1945-2015 70° ANNIVERSARIO DELLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE LA PARTECIPAZIONE DELLA MARINA ALLA GUERRA DI LIBERAZIONE (8 SETTEMBRE 1943-15 SETTEMBRE 1945) Anno XXIX Marzo 2015 BOLLETTINO D’ARCHIVIO DELL’UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE Periodico trimestrale - Anno XXIX - Marzo 2015 Editore MINISTERO DELLA DIFESA Direttore responsabile (Tel. 0636807218) Capitano di Vascello (G.N.) 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Tolone 51 Bordeaux 52 Danzica e Pillau 54 Mar Nero 58 Estremo Oriente. Malesia e Indie Olandesi 60 Cina 61 Giappone 62 Dalmazia e Albania 74 Grecia, Isole Ionie e Creta 77 Isole Ionie 79 Egeo, settembre-novembre 1943 92 Internamento in Svizzera 93 Internamento in Spagna 93 Internamento in Turchia 94 Attività immediatamente dopo la dichiarazione dell’armistizio 96 Napoli 98 L’accordo navale Cunningham-De Courten 99 L’armistizio lungo 99 La dichiarazione di guerra della Germania 101 L’azione dei Servizi Segreti 103 L’inizio del movimento di Resistenza clandestina 106 La Resistenza militare 110 Le missioni speciali 113 L’appoggio navale italiano alle missioni speciali 128 La Resistenza a Roma e nel Lazio 137 Il reggimento Marina San Marco 142 Il Fronte Clandestino della Marina 145 Il Servizio Informazioni Clandestino (S.I.C.) 157 L’attività partigiana e la lotta armata nell’Italia occupata. La liberazione dell’Italia centrale 176 Sintesi dell’attività delle missioni speciali del SIM e della N° 1SF 177 L’avvicinamento alla Linea Gotica (luglio-settembre 1944) 190 Il primo attacco alla Linea Gotica (settembre-ottobre 1944) 194 La sosta degli ultimi mesi del 1944 197 L’offensiva finale contro la Linea Gotica (tardo inverno- primavera 1945) 204 La Resistenza dei militari destinati oltremare 209 La Resistenza dei prigionieri. Prigionieri in mano tedesca 211 Campi di concentramento tedeschi 216 Prigionieri dalla Grecia 228 Prigionia da Lero 231 Personale catturato in Francia 234 Prigionia in Iugoslavia 236 Prigionia in Estremo Oriente 236 Cina 236 Campo di concentramento di Kiang Wan 237 Campo di prigionia di Feng tai 237 Giappone 238 Campo di concentramento di Ofuna (Yokohama) 238 Campo di concentramento di Omori (Tokio) 238 Campo di concentramento di Shinagawa 239 Internamento a Denon Che fu 240 Campo di internamento di Komonai 240 Campo B 2 (British N° 2) 241 Campo 11 B di Warabi 241 Campo di Hirohata 241 La liberazione 243 Malesia e Indie Olandesi 243 Campo di prigionia di Sime Road 244 Campo di prigionia di Kranji 245 Prigione di Changi 245 Campo di prigionia di Selarang 246 Campo di prigionia di Changi 247 Internamento in URSS 247 Internamento in Ungheria 248 Internamento in Svezia 250 Attività addestrativa a favore degli Alleati 252 Partecipazione del personale della Marina alla Guerra di Liberazione e alla Resistenza 252 Le perdite 1945-2015 70° ANNIVERSARIO DELLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE LA PARTECIPAZIONE DELLA MARINA ALLA GUERRA DI LIBERAZIONE (8 SETTEMBRE 1943-15 SETTEMBRE 1945) GGIIUULLIIAANNOO MMAANNZZAARRII Premessa Nel giugno 1940, all’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la Marina era presente, oltre che sul territorio nazionale, in Libia (Tripolitania e Cirenaica), in Africa Orientale (Eritrea, Etiopia, Somalia e Oltre Giuba), in Egeo, nelle isole italiane del Dodecaneso, in Albania, annessa solo nel 1939, e in Cina, nella Concessione italiana a Tientsin e in quella internazionale a Shanghai. La rapida conclusione dell’armistizio con la Francia aveva consentito il trasferimento in Atlantico, a Bordeaux, di numerosi sommergibili con la costituzione della base di Betasom. Già nel 1941, l’Africa orientale era stata conquistata dai britannici, e solo poche navi (nave coloniale Eritrea, incrociatore ausiliario Ramb II, ribattezzato Calitea II al suo arrivo in Giappone) erano sfuggite alla cattura raggiungendo il Giappone, mentre quattro sommergibili, circumnavigando l’Africa, erano arrivati a Bordeaux. La conclusione vittoriosa delle operazioni in Grecia e in Iugoslavia aveva portato le navi e i marinai italiani in quei paesi, con la costituzione di comandi e basi anche nelle Isole Ionie, Cicladi, Sporadi e Creta. Nel prosieguo delle operazioni, una Squadriglia di quattro MAS era stata mandata sul Lago Ladoga, e sei piccoli sommergibili CB, dieci MAS e una colonna con motoscafi siluranti della 10a Flottiglia MAS erano giunti via ferrovia e via strada in Mar Nero, con base logistica a Costanza (Romania) e basi operative in Crimea. G. Manzari - La partecipazione della Marina alla Guerra di Liberazione Nel novembre 1942, per reazione all’intervento anglo-statunitense sul fronte africano occidentale le Forze dell’Asse occuparono la Provenza, la Corsica e la Tunisia, e la Marina vi costituì propri comandi. Nel gennaio 1943, dopo la sconfitta di el Alamein, la Libia fu conquistata dai britannici. Nella conferenza di Casablanca (14-24 gennaio 1943) Roosevelt e Churchill, assistiti dai rispettivi capi di stato maggiore, decisero l’attacco all’Italia, non appena terminata la Campagna in Africa settentrionale, e l’imposizione della resa senza condizioni alle nazioni del Tripartito. Nello stesso periodo le truppe britanniche entravano a Tripoli. Il 13 maggio 1943, con la resa della 1a Armata (generale Giovanni Messe), nelle cui file operava anche il reggimento Marina San Marco, aveva termine la campagna di Tunisia, ultimo atto della guerra in Africa settentrionale. Come premessa all’attacco diretto alla Sicilia, gli Alleati condussero operazioni aeree contro le isole italiane del Canale di Sicilia, sottoponendole a pesanti bombardamenti aerei. L’11 giugno gli anglo-americani occuparono Pantelleria, e il 12 Lampedusa. Dall’invasione anglo-americana della Sicilia all’armistizio (10 luglio-8 settembre 1943) Il 10 luglio il XV Gruppo di Armate Alleate, con la 7a armata statunitense e l’8a britannica, iniziava l’attacco all’Europa con l’invasione della Sicilia (operazione Husky). Come conseguenza, il 25 luglio cadde il governo Mussolini. Il re scelse di sostituirlo con un governo militare, affidandolo al maresciallo d’Italia Pietro Badoglio; in esso fu nominato, come ministro della Marina e suo capo di stato maggiore, l’ammiraglio di divisione barone Raffaele de Courten. La Marina provvide al trasferimento di Mussolini, il 28 luglio, da Gaeta a Ponza, con la corvetta Persefone (capitano di corvetta Oreste Tazzari), a bordo della quale era presente il capo del S.I.S,(1) ammiraglio di divisione Franco Maugeri, che riferì su di esso a Badoglio e al ministro e capo di stato maggiore della Forza Armata, ammiraglio De Courten. La nave lasciò Gaeta alle 02:30 e vi rientrò alle 16:40. Anche il successivo trasferimento da Ponza alla Maddalena avvenne con una nave militare, il cacciatorpediniere F.R. 22, ex francese Panthère, al comando del capitano di fregata Cesare Bartolini, sempre con a bordo, tra gli altri, l’ammiraglio Maugeri. La nave lasciò Gaeta il 6 agosto alle (1) S.I.S. Servizio Informazioni Segrete della Marina. 2 Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare - Marzo 2015 21:40, giunse alla fonda a Ponza alle 23:47, imbarcò Mussolini e il suo seguito ripartendone alle 03:45 del 7 agosto. La navigazione avvenne con mare forza 4, e la nave giunse alla Maddalena alle 14:30, ripartendo, per Livorno, alle 22:24.(2) Il periodo che intercorre fra la conquista anglo-americana della Sicilia (17 agosto) e la dichiarazione dell’armistizio fu caratterizzato, anche per la Regia Marina, da una grande incertezza su quelle che erano le reali intenzioni del governo. In particolare tali dubbi attanagliavano il comandante in capo delle Forze Navali da Battaglia, ammiraglio di squadra Carlo Bergamini che, con il grosso delle sue navi, si trovava nei porti liguri (Genova e La Spezia) in attesa dell’impiego operativo che, in relazione alla grande sperequazione dei mezzi che caratterizzavano ormai le azioni aero-navali in Mediterraneo, con il completo dominio aereo anglo-americano, avrebbero segnato, quasi sicuramente, la fine della flotta italiana. In un primo momento il personale imbarcato pensò che l’attacco finale sarebbe stato condotto nel corso della campagna di Sicilia; successivamente si ritenne che la battaglia decisiva sarebbe avvenuta per contrastare l’ormai previsto sbarco alleato; gli unici dubbi riguardavano il luogo della penisola nel quale tale sbarco sarebbe avvenuto e la data. A seguito dei bombardamenti aerei sulla capitale, il 14 agosto il governo, forse anche su sollecitazione del Vaticano, dichiarò, unilateralmente, “Roma Città aperta”, cioè, secondo la Convenzione dell’Aja del 18 ottobre 1907, “città nella quale non esistono installazioni militari, impianti o complessi di persone di interesse bellico”.(3) Si provvide, quindi, ad allontanare dalla città le strutture militari, trasferendole in altre sedi, possibilmente protette. A partire dal mese di agosto iniziarono i contatti fra il governo e le Nazioni Unite per arrivare a una cessazione delle ostilità. Pur se non direttamente interessato dal governo alle trattative di armistizio, il S.I.M.(4) provvide a inviare a Lisbona un apparato radio ricetrasmittente e i relativi cifrari particolari per le comunicazioni cifrate tra il governo e i propri emissari.(5) Anche la Marina inviò un suo uomo, il capitano commissario Mario Vespa, del S.I.S., con una sua radio e un suo cifrario. (2) All’armistizio le due navi erano ai lavori alla Spezia e vi si autoaffondarono. (3) In effetti la Convenzione parla di “città indifesa” e non si fa cenno a una situazione del genere nella successiva Convenzione sulla guerra aerea dell’Aja del 1923. Gli Alleati, comunque, non tennero in alcun conto la dichiarazione. (4) Servizio Informazioni Militari. (5) Il generale Giuseppe Castellano, forse non adeguatamente informato, non si avvalse di tale possibilità e fece la spola fra Lisbona, Algeri e Roma e, quindi, anche tramite 3
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