in cerchio numero pari da due danzatori e quattro danzatrici, per tutta la danza, accompagnata dai due suonatori divisi in terzetti. In preparazione, due gruppi di tre che rimangono fermi a circa due metri dal gruppo. persone (uomo al centro, due donne ai lati) si Pur essendo le due località di Dignano e Gallesano pongono frontalmente alla distanza di circa tre distanti appena tre chilometri, l’esecuzione, la me- metri, con le braccia al fianco fino all’inizio della lodia, gli strumenti ed i costumi sono abbastanza danza. I danzatori iniziano le movenze sollevando differenti. (...) Le danze dei due gruppi citati si le spalle e prendendo per mano le due dame che differenziano sostanzialmente dalle altre danze rimangono con un braccio al fianco durante i primi istriane che riproducono più o meno ugualmente il passi di avvicinamento (approccio). Con la seconda melos slavo dei canti istriani. figurazione che è la più vivace, ognuno fa la sua Sono importanti le danze dei due gruppi succitati, danza individualmente: le donne girando sul posto in quanto rappresentative del GNI, la cui popola- a piccoli passetti di mezza punta con un braccio al zione autoctona conserva gelosamente i contrasse- fianco ed uno alla gonna, gli uomini con ambedue gni delle proprie antiche radici culturali. Essendo le braccia al fianco avanzando al centro e retroce- nati dalla tradizione e non creati ad hoc, i gruppi dendo con giochi di gambe e battute sincronizzate del dignanese e gallesanese tramandano con le loro piede (in questa parte emerge l’abilità del ballerino, esecuzioni abitudini gelosamente custodite anche capace di eseguire particolari passi di danza veloce – nella schietta allegria delle danze, nella vivace i fioretti). Nella terza parte tutti si prendono per mano armoniosità dei canti e dei discanti che le accompa- con braccia sollevate all’altezza delle spalle e girano gnano. in cerchio chiuso, a destra e a sinistra, ripetendo per tre o quattro volte la danza con una forte battuta del piede sinistro nel saltino finale del ballerino. Durante la danza, i suonatori di violino e “leron” sono di fianco, generalmente vicino al cantante accompagnatore. È una danza colorita e vivace che si esegue talvolta in due-tre gruppi (in simmetria). La Villotta è una specie di furlana che si danza a coppie; l’esecuzione è abbastanza differente da * Vengono pubblicati alcuni passi dell’intervento presentato quella gallesanese. dalla prof.ssa Anita Forlani al convegno il 17 dicembre 1999. La Ricerca n. 27 aprile 2000 9

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