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La poesia di Milo De Angelis PDF

28 Pages·2014·0.37 MB·Italian
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La poesia di Milo De Angelis La raccolta “Millimetri” ripubblicata trent’anni dopo con Milo De Angelis, poeta Angelo Lumelli, poeta Luigi Tassoni, poeta Coordina Alessandro Zaccuri, scrittore, giornalista di Avvenire Sala Verri di via Zebedia 2, Milano Venerdì 15 novembre 2013 Via Zebedia, 2 20123 Milano tel. 0286455162-68 fax 0286455169 www.centroculturaledimilano.it Testi-CMC “La poesia di Milo De Angelis” Ora c’è la disadorna e si compiono gli anni, a manciate, con ingegno di forbici e una boria che accosta al gas la bocca dura fino alla sua spina dove crede oppure i morti arrancano verso un campo che ha la testa cava e le miriadi si gettano nel battesimo per un soffio. *** I bastoni hanno frantumato l’ultimo secchio e ora il villaggio fa silenzio nella corte marziale. Ecco l’inchiostro, tra una moltitudine di assetati in orario, un cognome: tutte le uova molli giungeranno per forza o per disprezzo e quel faraone darà la staffilata che ancora oggi ferisce e le fa terrestri. 15/11/2013 2 Testi-CMC “La poesia di Milo De Angelis” Chi genera il tempo ha il volto arato e con pazienza ripete che noi ubbidiamo. *** Questi succhi del paradiso che urla ancora nutrono un’intera ciurma e anche il più decrepito, pozzanghera della propria valle, si farà giustizia nessuno declina l’invito sono nati per tutto l’inverno, con una bocca in guerra e una bocca perfetta, vicinissime al pane e nei pazzi giungerà l’universo, quel silenzio frontale dove erano già stati. *** Quando le mani, a mezzaluna, ricevono un calendario in sangue di cicogne, ogni uomo sparge sul fazzoletto spazio e ferro: spuntano dal battesimo i tiratori scelti per una fame che non vuole pezzetti e noi a valle con una pietra in pugno 15/11/2013 3 Testi-CMC “La poesia di Milo De Angelis” alzati di scatto e mortali. *** La testa cade a piombo e si slaccia nel pomeriggio strappato al pensiero ogni maniglia si aprì, fece silenzio. Noi fermiamo lì una guerra con navi serene e gelide. *** dicerie di un crocifisso, spighe trascinate dentro il secchio tutto è lì con il suo tatuaggio e mi può a malapena dimenticare. D’accodo. ho riunito queste forze di gravità in un cucchiaio e ogni tredicenne che risucchia vertebre stamattina sa il fatto suo. Allo scatto nero di un semaforo passano in un grembiule di luna mentre i quartieri fuggono tra le loro travi 15/11/2013 4 Testi-CMC “La poesia di Milo De Angelis” sposi del caos e di una treccia vicino all’estate padri respirano dentro i timpani, come delle anime *** La goccia pronta per il mappamondo e per i più sconosciuti nomi di ventura ha raggiunto finalmente una scorciatoia a colpi di lima ha appoggiato il bicchiere su un solo dito, fratello della prima volta. Tutto il campo, con le sue biciclette sepolte, sguizza parole di ventriloquo: metà alla vittoria, metà all’erba in trappola. In noi giungerà l’universo, quel silenzio frontale dove eravamo già stati. *** Al timone di una goccia ritorna un calendario in sangue di cicogne. E più tardi - fino a chi – lo sparo risoluto 15/11/2013 5 Testi-CMC “La poesia di Milo De Angelis” che mira. Si conficcano lì, unghia, come tu nella tua bianchezza quando un rito purosangue dichiara tempo e ci sono sassi in un angolo della viva. *** Animali dai piedi bianchi e cieli succhiano questa stanza e le donne soffocate in pace: placidi sono i lacci come una neve in voi, più vostra, piu colpita. La mela è morta. Con macchie di china tu dicevi nascetemi in stringere infiniti, in piangere, guardateli quando scavano questa gola: scendi, pavimento Se un urlo ha visto la sua prima sfera con l’occhio estraneo dei naselli ore e ore sotto la terra che alla fine diventò corridoio 15/11/2013 6 Testi-CMC “La poesia di Milo De Angelis” e sorella della canizie e stipendio di un’alba troppo grande, loro contadini nel cuore del disastro aspettano in un silenzio di teleferiche. Pensieri senza strada a cavallo di uno straccio che si impenna e non può scendere. Adesso anche il sangue in piena tace e ciascuno, nello stesso armadio, di flacone in flacone, che si scatena. Giunge Luglio per i morti che sentono nell’assedio di ogni fiore una giustizia remota. E un cappio di carta rinasce a più non posso, nella storia della terra vasta, ripida, cose e cose, vesti bianche e tarlate, contadini nascosti nel frumento. O ancora più dentro, dovunque urlino i crisantemi, facendo la spola tra i muri della testa e una chiamata interurbana, questo minuto viene contato 15/11/2013 7 Testi-CMC “La poesia di Milo De Angelis” e l’urna, delizia anch’essa dei mescolati magnanimi, ha detto: basta. Nati sulla terra, che rimane? Siamo stati quel giubilo mozzafiato, appena le menti giunsero in groppa a un canarino, ed espugnarono. Una condottiera è avvitata al nostro fianco, custode delle tabelle, una fiocina nel mondo mediterraneo, tra le uova. Non hai voluto spartire il bottino, e dunque mi hai per sempre, perché non c’era altro che la pura vittoria. Poi getteremo la nostra preda ai gatti, loro sapranno come annientarla. Ecco la pagina di quarzo nell’agenda, quando ogni uomo viene raso al suolo, e ricorda. Le pigne gremiscono questo cortile, fedele ai suoi metri, e lo stesso albero della porta che è perenne per chi la scorge. Eppure è aria, soltanto aria. Ha una severezza, e un guardiano ancora 15/11/2013 8 Testi-CMC “La poesia di Milo De Angelis” attento. Questi sono stati i numeri. ALESSANDRO ZACCURI: Buonasera. È una gioia vedervi così numerosi e non è una frase di circostanza: trattandosi di un incontro di poesia se ci sono posti in piedi è una buona notizia. Ed è una buona notizia grazie a Milo De Angelis, che ha voluto iniziare così questa serata, è una buona notizia perché questa sera festeggiamo la poesia di Milo, festeggiamo un ritorno, che non è una cosa tanto facile nel panorama editoriale degli anni che stiamo vivendo. E’ il ritorno di un libro che è uscito nel 1983, Millimetri, per una collana storica della poesia italiana, la Bianca Einaudi, e che torna oggi a distanza di trent’anni in una rinata, rielaborata ma non meno prestigiosa collana nella storia dell’editoria italiana, le Silerchie del Saggiatore. Le Silerchie hanno una storia romanzesca tutta loro che lasceremo da parte stasera, però è un bel ritorno, in una sede prestigiosa e con una veste un po’ di battaglia restituita a questo libro attraverso gli apparati paratestuali di prefazione e di postfazione che sono stati curati da due narratori transitati o nati nella poesia come Giuseppe Genna e Aldo Nove che non sono qui stasera. Mi ritrovo a fare da collante, da momento di sintesi tra i vari interventi, che anticipo e che saranno molti e vari. I due principali sono Angelo Lumelli e Luigi Tessone. Sono un po’ il compagno di strada e il critico. Se il critico non da un’idea di estraneità, la vicenda di Millimetri si inserisce anche in uno di quei momenti non rari nella storia della poesia italiana del Novecento e in questo XXI secolo, in cui la riflessione della poesia su se stessa e il suo essere argomento di una riflessione critica concorde e simpatetica si fa particolarmente frequente. Cominciamo con Angelo Lumelli. ANGELO LUMELLI: Non penso che me la caverò a buon mercato. Le poesie che avete ascoltato sono sicuramente un ostacolo che non si può scavalcare o circuire, quindi a me non resta che starci di fronte. Il pericolo però è quello di specchiarsi nell’ostacolo creando fantasmi mostruosi perché l’ostacolo è riflettente e contiene tutti i suoi presenti, come il famosissimo verso che fa nascere il passato dal presente dove siamo già stati. Io farei un paio di premesse. La prima riguarda la copertina di Alfredo de Stefano, un fotografo, un artista visuale o visivo messicano. Quest’immagine mi costringe innanzitutto a mettermi in posizione di interrogazione, quindi devo chiedere: che cos’è? E penso che dalla mia domanda “chi sei?” essa ricavi le ragioni del suo stesso consistere. Inoltre fa sentire banale e arcaica la posizione frontale perché quella strana ellissi mi fa pensare che sia inutile che io la guardi di fronte, chiede un mio spostamento dentro essa in realtà. Secondo trucco di questa bellissima immagine, a mio parere 15/11/2013 9 Testi-CMC “La poesia di Milo De Angelis” molto adatta al libro, è che poi guardando bene c’è un cielo stellato di minutissime stelle e nel buio c’è un buio ulteriore, un crinale di montagna in fondo, probabilmente un deserto perché questo de Stefano è un fotografo di deserti autore di immagini bellissime. Questa è la prima suggestione. Io vi suggerisco alcune idee. Perché l’ostacolo lo sento come vero, nel senso che questa è una delle magie delle poesie che abbiamo sentito, non si lasciano oltrepassare, e questo è un elogio. Vorrei chiedere un po’ di aiuti per risolvere il tema di un’immagine che tenta di portarmi dentro di lei e di banalizzare l’autonomia del mio sguardo. Il primo aiuto mi viene da Hegel: vi leggo un paio di frasi che riguardano la filosofia della natura, la terra, cioè il globo terrestre. La definisce “il presupposto della vita come suo terreno” e più avanti scrive “senonchè il porre viene celato dall’immediatezza” e ancora “e questa presupposizione si dissolve”. Come dire che la vita e il suo pensiero non vanno in linea retta come continuità ma sono involuti e il punto di svolta dell’involuzione è un fantasma. E questa è l’altra suggestione che ci viene in aiuto. L’altra ancora viene da una strana metamorfosi di Ovidio che è una doppia metamorfosi- caso abbastanza raro- dove Callisto, una ninfa, viene tramutata in orsa da Giunone per i soliti motivi di gelosia e sta per essere uccisa dal proprio figlio Arcade, cacciatore, in una battuta di caccia. C’è questo sguardo della madre che vede il figlio che sta per ucciderla. Giove, mosso a compassione dato che aveva qualche responsabilità, li assume entrambi in cielo e li trasforma in due costellazioni, l’orsa maggiore e l’orsa minore. Voi vi starete chiedendo “cosa c’entra tutto ciò?”. C’entra perché Ovidio fa un’osservazione strana e insistente: all’atto di trasformare Callisto in orsa Giunone letteralmente le toglie il linguaggio umano affinchè “posse loqui eripitur”, le toglie la possibilità di parlare. Perché? Questa è l’insistenza che mi lascia perplesso. Perché “neve preces animos et verba precantia flettant”. Ci sono due cose che sottolineo: affinchè le preghiere e le parole imploranti non vadano a impietosire gli animi. E’ tutto doppio in questa metamorfosi, le preghiere e le parole imploranti. Affinchè ciò non accada, creando eccezioni nel volere degli dei e disturbi nel dispiegarsi degli eventi Giunone- furba- le ha tolto la parola. Callisto può soltanto grugnire da orsa. Il fatto che sia portata in cielo e che diventi costellazione risolve una volta per tutte il problema del linguaggio perché non ha più bisogno di grugnire né di parlare. Il suo parlare sarà il suo esporsi. Caso strano, proprio l’orsa è esposta in continuazione intorno all’asse terrestre, infatti le due orse sono sempre visibili, per tutto l’anno. Quindi la luce dell’orsa è lo stato finale di un linguaggio, si potrebbe dire. Non molto dissimile da quello che accade in questa copertina, con quella luce collocata in un ambiente che poi è fisico, ortogonale, là in fondo ci son delle montagne. Sicuramente è il deserto messicano. Ho un’altra suggestione. L’anno scorso Michelangelo Coviello, qui presente, mi manda una mail con una proposta che Milo non conosce. Proviamo a scambiarci un po’ di idee intorno a lui, perché 15/11/2013 10

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una buona notizia grazie a Milo De Angelis, che ha voluto iniziare così questa . passo veramente alato: “Nessuna saggezza trapela, nessun sapere,
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