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La pratica del bene comune. Etica e politica in Charles Taylor e Alasdair Macintyre PDF

112 Pages·2015·0.842 MB·Italian
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Gianluca Cavallo è dottore in Filo- La La pratica Gianluca Come può essere pensata oggi la po- sofia e studente presso la Scuola di p del bene Cavallo litica come pratica del bene comune? r a Studi Superiori dell’Università di To- tic comune A partire da questa domanda l’autore rino. a propone una lettura dell’opera di due d Etica e politica e fra i più noti filosofi viventi, mostrando l b in Charles Taylor l’attualità della critica “comunitarista” ne e Alasdair Macintyre al liberalismo. 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Riconsiderando temi ne e Alasdair Macintyre e quali modernità, secolarizzazione, di- c o ritti e intersoggettività attraverso l’ottica m di Charles Taylor e Alasdair MacIntyre u n si individuano i limiti della pratica poli- e tica liberale (e, seppur indirettamente, neoliberale) e si avanza la proposta di un modello alternativo che ha al suo centro l’idea del bene comune, come mezzo costitutivo per la vita buona di ciascun individuo. aA aA aAaAaAaAaAaAaAaA aA ccademia university aAccademia University Press press ISBN 978-88-99200-26-8 G 9 788899 200268 ai n lu c a C a v a llo La pratica del bene comune Etica e politica in Charles Taylor e Alasdair Macintyre La pratica del bene comune Gianluca Cavallo © 2015 Accademia University Press via Carlo Alberto 55 I-10123 Torino Pubblicazione resa disponibile nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Possono applicarsi condizioni ulteriori contattando [email protected] prima edizione febbraio 2015 isbn 978-88-99200-27-5 edizioni digitali www.aAccademia.it/cavallo http://books.openedition.org/aaccademia/ book design boffetta.com Indice Introduzione VII 1. L’eredità complessa della modernità 3 2. Il fallimento della tradizione liberale 25 3. Crisi di legittimità e inadeguatezza del liberalismo 41 4. Libertà e democrazia in prospettiva repubblicana 55 5. L’etica delle virtù e la politica delle comunità 69 Bibliografia 85 Indice dei nomi 99 V La pratica Introduzione del bene comune Gianluca Cavallo I nomi di Charles Taylor e Alasdair MacIntyre sono spesso VII associati a quell’eterogeneo gruppo di critici del liberalismo cui è stata assegnata l’etichetta di «comunitaristi»1. Se questa può cogliere qualche elemento comune al pensiero politico di entrambi gli autori, occorre però dire che il loro percor- so intellettuale li ha visti ruotare intorno al medesimo polo già ben prima che fosse coniata, a partire cioè dagli anni Cinquanta e Sessanta, quando MacIntyre pubblicava sulla rivista «The New Reasoner» e Taylor sulla «University and Left Review». Le due riviste, che esprimevano l’esigenza di una «Nuova Sinistra» attenta alla dimensione umanistica del socialismo, si fusero nel 1960, dando vita alla «New Left Re- view», ancora oggi in attività2. Vi è un legame tra questa espe- rienza giovanile e quello che sarà il «comunitarismo» della 1. Cfr. Alessandro Ferrara (a cura di), Comunitarismo e liberalismo, Editori Riuniti, Roma 1992; Michael Sandel (ed.), Liberalism and Its Critics, New York University Press, New York 1984. Per non appesantire troppo la lettura, si è cercato di ridurre al minimo il numero delle note, evitando i riferimenti non strettamente necessari. Per ulteriori approfondimen- ti, si rimanda quindi alla Bibliografia finale. 2. Traggo queste informazioni da Émile Perreau-Saussine, Une spiritualité libérale? Char- les Taylor et Alasdair MacIntyre en conversation, «Revue française de science politique», LV (2005), n. 2, pp. 299-315. maturità dei due autori, poiché essa esprimeva già l’esigenza La pratica del bene di ripensare il legame sociale, superando il materialismo e comune l’economicismo di un certo marxismo per tornare a insistere Gianluca Cavallo sulle fonti hegeliane del pensiero progressista, riscoperte an- che mediante i Manoscritti economico-filosofici del 1844 di Marx stesso, che, venuti alla luce nel 1932, cominciavano a essere discussi in Occidente proprio in quegli anni. L’aumento del- la ricchezza complessiva della società, lungi dal rappresen- tare una soluzione ai problemi delle classi subalterne, aveva creato nuove forme di alienazione e di individualismo, che dovevano essere affrontate con nuove categorie filosofiche. Secondo Perreau-Saussine, le principali opere dei due autori nascono proprio da questa fonte comune a entrambi: Dopo la virtù è una risposta alle domande della Nuova Sinistra: analizza la dissoluzione della ragion pratica sotto l’influenza dell’atomismo liberale e propone di ricostituire delle «comunità» degne di questo nome. L’opera principale di Taylor, Radici dell’io, riprende le questioni sollevate dalla «University and Left Review».3 VIII Lo studioso francese evidenzia inoltre come «la nostalgia della “comunità” [fosse] uno dei tratti dominanti della pri- ma Nuova Sinistra»4. Tuttavia dietro questa affinità si cela già l’origine della loro divergenza: i membri di «The New Reasoner», cui era legato MacIntyre, provenivano perlopiù dal partito comunista e non erano disposti a compromessi socialdemocratici, mentre questa opzione sembrava più plau- sibile secondo la linea della «University and Left Review». In realtà entrambi gli autori abbandoneranno il marxismo, ma andranno in direzioni diverse, che derivano da questa loro divergenza iniziale. La principale differenza tra i due autori emerge dalla ri- spettiva posizione che hanno adottato nei confronti del «co- munitarismo». Charles Taylor non ha rifiutato l’appellativo di comunitarista, e ha specificato la sua posizione riferen- dosi alla tradizione dell’«umanesimo civico», facendo capo ad autori come Machiavelli e Mill (in parte) e soprattutto a Rousseau, Humboldt, Tocqueville, fino ad arrivare alla 3. Ivi, p. 302. 4. Ivi, p. 304. Arendt5. Taylor sostiene che la sua posizione non è contra- Introduzione ria al liberalismo tout court, quanto piuttosto a una specifica forma di esso, che in un luogo egli ha definito «liberalismo della neutralità»6. Al contrario, MacIntyre rifiuta l’appellativo «comunitari- sta» e si pone al di fuori dell’ampia sfera del liberalismo. Egli si situa consapevolmente nella alternativa tradizione aristotelico-tomista, il cui modello politico non sono gli stati nazionali moderni gestiti da una qualche forma di democra- zia, quanto piccole comunità locali, gruppi di individui che condividono un bene comune quale scopo e ideale regolati- vo delle loro attività. Tali comunità sono il luogo dell’eserci- zio delle virtù, le quali, secondo l’insegnamento aristotelico, sono parte integrante del perseguimento attivo della «vita buona»7. In questo lavoro mi concentro sul pensiero politico che i due autori hanno maggiormente articolato, senza fare rife- rimento al primo periodo, legato all’esperienza della Nuo- va Sinistra. Il punto di partenza (capitolo 1) è dato dalla caratterizzazione della situazione contemporanea della vita IX politica e morale, per descrivere la quale entrambi gli autori si sono serviti di una complessa narrazione della modernità che ha permesso loro di andare oltre la mera constatazione e di giungere a un’ermeneutica complessiva in grado di da- re ragione della nostra condizione attuale. Ripercorrendo questo itinerario storico-filosofico, emergeranno anche le due più autorevoli fonti dei nostri autori: Aristotele e Hegel. Potremmo sinteticamente dire, infatti, che per MacIntyre la modernità è la storia di un lungo congedo dall’aristotelismo, che andrebbe però riscoperto quale strumento indispensa- bile per articolare la nostra vita morale; mentre Hegel è un autore fondamentale per Taylor sia perché egli sembra in qualche modo ispirarsi al metodo della Fenomenologia per tracciare la storia della modernità, sia perché egli intende quest’ultima in termini espressamente hegeliani, cioè come il luogo di incontro di tendenze centrifughe che nondimeno 5. Citiamo qui soltanto Ruth Abbey, Charles Taylor, Communitarianism, Taylor-made. An interview with Charles Taylor, «The Australian Quarterly», LXVIII (1996), n. 1, pp. 1-10. 6. Charles Taylor, Il disagio della modernità (1991), Laterza, Roma-Bari 1994, p. 22. 7. Cfr. Kelvin Knight, Aristotelianism versus Communitarianism, «Analyse & Kritik», XXVII (2005), pp. 259-273. devono essere valorizzate e il più possibile armonizzate tra La pratica del bene loro: i principi della libertà e della coesione sociale, dell’e- comune spressivismo individualista e dell’olismo comunitario8. Gianluca Cavallo Nel secondo e terzo capitolo illustro la critica di entrambi gli autori al liberalismo, nella peculiarità di ciascuna nonché negli elementi comuni, per giungere infine (quarto e quinto capitolo) a discutere la loro proposta filosofica e politica. Il risultato della discussione delle loro tesi propenderà decisa- mente verso una filosofia aristotelica della potenzialità uma- na, in grado di definire i diritti dell’uomo meglio di quanto abbia fatto il liberalismo, nonché di mostrare l’impossibilità di un loro pieno riconoscimento al di fuori di un contesto in- tersoggettivo che favorisca attivamente lo sviluppo dei singo- li. Come emergerà nel corso della disamina, questo contesto non può che essere quella che MacIntyre chiama una «rete di dare e ricevere»9. In conclusione, proporrò un abbozzo politico che vede a suo fondamento le comunità di piccole dimensioni, integrate in un più ampio contesto statale quale orizzonte ineludibile. X Ringraziamenti Questo libro nasce dall’approfondimento e dalla parziale riela- borazione dei temi trattati nella mia tesi di laurea; il mio primo ringraziamento va perciò al prof. Pier Paolo Portinaro per avermi seguito durante la preparazione dell’intero lavoro. Ringrazio poi in modo particolare la mia famiglia, senza il cui sostegno non avrei potuto compiere quelle esperienze di cui questo testo è un risulta- to, e Chiara, per la correzione degli errori di battitura e i consigli di stile. Vorrei infine esprimere un grato senso di riconoscimento nei confronti di tutte le persone con le quali ho avuto modo di discutere di tematiche direttamente o indirettamente inerenti a quelle che qui sono svolte, in particolare a coloro che sono legati all’associazione culturale Petite Plaisance. Il dialogo con ciascuno mi ha aiutato a maturare i miei convincimenti. Dedico il libro alla memoria di una di queste persone, il prof. Costanzo Preve, a cui in tanti dobbiamo molto. 8. Taylor è autore di un importante monografia sul filosofo di Stoccarda: Hegel, Cam- bridge University Press, Cam bridge 1975. Una versione limitata alla filosofia pratica e leg- germente modificata rispetto all’originale è stata poi pubblicata con il titolo Hegel and Modern Society, Cam bridge University Press, Cam bridge 1979; trad. it. di Andrea La Porta, Hegel e la società moderna, Il Mulino, Bologna 1984. 9. Alasdair MacIntyre, Animali razionali dipendenti. Perché gli uomini hanno bisogno delle virtù (1999), Vita e Pensiero, Milano 2001, p. 97.

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