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La natura del soggetto. Riflessioni sul pensiero di Theodor W. Adorno PDF

14 Pages·2011·0.31 MB·Italian
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RIVISTA INTERNAZIONALE DI FILOSOFIA E PSICOLOGIA ISSN 2039-4667, E-ISSN 2239-2629 DOI: 10.4453/rifp.2011.0002 Vol. 2 (2011), n. 1, pp. 4-17 S tudi La natura del soggetto. Riflessioni sul pensiero di Theodor W. Adorno Lothar Knatz Articolo pubblicato su invito, ricevuto il 20 gennaio 2010 █ Riassunto Questo saggio si propone di offrire una lettura in filigrana dell’opera di Adorno, mostrando senso e significato della mutua dipendenza di mente e corpo nella sua riflessione. Quest’ultima ricorre sempre quando Adorno descrive l’uomo considerato nella sua totalità, non solo come soggetto cognitivo ma anche come soggetto corporeo, capace di sensazioni ed emozioni. Quest’immagine dell’essere umano in quanto essere vivo è costantemente al centro della filosofia di Adorno e rappresenta un caveat perma- nente per il pensiero filosofico, che ne rammenta la fragilità e la prossimità alla vita. PAROLE CHIAVE: Theodor W. Adorno; Filosofia della storia; Filosofia della natura; Mimesi; Corporeità. █ Abstract The Nature of the Subject. Remarks on Theodor W. Adorno’s Thinking - This paper offers a careful reading of Adorno’s work in order to clarify the sense and meaning of the mutual dependence of body and mind in his thinking. The mind/body relationship always occurs when he describes the totality of man, not just the subject as a cognitive matter, but also as a corporeal, sensitive and sensual subject. This image of a man as a living being is always staying in the focus of Adorno’s philosophy, and represents a permanent warning for philosophical research, recalling its fragility and its proximity to life. KEYWORDS: Theodor W. Adorno; Philosophy of History; Philosophy of Nature; Mimesis; Corporeity.  NON PUÒ NON SORPRENDERE LA FREQUEN- causa il soggetto, considerandolo non solo co- ZA con cui Adorno de facto fa riferimento me un’entità capace di conoscenza, ma anche all’unione di mente e corpo, o, per meglio dire, come un’entità dotata di una propria specifica nelle corde del suo caratteristico modo di corporeità, a sua volta foriera di specifiche esprimersi, la frequenza con cui richiama l’u- forme di sensibilità ed emotività. nione di anima e corpo. In tutta evidenza egli In effetti, quest’immagine dell’uomo in ricorre a queste espressioni ogniqualvolta in- quanto essere vivente occupa una posizione tende riferirsi a un’immagine dell’uomo conce- assolutamente centrale nella riflessione filosofi- pito nella sua totalità, interezza e completezza; ca di Adorno, tanto da individuare e descrivere ossia ogniqualvolta egli intende chiamare in non solo la specifica e permanente fragilità del- Il presente lavoro costituisce una rielaborazione del testo presentato e discusso il 27 maggio 2009 durante il seminario “Naturalismo, naturalizzazione e teorie della mente”, organizzato dal Dipartimento di Bioetica dell’Università di Bari in collaborazione con l’Institut für Philosophie - Universität Bremen. Traduzione dal tedesco di Luigi Pastore. L. Knatz - Institut für Philosophie - Universität Bremen () E-mail: [email protected] Attribuzione - Non Commerciale - Non Opere Derivate 3.0 Unported License La natura del soggetto 5 le costruzioni filosofiche nel loro complesso, ma indica al contempo una limitazione interna al capace anche di generare un impianto teorico pensiero e al soggetto, ma indica anche la pre- complessivo diretto a cogliere e mostrare – fino senza di un’istanza profonda di libertà sogget- in fondo e senza indulgenza alcuna – quelli che tiva. Cercherò quindi di esplicitare il momen- sono i limiti del filosofare stesso, limiti legati to della libertà del soggetto, concentrandomi all’essenza finita e corporea dell’uomo stesso. su quattro aspetti che corrispondono alle Se si considera la riflessione adorniana nel quattro costellazioni poco sopra menzionate: suo complesso, la corporeità non spicca come tema oggetto di trattazioni sistematiche, poi- ▶ il rapporto del soggetto con la storia; ché la maturazione del suo percorso speculati- ▶ la spontaneità della libertà del volere; vo e lo sviluppo della sua impostazione teorica ▶ la presenza sensibile dell’opera d’arte; non hanno seguito percorsi sistematici e rigidi, ▶ il principio mimetico. né nel metodo né nel contenuto. Di conse- guenza, tra le pagine di Adorno è facile incon- █ Il soggetto e la storia trare il tema della corporeità in circostanze e contesti anche molto diversi. Si tratta comun- Dal punto di vista filosofico la riflessione di que di un tema che compare sempre all’inter- Adorno non è abitata da un paradigma teorico no di costellazioni. Per dare un’idea di quello che privilegia l’universale, come invece accade che qui si intende, ma anche per dare dei pri- in gran parte dei sistemi sviluppati e proposti mi riferimenti esemplificativi, il corpo è tema- nell’ambito della filosofia della storia fino ad tizzato spesso e anche in maniera esplicita nel- oggi.1 La sua attenzione si rivolge piuttosto la trattazione di questioni quali: all’indagine profonda della dimensione del singolare, ossia di ciò che è unico, particolare. ▶ il rapporto tra natura e storia; Per dirla nel caratteristico lessico adorniano, si ▶ caratterizzano la libertà del volere; tratta di individuare e investigare ciò che può ▶ il dispiegamento della logica del partico- essere descritto come il non-concettuale e il lare e del generale; non-identico.2 ▶ il valore della mimesi all’interno della Adorno ha sempre messo in guardia sua concezione dell’estetica. dall’adottare una prospettiva che assegna un primato all’universale sul particolare, come Nelle pagine che seguono cercherò di af- accade regolarmente in pensatori come Hegel frontare queste quattro costellazioni in manie- e Marx. Su questo tema Adorno concorda ra più dettagliata; e tuttavia vorrei chiarire da piuttosto con Kant, secondo il quale nell’uni- subito che le mie saranno riflessioni da consi- versale alberga, in maniera oscura e latente, un derare alla stregua di tentativi e approssima- pericolo: quello di potersi trasformare in un zioni, lontane dal coltivare pretese di una let- “torto” perpetrato a scapito particolare.3 tura e di una interpretazione sistematica. Si Nei vari luoghi in cui Adorno si pronuncia tratta di tentativi tesi a esplorare e scandaglia- sulla filosofia della storia, emerge chiaramente re il momento rappresentato dalla corporeità e la sua presa di distanza da tutti quei paradigmi il suo rapporto con il pensiero. che postulano la necessità della subordinazio- La corporeità assume per Adorno il valore ne del particolare all’universale, cosa che rive- di un concetto-limite che a sua volta incarna ste un importante valore metodologico, su cui una specifica figura del limite in generale, un in seguito vorrei soffermarmi più in dettaglio. limite che segna un confine invalicabile e non Quando parla di filosofia della storia, totalmente controllabile, che si incunea nelle l’attenzione di Adorno non cade sul processo maglie delle pretese di sistematicità avanzate storico considerato in sé come forma determi- della tradizione filosofica. La presenza di que- nata di uno svolgimento temporale; la sua at- sta figura del limite, del corporeo come limite, tenzione si concentra sull’esperienza che di 6 Knatz questo stesso processo viene compiuta dal che è stato». In questo modo viene preclusa la soggetto.4 Eletta a criterio di questa modalità possibilità di una prospettiva storica “aperta”, d’esperienza soggettiva è la libertà, la quale, poiché l’uomo – sotto l’egida paradigmatica nella storia stessa non ha ancora trovato com- del fattuale – deve essere e restare in se stesso pimento e alla quale compete uno statuto di «quel che è stato».10 Poiché la storia del sog- realtà solo in quanto concetto ideale. getto sin qui dispiegatasi è stata principalmen- In questa maniera la libertà si trasforma in te un’esperienza di assoggettamenti e soffe- un vero e proprio telos della storia, in qualcosa renze, non è possibile emanciparsene restando cui compete lo status di un dover-essere, sia sotto l’ipoteca del paradigma del fattuale.11 che si consideri la storia evolutiva del genere Al fine di evitare queste conseguenze, la fi- umano sia che si consideri la storia come sto- losofia della storia non deve restare ancorata ria del soggetto individuale.5 al fattuale, ma deve rivolgersi a una esplicita Ciò che si fa incontro al soggetto nel corso tematizzazione di ciò che fino a oggi è stato della sua esperienza della storia possiede infat- concepito semplicemente come mera possibili- ti un carattere fattuale e oggettivo. E tuttavia tà, senza mai esser stato elevato al rango di questo tratto non può essere determinato og- una realtà fattualmente compiuta. La dialetti- gettivamente, nonostante il suo carattere fat- ca negativa si propone l’obiettivo di innestare tuale. Attraverso l’attestazione dei fatti non si dal punto di vista metodologico una riflessio- può provare come le cose siano andate per ne volta a cogliere in profondità ciò che davvero.6 I fatti non sono né il punto di par- avrebbe potuto essere, ma che non è mai dive- tenza né il telos di una scienza della storia. A nuto. Questo compito si estende tanto alla giudizio di Adorno il problema non riguarda i processualità della nostra esperienza della sto- fatti oggettivi; ciò che conta sono le condizioni ria, quanto a tutte le costruzioni concettuali.12 che costituiscono e determinano una dinamica Ogni procedura che porta a una costruzione storica nel suo complesso, producendo le concettuale è intimamente abitata dalla de- strutture e le costellazioni al cui interno i sog- terminazione di due momenti: uno positivo e getti agiscono.7 uno negativo. Personalmente ritengo che in questa piega Alla determinazione concettuale appartie- della riflessione di Adorno diventi tangibile ne il momento della copula, ciò che viene una profonda affinità con la ricerca condotta espresso mediante l’uso del verbo “essere”: la da Michel Foucault, soprattutto in quei passi sua funzione è quella di identificare, giudicare in cui si parla di quelle «forme storicamente e di statuire qualcosa con una certa stabilità, singolari» che segnano in profondità le moda- come ciò che qualcosa appunto “è”; e tuttavia a lità di relazione concreta e materiale del sog- questo momento appartiene intrinsecamente getto con il proprio sé, con il suo contesto so- anche qualcos’altro, il momento del “non è”, ciale e con il mondo delle cose.8 che opera sempre un’esclusione. Allo stesso Una “esperienza individuale” può generare modo, a ogni fatto storicamente divenuto risul- conoscenza solo qualora questa venga rielabo- ta inscritta la possibilità di un essere-altrimenti, rata in maniera riflessiva.9 Dal momento che di un’alterità che non si è realizzata. un contesto storico di questo tipo può essere L’identità di hegeliana memoria – in quan- attribuito a tutte le forme linguistiche, ne se- to identità dell’identità e della non-identità – gue che la dimensione storica deve essere inte- in Adorno si rivolge in una non-identità che sa come una sorta di veste ineliminabile, che deve essere pensata come la «non-identità abbraccia anche ogni tipo di attività filosofica. dell’identico e del non-identico». La non- Se si attribuisce valore paradigmatico al identità può essere anche descritta come fattuale e se – conseguentemente – ci si attie- “identità negativa”; quella forma cioè in cui ne strettamente a questo paradigma, si è por- l’identità storica del fattuale può prorompere tati ad ancorare la filosofia della storia a «ciò da ciò che, in essa stessa, si trova in una condi- La natura del soggetto 7 zione di “rimozione” e “repressione”.13 deve ascrivere nemmeno un segreto “piano La filosofia della storia di Adorno non ri- universale tendente al meglio”.17 conosce quindi primato alcuno a un elemento L’esperienza storica fondamentale del sog- universale sotto cui bisogna sussumere – come getto è un’esperienza di dominio e di sofferen- sempre accaduto nelle concezioni tradizionali za.18 Questa esperienza non si riferisce soltan- – ogni particolare. Al contempo questa conce- to – come sempre avviene19 – all’esperienza zione della filosofia della storia non ha nelle corporea del soggetto. Mentre Hegel tende a proprie mire una reinvenzione di se stessa spiegare questa sofferenza dei soggetti con mediante narrazioni legate all’esperienza indi- una “positività” di un “assoluto che si autorea- viduale, le quali sarebbero condannate a rivesti- lizza”, la sofferenza per Adorno permane in re solo ed esclusivamente un valore individuale. una “negatività” inconciliabile.20 Questa espe- Universale e particolare non costituiscono po- rienza non può essere dimenticata – nemme- larità alternative che si escludono a vicenda; no al prezzo dell’autorealizzazione del sogget- essi sono sempre in una costante relazione reci- to universale – e non può nemmeno essere proca, che può essere pensata come una sorta di “redenta” al prezzo di una compensazione “costellazione”. Per questa ragione nella rico- futura. L’esperienza della sofferenza inflitta struzione storica è sempre in gioco la possibilità può soltanto accompagnarci come intima di mostrare l’universale nel particolare.14 memoria della “introiezione” del sacrificio Ovviamente non è cosa semplice e nemme- all’interno del nostro stesso pensiero: no tanto banale. Questa situazione non può essere descritta come se il particolare, preso in la storia della civiltà è la storia dell’intro- sé, rappresenti sempre il “bene”, mentre il tutto, versione del sacrificio. In altre parole: la l’intero, per converso, sia sempre di per sé il storia della rinuncia. Chiunque rinuncia dà “male”. E tuttavia, nella nostra costellazione più, della sua vita, di quel che gli viene resti- storica, quella che si è formata in epoca moder- tuito, dà più della sua vita che difende.21 na per riuscire a “cogliere” il soggetto nella sua singolarità, ciò che è “umano” concerne esclusi- Nella critica dei rapporti di dominio dispie- vamente l’individuale.15 gati all’interno della dinamica storica, la natura L’individualità viene quindi ad assolvere non funge da polo antitetico nei confronti del una funzione ideologica universale; e tuttavia “bene”, di ciò che è puro, di ciò che è originario. in essa si manifesta immediatamente qualcosa La natura non rappresenta in sé un’istanza mo- di dialetticamente contraddittorio. L’elemento rale per il soggetto e non ha nemmeno valore di storico-dialettico sta nel fatto che quella sogget- una sorta di caos infernale a cui sarebbe co- tività individuale formatasi in epoca moderna munque necessario imporre strutture d’or- per poter piegare il soggetto, assume immedia- dine.22 Natura e storia si fronteggiano recipro- tamente la forma di una resistenza contro camente come poli dicotomici al pari dell’u- l’universale dominante. niversale e del particolare. La natura non può In una filosofia della storia che assume una che mostrarsi in forme storiche e la storia è an- prospettiva orientata alla dimensione del sog- che sempre un processo naturale.23 getto individuale, il telos, la continuità, la fede Considerare storicamente la natura vuol nel progresso e le aspirazioni di dominio de- dire comprenderla nel suo esser-divenuta e nel vono esser considerate sin dall’inizio critica- suo carattere di intrinseca mediatezza. Per mente. Sotto il primato del singolare e del par- converso, la storia ci viene incontro al pari di ticolare possono darsi solo costellazioni stori- una “natura seconda” a cui la nostra esperien- che che all’idea teleologica della continuità za non può sottrarsi. Nella storia quel che c’è oppongono, a livello di principio, un’apertura di naturale è tuttavia solo il fluire del decorso di possibilità.16 La storia non ha né un telos temporale, non l’accadere concreto. Com- universale né le spetta in sé un senso; non le si prendere questo carattere naturale della storia 8 Knatz come “natura seconda”, mostrare che la nostra stica costitutiva dei soggetti. E tuttavia questa esperienza immediata non ha luogo in qualco- soggettività che si realizza in un agire compiu- sa che è in sé, ma in qualcosa di divenuto, è il to in regime di autodeterminazione non può compito della critica della storia. Il fluire del pienamente dispiegarsi senza un elemento di decorso temporale è quindi il punto in cui na- rinuncia alla soggettività. tura e storia convergono.24 Nella sua esposizione della libertà del vole- re Kant si concentra sulle strutture apprensio- █ Spontaneità e libertà del volere nali all’interno delle dinamiche che governano l’intuizione sensibile; ossia si concentra su Anche il problema della libertà del volere è quelle particolari operazioni intellettuali con affrontato da Adorno in luoghi differenti; cui è possibile fissare ciò che viene sensibil- quello più significativo per la presente tratta- mente intuito in quanto contenuto della co- zione è costituito dalle lezioni del semestre scienza. Adorno fa un passo indietro, collocan- invernale del 1964-65, dedicate all’analisi di dosi per così dire al di qua rispetto a questa concetti quali “storia” e “libertà”. operazione cognitiva della coscienza, e parla Non è possibile affrontare la questione del- per così dire del momento in cui avviene una la libertà in piena indipendenza da altre que- prima stimolazione del soggetto, con la quale in stioni, per esempio le circostanze che condi- generale gli viene presentata in maniera sensibi- zionano “esternamente” e anche “storicamen- le soltanto una sezione della realtà. te” la libertà stessa, e quindi, in qualche modo, Adorno descrive questo momento come un definendola. E tuttavia il concetto di libertà impulso, indicandolo anche come un “momen- conosce anche un presupposto interno, un to arcaico”, considerato quasi alla stregua di un presupposto di ordine “quasi-metafisico”: la relitto riferibile alla naturalità degli esseri uma- volontà di libertà, la tensione verso la libertà, ni e comunque collegabile a una specifica abili- la volontà di essere-liberi. tà esibita dagli stessi esseri umani: la facoltà Per determinare al meglio questa “volontà mimetica.28 La relazione del soggetto con il di libertà”, Adorno giustamente compie un mondo in una prima fase, che si colloca al di ritorno a Kant, rivolgendosi in particolare alla qua della riflessione, è una relazione mimetica, terminologia kantiana, che tratta la questione e questo momento mimetico-naturale permane in termini di “spontaneità”. In questa maniera e si conserva anche quando il soggetto ha ac- non s’intende soltanto quella «facoltà che quisito e sviluppato capacità e competenze le- permette l’attività pensante della coscien- gate all’esercizio della riflessione. za»;25 al contempo si deve anche tener conto di Il momento mimetico consta di un «ade- qualcosa che si sottrae al controllo di questa guamento involontario» a qualcosa di extra- facoltà del pensiero cosciente. È necessario am- mentale, che ovviamente con il formarsi e lo pliare l’ordine delle considerazioni, tenendo svilupparsi della riflessività può in ampia mi- conto di qualcosa in più e questo elemento ag- sura essere restare in secondo piano e quindi giuntivo con cui necessariamente bisogna fare i venir occultato proprio per effetto della rifles- conti è qualcosa di “involontario”.26 sività stessa. Se si considera la genesi del pro- Per cogliere la libertà del volere come pro- cesso storico che porta all’evoluzione del gene- cessualità dinamica, Adorno descrive la costel- re umano come parte dello sviluppo del sog- lazione epistemica fondamentale che caratte- getto, la riflessività e la conseguente influenza rizza la coalescenza soggetto/oggetto,27 in cui esercitata dalla razionalità sui rapporti mimeti- il soggetto in realtà non si impone razionalisti- ci rappresentano un fattore determinante ai fini camente sull’oggetto, ma si viene a trovare in della costituzione del soggetto; infatti parteci- una costellazione dialettica. Avere una volontà pano in misura decisiva alla separazione del propria e in questo modo poter essere il punto soggetto dalle relazioni che lo trattengono nel focale originario delle azioni è una caratteri- contesto proprio dello stato di natura. La natura del soggetto 9 Nelle condizioni storiche attuali, che risul- prio dal rapporto mimetico. La sua pretesa di tano dalla forma capitalistico-borghese della dominio razionale si pone incessantemente in nostra costellazione culturale, ossia sotto il contrasto con l’involontario e l’irrazionale.30 giogo della ragione strumentale, l’impulso Tutti i tentativi di costruire teorie dell’auto- mimetico rappresenta un fragile accesso alla coscienza che credono di poter dissolvere que- naturalità dell’essere umano; l’impulso mime- sto momento, oppure di poterlo porre in se- tico si trova costantemente in pericolo, sotto condo piano con l’ausilio della riflessione, re- la costante minaccia di essere sommerso e oc- stano prigionieri delle loro illusioni.31 cultato, oppure di subire una fossilizzazione, Sulla base di questa concezione di fondo, una netta rescissione dei nessi che lo legano a che riguarda la conoscenza e la libertà del vo- quella corporeità organica, fossilizzandosi. lere, Adorno giunge a una conclusione di gran- Anche il soggetto stesso, una volta dispiegatosi de importanza metodologica e disciplinare: pienamente, sviluppa spontaneamente una senza la psicoanalisi una teoria filosofica del tendenza all’indifferenza per tutti quegli ele- soggetto non è possibile. menti che, originati dalla sua propria naturali- L’impulso, che precede ogni rapporto del tà, dovrebbero costituire la “sostanza” di quel- soggetto con il mondo, è un impulso profon- l’elemento aggiuntivo essenziale per la propria damente legato alla dimensione somatica, co- auto-rappresentazione. gnitivamente non manipolabile e che quindi Quel che accade è che invece questi vengo- «non si può controllare» del tutto.32 La sottoli- no lasciati scivolare in secondo piano, come se neatura di questo tratto non si lega in alcun si trattasse di qualcosa di cui è necessario libe- modo a una teoria “irrazionalistica” del volere; rarsi. Nella migliore delle ipotesi questi elemen- il suo unico senso è quello di promuovere una ti vengono considerati come qualcosa che deve versione deflazionista dell’immagine moderna essere solo ed esclusivamente limitato e con- del soggetto, la quale ha posto gli aspetti razio- trollato. L’impulso somatico in tutto il suo le- nalistici della soggettività come dominanti.33 game con la corporeità si trasforma in un fatto- L’impulso, che qui è ciò di cui bisogna tener re di disturbo, che il soggetto moderno vorreb- conto come qualcosa che si aggiunge alla sog- be ignorare o considerare come qualcosa di gettività, è qualcosa che si palesa sempre «con- trascurabile; tuttavia esso resta pur sempre giuntamente come componente somatica e qualcosa che si pone in e oltre la soggettività, mentale».34 La dimensione mentale si può co- qualcosa di cui è necessario tener conto e con gliere nel fatto che l’impulso nella percezione cui è altrettanto necessario fare i conti. esercita un primo ordinamento pre-riflessivo La dimensione mimetica in quanto ele- del mondo, che si rivela costitutivo per ogni mento fondamentale del rapporto degli esseri processo riflessivo, senza possibilità da parte umani con il mondo non partecipa in maniera della riflessione di ottenere ed esercitare poteri decisiva solo alla genesi della soggettività in discrezionali sulla componente relativa alla sen- generale, ma è e resta anche un momento fon- sibilità somatica. Pertanto il momento della damentale della costituzione del soggetto em- spontaneità non può essere reificato, poiché si pirico. Qui il momento mimetico compare sottrae all’identificazione. come elemento fondamentale nei processi in E poiché spontaneità e impulsività non cui ha luogo una scissione nei confronti svolgono funzioni costitutive soltanto nel rap- dell’autocoscienza razionale. porto soggetto/mondo, ma penetrano anche L’autocoscienza che ha preso forma e consi- nella sua volontà, ossia proprio là dove le pre- stenza in epoca moderna si trova ad avere tanto tese della razionalità del soggetto si manife- più i caratteri del cogito cartesiano29 quanto più stano nella loro forma più alta, non considera- questa stessa autocoscienza viene ostacolata, re la dimensione impulsiva può avere conse- condizionata e impedita da quell’incondiziona- guenze fatali: un regresso della volontà stessa. to e da quell’incontrollabile rappresentato pro- Per esprimere questo punto da una pro- 10 Knatz spettiva ontologica, possiamo dire che te; in genere, adottando questa forma espres- l’esistenza degli impulsi viene ammessa, senza siva, si vuole sottolineare come per Adorno ci accettarla come segno di un’alterità non do- possa essere una sensazione legata alla pura minabile, una alterità rispetto alla pura ragio- percezione sensibile, ma non una sua ricezio- ne. Kant mantiene il suo concetto di ragione ne. Al pari del concetto hegeliano di “spirito”, libero da qualsiasi elemento ulteriore e in que- anche il concetto adorniano di “spirito” neces- sto modo rende la sua ragione un «rifugio sita di una configurazione concreta per poter dell’ontologia».35 L’altro dalla ragione, la na- assumere realtà ed effettività, anche per la tura, viene spogliato di ogni possibile struttura sensibilità. Solo grazie alla rappresentazione di d’ordine, persa all’interno della dinamica del una forma complessa l’opera d’arte può aprirsi processo della storia naturale. un varco nel contesto accecante delle parvenze Le strutture d’ordine sono ormai radicate e delle forme presenti imposte dalle forme nella ragione. Per un verso la ragione è poten- sociali e culturali dominanti. Al contempo, za ordinatrice oggettiva, mentre, per altro ver- l’opera d’arte può conservarsi come “partico- so, è anche considerata come la quintessenza lare”, evitando si essere ignorata o addirittura della capacità soggettiva di pensare. In questo sussunta sotto concetti.40 “dicrotismo” di fondo Adorno vede conser- Leggendo Teoria estetica può sorgere varsi ancora il momento impulsivo e somatico l’impressione che Adorno subordini la presen- nella soggettività della ragione, presente a suo za sensibile dell’opera al suo “spirito” o alla sua avviso anche nella riflessione kantiana.36 “verità”, comunque a un significato che le debba essere attribuito dal punto di vista co- █ La presenza sensibile dell’opera d’arte gnitivo. Ma si tratta di un’impressione illuso- ria, attribuibile tra l’altro alla circostanza per Nell’estetica di Adorno l’altro dalla ragio- cui Teoria estetica parla dell’opera d’arte anche ne, rappresentato dalla natura, ci si fa incontro dal punto di vista filosofico, sviluppando una sotto forma del primato dell’opera rispetto al prospettiva per cui perfino la filosofia è e non è suo autore e creatore.37 All’interno della sua un’opera d’arte. Senza la possibilità di una estetica Adorno teorizza e tratta la verità e la manifestazione, senza la presenza di un’opera dimensione spirituale, mentale, dell’opera legata alla percezione sensibile, non avrebbe d’arte come qualcosa di centrale, senza che senso parlare d’opere d’arte. La sua manifesta- tutto ciò implichi in alcun modo una svaluta- zione costituisce la sua essenza.41 zione della presenza sensibile degli oggetti. Nella Teoria estetica di Adorno, l’elemento Senza forme e materiali non sarebbe pensabile particolare, cui la sua attenzione teoretica è il concetto stesso di opera d’arte. rivolta, non giace nell’esperienza estetica, la L’esperienza estetica non può fare a meno quale potrebbe aver luogo anche indipenden- della percezione immediata, ma già questa co- temente dall’opera stessa, per esempio nel rap- stellazione epistemica, in cui vien dato un og- porto con la natura o in quello con altri oggetti. getto come causa di un’esperienza, presuppone Non è sufficiente che le cose, manifestandosi, una distanza del soggetto rispetto all’oggetto accanto ad altri momenti, esibiscano anche una dell’esperienza.38 L’esperienza estetica non ri- presenza sensibile; è già nel loro processo pro- mane nell’intuizione preriflessiva; essa viene duttivo che deve essere implicato un momento conseguita mediante un’attività della coscienza di specifica caratterizzazione estetica. basata sulla riflessione. La struttura dei materiali e la rispettiva mes- La forma della presenza sensibile è per sa in forma si condensano nell’opera d’arte in Adorno uno specificum dell’estetica, che non si un’espressione oggettiva, che può diventare può dissolvere nello “spirito artistico”, in una motivo dell’esperienza estetica. Al centro dell’e- dimensione spirituale dell’arte.39 Manifesta- stetica adorniana non si colloca un’esperienza zione e spirito si compenetrano reciprocamen- estetica in grado di innescarsi grazie alla pre- La natura del soggetto 11 senza di un oggetto qualunque, ma c’è uno spe- cessi tecnici usati vengono incamerati nella cifico ed esplicito concetto di opera. produzione estetica. La messa in forma esteti- Questa concezione della produttività este- ca non consiste quindi nel filtrare, sterilizzare tica comporta anche conseguenze rilevanti ai ed escludere dal lavoro estetico le tracce socia- fini della ricezione, poiché ciò che viene per- li: gli «irrisolti antagonismi della realtà» per- cepito esteticamente si riferisce – come nella mangono nell’opera, anche se non in forma tradizione che già fu di Schelling e di Hegel – pura, poiché subiscono una rielaborazione.43 anche sempre a una struttura universale. A Il processo estetico è una messa in forma, questo universale si aggiunge un momento una nuova organizzazione del materiale già pratico, poiché il significato generale necessa- disponibile e quindi un’aggiunta di lavoro da riamente porta anche un carattere sociale. parte dell’artista. L’organizzazione di questa Appartiene al dominio dell’estetico che le forma è definita da Adorno come “legge for- diverse dimensioni dell’opera e della ricezione male”; in essa risiede lo spirito dell’arte.44 si presentino e vengano esplicitate non se- È in primo luogo a partire dalla forma che si guendo una sequenza temporale; esse sono costituisce l’opera d’arte come prodotto esteti- contemporanee e in questa contemporaneità co, e come tale è contrassegnata da una diffe- si possono innestare sempre nuovi collega- renza insuperabile rispetto al non-estetico. menti. Adorno ha ripetutamente preso le di- Questa differenza sta nell’autonomia della leg- stanze rispetto all’ipotesi di un modello del- ge formale che si sottrae – proprio come l’opera l’estetico fatto “a strati”, che suggerisce la pos- d’arte stessa – alla possibilità di lasciarsi rias- sibilità di isolare nell’opera d’arte diversi piani sorbire all’interno della logica dominante nel di significato e di una loro netta separazione: contesto sociale; essa si sottrae alla logica della da una parte la forma sensibile, da un’altra la funzionalità sociale. componente materiale e da un’altra ancora il Per la strutturazione della forma è decisivo contenuto e il significato. che essa non sottoponga il materiale già dispo- La Teoria estetica non permette di fare al- nibile a una rielaborazione completa nel senso tro che parlare dell’opera d’arte impiegando di un’imposizione di forme completamente questo tipo di strutture discorsive; e tuttavia dettata da disposizioni razionali; quel che conta nell’opera stessa tutti questi piani trapassano è che la messa in forma lasci penetrare nel ma- completamente e continuamente l’uno nell’al- teriale esistente, assumendolo su di sé, qualcosa tro, fondendosi e conservando al contempo di quel momento che abbiamo descritto come tutta la loro diversità. Questo contribuisce a razionalmente “sfuggente” e “inaccessibile”. Al- determinare il suo carattere enigmatico. L’o- l’elemento naturale del materiale si aggiunge pera d’arte considerata nel suo complesso è già nell’attività estetica un momento inconscio sempre permeata da un momento sociale; ed è proprio del lavoro di produzione estetica. questo che consente alla Teoria estetica di ac- L’opera d’arte non si può ridurre allo spiri- cedere criticamente e in via aprioristica all’o- tuale, ma solo in quanto spirituale può rinviare pera stessa. a qualcosa di non spirituale. Si può caratterizza- La “pura immediatezza” della percezione re il non spirituale dell’opera – semplificando sensibile secondo Adorno non è in alcun mo- un po’ – innanzitutto come bello di natura. Il do sufficiente affinché si abbia un’esperienza bello di natura funge come relazione espressiva estetica; lo specificum dell’estetico non compe- originaria e come tale viene assunto dalle teorie te a un oggetto qualunque, ma può sorgere della percezione estetica; il che ricondurrebbe solo dal lavoro dell’artista speso nella realizza- la nostra percezione sensibile al suo potenziale zione dell’opera: la produzione estetica è pre- originario. Adorno si oppone all’idea della na- supposta.42 Se l’artista sceglie un materiale e lo tura come originario: la natura non rappresenta elabora, allora i contesti generali di carattere l’originario e nemmeno l’arte può essere una via sociale propri delle entità materiali e dei pro- privilegiata di un ritorno alla natura. Il bello di 12 Knatz natura suggerisce l’esperienza della naturalità stazione dell’opera.49 Lo spirito non coincide originaria e sembra ispirato dalla finzione di con la manifestazione di un’opera, ma – per «una situazione senza dominio, che probabil- Adorno – esso si mostra nella configurazione mente non c’è mai stata».45 dei loro momenti sensibili.50 Non si può impu- In un contesto sociale determinato da una tare né a Hegel e nemmeno ad Adorno l’aver reale ed effettiva assenza di libertà il bello di ignorato il manifestarsi empirico, oggetto della natura in quanto finzione può anche dispiega- percezione sensibile, a favore di un’attribuzione re un effetto emancipativo; tuttavia gli resta di significati spirituali. In maniera molto decisa pur sempre inscritta un’ambivalenza, poiché il Adorno sottolinea che un’opera d’arte non può bello di natura non può pervenire a una reale essere considerata come una composizione di ed effettiva libertà: esso resta prigioniero di segni da interpretare. «un’antica illibertà».46 L’autonomia dell’opera d’arte nella sua L’avversione di Adorno per il bello di natu- manifestazione sensibile si mostra anche nella ra si spinge così a fondo da interpretare le pure sua refrattarietà a lasciarsi dissolvere nel di- rappresentazioni della natura come prova del- scorso filosofico. Le opere attendono sì la loro la non-rappresentabilità del bello di natura. interpretazione, ma non si lasciano mai assor- Egli ritiene che il bello di natura non ci si possa bire in essa senza residui.51 In Adorno si assi- manifestare come natura originaria, ma ci si ste all’imporsi di un modello euristico di espe- manifesta sempre in maniera mediata in rienza estetica che inizia con la percezione quanto immagine.47 Nel modo di considerare sensibile dell’opera, passando poi per la com- il manifestarsi dell’opera d’arte Adorno eredi- prensione dell’intenzione e giungendo infine a ta, seppur modificandola, la tradizione stori- un terzo stadio, quello in cui si parla del valore co-concettuale che postula una differenza tra di verità delle opere.52 Con l’esplicazione este- manifestazione ed essenza. Quel che si mostra tica del contenuto di un’opera, la teoria esteti- non si lascia riassorbire completamente in ciò ca può dirsi posta, ma essa non ha posto che si manifesta, nel suo aspetto fenomenico; l’opera nella sua oggettività. e tuttavia, senza questo aspetto fenomenico, Per Adorno tutti i momenti dell’esperienza senza la manifestazione stessa, non lo si può estetica stanno in rapporti di reciprocità e nemmeno immaginare. Le manifestazioni non quindi l’esperienza estetica non trova la propria sono noumeni; ciò che nella manifestazione si acme in un’esplicitazione filosofica dell’opera mostra non possiede lo status di un concetto stessa. L’esposizione del contenuto di verità da universale. parte della teoria estetica non rappresenta da Già Hegel aveva assunto una posizione cri- solo il significato concettuale che oltrepassa la tica rispetto al tentativo di sminuire la manife- manifestazione estetica. Quest’ultima, nella sua stazione nei confronti di un’essenza spirituale, radicale storicità, è sempre radicata nella mani- titolare di un rango più elevato. Al contrario, festazione del momento, rendendo manifesta la Hegel descriveva la manifestazione come veri- verità in quanto nucleo temporale.53 tà dell’essere,48 per via della sua maggiore ric- Nell’euristica idealtipica dell’esperienza chezza di determinazioni. Nell’ambito della estetica non si dà luogo a un’esplicitazione tradizione hegeliana, in ciò che si manifesta si filosofica, ma a un ritorno alla presenza sensi- mostra un’essenza che non deve essere separa- bile della materialità dell’opera, in cui ciò che è ta dalla manifestazione stessa. Sia la forma mediato diventa di nuovo immediato.54 percepibile dai sensi propria della manifesta- zione sia il suo significato possiedono lo stesso █ Il principio mimetico rango e si trovano in rapporto reciproco. Lo spirito non è l’interpretazione dell’opera, Di fronte alle considerazioni svolte da ma è qualcosa d’inerente a essa, che viene evo- Adorno a proposito della filosofia della storia, cato dal materiale e dalla forma della manife- considerazioni secondo cui il soggetto è ogget- La natura del soggetto 13 to di una serie di imposizioni e restrizioni (è scelta tra le due opzioni. Si tratta piuttosto di esposto al processo di valorizzazione capitali- due facce della stessa medaglia, di due aspetti stico; soggiogato dal dominio della ragione che riguardano il nostro modo di agire nel strumentale; represso fin nei suoi moti più mondo. Le nostre modalità di azione nel corso intimi dall’onnipotenza della pura oggettività; della storia si sono modificate, passando da un intrappolato nei meandri dell’autorepressione “adeguamento” e “adattamento” su base or- e dell’autocontrollo), è lecito chiedersi se, in ganica a ciò che è altro da sé all’adozione di generale, nella filosofia di Adorno ci sia spazio una prassi di carattere razionale, con tutte le per qualcosa di positivo, se ci sia qualcosa in relative implicazioni, collegate alle pratiche di cui poter sperare. Ora, se speranza può esserci dominio e controllo.56 dipende dai rapporti pratici e concreti dei Il concetto di mimesi ha quindi per Ador- soggetti e tra i soggetti; dal punto di vista teo- no un significato fondamentale dal punto di retico, tuttavia, Adorno riconosce una modali- vista antropologico. Le nostre modalità di tà di rapporto del soggetto con il mondo che azione nel mondo sono al servizio della nostra può assumere valore alternativo rispetto ai sopravvivenza e sono anche governate da que- criteri strutturanti impliciti alla logica della sto stesso principio. Adeguamento alle condi- costellazione del rapporto tradizionale tra zioni di vita nel nostro mondo ed esercizio del soggetto e oggetto, caratterizzato da una con- dominio e del controllo su queste ultime sono tinua tensione verso l’instaurazione di rappor- cose che vanno di pari passo. La funzione della ti di dominio. Questa alternativa è data dal mimesi si è probabilmente modificata nel pro- principio mimetico. cesso storico-evolutivo che ha portato la ra- Già dal tempo della Dialettica dell’Illumi- zionalità a diventare sempre più dominante. nismo la genesi del soggetto è considerata da Il mimetico è un relitto della storia natura- Adorno collegata a un meccanismo che mira al le, una sorta di “precursore” della mente e del- dominio e al controllo. L’uomo si emancipa lo spirito, una sorta di «antefatto fisiologico dal suo mondo naturale, liberandosi in quanto della forma dello spirito», di cui tuttavia la soggetto dalla sua dipendenza dalla natura, mente stessa, nel suo cammino evolutivo verso esercitando strategie di dominio e di controllo: la razionalità, non può disfarsi, quantomeno sulla natura, sugli altri, su se stesso. Le strutture fino a quando non sarà riuscita a sbarazzarsi di dominio e controllo si differenziano e si del corpo.57 Il mimetico compare come riflesso rafforzano in misura sempre crescente; ma o impulso, segnando la presenza di una «cosa risultano sempre accompagnate da un com- più antica ma irrisolta».58 E tuttavia il mime- portamento mimetico. Questo, in effetti, nel tico non funge da luogotenente di una natura mondo dominato dalla razionalizzazione, vie- pura e originaria, che «probabilmente non c’è ne costantemente marginalizzato; e tuttavia mai stata».59 non può essere messo completamente sotto Il mimetico non è un modello di concilia- controllo poiché è parte della struttura corpo- zione con una natura oramai andata perduta, rea e vitale dell’uomo. ma è traccia permanente che rammenta la La mimesi è legata al soggetto «in quanto provenienza del soggetto dalla natura e la sua essere vivente», sebbene non sia un elemento permanente naturalità. In questo senso è an- controllabile da parte del soggetto stesso.55 che sempre traccia che rammenta la presenza Adorno considera l’estetica più di altri conte- di qualcosa di differente. In Adorno la natura sti sociali come l’ambito privilegiato delle rela- non viene contrapposta agli ideali della civiliz- zioni mimetiche, in particolare per la sua ca- zazione tecnica come qualcosa che, a sua volta, pacità di sottrarsi immediatamente alla razio- rappresenta qualcosa di originario; natura è la nalità strumentale. traccia che ricorda una provenienza, e lo status Il mimetico non rappresenta un’alterativa della natura incorpora anche il dolore del sog- allo strumentale nel senso di una possibilità di getto, legato al suo passato naturale.60

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esercitando strategie di dominio e di controllo: sulla natura, sugli altri, su se .. W. ADORNO, Minima Moralia, cit., p. 171 (trad. it. p. 177). 16 Cfr. TH.
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