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La Retorica di Aristotele. Introduzione alla lettura PDF

180 Pages·2008·11.65 MB·Italian
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Francesca Piazza LA RETORICA DI ARISTOTELE Introduzione alla lettura I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna 50, 00187 Roma, telefono 06 42 8184 17, fax 06 42 74 79 31 Visitateci sul nostro sito Internet: http://www.carocci.it Carocci editore Indice Nella stessa collana Raffaele Ciafardone, La Critica della ragion pura di Kant. Introduzione alla lettura Stefano Di Bella, Le Meditazioni metafisiche di Cartesio. Introduzione alla lettura Pierluigi Donini, La Metafisica di Aristotele. Introduzione alla lettura Filippo Mignini, L'Etica di Spinoza. Introduzione alla lettura Adriano Fabris, Essere e tempo di Heidegger. Introduzione alla lettura Pasquale Frascolla, Il Tractatus logico-philosophicus di Wittgenstein. Introduzio ne alla lettura Introduzione. Un'antropologia della persuasione 9 Il posto della persuasione I. Un'opera :filosofi.ca 13 L'animale retorico 16 2. Elogio della retorica La retorica è un'arte 31 Un sapere per lo più 35 Contro i tecnogra:fi 37 Utilità della retorica 41 1a edizione, luglio 2008 © copyright 2008 by Carocci editore S.p.A., Roma 3· Il metodo 45 Finito di stampare nel luglio 2008 per i tipi delle Arti Grafiche Editoriali Sri, Urbino Le vie della persuasione 45 Dentro e fuori la techne: le pisteis ISBN 978-88-430-4686-7 47 Il ragionamento retorico 51 Le premesse 53 Riproduzione vietata ai sensi di legge I luoghi 65 (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, Le prove tecniche è vietato riprodurre questo volume 4· 75 anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, I discorsi della polis compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. La pistis basata sul discorso stesso: il logos 7 Indice Nella stessa collana Raffaele Ciafardone, La Critica della ragion pura di Kant. Introduzione alla lettura Stefano Di Bella, Le Meditazioni metafisiche di Cartesio. Introduzione alla lettura Pierluigi Donini, La Metafisica di Aristotele. Introduzione alla lettura Filippo Mignini, L'Etica di Spinoza. Introduzione alla lettura Adriano Fabris, Essere e tempo di Heidegger. Introduzione alla lettura Pasquale Frascolla, Il Tractatus logico-philosophicus di Wittgenstein. Introduzio ne alla lettura Introduzione. Un'antropologia della persuasione 9 Il posto della persuasione I. Un'opera :filosofi.ca 13 L'animale retorico 16 2. Elogio della retorica La retorica è un'arte 31 Un sapere per lo più 35 Contro i tecnogra:fi 37 Utilità della retorica 41 1a edizione, luglio 2008 © copyright 2008 by Carocci editore S.p.A., Roma 3· Il metodo 45 Finito di stampare nel luglio 2008 per i tipi delle Arti Grafiche Editoriali Sri, Urbino Le vie della persuasione 45 Dentro e fuori la techne: le pisteis ISBN 978-88-430-4686-7 47 Il ragionamento retorico 51 Le premesse 53 Riproduzione vietata ai sensi di legge I luoghi 65 (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, Le prove tecniche è vietato riprodurre questo volume 4· 75 anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, I discorsi della polis compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. La pistis basata sul discorso stesso: il logos 7 La pistis basata sul parlante: l'ethos 9I Introduzione La pistis basata sull'ascoltatore: il pathos 98 I caratteri 107 Un'antropologia della persuasione Logica della persuasione III 5· È intorno alla felicità, alle azioni che ad essa conduco no e a quelle ad essa contrarie, che ruotano tutti i ten Una logica retorica III tativi di persuadere e dissuadere. I koina: possibilità, realtà e grandezza II4 L'esempio II5 Aristotele, Rhet. l36ob 9-11 La massima II9 L'entimema I22 Un modo abbastanza diffuso di invogliare alla lettura dei classici è Entimemi apparenti I32 quello di sostenere la loro attualità. Se volessi seguire questa strada, per rispondere a chi domandasse che senso ha leggere ancora la Re torica potrei cavarmela dicendo che essa si occupa di comunicazione 6. Il linguaggio persuasivo I37 o, più esattamente, di comunicazione persuasiva, argomenti che sono senza dubbio di grande attualità. Ma direi soltanto parte· della verità, Un trattato sullo stile? I37 e certo non la più interessante. Chi si accostasse alla Retorica spe La lexis persuasiva I39 rando di trovarvi una ricetta per diventare un bravo comunicatore, Adeguarsi alle circostanze I44 un oratore brillante o un persuasore efficace, resterebbe senz'altro deluso. Per questo scopo sarebbe certamente più ut!le uno dei nume Persuadere per metafore 146 rosi manuali oggi in commercio che promettono di insegnare a parla La frase persuasiva: ritmo e movimento periodico I54 re in pubblico su ogni argomento o come affrontare con successo le La taxis persuasiva I58 più complesse situazioni comunicative. Questo libro intende percorrere un'altra strada, forse più lunga e accidentata. Ciò che rende la Retorica ancora interessante non è una Note I65 sua generica attualità, ma il fatto che essa ci consegna una visione originale dell'animale umano costruita su un· aspetto apparentemente marginale: la sua capacità, sempre esposta al fallimento, di parlare Bibliografia 175 per persuadere se stesso innanzitutto, e gli altri. Attraverso l'indagine su "ciò che può risultare persuasivo" (è questo, in sintesi, l'argomen to della Retorica) Aristotele mette a fuoco questioni ancora cruciali Indice dei nomi I83 nel dibattito sulla natura umana. In particolare, il punto di vista reto rico consente di riflettere in modo inedito sul nesso, o meglio sull'i nestricabile intreccio, tra sfera del desiderio, socialità e linguisticità nell'animale umano. Agli occhi di Aristotele, i tratti che ci distinguono dagli animali non umani sono essenzialmente due: il possesso del logos e una speci fica forma di socialità, la città (polis), differente rispetto ai gruppi so ciali che molte altre specie animali - e l'uomo stesso - sono in grado di costruire, . perché mira non unicamente al vivere ma al "vivere 8 9 La pistis basata sul parlante: l'ethos 9I Introduzione La pistis basata sull'ascoltatore: il pathos 98 I caratteri 107 Un'antropologia della persuasione Logica della persuasione III 5· È intorno alla felicità, alle azioni che ad essa conduco no e a quelle ad essa contrarie, che ruotano tutti i ten Una logica retorica III tativi di persuadere e dissuadere. I koina: possibilità, realtà e grandezza II4 L'esempio II5 Aristotele, Rhet. l36ob 9-11 La massima II9 L'entimema I22 Un modo abbastanza diffuso di invogliare alla lettura dei classici è Entimemi apparenti I32 quello di sostenere la loro attualità. Se volessi seguire questa strada, per rispondere a chi domandasse che senso ha leggere ancora la Re torica potrei cavarmela dicendo che essa si occupa di comunicazione 6. Il linguaggio persuasivo I37 o, più esattamente, di comunicazione persuasiva, argomenti che sono senza dubbio di grande attualità. Ma direi soltanto parte· della verità, Un trattato sullo stile? I37 e certo non la più interessante. Chi si accostasse alla Retorica spe La lexis persuasiva I39 rando di trovarvi una ricetta per diventare un bravo comunicatore, Adeguarsi alle circostanze I44 un oratore brillante o un persuasore efficace, resterebbe senz'altro deluso. Per questo scopo sarebbe certamente più ut!le uno dei nume Persuadere per metafore 146 rosi manuali oggi in commercio che promettono di insegnare a parla La frase persuasiva: ritmo e movimento periodico I54 re in pubblico su ogni argomento o come affrontare con successo le La taxis persuasiva I58 più complesse situazioni comunicative. Questo libro intende percorrere un'altra strada, forse più lunga e accidentata. Ciò che rende la Retorica ancora interessante non è una Note I65 sua generica attualità, ma il fatto che essa ci consegna una visione originale dell'animale umano costruita su un· aspetto apparentemente marginale: la sua capacità, sempre esposta al fallimento, di parlare Bibliografia 175 per persuadere se stesso innanzitutto, e gli altri. Attraverso l'indagine su "ciò che può risultare persuasivo" (è questo, in sintesi, l'argomen to della Retorica) Aristotele mette a fuoco questioni ancora cruciali Indice dei nomi I83 nel dibattito sulla natura umana. In particolare, il punto di vista reto rico consente di riflettere in modo inedito sul nesso, o meglio sull'i nestricabile intreccio, tra sfera del desiderio, socialità e linguisticità nell'animale umano. Agli occhi di Aristotele, i tratti che ci distinguono dagli animali non umani sono essenzialmente due: il possesso del logos e una speci fica forma di socialità, la città (polis), differente rispetto ai gruppi so ciali che molte altre specie animali - e l'uomo stesso - sono in grado di costruire, . perché mira non unicamente al vivere ma al "vivere 8 9 LA RETORICA DI ARISTOTELE INTRODUZIONE bene" (eu zen), cioè alla felicità (Pol. I252b 27-30). È quello che Ari altri termini, potremmo dire che l'uomo, in quanto animale caratte stotele dice in un celebre passo del primo libro della Politica: rizzato dal contemporaneo possesso di logos e polis, non può che es sere anche un animale retorico. La retorica si colloca, così, nel cuore perciò è chiaro che l'uomo è animale politico più di ogni ape e di ogni ani stesso della vita della polis e non è certo un caso se le coppie di valo male che viva in gruppo. Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non ri che la rendono possibile sono le stesse che fondano i tre generi fa nulla invano e l'uomo è l'unico animale che ha il linguaggio. Mentre la oratori, il deliberativo (utile/ dannoso), il giudiziario (giusto/ingiusto) e voce è segno di dolore e piacere, ed è per questo che si ritrova anche negli l'epidittico (bello/brutto) (Rhet. I358b 2I-29). E si spiega, così, anche altri animali (la loro natura giunge, infatti, fino a questo punto: avere la per perché Aristotele può affermare che «è intorno alla felicità, alle azioni cezione del dolore e del piacere e segnalarsela a vicenda), il linguaggio, inve che ad essa conducono, e a quelle ad essa contrarie, che ruotano tutti ce, esiste per mostrare ciò che è utile e ciò che è dannoso, e quindi anche i tentativi di persuadere e dissuadere» (Rhet. I 36 ob 9-I I). ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Questo, infatti, è specifico dell'uomo rispetto agli altri animali: avere egli solo la percezione del bene e del male, Occore precisare, a scanso di equivoci, che con "persuasione" del giusto e dell'ingiusto e così via. Ed è proprio la possibilità di mettere in non si intende qui qualsiasi forma di condizionamento del comporta comune queste cose che costituisce la casa e la città (Pol. r253a 9-18). mento altrui, comunque ottenuta. La Retorica si occupa unitamente di discorsi con finalità persuasive e non di qualunque strumento in Per comprendere a pieno il senso di queste affermazioni occorre però grado di garantirci l'adesione degli altri. La riflessione aristotelica sul che logos e polis non vengano considerati come due tratti semplice persuadere (sia quella esplicita, contenuta nella Retorica, sia quella mente giustapposti, ma come due aspetti legati tra loro in una con implicita che può essere ricavata dall'intero corpus) non riguarda tan nessione di reciproco rimando. È grazie al logos che gli animali uma to la persuasione effettivamente riuscita quanto piuttosto quella, per ni diventano capaci di cogliere quelle coppie di valori (utile/dannoso; così dire, tentata, indipendentemente dagli esiti ottenuti. È per questo giusto/ingiusto; bene/male) su cui la polis si fonda e che rendono che la retorica per Aristotele non è l'arte di persuadere ma la capacità possibile la tensione verso la felicità. E, per converso, è solo nella po di trovare ciò che, per ciascun argomento, può risultare persuasivo lis che gli animali umani entrano davvero in possesso del logos, che è (Rhet. I355b 26). Non si tratta di una differenza da poco. Innanzi quale.osa di costitutivamente diverso rispetto alla capacità - condivisa tutto, Aristotele esclude così la possibilità di una teoria della persua dalla maggior parte degli animali non umani - di segnalarsi reciproca sione in grado di assicurare il successo in ogni circostanza. È vero mente le sensazioni piacevoli o dolorose. che egli è interessato anche alle cause ·che conducono ali' eventuale Per chiarire meglio che cosa intendo dire, credo sia particolar efficacia di un discorso persuasivo (Rhet. I354a 9-ro), ma ciò non mente efficace l'immagine del «triangolo antropo-cognitivo», con la toglie che la persuasione della quale egli si occupa è sempre soltanto quale Franco Lo Piparo, nel suo Aristotele e il linguaggio (2003), una per,suasi.One possibile, mai garantita e mai sottratta al rischio del mette in luce questo particolare tipo di relazione che lega "città" (po fallimento o di un suo uso catastrofico. lis), "linguaggio" (logos) e (possibilità della) "felicità" (eudaimonia) In questo modo, la prospettiva aristotelica si mette al riparo an negli animali umani. Secondo questa immagine, «felicità, città e lin che dall'accusa di ingenuo ottimismo. La persuasione che è al centro guaggio vengono a configurarsi come i vertici di una sorta di triango della riflessione di Aristotele non è una panacea né una strada sicura lo antropo-cognitivo. Come accade nei triangoli geometrici, anche qui per la soluzione di ogni conflitto. In quanto possibilità a disposizione ciascuno dei tre vertici può esistere se e solo se ci sono gli altri due: dell'animale linguistico e politico, la persuasione possiede un caratte basta sopprimerne uno per far collassare l'intero triangolo» (Lo Pipa re intrinsecamente ambivalente. Ciò significa che essa è capace di ri ro, 2003, p. 3I). L'animale umano è, dunque, essenzialmente un ani velarsi, ad un tempo, luogo privilegiato di risoluzione dei conflitti ma male linguistico e politico, purché si attribuisca alla congiunzione e anche di produzione del conflitto stesso. Tale insistenza sulla dimen non il senso di una connessione estrinseca ma quello di un nesso in sione della possibilità rende più interessante - e in un certo senso scindibile e costitutivo. anche più comprensibile - la centralità della persuasione nell'agire È solo a partire da questa prospettiva antropologica che è possibi linguistico. Guardare ali' attività del persuadere come ad uno dei luo le guardare alla persuasione come ad ·uno dei luoghi in cui tale nesso ghi in cui si manifesta il nesso, specificamente umano, tra logos e po non solo si fa più evidente; ma trova la sua naturale realizzazione. In lis non significa certo sostenere che gli esseri umani riescano davvero IO II LA RETORICA DI ARISTOTELE INTRODUZIONE bene" (eu zen), cioè alla felicità (Pol. I252b 27-30). È quello che Ari altri termini, potremmo dire che l'uomo, in quanto animale caratte stotele dice in un celebre passo del primo libro della Politica: rizzato dal contemporaneo possesso di logos e polis, non può che es sere anche un animale retorico. La retorica si colloca, così, nel cuore perciò è chiaro che l'uomo è animale politico più di ogni ape e di ogni ani stesso della vita della polis e non è certo un caso se le coppie di valo male che viva in gruppo. Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non ri che la rendono possibile sono le stesse che fondano i tre generi fa nulla invano e l'uomo è l'unico animale che ha il linguaggio. Mentre la oratori, il deliberativo (utile/ dannoso), il giudiziario (giusto/ingiusto) e voce è segno di dolore e piacere, ed è per questo che si ritrova anche negli l'epidittico (bello/brutto) (Rhet. I358b 2I-29). E si spiega, così, anche altri animali (la loro natura giunge, infatti, fino a questo punto: avere la per perché Aristotele può affermare che «è intorno alla felicità, alle azioni cezione del dolore e del piacere e segnalarsela a vicenda), il linguaggio, inve che ad essa conducono, e a quelle ad essa contrarie, che ruotano tutti ce, esiste per mostrare ciò che è utile e ciò che è dannoso, e quindi anche i tentativi di persuadere e dissuadere» (Rhet. I 36 ob 9-I I). ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Questo, infatti, è specifico dell'uomo rispetto agli altri animali: avere egli solo la percezione del bene e del male, Occore precisare, a scanso di equivoci, che con "persuasione" del giusto e dell'ingiusto e così via. Ed è proprio la possibilità di mettere in non si intende qui qualsiasi forma di condizionamento del comporta comune queste cose che costituisce la casa e la città (Pol. r253a 9-18). mento altrui, comunque ottenuta. La Retorica si occupa unitamente di discorsi con finalità persuasive e non di qualunque strumento in Per comprendere a pieno il senso di queste affermazioni occorre però grado di garantirci l'adesione degli altri. La riflessione aristotelica sul che logos e polis non vengano considerati come due tratti semplice persuadere (sia quella esplicita, contenuta nella Retorica, sia quella mente giustapposti, ma come due aspetti legati tra loro in una con implicita che può essere ricavata dall'intero corpus) non riguarda tan nessione di reciproco rimando. È grazie al logos che gli animali uma to la persuasione effettivamente riuscita quanto piuttosto quella, per ni diventano capaci di cogliere quelle coppie di valori (utile/dannoso; così dire, tentata, indipendentemente dagli esiti ottenuti. È per questo giusto/ingiusto; bene/male) su cui la polis si fonda e che rendono che la retorica per Aristotele non è l'arte di persuadere ma la capacità possibile la tensione verso la felicità. E, per converso, è solo nella po di trovare ciò che, per ciascun argomento, può risultare persuasivo lis che gli animali umani entrano davvero in possesso del logos, che è (Rhet. I355b 26). Non si tratta di una differenza da poco. Innanzi quale.osa di costitutivamente diverso rispetto alla capacità - condivisa tutto, Aristotele esclude così la possibilità di una teoria della persua dalla maggior parte degli animali non umani - di segnalarsi reciproca sione in grado di assicurare il successo in ogni circostanza. È vero mente le sensazioni piacevoli o dolorose. che egli è interessato anche alle cause ·che conducono ali' eventuale Per chiarire meglio che cosa intendo dire, credo sia particolar efficacia di un discorso persuasivo (Rhet. I354a 9-ro), ma ciò non mente efficace l'immagine del «triangolo antropo-cognitivo», con la toglie che la persuasione della quale egli si occupa è sempre soltanto quale Franco Lo Piparo, nel suo Aristotele e il linguaggio (2003), una per,suasi.One possibile, mai garantita e mai sottratta al rischio del mette in luce questo particolare tipo di relazione che lega "città" (po fallimento o di un suo uso catastrofico. lis), "linguaggio" (logos) e (possibilità della) "felicità" (eudaimonia) In questo modo, la prospettiva aristotelica si mette al riparo an negli animali umani. Secondo questa immagine, «felicità, città e lin che dall'accusa di ingenuo ottimismo. La persuasione che è al centro guaggio vengono a configurarsi come i vertici di una sorta di triango della riflessione di Aristotele non è una panacea né una strada sicura lo antropo-cognitivo. Come accade nei triangoli geometrici, anche qui per la soluzione di ogni conflitto. In quanto possibilità a disposizione ciascuno dei tre vertici può esistere se e solo se ci sono gli altri due: dell'animale linguistico e politico, la persuasione possiede un caratte basta sopprimerne uno per far collassare l'intero triangolo» (Lo Pipa re intrinsecamente ambivalente. Ciò significa che essa è capace di ri ro, 2003, p. 3I). L'animale umano è, dunque, essenzialmente un ani velarsi, ad un tempo, luogo privilegiato di risoluzione dei conflitti ma male linguistico e politico, purché si attribuisca alla congiunzione e anche di produzione del conflitto stesso. Tale insistenza sulla dimen non il senso di una connessione estrinseca ma quello di un nesso in sione della possibilità rende più interessante - e in un certo senso scindibile e costitutivo. anche più comprensibile - la centralità della persuasione nell'agire È solo a partire da questa prospettiva antropologica che è possibi linguistico. Guardare ali' attività del persuadere come ad uno dei luo le guardare alla persuasione come ad ·uno dei luoghi in cui tale nesso ghi in cui si manifesta il nesso, specificamente umano, tra logos e po non solo si fa più evidente; ma trova la sua naturale realizzazione. In lis non significa certo sostenere che gli esseri umani riescano davvero IO II LA RETORICA DI ARISTOTELE I a persuadersi su ogni cosa; e neppure che ogni agire linguistico abbia Il posto della persuasione (o debba avere) una finalità esplicitamente persuasiva. Significa piut tosto - e forse più banalmente - che parlare per cercare di persuade re non è uno dei tanti usi del linguaggio (da riservare magari ad abili professionisti), ma una possibilità costitutiva della specifica cognitività umana. Per queste ragioni credo che la. Retorica sia in primo luogo un' o pera di antropologia filosofica. Solo se .letta in questo modo, essa ha ancora qualcosa da dirci anche su argomenti più "attuali", come la comunicazione persuasiva. Naturalmente, tale idea non può essere semplicemente affermata, ma va sostenuta e argomentata attraverso una lettura puntuale dell'opera nella sua interezza. L'intento primario Un'opera filosofica di questo libro è presentare una simile lettura. Per fare questo, sarà necessario innanzitutto abbandonare il tradizionale pregiudizio anti La lettura della Retorica proposta in queste pagine ruota intorno alla retorico che ha per secoli condizionato la lettura di quest'opera fino a convinzione che essa sia a pieno titolo un'opera filosofica e che abbia negarle non solo unità testuale, ma anche (e soprattutto) coerenza il suo nucleo teorico nella nozione di "persuasivo" (pithan6n). Il radi concettuale. Ciò consentirà di inserire la Retorica nel contesto più cato e persistente pregiudizio contro l''arte della persuasione, per se ampio ·della filosofia aristotelica, rifiutando un'implicita distinzione tra coli considerata nient'altro che un peric"ol?so strumento di inganno e argomenti nobili e argomenti meno .n obili, se non addirittura volgari. seduzione, ha naturalmente condizionato ànche la fortuna dell'opera Sarà possibile, così, mostrare la centralità del fenomeno della persua aristotelica. Nonostante la recente rivalutazione di questa disciplina sione nell'antropologia aristotelica e guardare finalmente alla Retorica abbia senza dubbio rinnovato I' attenzione degli studiosi per la Retori come a un'opera genuinamente filosofica. ca, resta il fatto che essa è stata spesso giudicata un'opera interessante più da un punto di vista genericamente culturale che specificamente Senza gli insegnamenti di Franco Lo Piparo questo libro sarebbe ri filosofico. A questo generale pregiudizio si deve aggiungere anche il sultato senza dubbio peggiore, lo ringrazio per avermi sostenuta e in fatto che essa è stata oggetto, soprattutto nel secolo scorso, di un ac coraggiata. Desidero inoltre ringraziare tutti coloro che in forme di ceso dibattito relativo alla sua unità e coerenza testuale. verse (ma tutte per me indispensabili) hanno contribuito alla realizza Le considerazioni che hanno condotto a dubitare dell'unità del te zione di questo lavoro: Paola Camassa, Giuseppe Canonico, France sto tràdito dipendono in buona misura dall'effettiva complessità e sco Caparrotta, Marco Carapezza, Felice Cimatti, Valentina Cuccio, stratificazione dei manoscritti e dalla difficoltà di ricostruire con pre Massimo De Carolis, Salvatore Di Piazza, Francesco Ferretti, Davide cisione il percorso della loro trasmissione, caratteristiche che per altro Fricano, Daniele Gambarara, Elisabetta Gola, Francesco La Mantia, Marco Mazzeo, Marco Mazzone, Alessandra Pandolfo, Angelo Patti, la .R etorica condivide con molte opere dell'antichità (C hiron, 2 007, Antonio Pennisi, Pietro Perconti, Laurent Pernot, Mauro Serra,. Luigi pp. 43-9). È probabilmente questa una delle ragioni per cui, fino a Spina, Marianna Tomasello, Sebastiano Vecchio, Paolo Virno. pochi decenni fa, parte consistente della letteratura critica sulla Reto Dedico il libro a Tommaso Russo, rimpiangendo le chiacchierate rica è stata assorbita dalla questione relativa all'eventuale stratificazio che non potremo più fare. ne del testo e alla possibilità di individuare fasi diverse del pensiero retorico aristotelico. L'ipotesi più diffusa riteneva I' opera il risultato, peraltro non sempre felice, della sovrapposizione di almeno due trat tati scritti in epoche diverse e successivamente riunificati, non neces sariamente sotto la supervisione dello stesso Aristotele. Anche se dubbi sull'unità dell'opera erano già stati avanzati (Spengel, r867; Romer, r884; Marx, 1900; Kantelhardt, r9rr), la formulazione !2 LA RETORICA DI ARISTOTELE I a persuadersi su ogni cosa; e neppure che ogni agire linguistico abbia Il posto della persuasione (o debba avere) una finalità esplicitamente persuasiva. Significa piut tosto - e forse più banalmente - che parlare per cercare di persuade re non è uno dei tanti usi del linguaggio (da riservare magari ad abili professionisti), ma una possibilità costitutiva della specifica cognitività umana. Per queste ragioni credo che la. Retorica sia in primo luogo un' o pera di antropologia filosofica. Solo se .letta in questo modo, essa ha ancora qualcosa da dirci anche su argomenti più "attuali", come la comunicazione persuasiva. Naturalmente, tale idea non può essere semplicemente affermata, ma va sostenuta e argomentata attraverso una lettura puntuale dell'opera nella sua interezza. L'intento primario Un'opera filosofica di questo libro è presentare una simile lettura. Per fare questo, sarà necessario innanzitutto abbandonare il tradizionale pregiudizio anti La lettura della Retorica proposta in queste pagine ruota intorno alla retorico che ha per secoli condizionato la lettura di quest'opera fino a convinzione che essa sia a pieno titolo un'opera filosofica e che abbia negarle non solo unità testuale, ma anche (e soprattutto) coerenza il suo nucleo teorico nella nozione di "persuasivo" (pithan6n). Il radi concettuale. Ciò consentirà di inserire la Retorica nel contesto più cato e persistente pregiudizio contro l''arte della persuasione, per se ampio ·della filosofia aristotelica, rifiutando un'implicita distinzione tra coli considerata nient'altro che un peric"ol?so strumento di inganno e argomenti nobili e argomenti meno .n obili, se non addirittura volgari. seduzione, ha naturalmente condizionato ànche la fortuna dell'opera Sarà possibile, così, mostrare la centralità del fenomeno della persua aristotelica. Nonostante la recente rivalutazione di questa disciplina sione nell'antropologia aristotelica e guardare finalmente alla Retorica abbia senza dubbio rinnovato I' attenzione degli studiosi per la Retori come a un'opera genuinamente filosofica. ca, resta il fatto che essa è stata spesso giudicata un'opera interessante più da un punto di vista genericamente culturale che specificamente Senza gli insegnamenti di Franco Lo Piparo questo libro sarebbe ri filosofico. A questo generale pregiudizio si deve aggiungere anche il sultato senza dubbio peggiore, lo ringrazio per avermi sostenuta e in fatto che essa è stata oggetto, soprattutto nel secolo scorso, di un ac coraggiata. Desidero inoltre ringraziare tutti coloro che in forme di ceso dibattito relativo alla sua unità e coerenza testuale. verse (ma tutte per me indispensabili) hanno contribuito alla realizza Le considerazioni che hanno condotto a dubitare dell'unità del te zione di questo lavoro: Paola Camassa, Giuseppe Canonico, France sto tràdito dipendono in buona misura dall'effettiva complessità e sco Caparrotta, Marco Carapezza, Felice Cimatti, Valentina Cuccio, stratificazione dei manoscritti e dalla difficoltà di ricostruire con pre Massimo De Carolis, Salvatore Di Piazza, Francesco Ferretti, Davide cisione il percorso della loro trasmissione, caratteristiche che per altro Fricano, Daniele Gambarara, Elisabetta Gola, Francesco La Mantia, Marco Mazzeo, Marco Mazzone, Alessandra Pandolfo, Angelo Patti, la .R etorica condivide con molte opere dell'antichità (C hiron, 2 007, Antonio Pennisi, Pietro Perconti, Laurent Pernot, Mauro Serra,. Luigi pp. 43-9). È probabilmente questa una delle ragioni per cui, fino a Spina, Marianna Tomasello, Sebastiano Vecchio, Paolo Virno. pochi decenni fa, parte consistente della letteratura critica sulla Reto Dedico il libro a Tommaso Russo, rimpiangendo le chiacchierate rica è stata assorbita dalla questione relativa all'eventuale stratificazio che non potremo più fare. ne del testo e alla possibilità di individuare fasi diverse del pensiero retorico aristotelico. L'ipotesi più diffusa riteneva I' opera il risultato, peraltro non sempre felice, della sovrapposizione di almeno due trat tati scritti in epoche diverse e successivamente riunificati, non neces sariamente sotto la supervisione dello stesso Aristotele. Anche se dubbi sull'unità dell'opera erano già stati avanzati (Spengel, r867; Romer, r884; Marx, 1900; Kantelhardt, r9rr), la formulazione !2 LA RETORICA DI ARISTOTELE I. IL POSTO DELLA PERSUASIONE più articolata dell'ipotesi della stratificazione del testo si deve allo re stata, in alcuni punti, modificata da interventi successivi non ari studioso tedesco Friedrich Solmsen (1929), che ha applicato alla Re stotelici. Non ci si può dunque aspettare dalla Retorica la stessa coe torica lo schema interpretativo di W erner J aeger ( 92 3). Secondo renza testuale che siamo abituati a pretendere dalle opere moderne, l questi autori, il pensiero di Aristotele avrebbe subito una vera e pro ma ciò non implica che ci troviamo dinanzi ad un'opera frammenta pria evoluzione da posizioni più vicine a quelle platoniche fino ad ria e incoerente. una completa autonomia dal maestro. Nel caso della Retorica,- tale Se è vero che la maggior parte degli studiosi oggi concorda nel evoluzione consisterebbe nel passaggio da una prima fase più "plato considerare la Retorica un testo sostanzialmente unitario, non per nica", in cui Aristotele avrebbe sostenuto la necessità di una retorica questo si può dire però che sia del tutto scomparso il pregiudizio nei "ideale", nella quale avrebbero avuto diritto di cittadinanza soltanto confronti di quest'opera. Esiste un modo più radicale di negarle unità mezzi di persuasione "razionali", ad una concezione più "pragmatica" e coerenza, più radicale perché investe non tanto il piano testuale e "realistica", che avrebbe invece ammesso anche mezzi "irrazionali" quanto quello concettuale. In questa prospettiva, oggi ben rappresen ed "emotivi", come il ricorso alle passioni dell'uditorio. Le tracce di tata da Jonathan Barnes (1995), i tre libri della Retorica non costitui questa linea evolutiva sarebbero ancora visibili nella Retorica e questo scono un'opera unitaria, non perché Aristotele non avrebbe presiedu spiegherebbe il carattere poco unitario del testo e la presenza di quel to ad una revisione finale, ma perché sarebbe l'oggetto stesso della le che, agli occhi di questi studiosi, appaiono come incongruenze. retorica ad essere «intrinsecamente frammentario» (ivi, p. 263) 2 Per • In tempi più recenti, la tesi della stratificazione testuale dell'opera la sua stessa natura, la retorica riguarderebbe per certi versi la logica, e della sua relativa incoerenza è stata ripresa e sostenuta, con argo per altri la psicologia morale, per altri ancora il linguaggio, ma non ci menti non molto differenti da quelli appena visti, anche da George sarebbe alcun principio in grado di unificare tutti questi aspetti -fra Kennedy (Kennedy, 1963, pp. 82-7; 1996) 1 In generale, però, nel loro eterogenei. Più che un'arte unitaria, essa sarebbe pertanto la • panorama degli studi contemporanei, si registra un'inversione di ten composizione di frammenti di altre discipline, come «una gazza che denza. La maggior parte degli studiosi oggi complessivamente rifiuta va rubacchiando qua e là pezzi di altre arti e ne ricava un proprio l'ipotesi "evoluzionistica" e considera la Retorica un'opera sostanzial nido raffazzonato» (ivi, p. 264). Contro questo duro giudizio, la lettu mente unitaria. Pur ammettendo che il testo possa aver subito diverse ra qui proposta intende mostrare che la Retorica è tutt'altro che un stesure o interpolazioni, fenomeno tutt'altro che raro per i manoscrit «nido raffazzonato» e che quel principio unificatore che Barnes nega ti antichi, non sembrano esserci ragioni testuali sufficienti per negare alla trattazione aristotelica (e più in generale alla retorica come disci all'opera unità e coerenza, anche tenendo conto del fatto che il tenta plina) esiste ed è rintracciabile nella nozione di "persuasivo" (pitha tivo di individuare le- diverse stratificazioni del testo e la cronologia n6n), che fa da filo conduttore all'intera opera. relativa dei passi sembra destinato a rimanere nell'ambito della pura A ben guardare, il vero bersaglio di questa generale diffidenza è congettura (Wisse, 1989, pp. 9-13; Chiron, 2007, pp. 43-55; Rapp, in realtà io stesso .f enomeno della persuasione. Il potere persuasivo 2002, pp. 178-84). del linguaggio è stato guardato sin dalle origini con un sospetto misto Nella forma in cui è arrivata fino a noi, la Retorica si compone di ad ammirazione, talvolta come alternativa alla violenza fisica, più tre libri, i primi due dedicati a quella che la tradizione successiva spesso come mezzo di sopraffazione e manipolazione dell'altro. So chiamerà inventio (il metodo per trovare gli argomenti), mentre il ter prattutto il pensiero filosofico moderno ha cercato di addomesticare zo alla cosiddetta elocutio (l'elaborazione verbale degli argomenti) e questo fenomeno, ritenuto pericoloso, relegandolo fra le inevitabili alla dispositio (l'ordine in cui disporre gli argomenti). A giudicare dai debolezze della natura umana e contrapponendovi il processo, tutto riferimenti storici contenuti nel testo, è probabile che esso sia stato razionale e controllabile, della dimostrazione (Piazza, 2004a, pp. 22- scritto, a più riprese, tra il 360 e il 334 a.C. (Kennedy, 1996, p. 417), 39 ). Lontano da questo pregiudizio, Aristotele attribuisce invece alla un arco di tempo abbastanza lungo da rendere plausibili mutamenti persuasione un ruolo cruciale nella sua riflessione antropologica. Per di opinione sia su aspetti specifici sia su questioni globali. L'opera questa ragione, la Retorica non è semplicemente. una raccolta di pre inoltre, come tutte le altre del corpus aristotelico, non era destinata cetti su come avere successo nella comunicazione; una sorta di ma alla pubblicazione, ma ha chiaramente la struttura di appunti di lezio nuale che il filosofo avrebbe scritto, pur ritenendolo un argomento di ni. È probabile, infine, che la struttura originaria del testo possa esse- scarso valore, solo per adeguarsi alle necessità dei tempi. L'intento 15

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