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La prospettiva etica in Dostoevskij: Una analisi delle opere più importanti alla ricerca del significato morale PDF

147 Pages·2018·0.81 MB·Italian
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La prospettiva etica in Dostoevskij Una analisi delle opere più importanti alla ricerca del significato morale di Mirko Bresciani Sommario Intoduzione parte I Capitolo I - La libertà come fondamento etico Capitolo II - La libertà malata Capitolo III - La libertà del «Superuomo» Capitolo IV - La libertà come assoluto libero arbitrio IV.1 La vacuità della libertà: Stepan Trofimovič IV.2 La vera libertà oscura: Nikolaj Stavroghin IV.3 La farneticazione della morale: Pjotr Stepanovič Verchovenskij IV.4 L'uomo Dio: Kirillov Capitolo V - La «paura» della libertà nel Grande Inquistore V.1 La famiglia Karamàzov in lotta tra bene e male V.2 I personaggi dell'incontro nella scena sulla disquisizione del Grande Inquisitore a - Aljòša b - Ivàn c - Alekséj e Ivàn si incontrano V.3 Il poema dell'Inquisitore Intoduzione parte I CAPITOLO I - ANGELI DELLA NOTTE I.1 La nobiltà non ha età :Iljùša e l'amore paterno I.2 La piccola Maddalena: Marie I.3 Una grande figura: Il vecchio Stàrets a- La morte come rinascita morale: Markél b - Lo schiaffo all'attendente Afanàsij c - La cipollina che salverà il Mondo CAPITOLO II - IL FASCINO DELLA MALATTIA: Myskin II.1 L'uomo nuovo II.2 Il Principe Luminoso CAPITOLO III - IL TERRENO INFORME DELLA LIBERTÀ a - L'informe come apertura e libertà b - Il Demonico nell'uomo c - Il superamento dell'«Io» d - Un'etica senza progetto politico «Scendi dalla croce, e crederemmo che sei proprio Tu!» Introduzione parte I L'importanza di Dostoevskij per la cultura occidentale è riconosciuta da tutta la critica. Dal primo apparire dei suoi romanzi, le idee, le intuizioni e i problemi presenti nelle sue opere continuano ad essere studiati, approfonditi e interpretati da vari settori della cultura: letteratura, psicologia, sociologia e antropologia, ma non solo. Questo avviene perché al centro delle sue opere, soprattutto delle grandi opere, c'è l'uomo. Dostoevskij, infatti, ha esplorato l'uomo come pochi altri autori, portando alla luce l'infinita problematicità che nasconde. Non sempre, ovviamente, ho saputo decifrare a pieno quanto emerge dalle sue ricerche, ma ho cercato di raccontare le sue esperienze, le sue folgoranti illuminazioni e anche le sue allucinazioni e i suoi sogni. Certo, molti ed illustri critici si sono da sempre cimentati con rigore nella lettura delle opere di Dostoevskij. Di proposito, non ho voluto seguire tutta questa letteratura critica, impossibile da abbracciare e dominare, data la sua dimensione e, per lo più, ancora in crescita continua, perché più si scava e si interpreta il pensiero di Dostoevskij e più si trovano nuovi elementi e nuovi spunti di riflessione. Del resto, ho limitato la mia ricerca alla ricostruzione della prospettiva etica così come emerge dai grandi romanzi. Anche qui, ovviamente, non mancano saggi critici di notevole valore. Ho analizzato quelli che ho ritenuto più pertinenti al tema ed anche più accessibili, come risulta dall'elenco della nota bibliografica. Di particolare interesse e utilità per il presente lavoro mi sono sembrati, tra gli altri, i lavori di Pareyson[1], di Cantoni[2] e il saggio introduttivo di Vittorio Strada[3] alla edizione italiana dell'Idiota. Per le brevi note conclusive, utile mi è stato anche il saggio di Givone, non tanto perché contenga riferimenti espliciti alle opere di Dostoevskij, ma perché serve per inquadrare il pensiero dello scrittore nel movimento culturale del Romanticismo. Di particolare interesse sono stati anche i saggi collettanei contenuti all'interno del volume Il dramma della libertà[4]. Desidero, a questo punto, precisare che la presente ricerca non vuole essere una esposizione delle varie interpretazioni che ho riscontrato nei diversi autori, mettendone in luce punti di vista convergenti o divergenti su questo tema, ma intende semplicemente puntare sulla centralità dei testi del nostro autore, in modo che sia lui a parlare attraverso le sue costruzione di eventi e i personaggi che più sono legati alla sua prospettiva etica. Questo sforzo mi ha costretto a leggere tutti i romanzi di Dostoevskij e a ricostruire il più fedelmente possibile pensiero e figure. Mi auguro che questo tipo di lavoro, pur avendo certamente minore rilievo da un punto di vista critico, possa essere non meno interessante ai fini di un ascolto fedele e quasi letterale del pensiero di Dostoevskij colto nel suo evolversi, attraverso intuizioni, dubbi, critiche, proposte e domande che sono dentro le diverse storie e i diversi personaggi in un groviglio di sfumature non certamente facili. In qualche modo, ho provato a districare questo groviglio individuando la presenza del tema etico nei vari personaggi e negli altri elementi, presenti nelle diverse opere, cercando di ricostruire un percorso di maturazione sul tema, fino ad individuarne la proposta finale e i limiti della stessa. Ho articolato, pertanto, il lavoro in due parti: la prima parte ricostruisce l'esperienza molteplice del male, che in Dostoevskij è fondamentale per la rinascita e la scoperta del bene, all'interno di un percorso che deve essere personale e non condiviso all'interno di un'ideologia. Dostoevskij è sempre stato ossessionato dalla presenza del male, visto come pura libertà di compiere qualsiasi cosa in completa autonomia e in piena libertà, alla ricerca del proprio obiettivo, indipendentemente dalle conseguenze che queste azioni, volte al conseguimento dell'obiettivo prefissato, possono portare. A questo proposito prenderò in esame la libertà malata, che Dostoevskij a mio parere ha voluto trasmetterci attraverso il romanzo Ricordi dal sottosuolo, cercando di mettere in luce i comportamenti sadici del protagonista e la sua totale incapacità di relazionarsi con il proprio prossimo, generando intorno a lui una sorta di vuoto che lo farà vivere nella più completa incapacità di amare. Questa incapacità di amare sfocerà in puro e libero arbitrio, verificabile attraverso gli allucinanti comportamenti e i pensieri di Raskòlnikov personaggio principale di Delitto e castigo. La sconvolgente novità di questo personaggio è che in lui non alberga solo il male, ma anche la solidarietà per le persone più sfortunate. In fondo, si tratta della continua lotta tra Dio e il diavolo che trova il suo campo di battaglia nel cuore degli uomini. Raskòlnikov rappresenta tutto il male, all'inizio, e, poi, dopo il peccato, la redenzione. Insomma, Raskòlnikov rappresenta l'uomo in continua lotta tra bene e male, che analizza se stesso nella speranza di poter imboccare la strada che lo porta all'armistizio finale, alla rigenerazione conclusiva, alla scoperta di una morale libera dalla sofferenza. L'analisi in questione, si muoverà tenendo in considerazione altri romanzi emblematici di Dostoevskij, come ad esempio, I fratelli Karamàzov o I demoni. Tutti i romanzi di Dostoevskij, soprattutto quelli riguardanti il suo secondo periodo, tanto per intenderci quelli successivi a Memorie dal sottosuolo, possono prestarsi indistintamente per indagare la bontà e il male presenti all'interno dell'anima umana. Dostoevskij non ha mai creato un romanzo monotematico, ed è per questo che ogni romanzo offre la possibilità di estrapolare dal suo interno elementi che portano alla generazione dell'uomo nuovo, che è poi la prospettiva etica finale di Dostoevskij. L'idea di chiusura, in questa prima parte alla ricerca della libertà malata saranno i concetti riguardanti il Poema del Grande Inquisitore, vescovo di Santa Romana Chiesa che si trova costretto, in quanto segue una sua logica stringente propugnata a condannare al rogo Gesù Cristo alla pari di un eretico. Gesù per il vescovo di Siviglia ha sbagliato perché ha creduto troppo nell'uomo, donandogli la libertà d'arbitrio, l'uomo per il Grande Inquisitore invece, non deve avere libertà di scelta, altrimenti vive una vita costellata dal dolore e dalla sofferenza. L'errore principale commesso da Gesù, per il Grande Inquisitore, è stato il non voler vincolare la fede dell'uomo i miracoli, ad esempio con le tre tentazioni che il diavolo gli ha proposto nel deserto. Gesù non reputa degna di nota una fede vincolata dal miracolo, se così fosse questa sarebbe solo una costrizione e non libertà, l'uomo deve essere libero di credere, nella libertà più assoluta. Il Poema del Grande Inquisitore offre la possibilità di scavare il concetto che Dostoevskij ha della libertà, che poi è la pietra formativa dell'etica. La seconda parte di questo elaborato è dedicata alla ricerca della libertà positiva, nelle sue diverse forme che si concretizzano nelle piccole e grandi figure rappresentate dal piccolo Iljùša o dal Santo Zosima, che trovano la loro massima rappresentazione attraverso il principe Myškin, il quale sfugge al razionalismo imperante nella società del suo tempo facendosi guidare dalle emozioni per instaurare un autentico contatto con il prossimo. Dostoevskij ha saputo regalare a questa figura una bontà fuori dal comune. Myškin paradossalmente a differenza di Raskòlnikov, non ha mai conosciuto il lato oscuro della libertà che porta alla sofferenza e alla relativa espiazione dei propri peccati, in modo tale da generare la redenzione e la conseguente nascita dell'uomo profondamente morale. Egli è in grado d'amare l'uomo come se stesso, secondo il comandamento di Cristo, e di considerare il prossimo come parte inalienabile di sé, di cui non può fare a meno e non se ne può privare. In conclusione questa è la grande lezione dostoevskiana: l'espiazione dei peccati nella sofferenza (tranne alcuni rari casi come il principe Myškin che non ha mai conosciuto il peccato) può portare alla rinascita spirituale e alla generazione dell'uomo nuovo. PARTE I ETICA E LIBERTA' Capitolo I - La libertà come fondamento etico Il centro della filosofia di Dostoevskij consiste, come ha sottolineato da par suo Luigi Pareyson, «nel concepire l'esperienza della libertà come l'esperienza più profonda dell'uomo». E anche perché indispensabile alla realizzazione del bene e al conseguimento della salvezza non è tanto l'esperienza del male, quanto piuttosto l'esperienza della «libertà primaria», che allora si pone come «condizione di tutte le altre». Ma cosa deve intendersi per libertà in Dostoevskij? Per libertà si deve intendere la libertà primaria, cioè la libertà di scegliere tra il bene e il male, la libertà di decidere tra la ribellione e l'obbedienza, la libertà di rifiutare o riconoscere il principio dell'essere e del bene[5]. E, in effetti, in tutte le opere, Dostoevskij gira attorno a questo problema, costruendo personaggi che esprimono varie interpretazioni e concezioni della libertà. I grandi personaggi, infatti, incarnano le idee contrastanti, presenti nella società, ma anche presenti nello stesso autore. Come dice sempre Pareyson: I romanzi di Dostoevskij sono posizioni di problemi e contrasti di idee, e i suoi eroi sono vere e proprie idee personificate […] Tutti i suoi personaggi vivono di idee, aderiscono a idee, decifrano idee, combattono idee[6]. Le idee naturalmente, sono o giuste o sbagliate per Dostoevskij, costruttive o distruttive, sia per il singolo che per la società. L'idea principe, madre di tutte le altre idee, è la libertà; per Dostoevskij, allora è estremamente importante chiarire il vero concetto di libertà e liberarlo da false interpretazioni. Seguendo queste indicazioni, la mia ricerca, fisserà l'attenzione su alcuni di questi personaggi-eroi, nei quali, maggiormente e con più chiarezza, viene precisata la libertà come presupposto dell'etica, ritagliandomi un percorso di ricerca che non pretende assolutamente sviscerare tutte le vaste e complesse tematiche legate agli stessi personaggi-eroi. Tralascio di proposito di prendere in considerazione il primo periodo della produzione di Dostoevskij, periodo che comprende, tra le opere principali, Povera gente, Ricordi dalla casa dei morti, Umiliati e offesi. In queste opere, si possono intravedere alcuni temi che saranno dominanti nelle opere del secondo periodo, ma ancora allo stato embrionale le grandi problematiche di Dostoevskij.[7] Infatti, Dostoevskij «È ispirato a una visione laica ed europeistica della vita, formata di umanitarismo filosofico, di socialismo utopistico, e di generico ottimismo nella fratellanza umana»[8]. Il secondo periodo che comincia con: Ricordi dal sottosuolo, del 1864, è segnato da una svolta decisiva, certamente influenzato dalla sua condanna a morte poi commutata, dallo zar all'ultimo minuto, alla deportazione in campi di lavoro forzati, dove trascorse cinque anni ai confini con la Mongolia, prima di fare ritorno a San Pietroburgo. Come anche precisa sempre Pareyson, ritiene che l'esperienza della condanna a morte poi revocata e la dolorosa odissea della deportazione abbiano inciso profondamente sul suo pensiero: I tragici minuti passati nell'attesa della fucilazione, condonata, con una macabra messa in scena voluta dallo Zar all'ultimo momento, gli insegnarono a «vedere la vita dal lato della morte», come giustamente afferma Thurneysen[9], l'acuto interprete barthiano di Dostoevskij; e l'esperienza del bagno penale gli insegnò a saper vedere non più soltanto, come nel filantropismo socialisteggiante, «un fratello anche nell'uomo più privo di importanza»[10], ma soprattutto «un infelice nel criminale»[11]. Comunque, se si può dire che la condanna a morte ha inciso certamente sulla svolta registratasi nella formazione di Dostoevskij, è però difficile affermare che sia stato l'unico motivo. Dostoevskij ha riportato all'interno dei suoi romanzi, attraverso i personaggi che egli crea, le varie tematiche che l'hanno seguito e segnato durante la sua esistenza, come il tema della malattia: la tisi, le malattie mentali, l'epilessia di cui egli si ammalò alla morte del padre, e che nella sfortuna gli permise di saper narrare tale patologia dal lato del malato, rendendolo capace di descrivere la luce interiore che anticipava le convulsioni, luce capace di ricompensare il dolore della malattia stessa. Nelle sue storie più che la sua vita, egli ha saputo narrare i temi fondamentali che costellano la sua esistenza; i difficili rapporti che egli intreccia con le donne, nei confronti delle quali non conosce che un amore soffocante e possessivo, l'ha riportati magistralmente nei suoi romanzi, il suo rapporto con il mondo femminile è sempre di dominio, la sua gelosia tarpa tutto il suo amore, trasformandolo in puro dominio, difficile da gestire sia per lui che per chi lo circonda. I suoi problemi economici spesso hanno generato nei suoi romanzi personaggi che vivono o come grandi principi, nel lusso e l'ostentazione più sfarzosa, o umili servi vestiti di cenci. La normalità raramente è utilizzata da Dostoevskij, anche perché come giustamente afferma, una cosa banale e normale difficilmente meriterebbe di rientrare in un romanzo, il cui scopo è quello di coinvolgere un lettore che generalmente è attratto dalle cose che esulano dalla vita di tutti i giorni.

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L'importanza di Dostoevskij per la cultura occidentale è riconosciuta da tutta la critica. Dal primo apparire dei suoi romanzi, le idee, le intuizioni e i problemi presenti nelle sue opere continuano ad essere studiati, approfonditi e interpretati da vari settori della cultura: letteratura, psicolo
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