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La morte dei fascisti PDF

346 Pages·2019·0.915 MB·Italian
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Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 1 Storia, Biografie, Diari STORIE GENERALI E PARTICOLARI Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 2 Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 3 Giano Accame L A MORTE DEI FASCISTI Prefazione di Giorgio Galli MURSIA Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 4 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, mem- orizzata o trasmessa in alcuna forma o con alcun mezzo, elettronico, meccanico, in fo- tocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, senza autoriz- zazione scritta dell’Editore. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Il nostro indirizzo Internet è: http://www.mursia.com ©Copyright 2010 Ugo Mursia Editore S.p.A. Tutti i diritti riservati - Printed in Italy 5955/AC - Ugo Mursia Editore S.p.A. - Milano Stampato da Digital Book S.r.l. - San Giustino (Perugia) Anno Ristampa 13 12 11 10 1 2 3 4 Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 5 A Peppe Dimitri e Beppe Niccolai, lettori che mi sono mancati, ma a cui ho sempre pensato scrivendo Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 6 Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 7 P REFAZIONE Questo è l’ultimo libro di Giano Accame. Non ne scriverà più. È una forte emozione trattarne. Ci eravamo conosciuti a vent’anni, negli organismi rappresentativi dell’università di Milano. Avevamo poi seguito percorsi molto diversi, leggen- doci a distanza. Nell’ultimo quindicennio ci eravamo incontrati in alcuni convegni, organizzati dal più giovane amico Luca Gallesi. Avevamo compiuto insieme ottant’anni, lo ricordo nel leg- gere, oggi, L’ultimo: «Prevedevo altri capitoli, ma, giunto a ottant’anni, me ne manca l’energia». Quando li compì, mi venne chiesto di scrivere qualche parola, per un numero speciale, a lui dedicato, di «Letteratura e Tradizione». Citai la conclusione del suo libro più importante, Una storia della Repubblica, uscito nel 2000. Parlava del «generale tramonto delle passioni politiche... finché l’economia regge». Mi chie- devo: «Ma reggerà? Se nuove difficoltà dovessero emergere, riemergerebbero anche le passioni politiche. Avanti, dun- que, oltre gli ottant’anni». Le difficoltà sono emerse e l’ultimo libro di Accame tra- bocca di passione politica. S’intitola La morte dei fascisti, ma la sua lettura mi fa pensare che i pensieri dell’Autore fossero rivolti, più che alla morte, alla vita: se sia, cioè, pos- sibile che vi sia qualche forma di sopravvivenza alla morte politica di quel fenomeno rilevante nella storia del XX se- colo che fu il fascismo. Naturalmente il libro parla molto 7 Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 8 della morte. Delle stragi nella storia dell’Occidente, che il fascismo evocò prima di subirle, ma che, ovviamente, non sono identificabili col suo ventennio tra i primi anni Venti e i primi anni Quaranta dello scorso secolo. La morte dei fascisti parte dall’aprile del 1945. Molto se ne è scritto, ma Accame tocca una nota sovente trascurata, con l’episodio personale della sua cattura, giovanissimo vo- lontario della RSI, quando, tentando di raggiungere Milano dal Garda, non va oltre Brescia. La nota sovente trascurata è quella della rapidità del crollo del fronte, che della RSI di- sorienta vertici e combattenti e spiega l’improvvisazione che porta, in soli quattro giorni, a Dongo e a Piazzale Lo- reto. Non credo però al ruolo, che l’Autore sembra accre- ditare, dei servizi inglesi, interessati all’uccisione di Musso- lini e al recupero del fantomatico carteggio con Churchill: questi era un politico troppo esperto per scrivere lettere che lo potessero compromettere, anche se Francia e Inghil- terra, nel 1940, come già Germania e Austria nel 1915, fe- cero promesse all’Italia, per tenerla fuori dal conflitto. Concordo invece con Accame su un punto comune di ri- flessione: sul fatto che le responsabilità del fascismo e del comunismo nei massacri non possono prescindere da quel- le del liberal-capitalismo, che solitamente ne è esentato dagli storici e dai politologi. È un ragionamento in base al quale, nel mio ultimo libro, ho definito Stalin un mostro al dodici per cento, perchè ha provocato dodici milioni di morti, quella percentuale sui settantacinque della seconda guerra dei Trent’anni, 1914-1945, iniziata da Stati liberal-democra- tici (oltre che dalla Russia a capitalismo autocratico) quando non esistevano né il fascismo né il comunismo, e il cui risul- tato finale è stato il trionfo del sistema liberal-capitalistico, completato dall’implosione dell’impero sovietico. Al di là di questa cruciale riflessione, dunque, mi pare che il libro sulla morte si ponga la questione di una possi- bile sopravvivenza. Sul piano interno, italiano, mi pare che Accame la scorga nella conciliazione tra il riscatto dei lavoro e i valori della patria e della religione, per cui To- gliatti votò per l’introduzione nella Costituzione del Con- cordato di Mussolini e per l’articolo che considera la dife- 8 Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 9 sa della patria un dovere del cittadino (oggi il servizio di leva è abolito). Questa era la sintesi del fascismo «regi- me», per stare alla distinzione defeliciana col fascismo movimento. A mio avviso, non si può vedere nel fascismo un esempio di riscatto del lavoro. Comunque, quell’esem- pio di continuità appartiene al passato, anche se oggi Giu- lio Tremonti, che Accame ritiene il miglior politico italia- no attuale, vede nel vecchio trinomio Dio-Patria-Famiglia la bandiera dell’Occidente (su un’altra possibile bandiera dirò più avanti). Provo a sviluppare altrimenti la riflessione di Accame sulla sopravvivenza. Colgo una coincidenza: il «Secolo d’I- talia», il quotidiano già del MSI che egli ha per qualche tempo diretto, segnalava, mentre mi accingevo a scrivere queste righe, una mia prefazione al libro di Ivan Bottignon che ha per titolo un ossimoro: Compagno Duce. Il com- mento parte da San Sepolcro (la piazza milanese dove furo- no fondati i fasci) per riportarela mia conclusione: «Tutto quello che può maturare è un eventuale contributo non già di sinistra, bensì di destra: una destra più innovativa e sofi- sticata che sappia lavorare con la dovuta lucidità in tutti i possibili panorami politici del post-berlusconismo». Ecco: questo mi pare un possibile elemento di sopravvi- venza di quello che fu il fascismo storico, che Accame non ha mai interpretato da sinistra, anche se questo aspetto è quello che ha più interessato gli storici, come risulta da un’altra coincidenza, il numero monografico di Micromega dedicato a Norberto Bobbio, ampiamente e criticamente ci- tato da Accame nel libro. Micromega ripubblica una lezio- ne di Bobbio nel 1985 che certamente a suo tempo avrà in- teressato Accame, perché, vi si afferma: «In questi ultimi anni c’è stata una certa confusione tra la sinistra e la destra, nel senso che molti studiosi di sinistra hanno rivendicato degli scrittori di destra... soprattutto Carl Schmitt». E di Schmitt Accame parla molto, collocandolo, con Pound, Marinetti, Céline e i romeni in quel fascismo europeo per il quale usa, in senso contrappositivo, l’espressione di «im- presentabili» di un critico illustre (di sinistra) quale Gio- vanni Raboni (un’assonanza con Accame: anch’io, sulla 9 Accame_Fascisti DEF.qxd 2-03-2010 9:40 Pagina 10 scorta di Raboni, aveva intitolato il capitolo di un mio libro Scrittori impresentabili, a proposito dei grandi autori del fa- scismo europeo; e, per quanto riguarda Eliade e Cioran, i romeni della «Legione» di Codreanu, dei quali il libro trat- ta ampiamente, non mi sembra giusta la definizione di «de- latorio» dell’ampio saggio su di loro di Alexandra Laignel- Levastine: sono i «legionari» che hanno occultato il loro passato). Tra questi autori è Robert Brasillach, protagonista di un altro libro di Accame, col suo richiamo al «fascismo immenso e rosso», la cui lettura al momento della morte l’ha accompagnato nel fatale 15 aprile 2009. Ma veniamo all’essenziale, proprio alla ricca cultura eu- ropea che si è schierata col fascismo, nei suoi anni d’oro, ma, con coerenza, sino alla tragica fine. Anche per essa, per i suoi rappresentanti che Accame tratta con grande partecipazione (si vedano le pagine su Gentile), mi pare ci sia la riflessione implicita sulla possibile sopravvivenza alla morte politica del fascismo. Credo che se ne possa parlare, mantenendo la distinzione tra destra e sinistra, evitando però la confusione di cui parla Bobbio e seguendo la trac- cia degli autori di Accame, particolarmente il Pound della usurocrazia e il Gentile della celebre definizione dei co- munisti come corporativisti impazienti, citazioni che Acca- me riprende. Tanto i corporativisti impazienti che i critici della cosid- detta usurocrazia (la finanza delle multinazionali) possono oggi concordare sul fatto che l’Occidente è dominato da cinquecento multinazionali, una decina dei cui vertici per ciascuna forma un’élite di cinquemila persone che decido- no dei nostri destini senza alcun controllo e svuotando i po- teri dei singoli Paesi, Stati Uniti compresi. Credo si possa definire di sinistra un pensiero che preveda controlli e di destra un pensiero che non li ritenga necessari. È mia convinzione, che ho documentato in altri testi, che il controllo non può assumere le forme della pianificazione centralizzata, della nazionalizzazione, della socializzazione, dell’autogestione, tutte già sperimentate e non riuscite. È ipotizzabile un controllo con l’elezione diretta di almeno una parte dei vertici delle multinazionali, in un contesto che 10

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