Christine Buci-Glucksmann La ragione barocca Da Baudelaire a Benjamin costa & nolan f I ! Ho impastato del fango e ne ho fatto dell'oro ... Glorificare il culto delle immagini (la mia gran de, la mia unica, la mia primitiva passione). C. Baudelaire Niente mi disincanta, il mondo mi ha affascinato. F. de Quevedo Titolo originale: la raison baroque Copyright © 1984 by Editions Galilée, Paris Traduzione di Carlo Gazzelli Progetto grafico Luisa Conte Grafica Olga Bachschmidt Copyright © Costa & Nolan spa Via Peschiera 21, Genova ISBN 88.7648.150.8 \ Introduzione Immaginate una città dai molteplici accessi, labirinto, proli ferazione di piazze, di crocevia, di passaggi, di dedali - una sorta di corpo multiforme del passato e della memoria. Una città barocca, insomma: Roma forse, o Vienna, o Città del Messico; e, in questa città, un /laneur, avido di novità, di cose insolite, di tutta una serie di giochi sul reale e l'irreale. In questo teatro, un simile viaggiatore, ormai senza patria né pace, incontra un venerabile vegliardo. "Chi sei?" gli domanda. "Sono il disinganno" (Yo soy el desengaiio) ri sponde i] vecchio. E si offre di fargli da guida in questa città-fantasma dai mille volti. Una grande strada, senza no me né fine, popolata da mille figure: la via dell'Ipocrisia. E 11, una donna bellissima, che lascia i cuori pieni di deside rio e di rimpianto, una donna dal volto di neve e di rose, avvolta nella sua aura e ornata di dolci apparenze: l'oggetto stesso dell'amore. E il signore del disinganno rivela: i denti della donna sono falsi, i capelli tinti, il volto truccato e, al di là di tutte quelle apparenze, la vecchiaia e la morte com piono la loro opera. In tutta la via, che è la via del potere e della bellezza, la realtà è rovesciata. Madama Moda e Ma dama Morte vi governano. Bisogna capovolgerla, aggirare tutte le barriere fra il reale e l'irreale, fra il noto e il suppo ,. sto, fra il mondo e il teatro. Bisogna rimetterla in piedi: ve derla dall'interno. Questa è la grande allegoria descritta in uno dei Sueiios di Quevedo: El mundo por de dentro. Questa potrebbe essere 7 anche la città-allegoria, la donna-allegoria, prettamente Note baudelairiana, di cui parla questo libro dedicato alla Ragio ne barocca. Molti accessi, molti aspetti, molti livelli di 1 Una prima versione di Una archeologia della modemità. Angelus no scrittura'. Ma sempre la stessa scena e lo stesso viaggio: vus è stata pubblicata in "L'Ecrit du Temps", 2, 1982; Vienna: figure quello della modernità con i suoi paradossi e le sue ambiva dell'alterità è apparso in "L'Ecrit du Temps", 5, 1984 con il ritolo Questions de judai'sme; L'utopia della femminilità fa parte del volume lenze. Un viaggio dedicato essenzialmente all'opera di Wal Benjamin et Paris, Paris, Editions du Cerf, 1984. Un certo numero di ter Benjamin, che ci conduce sempre altrove: nell'Ottocen materiali relativi all'analisi dei rapporti Baudelaire-Benjamin sono stati to di Baudelaire e di Salomé, fra le grandi culture della crisi inoltre illustrati per la prima volta nell'ambito di un seminario dal tito - Musi!, Weininger, Klee - nella regione barocca che lo: Archeologia della modemità: da Baudelaire a Benjamin tenutosi al non ha mai smesso di ossessionare il nostro presente, quella Collège International de Philosophie nel periodo febbraio-giugno 1984. di un Barthes è di un Lacan. Poiché la ragione barocca, con ' Lista delle abbreviazioni usate per le opere di Benjamin: G.S. : Gesammelte Schri/ten, Frankfurt/Main, Suhrkamp Verlag la sua teatralizzazione dell'esistente e la sua logica dell'am C.l: Correspondance, Paris, Aubier, Tomo I bivalenza, n~n è solo una ragione "altra" all'interno della i C.2: Correspondance, Paris, Aubier, Tomo II modernità. E prima di tutto la Ragione dell'Altro, del suo M. V. : Mythe et violence, Paris, Lettres Nouvelles eccedere, del suo uscire dai limiti. Grazie ad essa, non potrem P.R.: Poésie et Révolution, Paris, Lettres Nouvelles mo forse tentare di vedere il mondo "por de dentro"'? S. U.: Sens Vniq11e, Paris, Lettres Nouvelles B.B. : Essais stir Bertolt Brecht, Paris, Maspéro K.K.: "L'Herne", Kart Kra11s I C.B.: Charles Baudelaire, Paris, Payot P. W.: Das Passagen-Werk, Frankfurt/Main, Suhrkamp Verlag [N.d.A.]. Salvo esplicita indicazione in contrario, tutti i passi di altri Autori citati ) da Christine Buci-Glucksmann sono stati da noi tradotti dalla loro ver sione francese; per comodità del lettore, abbiamo comunque indicato, tutte le volte che era possibile, la versione italiana dei testi da cui i passi erano tratti, sia che fosse, sia che non fosse stata da noi util.izzata [N.d.T.]. ·, l I I 1 '· 9 8 Una archeologia della modernità Angelus Novus L'attenta bontà dell'angelo mi tranquillizzò no tevolmente e, confortato dall'acqua con cui egli aveva ripetutamente ragliato il mio vino, ritro vai infine la calma sufficiente per ascoltare il suo straordinario discorso. Non pretendo di riferire tutto ciò che egli mi disse: ma ciò che in sostan za ne rammento è che egli era il genio che presie deva ai contrattempi che si verificano nell'umani tà, e che la sua funzione era quella di provocare quei bizzarri incidenti che continuamente sor prendono gli scettici. E.A. Poe, L'angelo delle stranezze Ma chi, se gridassi, mi udrebbe, dalle schiere degli angeli? E se anche un _Angelo a un tratto mi stringesse al suo cuore: la sua essenza più forte mi farebbe morire. Perché il bello non è che il treme11do al suo inizio ... Gli angeli sono tutti tremendi (sch_reckfich ). R.M. Rilke, Elegie duinesi, I, II C'è un quadro di Klee che s'intitola Angelus No vus. Vi si trova una angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali di stese. L' a11gelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede 1111a sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le getta ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e radunare i vinti. Ma spira dal paradiso una tempesta che si è im pigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle ( ...] . Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. Paul Klee, Angelus Novus W. Benjamin, Tesi di filosofia della storia Premessa Il fatto che l'immagine allegorica dell'Angelo - il suo qua dro - delinei all'interno della modernità letteraria strane connessioni, che riguardano quel "qualcosa" di terribile, di spaventoso, di bizzarro, quel "contrattempo" fondamenta le in virtù del quale l'umanità va "per caso" verso la pro pria distruzione (Poe), in virtù del quale la storia come tem pesta del progresso si trasforma in "una sola catastrofe" (Benjamin) e la bellezza è cosl terribile da uccidere (Rilke): proprio questo potrebbe essere il motivo del confronto di testi appena proposto, in cui, come in un'eco, appare e riap pare il "perturbante" di Freud. Un'eco tutto sommato un po' silenziosa. Poiché, se ben si rilegge l'articolo di Freud, non si può non restare colpiti da una singolare censura, un'asim metria. Il perturbante, con tutta la sua ben nota ambivalen za di significati ("familiare-spaventoso", "rimosso, che pe rò torna a mostrarsi"), pur se riconosciuto nei vari aspetti del suo rapporto costitutivo con la visione - col sosia, con la morte, con tutti quei processi di sdoppiamento dell'Io presenti e diffusi nella letteratura, nella telepatia, nell' ani mismo - non è mai intravisto se non dal punto di vista de monologico. Membra sparse, teste tagliate, occhi enucleati, sepolti vivi, bambole animate, tutti questi fantasmi e que ste immaginazioni rimandano sempre, secondo Freud, a un'angoscia primitiva e originaria, alludono al ritorno a un luogo abissale, sconfinato e proibito, un luogo, propriamen te parlando, vertiginoso: il sesso-grembo della madre. 15 Quella, anche, più concettuale, per cui "l'Angelo della sto Certo, dal punto di vista del rapporto col padre e dell' ango scia di castrazione, il perturbante ha senz'altro a che fare ria" fa melanconicamente sl che s'interrompa il continuum con la violenza: ma non con una violenza "altra", più fem del tempo, la fede socialdemocratica nel progresso, a van taggio di una istanza catastrofica e messianica che libera il minile che paterna, più androgina che fallica, più serafica futuro sepolto nel passato e lo costruisce col presente. Qui che luciferina - la violenza dell'Angelo. A meno di non la riflessione culminerà in una nuova concezione del pre ipotizzare, come fa Lacan, "un altro lato", più femminile, del godimento, in cui l' "essere strano" e l' "essere angelo" sente: lo Jetztzeit, il tempo della vera attualità, il capovolgi verrebbero a coincidere: "Dal!'a ltro lato, si può forse attin mento politico ed epistemologico dello storicismo dei vinci tori. Al tempo vuoto e lineare di una cumulatività legata al gere qualcosa che potrebbe dirci come ciò che finora non è che frattura, apertura, nel godimento si possa fare realtà? la successione degli avvenimenti, Benjamin contrapporrà la [. ..] . Si tratta di ciò che, cosa singolare, non può essere sug necessità di una rottura temporale - di una interruzione gerito se non da intuizioni assai strane. 'Strano' (étrange) è del tempo - svelata dagli immaginari della storia. Il tempo una parola che si può scomporre in 'essere angelo' (etre attuale rappresenta un tempo intensivo, qualitativo, quale è mostrato dagli "stati d'eccezione", dai momenti in cui ange)" '. Questo "altro lato", questa bellezza che viene dal!' abisso, "la cultura genera la barbarie", o in cui la memoria infini tamente repressa dei "senza nome" (Namenlosen) si riap irraffigurabile (propriamente parlando) se non mediante propria infine di una storia dominata dallo storicismo dei !'"eccesso" della doppia metafora femminile e teologica, è potenti'. quello che non ha mai cessato di ossessionare Benjamin. Il Ma al di là di ciò che qui si profila come un'antinomia in tema - e l'allegoria dell'Angelo - sarà la sua sigla perso terpretativa, in cui il Benjamin marxista, amico di Brecht nale, confermata dall'acquisto del famoso quadro di Klee Angelus Novus, e guiderà tutta la sua riflessione sulla filoso e militante antifascista, continua a contrapporsi al Benjamin messianico e giudaista, la metafora dell'Angelo, il suo ripe fia dell'avanguardia e della modernità (Baudelaire, Kafka, tuto, e sempre reinvestito, comparire sulla scena, radica la Klee ... ) in un mondo senza aura, volto alla generalizzazione scrittura in una zona di frontiera, al di là e al di qua dell'uma della forma mercantile, alla riproducibilità illimitata delle opere d'arte - per ispirare infine le sue ultime Tesi di filo no, che senza dubbio avvicina Benjamin a Kafka quando il sofia della storia del 1940. Sarà questa allegoria a determi primo dice dell'altro: "L'interpretazione mistica legittima non deve essere concepita come un elemento della sua sag nare la circolazione della più segreta delle sue ossessioni: quella per cui, in Baudelaire, il linguaggio satanico collega gezza, ma come una interpretazione della sua follia" '. la sessualità con gli archetipi femminili, l'elemento serafi Del resto, lo stesso Benjamin confessa di aver fatta propria co, in certa misura androgino, con l'elemento feticistico. "la versione kafkiana dell'imperativo categorico: 'Agisci in "L'impotenza è la base della via crucis della sessualità ma maniera tale che gli angeli abbiano qualcosa da fare"'•. Quanto alla follia mistica, essa si accorda con la storia e le schile. Indice storico di tale impotenza. Da questa impo tenza deriva il suo attaccamento, come a un proprio fetic sue catastrofi, poiché Kafka, come Klce, vive "in un mon do complementare" e poiché "il mondo di Kafka, spesso co cio, all'immagine serafica della donna"'. L'ossessione per cui nel grande testo sull'Angelo scritto a lbiza nel 1933 in sì sereno e attraversato da angeli, è il complemento esatto una condizione di semi-delirio, Benjamin confesserà: della sua epoca, che si appresta a sopprimere intere masse di abitanti del pianeta. L'esperienza corrispondente a quel "L'Angelo assomiglia a tutto ciò da cui sono stato costretto la di Kafka come individuo privato potrebbe non essere ac- a separarmi: alle persone e alle cose specialmente"'. 17 16 quisita dalle grandi masse se non all'ora della propria di che, secondo Benjamin, definisce la dialettica. "Noi non struzione"'. penetriamo nel mistero se non nella misura in cui lo ritro Giudizio, questo, premonitore, che, col massimo radicali viamo nella quotidianità, in virtù dell'ottica dialettica che smo critico, annuncia la presenza attiva, nella storia come riconosce il quotidiano come impenetrabile e l'impenetrabi nella modernità letteraria, di un principio distruttivo - una le come quotidiano"•. percezione della violenza continuamente repressa nel mon Quel "familiare" .che Benjamin vedeva affiorare in Baude do asettico e codificato della società mercantile, delle gran laire ("Osservazione di Leiris, che la parola /amilier in Bau di città e di quella tecnologia al servizio del potere che pro delaire è piena di mistero e d'inquietudine" 10 non può ) voca l' "atrofia esperienziale" di cui si parla in Erfahrung essere oggetto di una conoscenza diretta, totale e totaliz und Armut (1933). zante. Frammentario e rimosso nella storia, dimorante in Questo rapporto con la radicalità della violenza - della tutti quei territori indefiniti che travalicano ogni razionali violenza "altra", non solo di quella dei governanti - sarà tà classica (l'infanzia, la cultura femminile, l'esperienza dei sempre presente in ~enjamin, e determinerà il .suo passag limiti e quella dei vinti), esso rientra nell'ambito di una ve gio da un anarchismo metafisico e nichilista, influenzato da rità interpretativa "che è la morte dell'intenzione". Ecco Sorel, a un marxismo conflittuale, che si radicalizza intorno perché la filosofia, sia pure materialistica 11 non può che , a una polarità paradossale: materialismo/messianismo, atei compiere un vero e proprio esodo al di là di se stessa, un smo/teologia. .. La violenza, comunque, è dappertutto: "La lavoro sui suoi confini e sui suoi "margini" che la costringe tradizione degli oppressi ci insegna che lo 'stato d'eccezio senza fine all'analisi critica di una realtà diventata, dopo ne' in cui viviamo è la regola. Dobbiamo dunque pervenire Nietzsche, dopo Marx, enigmatica, geroglifica, non "razio a una concezione della storia corrispondente a questo nale". "Il modello della sua filosofia è il rebus", come dice stato"•. bene Adorno. Non c'è quindi da stupirsi se in pieno ventesimo secolo, in Perciò quella "concezione della storia" adeguata agli "stati pieno "Occidente", è ancora possibile una cosa come il na <l'eccezione" si fonderà non tanto sulla presenza di una tra zismo, una volta che si sia compreso, prendendo la storia ma concettuale continua, quanto sulla riesumazione, me "di contropelo", che una tale violenza, la storia dell'Occi diante un lavoro critico, micrologico e "analitico", di un dente l'ha sempre lasciata vedere. Perciò, l'Angelo - l'étre immaginario storico che si dovrà individuare anche nelle ange e I' étrange - potrebbe rappresentare l'estremo rischio ''cristallizzazioni più umili, nelle scorie dell'esistenza" ". storico e psicologico nelle sue polarità ambivalenti: uma Di questa lotta filosofica per la riconquista di un passato di no/inumano, effimero/eterno, angelo/diavolo, femmini oppressione, visibile e invisibile al tempo stesso come l'in le/maschile, reale/irreale. Perciò quella "concezione della conscio freudiano, di questa costruzione di una immagine storia" sarebbe già, paradossalmente, iscritta nella lettera della storia in cui ogni epoca sogna l'età successiva, di que tura, in quel!' elemento di shock che caratterizza la scrittura sta distruzione di ogni ingenua fede nel progresso, Benja della modernità, distruggendo le certezze di un soggetto min ricercherà tutte le forme: quadro, allegoria, parabola e umanistico eccessivamente maschile. Perciò, infine, costel infine, nel libro della sua vita rimasto incompiuto, I "passa lazione, qual esso è, di molteplici temporalità, l'Angelo po J!l'S" di Parigi, la loro immagine dialettica, portatrice di una trebbe, allegoricamente, raffigurare quel punto d'incontro costellazione temporale in cui l'arcaico s'intreccia al moder conflittuale fra la "familiarità" quotidiana e il mistero no. E, a questo punto, il metodo interpretativo di Benja "perturbante" che aveva attirato l'attenzione di Freud e min, il suo sguardo di storico, si faranno più "freudiani" 18 19 che mai: "Nell'immagine dialettica, ciò che è stato in una di vista della storia dei vincitori e della continuità evolutiva determinata epoca è sempre, al tempo stesso, il 'sempre (sia pure di sinistra), ha mai potuto mostrare: "Al classici già-stato'. Esso, però, si manifesta di volta in volta come smo non era assolutamente dato cogliere la mancanza di li tale solo agli occhi di un'epoca assolutamente determinata: bertà, l'incompiutezza e la precarietà della bella physis sen quella in cui l'umanità, stropicciandosi gli o~chi, riconosce sibile. Questo è precisamente ciò che si propone di fare l'al come tale proprio quest'immagine di sogno. E in quest'atti legoria barocca" ". mo che lo storico si assume il compito dell'interpretazione Solo dunque mediante una ricerca sulle origini (l'Ursprung del sogno (Traumdeutung)" "· del Dramma barocco tedesco), e poi sulla preistoria - o la Ma la visibilità di tale immagine dipende dall'intensità del protostoria - Urgeschichte - della modernità, si viene a la coscienza della crisi nei suoi elementi catastrofici. Ecco delineare un progetto nuovo, una vera e propria archeologia perché, di fronte alle belle totalità del classicismo o di un'este della modernità, in cui ciò che è stato dimenticato dal tica marxista della visione del mondo, Benjamin privilegia le "filosofie della storia" è sempre un elemento originario tutt'altra scansione storica, intesa a fare emergere un' ar - un Ur - da iscrivere in un marxismo che si trova ad es cheologia della modernità nelle sue svolte decisive, come il serne radicalizzato e trasformato. In questo senso, come no Seicento barocco, l'Ottocento di Baudelaire (non quello di ta Fabrizio Desideri nel suo libro Walter Ben;amin, il tempo Balzac), l'avanguardia letteraria del Novecento. Sono que e le forme, l'Urgeschichte è assai più di una semplice "prei sti i momenti in cui l'allegoria testimonia la presenza, nella storia": è una storia originaria che si collega ali' Ursprung, a storia occidentale, di un focolaio di resisten.za, di una storia una realtà che riguarda la "Vor- und Nachgeschichte, la pre "altra" e saturnina, nella quale "si mostra agli occhi del e la dopo-storia", e che rimanda perfino al concetto goe !' osservatore il volto ippocratico della storia come paesag thiano di "fenomeno originario", l'Urphiinomen citato dal gio originario pietrificato (erstarrte Urlandschaft)" ". Rap lo stesso Benjamin ''. presentazione anteriore alla rappresentazione, pittogramm Questa storia originaria dell'Ottocento, questa archeologia ma in cui vita e morte si congiungono, simile a un "fram di una modernità intesa come era dell' "arte di massa" e mento amorfo", essa è la struttura portante" della mo della "dimensione di massa" di ogni processo, verte preci dernità (die Armatur der Moderne)". "Immagine dell'in samente su alcune "forme storiche originarie" (Urgeschich quietudine pietrificata" (das Bild der erstarrten Unruhe ), in tliche Formen), secondo l'indicazione di Benjamin: "L'Ur essa "si immobilizzano i sogni di un'epoca" ". [!.eschichte del XIX secolo non avrebbe alcun interesse se In opposizione alle estetiche di Goethe e di Hegel, e anche non la si intendesse in modo tale da non poter ritrovare, alla a quelle di Schopenhauer e di Nietzsche, Benjamin rivaluta base dell'Ottocento, delle forme storiche originarie"'°. l'allegoria come scrittura, come principio di un'estetica del Tali forme non sono né degli a priori storici, qual è l'episte la modernità, come riaffioramento di un passato non com me, né dei riflessi ideologici in corrispondenza con una preso. Seguendo un percorso archeologico attento alla plu struttura economica, quali quelli di una topografia marxista ralità dei linguaggi e ai particolari, l'intervento critico fa che Benjamin giudica nominalistica e meccanicistica. Si riemergere la profondità poliritmica del tempo, ciò che è tratta piuttosto di espressioni (Ausdriicke) di carattere im sepolto nell'oblio proprio della storia dei senza-nome: le al maginario al tempo stesso semantiche e visive, sorta di legorie sono sempre "allegorie dell'oblio". Poiché attraver scene-rebus o di immagini dialettiche (dialektische Bilder) so di esse si è espressa una non-libertà di uomini e di don che accompagnano tutti i processi sociali. Ma esse non ne, una servitù senza fine che nessuna scrittura, dal punto compaiono e non divengono interpretabili se non in quei 20 21