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La politica economica del fascismo PDF

138 Pages·1976·3.117 MB·Italian
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LIBRI DELTEMPO LATERZA LA FRANCESCA LA POLITICA ECONOMICA DEL FASCISMO SCANSIONE A CURA DI APERNOD LADRI DI BIBLIOTECHE Progetto Fascismo 2019 Libri del Tempo Laterza 126 Prima edizione 1972 Seconda edizione ampliata 1973 Terza edizione 1976 Salvatore La Francesca LA POLITICA ECONOMICA DEL FASCISMO Editori Laterza Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari CL 20-0363-5 AVVERTENZA ALLA SECONDA EDIZIONE In questa seconda edizione si è tenuto conto di os­ servazioni e suggerimenti avanzati in alcune delle nume­ rose recensioni che hanno accolto la prima edizione. Si sono quindi ampliate le pagine dedicate alla costituzione dell’Iri, all’industria manifatturiera, nonché al mercato mobiliare e all’andamento dei salari reali. Alcuni dati sono stati riveduti in conformità alle stime dell’Istituto Centrale di Statistica. S. L. F. SCANSIONE A CURA DI APERNOD PREFAZIONE di Rosario Romeo Tra le prospettive di interpretazione aperte dal gra­ duale superamento della visione « demonologica » del fa­ scismo, quella mirante a stabilire un più stretto legame tra il fenomeno politico e lo sviluppo della società indu­ striale è certo una delle più promettenti. Indagini im­ portanti sul rapporto tra i processi di modernizzazione, la mobilità sociale, il grado di industrializzazione, da un lato, e dall’altro i vari tipi di totalitarismo, sono state condotte in sede sociologica; e anche la storiografia ha mostrato di tener conto in misura sempre più ampia di questi problemi. Non che da studi del genere possa de­ rivare una sorta di riabilitazione del fascismo, che è stato giudicato e condannato, prima ancora che dagli storici, dalla storia. Ma una cosa è parlare di riabilitazione, e un’altra tentare di stabilire in che modo si siano manife­ stati, anche in epoca fascista, quei fenomeni di sviluppo della società moderna che attraversano tutti i regimi, nel quadro di un processo storico secolare. Anche nel fasci­ smo, insomma, come in tutti i momenti storici e in tutti i regimi, vecchio e nuovo si intrecciano strettamente; e stabilire la parte diversa dell’uno e dell’altro, e il signi­ ficato storico di certe iniziative e direttive politiche del fascismo, al di- là delle stesse intenzioni dei suoi capi, è il compito di ogni storiografia, e in genere di ogni inda­ gine, che non voglia fermarsi alla vernice ideologica delle cose. Nonostante l’importanza centrale che in quest’ordine di problemi spetta al fascismo italiano — che nell’ante- vi r guerra realizzò il regime di più lunga durata tra quelli di questo tipo, ed ebbe i più larghi consensi e i più nu­ merosi imitatori all’estero, assai più dello stesso nazional­ socialismo, troppo legato alla specifica realtà tedesca —, mancava finora una ricerca che sistematicamente analiz­ zasse la politica economica del regime mussoliniano, e i tentativi ch’esso fece di elaborare una originale risposta ad alcuni grandi problemi della società industriale mo­ derna: da quello dei rapporti fra mano pubblica e ini­ ziativa privata a quello delle relazioni tra capitale e lavo.ro a quello delle crisi economiche ecc. La sola ricostruzione complessiva della politica economica fascista è dunque rimasta finora quella consegnata nelle memorie di un pro­ tagonista, l’ex ministro degli Scambi e Valute Felice Guar- neri; mentre questi temi occupano solo un posto margi­ nale nelle numerose, e spesso pregevoli, ricostruzioni che ormai si hanno della storia del fascismo. È su questo sfondo che il libro di Salvatore La Francesca acquista tutta la sua importanza. L’autore, che già aveva dedicato pre­ cise indagini alla storia economica dell’età giolittiana, si è volto a questo nuovo compito con una chiara prospet­ tiva d’insieme dello sviluppo della moderna società in­ dustriale nel nostro paese; e accoppiando, alla rigorosa valutazione tecnico-economica, anche la capacità di un più largo giudizio sul significato storico dei processi stu­ diati, in relazione alle vicende politiche e morali di tutta la società italiana. E proprio sulla importanza di taluni dei risultati di queste indagini ai fini del giudizio storico più generale si vorrebbe qui mettere l’accento. Anzitutto risulta confermata l’importanza della crisi del 1929 come cesura fondamentale di tutto il periodo, tra una fase di sperimentazione politico-economica ac­ compagnata da rilevanti incrementi produttivi, e una fase dominata dagli effetti della grande crisi e dalla prepara­ zione bellica. Fu nella prima fase che, attraverso il pe­ riodo di equivoco liberismo legato al nome del De’ Ste­ fani (e imperniato sullo svuotamento delle organizzazioni sindacali), vennero elaborandosi le premesse di un regime dirigistico, in cui « lo Stato andava accentuando il suo VII!

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