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La 'Pratica di mercatura' datiniana (secolo XIV) PDF

139 Pages·1964·6.927 MB·Italian
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BIBLIOTECA DELLA RIVISTA <ECONOMIA E STORIA» ----------------------------------- 9 CESARE CIANO LA «PRATICA DI MERCATURA» DATINIANA (SECOLO XIV) Con presentazione di FEDERIGO MELIS MILANO - DOTT. A. GIUFFRÈ - EDITORE - 1964 PRESENTAZIONE Nel programma di lavoro degli Istituti di storia economica (a me aÉEdati) delle Università di Firenze e di Pisa — i quali formano tutt’uno, per questo riguardo — è contemplata, fra l’altro, l’edizione commentata, e per più aspetti elaborata, di collane di testi diretti (denominati anche interni) di storia economica, ossia di quei do­ cumenti che si sono concretati aid immediato contatto con l’accadi- mento dei fatti economici, che è quanto dire nell’interno dei sog­ TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI getti — le aziende — dei fatti medesimi. Si tratta, in sostanza, del­ l’insieme delle fonti originali e peculiari di questa disciplina, le quali comprendono due nutrite classi: a) testi prodottisi in concomitanza dell’attività aziendale (lettere generiche e lettere specializzate — quali le lettere di cambio e le lettere di vettura — e registri di conta­ bilità); testi che in quello stesso ambiente sono serviti e di consul­ tazione e per la preparazione del personale (testi, in qualche caso — che qui sarebbe superfluo riferire —, non di emanazione azien­ dale, ma di una scuola). Questa seconda classe comprende quattro tipi di libri, che erano immancabili nelle aziende dalle dimensioni maggiori; 1 - la pratica di mercatura', 2 - il manuale d'abaco \ 3 - il manuale di Arte della lana (distinto in due sottospecie: quello di carattere generale riflettente i lineamenti organizzativi e tecnici del ciclo laniero, e quello di carattere specifico, più propria­ mente tecnico, afferente alle operazioni più delicate e complicate ed ai relativi attrezzi, come per la tessitura); 4 - il portolano (nella accezione descrittiva dello sviluppo co­ stiero ed in particolare dei suoi punti focali, i porti, ed in quella (1964) Soc. Tip. « Multa Paucis » - Varese, Via G. Gozzi, 29 raffigurativa dei « tolomei » e « mappamondi », cioè, le carte geo- \\rv/wr VI PRESENTAZIONE PRESENTAZIONE VII grafiche; quest’ultimo gruppo, ovviamente, di realizzazione extra­ troppi fattori seminano l’incertezza fra tali dati, per non diflEdare del aziendale, come quasi sempre avveniva dei manuali di abaco). suo impiego. Anzitutto è da considerare il fattore cronologico, al­ L’edizione di questa seconda serie di fonti viene aperta dai pro­ meno per gli esemplari finora pubblicati (compreso quello procura­ fessor Cesare Ciano, da anni mio collaboratore valoroso ed appas­ toci recentemente da Antonia Borlandi): questi, infatti, sono perve­ sionato, avviato alla specializzazione del periodo di splendore del­ nuti a noi in copia, che ne ha livellato tutte le parti, le quali non l’economia toscana, secoli XII-XVI. sono più databili (se non con l’aiuto, ovviamente, di altre fonti: il Come a suo tempo questi testi, vivi e vitali fra le mani del su­ che fa scadere questa dal rango di fonte primaria). Alludo alle agi- premo dirigente aziendale, dei fattori, dei « garzoni », dei « fanciul­ giunte ed aggiornamenti apportativi dall’azienda in cui il manuale li», erano serviti per conoscere taluni essenziali elementi onde si è stato operante e che lo ha modellato sulle sue esigenze: i quali, sarebbe dispiegata una operazione più o meno complessa, concor­ attraverso la « mano » e forse all’annotazione di qualche data o della rendo a costruirla (i termini per ridurre le altrui espressioni di misura fonte deH’informazione, avrebbero consentito di datare — o per lo e di moneta alle proprie, per completare le serie di costi principali meno di circoscriverli in un intervallo di tempo più ridotto — molti con quelli accessori e segnatamente fiscali, per procedere in rag­ particolari significativi. Ed invece, secondo Taccenno fatto, nessun guagli di cambi, per computare interessi e sconti, per predisporre c manuale è sopravvissuto in simile condizione: probabilmente, perchè concatenare organi e funzioni del decentrato opificio laniero, per erano proprio queste « brutte copie », questi quaderni impiastricciati, preparare e « conducere » un viaggio di navi, persino salendo sul ad essere soppressi nelle occasioni di sfoltimenti archivistici; dopo ponte di comando delle medesime): così, oggi, con queste edizioni, averne, in molti casi, fissato il contenuto attraverso una copia, ad ci proponiamo di offrire uno strumento di ausilio a coloro che si iniziativa anche di persone estranee all’azienda, che potevano pro­ adoperano nella ricostruzione delle operazioni economiche del pas­ durne la moltiplicazione (una sorta di attività editoriale). L’inter­ sato, dallo studioso che, pur maturo, può sempre incontrare un rap­ vento degli amanuensi stabilizzava le parti antiquate, che soltanto porto incognito di misure, al giovane che comincia ad affacciarsi il competente, entrando una copia in funzione di una nuova azienda, in questo campo. avrebbe poi eliminato o semplicemente trascurato nelle sue consul­ Fra tutti questi strumenti il più interessante è la pratica di mer­ tazioni. catura — e perciò ad essa abbiamo dato la precedenza — poiché Esemplari, diciamo, così parlanti non sono stati finora reperiti: spazia su terreni di maggiore ampiezza ed intorno ad aspetti mol­ ed e assai improbabile che se ne incontrino, dopo che abbiamo ac­ teplici (i portolani informano sì su un terreno vastissimo, ma limi­ certato la loro assenza nelle più doviziose collezioni di documenti, tatamente alle fattezze geografiche): e ad essa soltanto, da qui in­ quasi integre, appartenute al medesimo nesso aziendale, come l’Ar- nanzi, riferirò queste note. chivio Datini, che ha emesso appena una delle solite copie « livellate » L’importanza sua come fonte primaria della storia economica (e, per giunta, frammentaria), dove, tuttavia, si appalesa un’integra­ — che riconduca principalmente al suo oggetto fondamentale e ti­ zione autentica, ossia, compiuta dalla compagnia cui appartenne per pico, le azioni economiche — è stata però talvolta esagerata: è vero ultima (la quale, però, sembra aver trascurato in seguito quel ma­ che essa permette l’individuazione di centri di produzione dei beni nuale, lasciandolo immutato per ben 14 anni). e di altri di loro distribuzione e consumo — delineando implicita­ Da questa breve esposizione, si deduce la varietà di condizioni mente le correnti di circolazione —; che opera spesso diversifica­ (intrinseche ed estrinseche), nelle quali il manuale di mercatura po­ zioni qualitative delle merci; che sovente dichiara gli oneri accessori delle transazioni e traslazioni mercantili (fra i quali quelli essen­ teva essere stato sorpreso dall’archiviazione storica alla cessazione del ziali per la valutazione economica dei trasporti) e via di seguito: ma suo impiego: da quella di uniformità della copia ultima, non più vili PRESENTAZIONE PRESENTAZIONE IX aggiornata, a quella sovraccarica di modifiche e completamenti ef­ Ed ancora: che cosa è avvenuto nei rammentati 129 anni nel fettuati tutti nella stessa azienda (su una base di partenza — la co­ codice pegolottiano ? Senza scendere alle minuzie, indicherò una pia — di formazione più o meno recente e ricca, che costituisce un «stranezza» che in esso riscontriamo rispetto al limite annuo supe­ motivo di ulteriore diversificazione). riore della sua funzionalità originaria — o almeno principalmente ori­ Fra tali estremi scorreva la differenziazione dipendente dal grado ginaria — presso i Bardi, cioè, il 1343: si parla di panni «catalane­ ed intensità degli aggiornamenti; e gli stessi estremi potevano a loro schi» importati a Cipro, mentre tale corrente — come in genere tutte volta distinguersi: il primo, a seconda che la copiatura che ha de­ quelle della produzione drappiera di Barcellona-Maiorca-Valenza ver­ finito il manuale a noi pervenuto sia avvenuta all’ingresso di esso so il Levante — cominciò ad affermarsi nella parte finale del ’300. in una data sfera aziendale (come l’esemplare datiniano che qui viene Fra gli esemplari (ipotetici) che ho accennato costituire l’estremo presentato) o alla conclusione di un arco di vita aziendale (come superiore di questo intervallo di assortimento, vi sarebbero quelli cu­ nell’esemplare del Pegolotti, determinatosi in buona misura in vari rati in gran parte personalmente dal dirigente supremo, come cosa nuclei operativi Bardi, cioè, in quelli afferenti all’autore principale propria: i quali avrebbero potuto rivestirsi di quella «segretezza» di di esso). Dovremmo, infatti, sempre riferirci ad una certa azienda, cui parlò Franco Borlandi nella lucida introduzione all’edizione del per giudicare meglio la validità e la funzione del manuale mede­ «suo» manuale; ma essi, come tutte le cose riservate e personali, simo. sono periti, purtroppo, con il loro proprietario. Ed in quest’ultimo caso, quando, cioè, noi riusciamo a stabilire E fino ad oggi, sfortunatamente, dagli archivi sono afl&orate « pra­ che, pur trattandosi di una copia, essa è promanata dall’effettivo im­ tiche » soltanto nella prima condizione (con il relativo campo di va­ piego in una stessa azienda, siamo abilitati a ricostruire inclinazioni riabilità, secondo quanto ho chiarito sopra): tutte, perciò, di difficol­ e interessi operativi dell’ente di provenienza (come l’esempio pego- tosa individuazione negU elementi originari, ossia, nella sicura data­ lottiano, riguardo — fra l’altro — all’importanza che per i Bardi zione e nell’aggancio all’azienda cui sono appartenute. In quasi tutte, avevano assunto le piazze di Venezia, quelle pugliesi e di Cipro, però, vi è un tetto cronologico: costituito dalla espressa enunciazione senza dire del « viaggio a! Cataio »); ma resta sempre l’inconveniente della data di compilazione ovvero di copiatura (come per l’esemplare dell’isolamento della stratificazione inferiore apportata attraverso quel­ di Sanminiato de’ Ricci, « copiato d’uno quaderno fatto 1396 »), o dalla la copia nell’azienda che, poi, manipolandola alla stregua delle sue databilità di un’ultima mano (come si verifica per questo manuale esigenze e tendenze, ne avrebbe fatto uno strumento proprio; e senza datiniano, ove, peraltro, tale mano è la sola differente e nuova), o altro dire dell’incertczza che può avvolgere la fase della copiatura finale, avvenimento sicuramente databile (come la cessazione della Compa­ verificatasi talvolta a troppa distanza di tempo, con conseguente gnia dei Bardi, per il manuale del Pegolotti, nel quale però genera probabile intromissione di altre mani. Quest’ultimo è ancora il caso dubbi la troppo dilazionata estensione della copia che è giunta ai no­ della «pratica» del Pegolotti, la quale ci è pervenuta in una copia stri giorni) e così via. del 1472, distante cioè ben 129 anni dall’estinzione della compagnia Con questa delimitazione in alto, il nostro compito critico è sem­ dei Bardi. E, continuando ad insistere su questo esemplare — che, plificato: riducendosi all’isolamento, in basso, delle posizioni anti^ d’altronde, è fino ad oggi il più notevole tra queste pubblicazioni —, quate che la copiatura precedente l’ammissione nella « nostra » azien­ bisogna anche osservare che gli arricchimenti onde esso ha acquistato da ha perpetuato e ritrasmesso nella medesima. Ma questo lavoro può originalità sono soltanto quelli prodottisi alla periferia (ove agiva riuscire bene unicamente per temi grossi e ben conosciuti (quale la Francesco di Balduccio) e non, invece, alla sommità della compagnia, trattazione delle Fiere di Champagne nel manuale di cui si era do­ ehè, altrimenti, essi avrebbero spaziato su un maggior numero di tata la Compagnia Datini apertasi nel 1383). Ben più arduo è l’isola­ zone. mento di siffatte posizioni concernenti i rapporti di misura (che, rii- PRESENTAZIONE PRESENTAZIONE XI peto, rappresentano i dati di gran lunga più interessanti ed efficienti piuto fra i dati di tutte le «pratiche» edite e quelli che ho avuto per lo storico), a meno che non si posseggano dati paralleli di fonte modo di riprendere dalla fonte viva, dalla realtà operativa (vale a dire sicura (ad esempio, fra le misure di peso del mondo catalano raffigu­ dai carteggi e dalla contabilità analitica, costituendo una « pratica di rate nel manuale datiniano non se ne rinviene una — la rova, che è mercatura» mia, dotata in ogni suo settore, poiché l’alimento mi è un quarto di cantaro e che comprende, perciò, 26 libbre maiorchine, stato elargito da centinaia di migliaia di rapporti semplici e plurimi): tutt’uno con quelle barcellonesi e valenzane —, che ho ritrovato nei ebbene, si può affermare che, per lo meno nel mezzo secolo in sella carteggi e nei conti di quell’aggregato aziendale). all’anno 1400, le espressioni di misura tramandateci dalle pratiche di Accennato così, come ho tentato di fare, ai vari problemi che si mercatura ritenute contemporanee sono attendibili in loto (salvo pic­ riconnettono al fattore cronologico, che più di ogni altro insidia que­ coli scostamenti, forse dovuti all’amanuense) e che non difFeriscono se sta fonte, dirò che essa presenta ancora un lato debole: la mancanza non raramente — e sempre per lievi entità — dagli analoghi dati che di qualsiasi dosaggio quantitativo nei fenomeni principali — per il le altre pratiche di mercatura autorizzano a confinare verso l’inizio nostro ordine di studi, beninteso, quali le localizzazioni di produzioni del XIV e verso la fine del XV secolo. e le circolazioni di beni —, tranne rare occasioni di chiarimento ap­ La pratica di mercatura datiniana che il Ciano oggi pubblica, pur prossimativo, del tipo « da Cervia si trae gran sale... » ; « vi si mette provenendo da una sfera aziendale quanto mai vantaggiosa per il cri­ poca grana di Provenza... », ecc. E il fatto stesso di leggere il prezzo tico che abbisogni della conoscenza dell’ambiente in cui essa è stata di trasporto di un bene su un dato itinerario non si può sempre in­ utilizzata, lascia cadere questo vantaggio, perchè, entratavi nei primi terpretare come una corrente di circolazione di quei beni: chè po­ due anni dalla costituzione dell’azienda (quella di Pisa), ed eccettuato trebbe essersi trattato di semplici congetture o di episodi isolati. Il il contributo di parziale innovazione delFimpiegato Cristofano Ca­ progresso degli studi, che li vorrebbe portare ad abbracciare sempre rocci (riconoscendo la « mano » giovanile del quale, e perciò il suo più l’indagine quantitativa, svilisce maggiormente questa fonte, che si periodo di servizio a Pisa, sono stato messo in grado di fissare sul degrada a semplice sussidio per il nostro operare fra le congerie di 1385 o 1386 il limite cronologico superiore di questo codice), e rima­ sistemi di misura dell’epoca. sta immutata: cioè, non assimilando punto, e non ritrasmettendoci Si ritorna, così, al vero, consistente apporto della pratica di mer­ quindi, i molteplici indirizzi propri di quello che avrebbe dovuto es­ catura: quello di squadrarci ed inquadrarci in più sorta di misure. sere il suo ambiente. Questa materia è, per giunta, la meno variabile e pertanto la più Ma è con l’edizione che essa vuole acquistare una qualche vita­ attendibile, nel cammino dei decenni, per lo meno per i secoli XIV- lità e funzionalità: dopo che avevo garantito (al Ciano ed, attraverso- XVI (prima metà), ai quali, del resto, si riferiscono i manuali editi e i di lui, a coloro che utilizzeranno queste pagine) — secondo quanto ho molti già individuati negli archivi: con ciò, facendo cadere parzial­ mente le preoccupazioni, sulle quali mi sono qui intrattenuto, in or­ riferito poc’anzi — la perfetta aderenza alla realtà dei dati di fonda- dine al fattore cronologico. Una conferma di ciò, il lettore può averla mentale, se non esclusivo, interesse (i sistemi di misura, ripeto), il dal raffronto dei sistemi rappresentati nei manuali più lontani nel Ciano si è adoperato per rendere assai più proficuo questo apporto col­ tempo tra quelli editi, ossia quello del Pegolotti (ediz. Evans) e quello legando e coordinando — negli indici finali — siffatta materia a quel­ attribuito al Chiarini (ediz. F. Borlandi) : nonostante che essi siano di­ la delle altre quattro pratiche edite (Uzzano, Pegolotti, Chiarini e stanziati di un secolo, le variazioni su tale terreno sono piuttosto in­ «Tariffa» veneziana; quella del Ricci è stata edita da Antonia Bor­ frequenti e, comunque, contenute in limiti esigui. landi quando lo scritto del mio collaboratore era già stampato), al fine A questo raffronto fra elementi della stessa indole, sui quali può di servire la causa degli studi, offrendo questo notevole strumento di insorgere qualche dubbio, unisco la citazione di un altro, che ho com­ ausilio. xn PRESENTAZIONE Sottoponiamo allo studioso questo primo saggio di edizioni delle fonti elencate come secondo gruppo di tutte quelle scaturite dalFam- biente autentico: e siccome esse comportano una notevole elabora­ zione (i ricordati « indici » di composizione delle fonti analoghe), nel­ la quale gli autori possono errare e peccare, chiediamo ai colleglli, agli appassionati, maturi e giovani, di questi problemi ed ai competenti in generale di edizioni di testi, il loro giudizio, per migliorare le pub­ blicazioni successive, per le quali è stata già superata la fase dell’acqui- sizione dei testi originali alla grafia attuale. F ederigo M elis INTRODUZIONE I. Le finalità e la giustificazione del presente lavoro. Se per un momento ci fosse concesso di andare a ritroso nel tempo e rivedere il tavolo di lavoro di un grande mercante del Medio Evo e della Rinascenza, noteremmo come su di esso si distendessero, rac­ colti in libri o affidati a fogli sciolti, due ordini ben differenti di docu­ menti. Il primo gruppo era costituito da una serie di testimonianze concretatesi in concomitanza con il fatto aziendale, quali il carteggio, scritto dal mercante stesso e conservato in copia o da lui ricevuto, i libri contabili, le lettere di cambio, di vettura^ le liste di carico e così via. Al secondo gruppo appartenevano, invece, i documenti che non si erano formati contemporaneamente all’accadimento del fatto, ma che si raccoglievano presso il dirigente di azienda, in quanto necessari a lui per istruirsi, per aggiornarsi, per conoscere ed investigare su par­ ticolari questioni; tali erano i manuali d’abaco^ i manuali di mercatura e, talvolta, i portulani. Tra di essi i secondi, più comunemente cono­ sciuti come « pratiche di mercatura », per generalizzazione di un titolo specifico ormai assunto a definire tutta una classe, rappresen­ tavano gli strumenti idonei per la cognizione delle zone ove s’inten­ deva operare, delle merci che vi si trattavano, dei sistemi di computo che vi avevano vigore e degli oneri che vi si dovevano sostenere. Per­ tanto, il mercante che dirigeva una impresa considerevole se ne dotava e, soprattutto, ne curava via via l’aggiornamento e li arricchiva con nuove e peculiari notizie. Questa specifica funzione esercitata da tali manuali quando erano vivi e vitali, fa sì che essi conservino oggi una certa importanza e portata quale fonte storica, per la conoscenza delle piazze commer­ ciali del passato, denunciando, oltretutto, spede negli aggiornamenti, le tendenze particolari dell’azienda che li possedeva. Inoltre, note­ vole è il loro contributo chiarificatore per rintelligenza dell’intri- 4 INTRODUZIONE INTRODUZIONE cato groviglio delle misure e monete medievali e dei rapporti che, Mi è sembrato, perciò, opportuno aumentare tale disponibilità, relativamente alle stesse, venivano allacciati. attraverso l’edizione di una « pratica » atta ad essere comparata con È evidente perciò, come, nel bagaglio di cui dovrebbe dotarsi lo quelle già note e per la sua congetturata data di compilazione, inse- storico dell’economia, un posto rilevante sia da riservarsi ad una o rentesi cronologicamente fra le stesse ; e questo manuale ho potuto rac­ più « pratiche di mercatura », con buoni indici, al fine di riconnettere coglierlo sul tavolo di un grande mercante che illoimina di sè la tutta la materia e poter svolgere, con prontezza, le riduzioni ed i Storia economica d’Italia nell’Età di Mezzo, su quello cioè di Fran­ implicano lo studio ed il dosaggio quantitativo dei cesco di Marco Datini da Prato (3). fenomeni facenti capo a dati luoghi (i). Questa dotazione non può Il prontuario che qui presento avrebbe però, nella sua ori­ però, oggi, andare oltre i pochi manuali resi disponibili attraverso la ginale forma, soddisfatte solo in parte le esigenze dello studioso e, loro pubblicazione a stampa, quali gli ormai celebri: Libro di divi- di conseguenza, ho voluto renderlo più efficace e funzionale, attra­ samenti di paesi e di misure di mercatantie e d'altre cose bisognevoli verso una determinata elaborazione ed integrazione del materiale nello di sapere a mercatanti di Francesco Balducci Pegolotti, Libro di ga­ belle, e pesi, e misure di più e dit'ersi luoghi di Giovanni da lizzano, El libro di mercatantie et usanze de’ paesi di Giorgio Chiarini e, final­ 2441, fu pubblicata da Allan Evans {1m pratica della mercatura, Cambridge [Mass.] 1936). Questo codice, che si è detto scritto verso il 1340 ma che po­ mente, la veneziana Tarifa zoè noticia dy pexi e mexure di luogi e trebbe essere molto anteriore, era stato in precedenza edito nel III volume di ter e che s’adovra marcadantia per el mondo G. F. Pagnini Del Ventura, Della decima e di varie altre gravezze imposte dal Comune di Firenze, della Moneta e della Mercatura dei Fiorentini sino al see. XVI, vv. 4, Lisbona-Lucca L’opera del Pagnini contiene, inoltre, il prontuario attribuito a Giovanni (i) Assai rilevante è infatti l’impiego che oggi si fa di queste raccolte d’Antonio ba Uzzano, e posteriore di un secolo al precedente. Il trattato di notizie nei lavori di Storia economica; si pniò dire non vi sia saggio sul di Giorgio di Lorenzo Chiarini, invece, ebbe una prima pubblicazione nel Medio Evo o sulla Rinascenza che non abbia fatto ricorso alle stesse e la loro 1481 e fu oggetto di una edizione critica da parte di Franco Borland! nel utilizzazione si estende ad altre discipline affini. Così, ad esempio, la consul­ 1936, in (( Documenti e studi per la Storia del Commercio e del Diritto com­ tazione delle « pratiche » può dimostrarsi di qualche utilità nella ricostruzione merciale italiano, pubblicati sotto la direzione di Federico Patetta e Mario dd pensiero economico dell’Età di Mezzo (cfr. Fanfani A., Stona delle dottrine Chiaudano », e, finalmente, la veneziana « Tarifa » fu messa a stampa per inte­ economiche dalVantichità al XIX secolo, Milano-Messina 1955, p. 78). Non­ ressamento dell’istituto Superiore di Scienze economiche e commerciali di Ve­ dimeno, nello studio dei fenomeni economici relativi a certe piazze, occorre nezia nel 1925 ed a cura di Gino Luzzatto. tener presenti le limitazioni di carattere informativo alle quali siffatti codici Sull’argomento cfr. Fanfani A., Storia economica dalla crisi dell’impero sono soggetti, sì che pericoloso sarebbe, per ipotesi, tentare di dimostrare la romano al principio del secolo XVIII, IV ediz., Milano-Messina 1956, p. 264, esistenza ed il persistere di certe correnti di traffico sulla sola scorta delle Melis F., Note di Storia della Banca pisana nel Trecento, Pisa 1955, p. 31, affermazioni, sovente anacronistiche — rispetto alla presunta data di compila­ nota n. 97, Sapori A., Studi di Storia economica, secoli XIII, XIV, XV, Fi­ zione — contenute nei prontuari. I manuali di mercatura, in altre parole, offrono renze 1955, V. I, pp. 525, 560 ed, ancora, in generale, Fanfani A., Introduc appena un’indicazione sull’attività che si è annodata tra le varie piazze e, ztone allo studio della Storia economica, Milano i960, p. 37, dello stesso A., soprattutto, servono allo storico per fargli conoscere le misure e le monete vi­ La préparation intellectuelle et professionnelle à l’activité économique, en Italie genti nei vari luoghi e per orientarlo su tutti gli oneri accessori che vi s’impo­ du XIV^ au XVl‘ siècle, estratto dalla rivista « Le Moyen Age », n. 3-4, 1951 nevano nelle translazioni dei beni. In altre parole è opportuno ridimensionare e PiATToLi R., L’origine dei fondaci datiniani di Pisa e Genova in rapporto agli certe affermazioni sulle possibilità chiarificatrici ed informative sui fatti econo­ auvenimenti politici. Prato 1930, p. 80, nota n. i. mici che ci giungerebbero da simili prontuari, riconducendo quel contributo entro (3) La « pratica di mercatura » in questione mi venne segnalata da Fede­ più ragionevoli confini. rigo Melis, che dal 1950 aveva iniziato lo studio integrale ed analitico del colos­ (2) La « pratica » attribuita a Francesco di Balduccio Pegolotti, fattore sale archivio di quel mercante. Cfr. Melis F., Aspetti della vita economica me­ dei Bardi, il cui originale trovasi nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, ms. dievale {Studi nell’Archivio Datini di Prato), Siena 1962, p. 118, nota n. 5. r INTRODUZIONE INTRODUZIONE stesso contenuto. Ho cercato, cioè, di dotarlo di particolari chiavi di ricerca che permettano l’immediato ritrovamento della notizia di mer­ 2. L ’aspetto formale, la data di compilazione del codice in catura voluta, sia essa riguardante le merci, che le locaUtà o gli stru­ ESAME. menti metrologici, senza dover scorrere più pagine e molte righe del manuale (4); necessità alla quale non avrebbero ovviato gli indici com­ La presenza di questa « pratica di mercatura » nell’Archivio Da­ pilati nella forma tradizionale. Infine, ho corroborato i rapporti rife­ tini di Prato non è passata inosservata agli studiosi e riordinatori riti nel codice stesso con molti altri, contenuti nei prontuari prece­ che si sono avvicinati a quella grande raccolta. Il primo a con- dentemente menzionati (5). finalmente, si entra nel vivo della « pratica » stessa con la trattazione delle se­ (4) Circa questa elaborazione, come del resto per ogni altro argomento guenti piazze : « Castiglia, Sibilia, Valenza, Saragozza, Lisbona, Barzalona, An­ trattato in questa edizione, il Melis mi è stato prodigo di preziosi consigli, notizie versa, Augusta, Nurimburgo e Franeforte, Londra, Palermo et Messina, Na­ e chiarimenti. Sopra ogni cosa, pertanto, mi auguro di aver saputo trasferire nel poli, Roma, Venetia, Firenze, Ancona, Bolognia, Lucca, Pisa, Milano, Genova, presente lavoro tanta dovizia d’insegnamento, per il quale assicuro al Maestro Lione (alla fine con una aggiunta di mano diversa : « nota che a Lione l’anno illimitata gratitudine e affettuosa riconoscenza. 1575 ... l’anno 1577»), Bisenzone, Parigi-Roano-Torsi e Nantes, Avignione, To­ (5) A dimostrazione di quanto asserito nel testo, circa la disponibilità di losa e Marsilia, Aleppo-Domasco-Tripoli-Baruti e altri luoghi di Soria, Ales­ « pratiche di mercatura » nelle biblioteche ed archivi di Toscana, richiamo, qui sandria d’Egipto e il Cairo, Costantinopoli ». Seguono poi paragrafi inte- di seguito, i pili tardi prontuari giacenti presso la BibUoteca Nazionale di Fi­ biati; ((Voltare da Lione a Valenza e di là in altra parte» e simili. Dopo suc­ renze. Questi codici si differenziano notevolmente da quelli utilizzati nel pre­ cedono varie carte di diverso argomento e, verso la metà : « Elementi di aritm. sente lavoro, sia perchè vi sono inclusi elementi di aritmetica e computisteria ovvero breve compendio di tutte le regole e operazioni più principali e neces­ che, in alcuni casi, li avvicinano, piuttosto, ai manuali d’abaco, sia perchè le sarie di detta scienza per chiunque desidera d’esser perito calculatore e scritturale, piazze ed i prodotti trattati ne pongono in evidenza la loro più recente compi­ disposte con buon ordine e fondato metodo da Cos. Ulivelli cittadino fiorentino » lazione. Così le fiere di Lione, Io zucchero di Lisbona, la piazza di Livorno, (Bii. Naz. di Firenze, Ms, Conventi, c. S.iS^i). ci ricordano i grandi spostamenti verificatisi nel mercato mediterraneo rispetto Il terzo codice si suddivide in VII parti, di cui la VI, di mano secentesca, alle posizioni medievali. e senza traccia di data, riporta un « Discorso sopra le monete e cose mercantili » Si ritrova dapprima una edizione a stampa della « Pratica Mercantile mo­ di Domenico Bettini, di fondamentale importanza per le monete e i ragguagli derna » del Pagnini, che sino a p. 36 tratta di operazioni di aritmetica e poi si e per le fiere, tra le quali vi sono menzionate quelle di Pisa. La settima parte articola come segue: riferisce varie notizie mercantili di anonimo, si tratta di vari fascicoletti, legati p. 36-ss. « Tramutation delle monete di Lucca », p. 67-ss. « A valutar assieme, che paiono tutti del 1600, tranne l’ultimo che è del 1704. Quest’ultima marchi d’oro», p. 74-ss. «Regola del 3», p. 88-ss. «Guadagni e perdite», sezione riporta i seguenti « calculi » : « del grano in Genova », « della seta da p. 99-ss. « Compagnie », p. iii-ss. « Baratti », p. 114-ss. « Raffinar ori et argen­ comprarsi a Smirne », « dell’olio da comprarsi in Calavria », « del pepe da ti », p. 122-SS. « Meriti e sconti simplici e a capo d’anno », pp. 132-137 Modo comprarsi in Amsterdam », « dello zucchero da comprarsi in Lisbona ». Segue di fare i cambi per Lione con più piazze», pp. 138-141 «Seguono le valutation poi « Qui cominciano i ragguagli delle piazze e prima Livorno » ai quali si delle monete, pesi e misure, di più paesi e prima di Lione », pp. 142-155 cc Co­ succedono le (( Fiere di Lione », le « Fiere di Bisenzone », « Serrate del Banco minciano i cambi », pp. 156-164 « Condutte di più mercantie » (Pagnini G., Giro di Venezia )) (seguito da usi delle lettere da pagarsi in quella città), « Fiere Pratica mercantile moderna, Lucca 1562, Biblioteca Naz. di Firenze, 20/. di Bolzano » e poi « Relazione di Venezia, Genova, Cadice, Firenze, Roma, 38.B 32). Napoli, Bologna, Messina e Palermo, Milano, Piazze d’Alemagna » (compresa Il secondo codice, invece, non ha alcuna intestazione e pare acefalo. Si Bolzano); per chiudersi con delle « Istruzioni per far girar le partite in Cecca compone di cc. 85, tutte, a quanto sembra, della stessa mano, che trattano, da nome a nome» (Bib. Naz. di Firenze, Ms., II-^2). le prime 12 cc., le piazze di Lione ed Anversa, le seconde 17 cc., la seta (nelle Il quarto codice in esame lo si può definire una vera e propria <( pratica quali si menziona la « compera » del 1569 di seta in Almeria ed i <( conti » del di mercatura » che, nelle ultime sue pagine, riporta le date 1591-1592. In essa 1558). Segue poi una c. relativa al « Calculo di guadi di Tolosa per Firenze » sono considerati essenzialmente i cambi e vi compaiono molte piazze, tra le ed ancora 4 cc., delle quali due in bianco, sui « reali di Spagna » sinché,

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