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La preghiera, scuola di vita. Commento al Padre nostro. Omelia catechetica 11 PDF

40 Pages·2016·0.36 MB·Italian
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TESTI DEI PADRI DELLA CHIESA TESTI DEI PADRI DELLA CHIESA TEODORO DI MOPSUESTIA LA PREGHIERA, SCUOLA DI VITA 83 MONASTERO DI BOSE MONASTERO DI BOSE MONASTERO DI BOSE Avvicinare gli uomini e le donne del nostro tempo ai padri della chiesa dei primi secoli, colmando un divario di oltre un millennio, può sembrare impresa proibitiva. Situazioni ­storiche,­mentalità,­linguaggi,­generi­letterari,­modi­di­vive­ re, di pensare e di esprimersi sono profondamente cambiati eppure – come paradossalmente – l’uomo di oggi sente il bi­ sogno di ritrovare il proprio terreno vitale, le radici, le fonti del suo esistere. L’intento della collana è proprio questo: facilitare l’acco­ stamento e la conoscenza dei primi testimoni cristiani, di coloro che la Chiesa ha considerato Padri perché capaci di ­trasmettere­la­vita­a­intere­generazioni­di­credenti.­Presentia­ mo qui brevi testi inediti o di difficile reperimento di padri greci, orientali e latini, scegliendoli dall’enorme patrimonio giunto­fino­a­noi­a­testimonianza­del­primo,­fecondo­incontro­ tra cristianesimo e cultura. La presentazione dei testi – scelta dei­brani,­stile­di­traduzione,­brevi­introduzioni­o­profili,­an­ notazioni­–­mira­all’essenziale:­permettere­alla­più­ampia­cer­ chia­possibile­di­lettori­di­trovare­cibo e bevanda per la loro fame e sete spirituale. TEODORO DI MOPSUESTIA LA PREGHIERA, SCUOLA DI VITA Commento al Padre nostro Omelia catechetica 11 Introduzione, traduzione dal siriaco e note a cura di Sabino Chial(cid:220) monaco di Bose MONASTERO DI BOSE SOMMARIO 3 Introduzione 11 La preghiera, scuola di vita 13 Commento al Padre nostro. Omelia catechetica 11 AUTORE: TeodorodiMopsuestia TITOLO: Lapreghiera,scuoladivita SOTTOTITOLO: CommentoalPadrenostro.Omeliacatechetica11 COLLANA: Testideipadridellachiesa83 FORMATO: 20cm PAGINE: 36 CURATORE: SabinoChial(cid:220) TRADUZIONE: dalsiriacoacuradiSabinoChial(cid:220),monacodiBose INCOPERTINA: Ges(cid:244)insegnaallefolle,miniatura(xisecolo),cod.587,f.19v,Monastero Dionysiou,MonteAthos Prima edizione digitale 2016 (cid:211) 2006 EDIZIONI QIQAJON MONASTERODIBOSE 13887MAGNANO(BI) Tel.015.679.264-Fax015.679.290 isbn978-88-8227-741-3 INTRODUZIONE Teodoro 1 Teodoro nacque verso il 350 ad Antiochia , citt(cid:220) partico- larmente ricca di reminiscenze cristiane: (cid:224) qui che, secondo gli Atti degli apostoli, «per la prima volta i discepoli furo- no chiamati cristiani» (11,26); (cid:224) qui che Pietro e Paolo fecero le loro prime esperienze missionarie; (cid:224) qui che videro la lu- ce alcuni tra i testi cristiani pi(cid:244) antichi, come il Vangelo di Matteoela Didach(cid:223).PossiamoconsiderarequelladiAntiochia come la prima comunit(cid:220) cristiana dopo quella di Gerusalem- me, e a quest’ultima strettamente legata da vincoli di varia natura. Antiochia fu poi all’interno dell’impero romano anche una delle citt(cid:220) maggiori, insieme a Roma e ad Alessandria: pro- spera e culturalmente vivace. Teodoro, membro di un’agiata famiglia del luogo, usufru(cid:231) di tale vivacit(cid:220), potendosi anno- 2 verare tra gli allievi del famoso retore Libanio . 1SullafiguradiTeodoro,oltreallevocialuiconsacratedaivaridizionari teologiciepatristici,sivedanoinparticolareR.Devreesse,EssaisurTh(cid:223)odo- redeMopsueste,BibliotecaApostolicaVaticana,Citt(cid:220)delVaticano1948(Stu- di e Testi 141) e R. A. Greer, Theodore of Mopsuestia: Exegete and Theologian, TheFaithPress,Westminster1961. 2SuAntiochia,sivedaancoraA.J.Festugi(cid:224)re,Antiochepa(cid:228)enneetchr(cid:223)tien- ne.Libanius,ChrysostomeetlesmoinesdeSyrie,DeBoccard,Paris1959. 3 Accanto agli studi profani, Teodoro fu iniziato alla fede cri- stiana e allo studio delle Scritture all’interno di quello che fu il primo nucleo della scuola esegetica di Antiochia, che riva- legger(cid:220) per secoli con l’antagonista scuola di Alessandria. Si trattadell’asceteriodiDiodoro,futurovescovodiTarso,dicui fece parte, oltre al nostro, anche Giovanni Crisostomo, an- ch’egli illustre esponente della teologia antiochena. Come di- ce il nome, l’asceterio di Diodoro era allo stesso tempo una scuola e una comunit(cid:220) di tipo ascetico-monastico. Allo stimolo di Giovanni Crisostomo, Teodoro pare che debba alcune delle sue scelte fondamentali: il battesimo, in- nanzitutto, che ricevette intorno ai vent’anni, e pi(cid:244) tardi la ri- nuncia alla carriera di retore e al matrimonio, a vantaggio di unavitaaserviziodellachiesa.All’amicotitubanteechepen- sava di abbandonare lo studio della Scrittura e insieme quel- la particolare forma di vita monastica condivisa nell’asceterio di Diodoro, Giovanni sembra indirizzarel’appassionato scrit- toATeodorolapso,concuiriesceaconvincerloarinunciareper 3 sempre alla carriera e al matrimonio . Intorno al 383, Flaviano di Antiochia lo ordina presbitero e nel 392 sar(cid:220) ordinato vescovo di Mopsuestia, una citt(cid:220) della vicina Cilicia. Qui rimarr(cid:220) fino alla morte, avvenuta nel 428. Il nome di Teodoro evoca immediatamente, in chi ha fami- liarit(cid:220) con la storia cristiana, tristi ricordi, legati in particolare a quel travagliato processo di definizione della cristologia or- v vi todossa che agit(cid:240) i secoli e in modo particolare. Teodo- ro fu un esponente di spicco della scuola antiochena, di cui fece parte anche Nestorio; scuola che da tali diatribe usc(cid:231) per- dente, almeno nominalmente. In quanto tale, egli fu condan- 3Cf.JeanChrysostome,ATh(cid:223)odore,acuradiJ.Dumortier,SC117,Cerf, Paris1966.Bench(cid:223)alcunistudiosicontestinol’identificazionediquestoTeo- dorocuiscriveilCrisostomoconilMopsuesteno,l’ipotesi(cid:224)altamentepro- babile. 4 nato dal quinto concilio ecumenico, il Costantinopolitano II, nel 553, quindi pi(cid:244) di un secolo dopo la sua morte! (cid:149) infatti solo dopo la morte che egli si trover(cid:220) coinvolto nella contro- versia anti-nestoriana – soprattutto a causa delle accuse mos- segli da Cirillo di Alessandria – come precursore dell’eresia nestoriana e quindi principale imputato nella condanna dei «tre capitoli». Senza entrare qui nella complessa questione v vi dei concili del e secolo, ci basti ricordare che Teodoro vis- se e mor(cid:231) in comunione con la chiesa universale e che fu con- dannato sulla base di definizioni teologiche che al suo tempo vi non erano cos(cid:231) chiare come nel secolo. Dell’ortodossia teodoriana, conformemente alla teologia dei primi concili (cio(cid:224) di quelli noti al Mopsuesteno), ci con- vincono peraltro a sufficienza le Omelie catechetiche stesse, splendidoesempio di equilibrio dottrinale e di senso pastora- le, che fanno di questa raccolta uno dei documenti mistago- gici pi(cid:244) ricchi e interessanti, oltre che completi, dell’antichit(cid:220) cristiana. Si noter(cid:220), certo, nella cristologia di Teodoro un accento par- ticolarmente marcato posto sull’umanit(cid:220) di Cristo, ma questo (cid:224) in perfetta continuit(cid:220) con la tradizione antiochena cui il no- stroappartieneeche,lungidalcontraddirelavisionealessan- drina, la completa. Particolarmente attenti al senso letterale e storico della Scrittura, anche per una certa prossimit(cid:220) geo- grafica e culturale con il mondo giudaico, gli antiocheni so- no anche sottili indagatori dell’umanit(cid:220) di Cristo, vista come «storicizzazione» dell’azione di Dio a favore dell’umanit(cid:220). Il Cristo vero uomo (cid:224) la garanzia che Dio (cid:224) davvero sceso nel- la storia degli uomini e l’ha assunta. Condannato nelle chiese poste all’interno dell’impero bi- zantino, Teodoro fu tuttavia accolto come una delle colonne teologiche portanti in una chiesa collocata al di fuori di quei confini e che, anche per questo, pot(cid:223) continuare a nutrirsi a quella fonte «antiochena» da cui aveva ricevuto il primo an- nuncio cristiano, intendo dire la chiesa siro-orientale, all’in- 5 terno della quale sono comprese le attuali chiese assira e cal- dea,chericonosconoaTeodoroiltitolodi«interprete»peran- tonomasia. (cid:149) grazie a questa tradizione, peraltro, che buona partedegliscrittiteodorianisonogiuntifinoanoi:andatiper- duti o intenzionalmente distrutti, infatti, nel loro originale greco, oggi sono a noi accessibili in modo parziale e perlopi(cid:244) solo nelle antiche traduzioni siriache. Il «corpus» delle omelie e il commento al Padre nostro Tra gli scritti teodoriani giunti fino a noi solo in versione siriaca vi sono anche le Omelie catechetiche, un insieme di se- dicitestiche,standoallatradizionemanoscritta,(cid:224)chiaramen- te scindibile in due serie: una prima, composta di dieci ome- lie, intitolata «Spiegazione del Credo»; e una seconda, di sei omelie,intitolata«Spiegazionedeimisteridellasantachiesa», comprendente un commento al Padre nostro, cio(cid:224) il testo qui tradotto, seguito da una spiegazione del battesimo e dell’eu- caristia, in pi(cid:244) omelie. Vari elementi interni ai testi confermano che si tratta di omelie realmente pronunciate, e molto probabilmente ad An- tiochia tra il 383, data approssimativa dell’ordinazione pre- sbiterale di Teodoro, e il 392, data della sua ordinazione epi- scopale alla sede di Mopsuestia. Riferimenti interni, quali espressioni che rimandano a quanto detto pochi giorni pri- ma, ci rivelano inoltre che le omelie furono pronunciate in un lasso di tempo relativamente breve. Molto probabilmente si deve pensare a una Quaresima, e in particolare agli ultimi giorni che precedono la Pasqua e quindi il battesimo dei cate- cumeni. Quanto all’uditorio, vi sono certamente i catecume- ni, ma (cid:224) probabile che tali catechesifossero rivolte all’insieme dell’assemblea cristiana. 6 Il commento al Padre nostro, che apre il secondo gruppo delle Omelie catechetiche, esordisce spiegando il profondo nes- so che i padri vedevano tra la formula di fede, cio(cid:224) il Credo, e la «formula» della preghiera, cio(cid:224) il Padre nostro: due testi che, ciascuno a suo modo, sono essenziali a chi intraprende il cammino cristiano. Ma la particolarit(cid:220) dell’insegnamento teodoriano sta nella funzione che esso riconosce alla preghiera del Padre nostro all’interno della vita di fede: essa non (cid:224) tanto una formula di preghiera che, quindi, insegnerebbe «a pregare», appunto, mapiuttostounasortadiitinerarioperilqualeilcredenteim- para a vivere la sua fede. Come infatti il Credo, dice Teodo- ro, introduce al «timor di Dio e a una conoscenza ortodossa», cos(cid:231) il Padre nostro insegna a conformare la propria vita «ai 4 comandamenti divini» . In questa preghiera «si trova, in mi- sura sufficiente, l’insegnamento relativo alle condotte» da se- guire, dice ancora Teodoro, e conclude in maniera lapidaria: «Ogni preghiera, infatti, quale che essa sia, (cid:224) un insegnamen- 5 to sulla vita» . Pregare per imparare a vivere; ripetere le parole della pre- ghiera trasmessa da Ges(cid:244), non tanto per domandare qualco- sa, quanto piuttosto per imparare ci(cid:240) che (cid:224) lecito desiderare e ricercare: questo (cid:224) il fine secondo Teodoro! Quel breve testo – e il Mopsuesteno ritorna pi(cid:244) volte sul te- ma della brevit(cid:220) – (cid:224) dunque innanzitutto una traccia su cui misurarelapropriaesistenza,concuisondareiproprideside- ri, nella quale saggiare il proprio cuore. Per questo (cid:224) un testo da meditare, pi(cid:244) che da recitare. Vi (cid:224) dunque per Teodoro una relazione strettissima tra pre- ghiera e vita: la vita rivela la profondit(cid:220) della preghiera, per- ch(cid:223) di quest’ultima essa (cid:224) trasparenza; e la preghiera rivela la radicalit(cid:220)desiderataperlapropriavita,perch(cid:223)metteanudoi 4Cf.infra,p.14. 5Cf.ibid. 7 desideriche abitano il cuore dell’uomo. Preghiera evita, inol- tre, si condizionano a vicenda. Dice Teodoro: (cid:149) per questo che il beato Paolo ci ha comandato di prega- resenzaintermissione(cf.1Ts5,17):affinch(cid:223),tramitelacon- tinuit(cid:220)nellapreghiera,siimprimanoinnoil’amoreperDio 6 e l’essere assidui in quanto egli desidera . A vivere e ad amare si impara pregando, cio(cid:224) meditando, custodendo, scandagliando quelle parole di preghiera che Ges(cid:244) ha lasciato ai suoi discepoli. Certo, ogni parola detta da Ges(cid:244), e contenuta nelle Scritture, (cid:224) atta a istruire e correg- gere, ma le parole della preghiera del Padre nostro lo sono in modo particolarissimo poich(cid:223), oltre a svelare al credente la stradacheDiogliindica,mettonosullasuabocca l’invocazio- ne di aiuto che domandaa quel medesimoDio la forza neces- saria per realizzare la conversione richiesta. La preghiera non (cid:224) dunque un esercizio in cui l’orante, chiedendo qualcosa a Dio, tenta di fargli cambiare idea, ma (cid:224) piuttosto il tempo in cui (cid:224) egli stesso a cambiare, meditando quelle parole che recita e facendo suoi gli atteggiamenti che esse descrivono. Allora la preghiera si trasforma in vita. Ed (cid:224) per questo, di- ce ancora Teodoro, che Ges(cid:244) ha lasciato ai suoi solo «poche parole, per ricordare che la preghiera non consiste in parole, ma piuttosto in comportamenti, amore e assiduit(cid:220) in ci(cid:240) che 7 conviene» . Coloro che sono solleciti nell’amore saranno in 8 preghiera lungo tutta la loro vita ; e il desiderio di condurre unavitaevangelicaprodurr(cid:220)nelcuoredell’uomo«ungrande 9 desiderio di preghiera» . 6Cf.infra,p.15. 7Cf.infra,p.16. 8Cf.infra,p.19. 9Cf.ibid. 8

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