INDICE I FELICITÀ E INHiLICITÀ NEI. SfCOLO DF.I LUMI p. 11 Il IMMAGINI DELLA MELANCONIA p. 27 Ili LA NERA MEI.ANCONIA p. 43 IV Lo SPLEEN p. 53 V LA NOM BREUSE TROUPE DES VA POR EU X ( 1587-1789) p. 71 VI D1DEROT E ROUSSEAU. IL RITORNO DELLA NATURA p. 95 VII .L A DOLCE MELANCONIA p. 105 VIII Es PERI ENZA DEI.LA FINITUDINE E GUSTO DELLE ROVINE p. 125 Il I FELICITÀ E INFELICITÀ NELL'ETÀ DEI LUMI Nous crrons dans d'épaisscs ombrcs Où souvcnl nos lumièrcs sombrcs Ne servenl qu'à nous éblouir' Nell'introduzione alla sua Galerie de portraits du XVIII' siècle, Arsène 'en Houssaye (uno dei primi critici d'inizio Ouocento a rimeuerc honneur' questo ternpo2) mostra di giudicare e interpretare il Settecento (che afferma di aver amato "de bo,me heure") attraverso una doppia logica oppositil'a: la pFìrna è diacronica (muove dal confronto tra epoche diverse); la seconda, invece, è spaziale e topologica (misum le distanze e i conm1s1i Ira autori dello stesso periodo storico-culturale). L'età dei lumi è vista innanzitutto come altro rispetto a quella che la pre cede: Voltaire contro Pascal, per esemplificare, la ragione che si oppone al cuore e alla religione. Nel XV lii secolo, scrive infatti Houssaye, "lo spirito uccide il cuore, la ragione uccide la poesia". Dopo il regno di Pascal, "che era schiavo del cielo", cercava Dio e la vita futura, subentra il regno di Voltaire, che "fugge Dio", si dichiara libero. studia solo l'uomo e spezi.a le "catene d'oro" che univano il cielo e la terra: "Pascal vedeva un abisso sono i suoi piedi, ma vedeva al di là dell'abisso. J.-8. Rousseau, Les CEuvres clwisies du M' Rousseau. Co111e1w111 ses Odes, Oc/es S(/crées de /'&litio11 ,le Sr,le11re, & Ca11wtes, chcz Frilsch & Bohm. Roucrdam 1716,p.34. 2 "Quando oggi si evocano le origini del grande movimento di ritorno al XVIII secolo francese è il nome dei fratdli Goncourt che viene immediatamente alla mente. Certo, gli autori de l'art au XVIII' siècle (1860-1867, 17 volumi) 1. .. 1 hanno potentememe contribuilo a questa corrente, ma essi non sono i soli, né soprattutto i primi. Moho prima di loro, un giovane amico di Théophile Gauticr, legato a Jules Janin e a Julcs Sandeau. aveva presentato ai suoi lctto,i. dal 1846. la prima serie di una Galel'ie de portmits du XVIII' siède che conobbe diverse riedizioni. In essa vi dipingeva, progrcssivame,ue, gli uomini di spirito, i tilo solì. gli attori. ma anche le grandi dame, e, solo nel 1858. egli ebbe l'audacia di diventare l'evocatore della più forte personalità del secolo dei lumi. quello che egli incoronò con il titolo di re Volraire. Quest'amame del XVIII secolo non era ahri che il brillante poligrafo Arsènc Houssaye"(R. Mortier, Arsìme Houssaye et Ili redécouverte d11 XVIII' siècle fra11çllis, in Étmles s11r le XVIII' sièc/e (XXII). Retour <m XVII/" siède, éditées par Ics soins dc Koland Mor1ier et Hcrvé Hasquin, Édi1ions de l'Université dc Bruxelles, Bruxelles 1994. p. 21 ). • 12 La melanconi{I nell'etll dei lumi f'e/idtà e infelicità 11e//'età dei lumi 13 Voltaire vedeva solo !?abisso, ma non vedeva il cielo; il cilicio avvicina volto del Voltaire che ride e gode di lullo (quello de Le 111ondai11, per esempio, va .Pascal alla vita éterna. le gioie del mondo allontanavano Voltaire dalle in cui è una critica a Rousseau prima del Rousseau dei due Discours), ma è,à gioie del cielo"3• . lafois, la sua coscienza critica (come si ricava dal silenzio che interviene nel Secondo Houssaye, però, questo "siècle étrange" appare attraversato an la corrispondenza tra i due dopo la pubblicazione della leuera del 18 agosto che da contrasli interni, che segnalano la lontananza irriducibile tra 'poeti e 1756, con la quale Rousseau rivolgeva le proprie osservazioni filosofiche alle filosofi' illuministi: "Ogni anno vi sorprende per le sue grandezze e le sue questioni metafisiche sollevale dal Poema sul disastro di Lisbona). miserie, per la sua fona e la sua viltà, per la sua filosofia e il suo fanatismo [. .. I Dufresny, che spende milioni per far liorire rose, accanto a Fontenelle, Partendo da queste considerazioni (in cui è un'idea che pensa il contra che conserva il proprio spirito e le proprie monete. L'abbé Prévost passa, sto come compresenza degli opposti) è possibile scorgere un altro elemento con la sua cara Manon, la più vera passione del secolo, davanti al gentilt> caratteristico del XVIII secolo, che Houssaye, con la sua logica antinomi Bernard che volteggia da un piccolo amore all'altro. Voltaire che ride di <.:a, non sembra vedere: quello della presenza di tensioni interne al pensiero tutto mentre Jean-Jacques piange di tutto. Diderot costruisce il proprio e all'opera di singoli autori del XVIII secolo. tempio con le braccia di Ercole, Rouftters prende in giro l'architetto con la È possibile rintracciare questa consapevole compresenza dei contrari in sua regina di Golconde. Boucher perde il proprio sentimento per la pittum · molti filosofi e poeti di cui Houssaye fa i ritraui. Essa è presente, per esem- e Grétry lo ritrova per la musica. li re Luigi XV ·canta piccolì versi a fronte . pio (all'interno di una metaforica del pensiero, quella 1raj/a111bea11-ragione del poeta Bernis che governa la Francia "4• e 1orche-fanatismo), in Diderot e Rousseau, in d'Alemben e Voltaire, d1e lasciano intravedere, nelle loro opere, un pensiero che l1uidifica le opposi Rispetto alla linea interpretativa di Houssaye va detto che la doppia anti zioni, e le fa muovere nel senso (inteso sia come direzione sia come signi nomia che egii indica, come chiave ermeneutica del secolo XVIII, non può ficato) dell'alternanza o della simultaneità. u, (e non deve) essere pensata come una fissa antitesi, bensl èome tensione Ne promenade du sceprique ( 1747), per esempio, si mostra come (mai definitivamente risolta) tra oppo$li: una tensione che fa, di uno dei contro la ragione si profilino sempre l'intolleranza e la superstizione. In poli della 'discordia·, l'ombr.a (sempre presente anche nella sua assenza) questo scritto di propaganda filosofica e di denuncia morale, Diderot in dell'altro. scena un dialogo tra un ateo e un religioso, che s'incon1rano e discutono al In tal senso è possibile capire che Pascal, oltre ad essere l'altro di Vol confine tra il viale delle spine (frequentato solo da religiosi con la benda taire (come lo è nella XXV delle Lettres philosophiques), è anche l'ombra agli occhi) e il viale dei castagni (una sorta di Accademia plat(mica che che sempre lo accompagna. Lo dimostra l 'iliizio del Candide, dove, se pure riunisce filosofi di ogni convinzione). Separa i due interlocutori una siepe parodisticamente. è messa in scena quella cacciata dal par-c1diso e quella viva5 (una siepe, cioè,'che ha messo radici), così spessa da impedire loro di caduta dcli' uomo che sono il punto di pa1tenta della visione pascaliana. Lo essere uniti ma non di intendersi (a dire, fuori di metafora, che quello che rivela, inoltre, lo serino di Voltaire Dernières Remarques sur Les Pensées divide anche unisce, quello che è due è anche legato a un unico capo). de M. Pasc:a/, che è del 1777, un anno prima della sua mone, a rappresen Ciò che li avvicina è l'argomento di cui discutono, Dio. Li dividono, tare un'allenzione costante per il ''sublime misantropo", percepito, d_urante invece, il modo con cui lo fanno e la loro condotta: i filosofi impiegano ra tulla una vila, come il proprio doppio. gioni, i religiosi predicano l'amore ma spargono sangue; le parole dei primi Il mppo110 Lra Rousseau e Voltafre, poi, non può·essere letto, come fa sono guidate dalla tolleranza e dalla partecipazione emotiva, i discorsi dei Houssaye, auravérso la lente dell 'antiteticità, quasi a riproporre una diversilà secondi sono intolleranti. I lìlosofì combanono con le armi della logica, i simile a quella dell'antichità tr-<1 un 'Eraclito che piange' e un ·Democri.Lo che ride'. Il Rousseau che versa lacrime per lutto non è soltanto il riflesso capo- 5 lls 'étc,ient plus séparés que par u11e haie vive, assez épaisse pour /es empfrher 11 3 A. Houssaye, Galerie de porrraits du XVIII' sièc/e, par Arsè11e Houssaye. Qua- ,te se joitrdre, mais non de s'e111e11dre (D. Oidcrot, i.A promencule clu sceptique. in trième &liticm revue et corrigéc. Primière Serie, Charpentier, Paris 11:>48, ,. I, p. I. (J::uvres complètes de Diderot. par J. Asséza1. Gamier Frères. Paris 1875. lomc I, 4 • /biti .• P: 11. p. 220). w 14 melanconia nell'età dei lumi Felicità e Ìllfelicità 11el/'ettl dei lumi 15 religiosi "accumulano fascine',,; e portano in mano la torche che appiccherà quello che si trova nel silenzio delle passioni, dove tace il tumullo che vie il fuoco al rogo che s~ intende prcparan:7 ne dall'inquietudine dell'anima e si fa sentire, calma e chiam, la voce della • La denuncia di Diderot è l 'evidenziazione, paradossale per certi versi,. propria coscienza. che iljiambea11 nasce proprio dal bist>gno di disperdere le fiamme della su Per Rousseau, quindi, solo rientrando in sé s'impara a lìlosofare, perché perstizione, mentrJ la torche brilla di · luce funesta' per ostacolare e vincere l'essenza della lìlosolìa e il suo preceuo sono inscrilli nel motto del tem · la forza rischiaratrice della raiso11. pio di Delli, che ricorda come la più utile tra 1u11e le conoscenze è quella dell'uomo. Circoscrivendo l'anima "degli stessi contini che la natura ha Questa mobile dualità messa in rilievo da Diderot (che articola, spa dato al nostro essere·~,, si può imparare a diventare se stessi. E quesl'arte zialmente e tempornlmente, la posi,done degli opposti) si 1rova anche in non dipende dai lumi, 'non necessita tanto di un apparato di studi e di ROlJSSeau, all'inizio della Prima Parte del suo Disco11rs sur /es sciences ricerche per pervenirvi'1 quanto della memoria della propria originaria ", et /es arts ( 1750), dove il quadro dei progressi dello spirito illuministil:o è condizione, della retta intenzione, della purezza del sentimento. disegnalo con gli identici colori che d' Alembert use,rà, negli stessi anni, nel suo Discours pré/iminaire dell 'E11<:yclopédie ( 175 l ). Avendo davanti agli occhi lo slancio critico del "pensiero accusatore"11 Davanti agli occhi del suo lettore, il "àtoyen de Genève" lascia scorrere di Rousseau che auacca la metaforica illuministica, d'Alembert (nel Di le immagini di ·un grande e bello spettacolo'. Egli presenta l'uomo che scours prélimi11aire dell'E11cyclopédie) afferma che sarebbe facile respin esce da una sorta di nulla grazie ai propri sforli e alla sua perfectibilité, gere gli strali polemici che un .. écriv~in éloquent, philosophe" e "homme che disperde, con le luci della ragione; le tenebre in cui la natura l'aveva de mérite" ha lanciato "depuis peu" contro le scienze e le arti. Sarebbe cosa avviluppato, e che, alla fine di un tale progressivo cammino, rientra nella non buona, tra l'altro, essere del suo avviso, condividere le sue idee proprio propria interiorità, per accedere a quel sapere lìlosolìco per eccellenza che all'inizio di un'opera come l'Encydopédie che pone il proprio tinc nella · è la conoscenza di sé, della prop~ia nacura, dei propri doveri e fini•. diffusione delle scienze e delle arti 12 • Dietro le luci del secolo, però, come un'ombra che le accompagna, Singolare, però, è il fallo che, poco prima, lo stesso d' Alembert, accanto Rousseau vede brillare lo splendore funesto (splendeur funeste) che le alla descrizione convinta e orgogliosa dei progressi dello spirito e della scien,.e e le a11i•c onducono con sé. Questa luce oscura (che occulta le ca ragione, aveva espresso la consapevolezza (ahrcttamo co11vi111a ma amar.i) tene di ferro che rendono l'uumo non un soggetto agente e libero ma un dell'alternanza e simultaneità di ténèbres e lumière, il cui movimento (nel souo-posro e uno schiavo), più che purificari:: i costumi, li .ha corrotti: ha la storia lunga così come in uno stesso periodo) rende le conquiste dell'in intorbidato la purezza del gusto, realizzato un progresso che niente aggiun telletto non un possesso definitivo ma un esercizio e un compito: perché la ge alla felicità dell'individuo e dei popoli, allontanato gli esseri umani dai barbarie dura secoli (il semble que ce soit 1101re élément) mentre la ragione soli bt:ni (l'innocenza e l'ignoranza) che possono dare le vrai bonlteur, e i I buon gusto 11e font que passer'3• Alla fìne di quella sua opera fondamemale che è le philosophe ignorn111 6 Nous emplv_vons des roisons; iL< actw1111/en1 des fagms. lls ne préchent que ( 1766), che porta nel titolo la consapevolezza ossimorica del sapere socra l'amour et ne ,·espirem que•le san11. LR11rs discours soli/ /111mai11s; mais leur cwur est cruef (ibid .. p. 220). tico e la coscienza tulla illuministica di un "pyrrhonisme raisonnabfe"(pcr 7 Alla fine del dialogo, l'abiLatorc del viale delle spine si mette a gridare (ù f'impie, ---··--·- au déserreur) e le urla fanno accom,r", da ogni parte. religiosi furiosi, che porta ---- no, ognuno di loro. unfagot sous le br<1.r 111 la rorch" èJ la 111ai11. i componenti,cioè, <) J.-J. Rousscau. Le11res mora/es, in OCR, voi. IV. p. 1112 (J.-J. Rousseau, Lei/ere con cui si prepam il rogo (ibid., p. 226). morali, a cura di Raffaele Vitiello, F.ditori Riuniti. Roma 1978, p. 158). 8 J ..J . Rousseau, DiKours sur ies sciences et lf!s arts, in J.-J. Rousseau. CEuvres IO /biti., p. 1113 (p. 158). çomplètes, édition publifr sous la dircction de B. Gagncbin cl M. Raymond, voli. I t J. Starobinski, Jea11-Jacq11es Rousse,m. Lt, 11·aspare11za e /'ostacolo. traduzione 5, Gallirnard. Paris l 959-1995, tome 111 ( 1964). p. 6 (Discorso sulle scin1ze e le italiana di Rosanna Albcrtini, il Mulino, Bokigna 1982. p. 10. arti, traduzione di Rodolfo Momlolfo, in J.-J. Rousseau, Op,:re, a cura di Paolo 12 E11cyclopédie 011 dictionnaire raisonné <!es sciences, des tms et des métiers, chez Rossi. Sansoni, 1-ireiw.e 1972, p. 4). In seguito l'edizione delle <Eu,rcs complèws Briasson-1}.ivid l'ainé-Le Brolon-Durand. P..tris 1751, tome l.p. XXXIII. sarà indicula cou OCR e quella delle Opere con OP. 13 Ibidem. 16' La melanconia nell'età dei lumi Fe licirà e infelidul nel'età dei lumi 17 · ·dirla con il marquis d'A rgens), Voltaire riprenderà tali temi, dando loro una Consente, per esempio, di 'vedere' come, nell'età dei lumi, il bonheur sistematicità definiliva. (uno dei termini fondamentali dell'intero secolo) non possa essere pensato Egli, che con le Lettres philosophiques e Le Sièclé de Louis XIV aveva nella sua più specifica determinazione senza il suo opposto, il malheur (e prima auspicalo é poi elogiato i progressi dello spirito, vede rinascere, pro viceversa). Che la voluttà e la gioia di vivere si precisino solo se poste in prio riel secolo qui est /'aurore de la raiso11, l'idra del fanatismo. relazione con il mal de vivre, che (avverte Mauperluis nel suo Essai de phi Leggere l'illuminismo come aurora della ragione significa definire que losophie morale) rende malinconica e infelice la condizione degli uomini sto secolo come un tempo che sta tra ombra e luce, nolle e giorno, visto che nonostante essi cerchino di trovare, nei divertissemems e in momentanei ogni crepuscolo (quello del mattino, qui richiamato, ma anche quello della s1a1i di bonheur, un rimedio a questo male"'· sera) non è che un inter-vallo di tempo (uno stare tra, appunto) che dice la simultaneità degli opposti, e non la prevalenza, antecedente o successiva, Ques10 pensiero è alla base del volume di Jean Deprun La philosophie di uno di essi. de l'i11quiét11de en France au XVIII' siècle ( 1979), che, nelle i menzioni del Dinanzi a questa corrispondenui di luce e ombra, che, à lafois, si dispu suo autore, si proponeva come "l'assai modes10 complemento"''' all'im t,ino il centro della scena d'ogni presente e di ogni futuro, Voltaire pone a portante e fondamcnlale libro di Robert Mauzi L'ldée du bonheur dans la sé e a tulli i philosophes la domanda sul che fare: "Bisogna restare oziosi littémt11re et la pensée françaises au XVIII' sièc/e ( 1960). nelle tenebre? o bisogna accendere una liaccola (fiambeau) alla quale l'in Prima di Dcprun, infatti, Mauzi aveva segnalato che il XVIII secolo "se vidia e la calunnia riaccenderanno le loro torce (leurs torches)'?". meur entre deux po/es" e che, nel suo tentativo di "ricostruzione del mon La risposta di Voltaire è ancora comhattiva ma anraversata da un dub do", tutto è "mise en re11vre simulta11émenr·•21•: ragione e sensibilità, imma bio che rifiula ogni forma illusoria d'avveni're, che sceglie il futuro com~ ginazione e senso, piacere e noia, movimento e riposo, aucsa e delusione, tensione sempre incerta, impegno sempre da rinnovare: "Per quanto mi speranza e angoscia, bonheur e malhe11r. riguarda, credo che la veril.à non debha più nasc.;ondersi davanti a questi mostri, che non ci si debba astenere dal prendere il cibo per paura di essere avvelenati "11 · • 18 Nel suo saggio, Maupcrluis afferma che, nella vita degli uomini, la so11111111 dei L'indiviJuuto rapporto di contrastante unità tra jiambeau e torche (che 111ali supem la somma dei beni. Secondo l'autore, 1uni i dive11imcn1i degli uo mini ldivenissemelll dice non solo divertimento ma anche dis1razione (che è un dà alla ragione "un significalo più modesto", ritenendola non più·un "pos- allontaname1110 del pensiero dalla realtà. un guardare allrove per non vedere ciò . sesso" di verità quanto piuuosto ."una data forma di acquisto"'5 un fare, più : che è amaro osservare) e. in tca1ro. intervallo, intermezzo con danze e balli, una che un essere, che richiede esercizio16 e compilo17) permette di guardare pausa. quindi, nello svolgimento regolare del racconto e della storia degli indivi alle in~nite (;Oppie di contrari (che l'illuminismo.propone ed esprime) in dui I "provano l'infelicità (malheur) della loro condizione: solo per evi lare perce modo più avveduto e preciso. zioni spiacevoli uno gioca a scacchi. un allro sceglie la caccia: 1u11i cercano, in occupazioni serie o frivole, l'oblio di se stessi. Queste dislrazioni non'servono: si è fallo uso di allre risorse: alcuni con liquori spirituali eceiiano nella loro anima un 1umullo durante il quale essa dimenlica l'idea che la tormentava: con il fumo delle foglie di una pianta. allri cercano di sviarsi dalla propria noia: allri ancora 14 Voltaire. I/ filosofo ig11oranre. tes10 a fronte, introduzione, traduzione. note e ap calmano le loro pene con un succo che li mene in una specie d'estasi. In Europa. parati di Michela (;osili_ Bompiani, Milano 2000_ pp. 166-167. Asia, Africa. America, tulli gli uomini. cosi diversi nei loro costumi. hanno cerca 15 E. Cassirer.lxlfilosojia'dd/'illuminismo. La Nuova Italia, Firenze 1998, p. 31. IO rimedi al mal di viverc"(Maupenuis ILouis More~u del. Ess"i de phi/osvphie 16 Cassircr noia come "le celebri parole del u·ssing, secondo il quale la vera forza fon mornle, Berlin 1749. pp. 18-20). Come esergo al suo Essai. Maupcrtuis sceglie un damentale della ragione n0n va cercata nel possesso della veri là ma nell'acquisto di passo dell'F,ec/esiasre, il 2.2 (Ho de110 del risv: "È """follia"; della xioia: "A essa, trovano la loro conl°ermn in 1u11a la storia dello spi rito nel secolo XVIII "'(ibid ., che giow,1"). p.:l2). 19 J. l.)cprun. La phi/osophie de /'irrquiétude en Fmnce a11 XVII/' siède. J. Yrin, 17 Richiamando Oiderot, Cassirer segnala che il/are-della ragione trova il proprio Paris 1979, p. 9. compilo 00non l!ià nella semplice con4uisia e diffusione di dclenninaie nozioui 20 R. Mau'(.i. L'ldée du b1mheur t1,111s la li11<!rl1ture et la pensée Jn111ç11ises m, XVI/J' positive", ma nèt 00provocarc un niu1amen10 dd modo di pcnsare''(ibi<i. . p'. 33). siècle ( I 960'), Slatkine Reprints, Gcnève-Paris-Gcx 1979, p. 13. ,\ 18 la melanconia nell'età dei lumi Felicità e i11fe/icità nell'età dei lumi 19 Felicità e infelicilà à confronto, diverse, e, nonostante ciò, legate da una La presenza di quell'oscuro riflesso della/nella dartfl5 dice, invece, di scambievole e reciproca specularità:'. E. un tale concetto, segnala Deprun, un rapporto simile a quello della voce e dell'eco, che possono essere pen non dovrebbe meravigliare: "Non dovrebbe stupire, se non .relativamente sate solo insieme, in un richiamarsi a vicenda in cui la presenza dell'una (qu'à demi), che il secolo dei lumi sia stato anche quello dell'inquietudi non è il superamento dell'altra (che la nega togliendola), bensì l'assenza ne". perché "gli uomini dei lumi ebbero per fine l'instaurazione razionale presente (o la presenza assente) dell'altra. della vita felic.e"n. Su questa stessa linea, le riflessioni che Michel Dclori svolge nel suo ' L'età dei lumi (nel suo vario intreccio di pensiero teologico e pensiero articolo les ombres du siècle des l11mières (2005). Proprio all'inizio, ritor positivo, ùi filosofia dell'assoluto e filosofia della storiaZ'•) è ossessionata nando forse all'immagine vollairiana dell'aurora della nigione, egli osser dal bonheur. Lo pone con insistenza al centro delle rillcssioni socio-poli va che se l'illuminismo viene visto come l'alba che "promette di dissolvere tiche e delle prospettive religiose e morali, lo ritiene (con Fomenelle) une i mosu,-i'', e la raison triomphante come la forza rischiaratricc che può far matière la plus intéressall/e de toutes21 lo sente come la questione centrale , "scomparii:e ogni compiacenza e indulgenza nei confronti della notte", al dell'uomo, lo considerJ come il suo più irrisolvibile problema nel momen lora la melanconia2 (l'ombra della gioia di vivere) non dovrebbe trovare to stesso in cui lo vede come la soluzione e la chiave di tutti i problemi:?><. .1 posto nell'age des lumières, "se non come un riaffiorare (une résurgence) In un passo del Salo11 de 1767, Diderot scrive che ogni essere tende al del passato o come un caso patologi.:0·•2•. proprio bonheur"". Nel suo Traité d11 bonheur ( 1706), Formentin aveva già affermato che, sebbene tutti gli uomini si lamentino e si considerino infeli ci nel proprio stato, possono (senza alzare altari alla fortuna né fare ricorso ---------- alla magia) essere artefici del proprio bonheur3'-'. 21 A tal proposito, O.:prun cerca di evi<.lenziare come l'inquietudine trovi il proprio Generalmente, trattati e meditazioni sul bo11heur si aprono con la consa valore (ncgativ<> o positivo) solo nel confronto con l'ide.'l di felicità: "Ora d.:lle pevoleu.a che esso sia il tìne della vita umana, per descriverne, però, subito du.: cose una: o queslli felicità i: concepita come un ripo,-o (repos) o un equilibrio, dopo, gli erramenti e i contraccolpi. Già Pascal, nei suoi Pensieri, aveva e, in questo cas<> - è l'abate Jac4uin che ce lo ricor<la -, l'inquietu<linc chiu<lc le pòrte del tempio <lclla fèlicit.'t I ... I Se al contrario si giudica con Lùcke e Leit>niz eh.: 'l'inquietudine è essenziale alla felicità delle creature', almeno sollo la forma discreta d"uria "d\llce inqujcludinc', questo si. confonderà con la felicità stessa 25 Nel suo volume Clartés et ombres du sièc/e des lumières. Et11des sur le XVIII' e, da ostacolo, diventerà un lin~"(J. l)eprun, Lu philo.wphie de I 'inquiét,ule en sièc/e /iuéruire (Droz. Genève 1%9). Roland Morlicr (che cerca di serrer de près Fl'<mce au XVIII' Iièdc, cii., pp. 9-10). · l'evoluzione dell'immagine e del conccllo di lumières che, in Francia, a partire 22 lbid., p. 9. dalla lìnc <lei XVII secolo, assume un valore nuovo e un prestigio irresistibile, <li 23 La scelta del tennine melanconia al pos!Cl di nuilinconia è da ripo,tare alle ragioni ventando un emblema di emancipazione) affenna che "la posterità ha ripreso. sia iudicatc <lagli autori ddl 'importante volum.: Swumu e la malinco11iu: "Abbiamo per comodità che per fedeltà, l'immagine e l"clichclla". non interrogandosi "su ciò preferito usare, sia nel testo che nelle note-, la forma ·melanconia'. anzicbé quella clie esse coprivano. né sulle variazioni semantiche che occultavano l'uniformità più corrente di ·malinconia', nei casi, e ·sono i più, in cui si traila <li un tipo <li e la banalità degli usi". Come tulli i termini i>rcs1igiosi. conclude Mortier. "quello affezione patologica e di strullura caratlériale. cioi: qualcosa di hcm diverso da di · lumières' ha dovuto la sua diffusione e il suo successo solo all'imprecisione di un ·temporaneo stato d'animo'"(R. Klibansky. E. Panofsky, E Saxl. Satumo e la cui si circondava, cioè al margine di indeterminazione che giustificava l'unanimi mel,mamia, Ei.mudi, Torino 1983, p. 5). lllcl Scuecenl<> fr,mcese la melanconia tà, o la quasi unanimità, delle a<lesioni"(pp. 13-14). mostra :01c:ora questa doppia valenza, tiene ancora insieme (c:omc ricorda Patrick 26 R. Mauzi. L'ldée du bu,.heur dans la /i11ér11ture et la pl!llsée franraises a11 XVIII' Dandrcy) la connessione ippocratica Ira alcune forme di pc1·sisten1e prostra1.io- siède,cit.,p. 12 . . né, o angoscia. e la presenza della !Jile nc::m nel corpo ,:Ml 'uomo. Solo alla fine 27 Fontenelle (Bemard Le Bovier de), Du b1mheur. in é111retie11s sur la pl11mliré des del secolo XVIII si assiste alla delinitiva e irreversibile disgregazione dell'antica mondes. Par Mu11sie11r de Fumenel/e, de l'Académie Françoise. Nou1•.!IIP Édi '·connivenza", dclinilivamente infrdnta "'dai nuovi modelli inediti della patologia tion. augmentée de Pièces diverses. chcz Michcl Brune!, P·dris 1724, p. 386. mentale della psichiatria, della neurologia e della psicoanalisi"(P. Dandrey. A11- 28 R. Mauzi, L"/dée du bu11heur d1111s la li11ér111ure et la pe11séefra11çaises au XVII/" th11luxie dc l'ltumeur IIOirct. Écrit;· sur la ml!la11co/ie d'Hippocrat~ à I' Encyclnp,! siè<:le. cii.. p. 80. die, <ìallimard, Paris 2005, p. 9). 29 Cfr. (Eu..-res wmplètes de Diderut,cit., tome Xl ( 1876), p. 124. 24 M. l.)don, l.es umbrel ,111 siècle des lumières, in 'Magazine Liuéraire' ,.8 (2005), .'O Cfr. Traité du bunheur par Mum' Formemin, chez Guillaumc dc Voys, I.a Hayc p. 55. 1707.p.4. 20 la melanconia nel'età dei lumi f'elidtà e illfelicitù 11ell'e1ù dei lumi 21 souolineato (da un versante leologko) come l'uomo "vuol essere felice:e volle, s'inganna, credendolo e cercandolo dove non è. Da qui, l'origine dei non vuole che essere felice, e non può non volerlo essere'~': aggiungendo, suoi vizi e dei suoi malesseri·i,,_ poi, che, sebbene Lulli abbiano un'idea della felicità, non possono mai rag- L'abbé Hennebert (che rilleue sul piacere e sui modi di rendersi felice) giungerla32. . riconosce che il bonheur è il primo e il più importante oggcllo delle nostre Ali 'inizio della Préface ai Diàlogucs sur le pJaisir ( 1717), Dllpuy La Cha aspirazioni: "Non si desidera esistere se non per raggiungere tale lìne, man pelle seri ve che, nella ricerca del proprio plaisir e del proprio bonheur, I' u0- cando il quale ruuo divcnt;i indifferente, odioso, insopportabile, eccello la mo, agitalo da varie passi0ni, è spinto ora verso un oggeuo ora verso un altro: mor1c"37 Ma anche se la natura è così ingegnosa da ispirargliene i meì'.zi, • egli corre verso tutti e non si ferma presso nessuno, passando, con incostanza l'uomo corrompe i propri sensi, snatura le proprie idee, trasgredisce le leg e indifferenza, dalla gioia alla tristezza, dalla folici1à al dolore". gi umane e divine, e si procura noia, dolore e rimorsi che gli avvelenano Anche per Voltaire la ricerca della felicità espone l'uomo a infinite di i giorni. Proprio nella ricerca della propria felicità, l'uomo si destina (per savventure. In una delle varianti al primo dei Discour$ en vers sur l'homme errori di valutazioni e per soggezione alle passioni) a trascorrere 1u11a la (risalente forse al 1734), e poi ne le préservdtif(l738), Voltaire fa uso di propria esistenza lontano da ogni forma di bonheur. una metafom marina per dire che il bo11heur è "il ixirto ove tepdono gli Didero1, che conosce la relatività di ogni forma di bonheur (lo ricorda umani", anche se avventurosa si presenta la traversata: frequenti, infatti, nel 1769, in un commemo a le Tempie du bonheur, una raccolla in tre vo sono gli scogli e ince1ti i venti. Per consentire l'approdo, il cielo accorda a lumi di 1cs1i antichi e moderni sulla felicità""), aveva sce11icamcn1e sos1c ogni monalc solo una barca leggera, rendendo, in tal modo, égaux l'appro nu1O, nel Sa/011 de 1767, che gli uomini sono degli infelici intorno ai quali do e il naufragid". il bonheur è rappresentalo sollo mille forme diverse-w. Nella sua l.ettre sur le bonhe11r, Maupertuis sembra fare eco a qui;sta• Stessa consapevolezza della parzialità e fugacità del bo11he11r si trova verità. Egli afferma che gli uomini passano la propria vita a cercare la fe in Rousseau, nella seconda delle sue lettres mora/es. Proprio in apertura, licità. Aicuni la pongono nel piacere, altri negli onori o nelle ricchezze, Rousseau dichiara che l'oggeuo della vita umana è la felicità, ma nessuno molti nella virtù, ma nessuno, anche dopo molli sforzi, trova ciò che cerca, sa come vi si perviene. Privi di qualsiasi principio regolatore, senza alcun perché il bonheur non é mai là dove si crede che sia3~. lìne cerio, gli uomini sono costreui a errare ''de désir en désir", e quelli che Pur da un'angolazione diversa, Pierre-Augustin de Crame:r.el rib.adisce alla lìne realizi.iamo ci lasciano distanti dalla felicità (nous laissem aus lo stesso concetto. Nel volume Éthologie ou le c<eur de l'homme (1756), si loin du bonheur q11'avant d'avoir rien obte1111). Viuime della "aveugle egli si pone l'obieuivo di dimostrare che il cuore umano è invinc:iblement inconsumce" dei nostri cuori, siamo costretti a imparare che la gioia dei tra~cinato veri.o il suo bonheur. Questa fo1·ta lo determina nonostante la ----------------··· ··--·- ---- sua libt:1tà, e fa sì che egli non possa rigettare il bene come tale, né cer;;are 36 P. A. de CrJmczcl. Éthologie "" le c,rur de l'homme. chcz Julien Va1ar pèrc cl o seguire il male se non in qualche rnppo1to con il suo contrario. Nel cam Julien Ch. Va1ar tìls, Renncs 1756, I. I, pp. 4-.S. mino verso la rc-alizzazione del proprio bonheur, però, l'uòmo, il più delle 37 J.-8.-t'. Hennebert.Du pluisirou du 111oye11 de se rendre heureux. Première Panie, ___ ----- -- ·- chcz J. B. Hcnry. Lillc 1764. pp. Vlll•IX. ~ -.._ , ... 38 "lln giorno che srnvo in campagna, vidi arrivare l'aba1c Galiani. 11110 degli uo 31 . B. Pascal. Pensieri. t.. i1. di Franco Poli. Rizzoli. Milano 2000, p. 63. mini d'Europa che ha piit spiri10, conoscenze e gaiezza. 'Bene'. dissi, ·ecco un 32 lbid., p. 138. eccellente colono che viene di sera'. Vidi che si meuevano i cavalli alla carrozza. 33 N. O. Dupuy La Chapelle, Dialogues sur /es pluisirs, sur /es passions et sur le ·come, caro aba1e'. gli dissi, ·ve ne anda1c·I' - 'Sì vado via', mi rispose, 'odio a mérite e/es J'emmes, et sur leur sensibilité pour l'hu1111eur, che:,; Jacques Es1iennc, morte la campagna, e mi gcuerci in un canale se fossi condannai<• a ll"dSC<lJTerc Paris 1717 (prima pagina della Priijàcc non numerala). . qui un ahro quarto d'ora'. Non ci fu bisogno Ji allro per fa,·mi capire come la cr,. 34 Vohaire, Notes et varia/I/es ai Dis,·ours e11 vers su, l'homme, in Vollaire, felici là di 1111 uomo ditforisca da quella di un ahro, e per provare disgusto di 1u11i Mé/anges,a cura Ji Jncques Van Den Heuvel, GallimarJ, Paris 1961, p. 1422 (n. quei 1ra11a1i sulla felicità che sono solo la sloria della fclici1à di quelli che li hanno 2). Per il riferimento :ilio scriuo Jd 1738. cfr. Vollàir·e, le préservatiJ: in Q'U11res scriui"(cfr. <Em•res complè1es de DiderCJI. cii., 1ome VI 118751, p. 438). Su qucslo de Volwire, avec Préfuce, Avertissemems. Notes par M.-Beucho1. chez Lefèvre pu1110. cfr. R. Mauzi. les rapporls du b,mheur e/ de la vem, da11s l'a11vre tle Wcrdet et Lequien Flls, Paris 1829, wme XXXVII (Mé/anges-Tomc I), p. 557. Dùferot, in "Cahicrsd e l'Associa1ion ln1erna1ionale dcs Étudcs frdnçaiscs", I 96 I, 35 Maupertuis (Picrre-1.ouis Moreau de), lertl"t's de M' de Muupertuis, chez George N° U. pp. 255-268. ConraJ Walther, Dresdc 1752. p. 6. 39 <E11vre.s complètes de Diderol, cit.. lome Xl ( 1876), p. 112. 22 La melanconia nel'età dei lumi Fe/iduì e i11/e/icità ne/l'età dei lumi 23 beni desiderati non fa che prepararci privazioni e pene (la jouissance des nasce da interroga1ivi inquietanli di ordine metafisico t:d esislenziale: quale biens désirés ne Jait que 11ous préparcr à des privations, à des peines), e giustificazione dare alla vita, e quale senso all'agire umano? tulio ciò che possediamo serve alla fine a farci conoscere solo ciò che ci Tali domande sembrano acquislare, nel XVIII secolo, un'eco nuova e in manca. Cosl, senza sapere come bisogna vivere, nous mcurons tous sans solita. La ragione, secondo Mauzi, sta nel fatto che il pensiero illuministico avuir vécu41 scopre, forse per la prima volla, "che l'esistenza dell'uomo non basta a se '. Nell'É mi/e, Rousseau riprende una tale idea, quando ricorda al suo allie stessa" e reclama, perciò, una giuslificazione. Senza la quale, la condizione vo che ilfaut ctre heureux, perché questo è il fine di ogni essere sensibile, umana di venia un enigma e un motivo d'angoscia, "perché nessun uomo si il primo desiderio impresso dalla natura nel cuore umano, e il solo che sente più sorretto dalla stabilità dcli' universo teologico del XV Il secolo", e non l'abbandona mai. Ma où est le bonheur (si chiede l'educatore). chi non vi è più una "Rivelazione per dare di colpo a ogni uomo informazioni lo sa, chi può, per questo sapere, trovarlo e goderlo? La risposta è amara: sulla sua destinazione"43 • sebbene ognuno cerchi la felicità, nessuno la trova. Si consuma così la vita L'infelicità degli uomini trova una delle sue principali fonti proprio nel a inseguirla, e si muore senza averla raggiunta: "Cercare la felicità senza suo opposto: in quell'ansia eterna di felicità che dà luogo alla "cattiva in sapere dov'è, significa, allora, esporsi a fuggirla, è correre tanti rischi con finità" del desiderio. A molti filosofi e letterali dell'Illuminismo appare la trari quante sono le vie per smarrirsi 1. .. 1N ell'inquietudine in cui ci tiene stessa verità che Leopardi (lettore attenlo del XVIII secolo) riassumerà, con l'ardore del benessere, preferiamo ingannarci nell'inseguirlo, che non far parole di lucida e amara bellezza, in un frammento dello Zibçildone. t::gli nulla per cercarlo; ti, una volta usciti dal luogo ove possiamo conoscerlo. scrive che l'anima umana (come tulli gli esseri viventi) ''desidera sempre non sappiamo più ritornarvi"41• essenzialmente e mira unicamente, benché souo mille aspeui, al piacere, . Prima di Leopardi, Rousseau scopre nella natura umana la causa del ossia alla felicità, che, considerandola bene, è tutt'uno col piacere". Questo malheu;. Que.sti passi delle Lettres morales e dcli' Émile possono stare, desiderio e questa tendeni.a non hanno limiti, e, per questo motivo, tulli i . perciò, accanto a quello dello Zibaldune, là dove il poeta di Recanati, pro piaceri sono "misti di dispiacere", perché l'anima, nell'inseguirli, cer<.:a prio ritornando a Rousseau (precisamente al passo della prima parte del avidamente quello che non può trovare, "cioè un 'infinità di piacere, ossia •secondo Discours, quello sull'uomo 'depravato' dalla meditazione), scrive la soddisfazione di un desiderio illimitato""". che "com'è costantissimo e indivisibile istinto di tuui gli esseri la cura di Una simile analisi è presente in Trublet, nel paragrafo XXII I del suo conservare la propria esistenza lsi può aggiungere: 'e cercare la propria Du bonheur. Egli nota che dal piacere stesso nas<.:c il bisogno del pillcere felici là' I, così non è dubbio che quasi il compimento di questa non sia e, quindi, di un sempre più grande e irraggiungibile piacere. La ''passio11 l'essere contento'', perché l'uomo non natur.ile, dopo che ha conosciuto "il meme des plaisirs" diventa perciò la causa delle pene più amare. I plaisirs voto delle cose e delle illusioni" e "il niente dei piaceri", non è più capace troppo vivi hanno, sempre, un seguito spiacevole, pcr<.:hé gem:rano noia della fclicità42. e languore: non ci si annoia mai di più, conclude Trublet, se non dopo i piaceri; e la noia che li fa cercare è quasi sempre più facile da sopporlare Le diverse vie della felicità, che l'illuminismo disegna. tendono molte di quella che li fugge45 • volte, come si vede·, a trasformarsi in sentieri interro\Li. E, sotto una febbri La precisazione di Trublet (il suo differenziare, per grado e intensità, le esalrazione della vii~ e una ricerca insis1e111e e continua del bonheur, si una noia che sta prima del piacere, e che rende letargica l'esistenza, da una fanno visibili allora delle "sourdes angoissel', la maggior part.e delle quali noia successiva ai piaceri, che procura il dolore acuto della privazione) per meue di concludere che, per molli autori del XVIII secolo, prima e dopo il tempo del bonheur (questo tempo è momentaneo e fugace), l'uomo vive 40 J •• J, Rousst:au, Le11çes mora/es, in OCR, cit., voi. IV, p. 1087 (J.-J. Rousseau, Le11ere11wrali,cit .. pp. 133-134). · ·-·-- --·----·-··· -- ·--- 41 J .• J. Rousseau, Émilc ou de l'éducation, •in OCR. cit., voi. IV, p. 814 (Emilio 43 R. Mauzi, L'ldée tlu bonheur dan.t la littértt1ure et lt1 pensée Jru11çt1iS1', "" XVII/' o dell'educuzione, lraduzion~ .di Luigi Oc Anna. in J• . J. Rousseau, OP, cii., p. ~-iède,ci1 .. p. 51. ~). . 44 G. Leopardi, Zibal,/011e di pensieri. cii.. voi. I, pp. 134-135. 42 G. Lèopardi, Zibaldone di pensieri, scelta a cura di Anna Maria Moroni, 2 voli., 45 N.-Ch.-J. Trublct. Essais sur diw,rs sujets de littértt1ure et de mornle. Première Mondadori, Milano 1972, voi. I, pp. 56-57. Pctrtie. chez Briasson. l>aris 1735. p. 191. • o ' J 24 La mel<mconia nell'età dei lumi Felicità e i11felicità nell'età dei lumi 25 I di malheur: di noia e di languore dell'anima, quindi, di inquietudine e di Verso la fine det' Seuecenlo questo individuato rapporto tra bonhe11r e dolore, di malallie e di dispiacere (chugri11)•". mélancolie sarà espressQ, in maniera chiara, da Charles-Louis-François Nd passo di Trublct, il' termine chagri11 risulta assai significativo, pe,ché, Andry, dottore reggente della Facoltà di Parigi e uno dei primi membri come ricorda i I Dic1io11naire de l 'Académie françoise del 169447 esso dice non della 'Société Royale de Médecine'. , solo noia, ma anche melanconia e cattivo umore. Anche la melanconia quindi Proprio all'inizio delle sue Recherches sur la méla1tcholie (1786), fa - per molti illuministi una vera e propria maladie de l'ame - mostra il proprio cendo propria l'antica saggezza di Lucrezio e Seneca51 e con un occhio ', legame conlliuuale ma indissolubile con il desiderio di plaisir e bonheur. retrospeuivo e consuntivo sul proprio secolo, egli scriverà: La più comune È Louis-Antoine Caraccioli a indicarlo nel suo scritto La grandeur e la più trascurata malattia è, senza dubbio alcuno, la 111ela1tco11ia; dico la d'ilme, là dove scrive che "la melanconia, così comune nel secolo in cui più comune, perché non v'è uomo che non possa diventare melanconico. siamo. e che possiamo anche chiamare un male alla' moda (un mal à la Più è felice, più è forse vicino a questa malattias•. mode), non viene che dal nostro estremo ardore per il piacere""". Nel suo 1ì·aité. de I'i njl11ence de la vertu et du vice sui le ~onheur et le malheur, Jçan-Louis Castilhon ripropone la stessa idea allorché avverte che gli uomini, sempre insoddisfatti della propria condizione. si lamentino non tanto di sé quanto della fortuna e degli dèi: "Così ciascuno di essi, qualsiasi rango occupi, inv,idia la felici là di cui supwne che gli allri goda no (porte envie au bonheur doni il suppose que les autres jouissent). Ma ciò che contribuisce di più a questa inquietudine di spirito è l'estrema e e ,l troppo comune follia della nostra immaginazione, la perpetua stravagan ', za dei nostri desideri (c'est la perpét11elle extravagance de nos desirs), è l'imbecille mania che abbiamo di utilizzare, quasi sempre, vele che, per la ----------·-- ----- loro eccessiva grandei.1.a, sono sproporzionate rispetto al v~cello sul quale e11 ptmie imirés de P/111<1rq11e. Par M. l. Castilho11, Aux dépens dc la Société dobbiamo attraversare l'oceano della vila; voglio dire che i nostri desideri e Typographique, Bouillon 1770, p. 324. le nostre speranze sono evidenteme111e più estesì di quanto non sia la nostra 50 Andry cita da Lucrezio (De rerum natura, IV, vv. 1134-1135). Sono i versi in cui Lucrezio ricorda che anche in mezzo alla fome dei piaceri sgorga un c~e di amaro. potenza; e che. cullati dalla nostra sola speranza, costrelli dall'esperienza Di Seneca, Andry ricorda l'inizio di una delle Lettere a Lucilio (tV, 36), do,•c il a rinunciare alle nostre mire, disperati dal non poter raggiungere il nostro filosofo dice che la prosperità non dà tregua, ed è esagitata per sua natura, turba il fine, ci abbandoniamo alla melanconia, al dolore, alla tristezza (nous noiiç cervello e non in un solo modo; infiamma gli uomini spingendoli alle passioni più abandonnqns à la mélancolie, à la dou/eu,; à la tristesse)"4v. disparate: gli uni alla smania di potere, gli altri a una vita di dissoluta mollezza. li passo di Seneca è riportato in francese. La traduzione e l'indicazione del nume ro della leucra consentono di risalire al volume da cui Andry legge Seneca: les <Euvres de Sé11eq11e le /Jhilosophe. 1rad11ites e,1fr1111çois parfe11 M. L<, Grange. 46 Cfr. paragrafo XXI (i/,id., p. 189). chez Ics Frères De Bure. Paris 1778. p. 162 (cfr. Ch.-L.-F. Andry. Recherches sur 47 Di,;tionnail'e de l'Acudémie Fra11çoise. chez la Veuve de. Jean-Baptiste Coignard la 111éla11cholie. in Histoil'e de la Société Rorale de Méded11e. A1111ée M. DCC. et Jean-Bapùstc Coignanl, P11ris 1694, tome: I, p. 157. Nell'E11cydopédie, Diderot, LXXXII et M. DCC. LXXX///. Avec /es Mé,;1oit'es de Médeci11e et de Physique autore dell'anicolo "Chaglin", scrive che esso indica "w1 muvimc1110 spiacevole, (dé médicale, po11r /es memes A1111ées, tirés des Registres de celle Sodété. chez Théo sagt'éable) dell'anima, provocato <iall'atteniionc eh-, essa dà all'assc:nza di un bene phile Barrois le jcune, Paris 1787, p. 89). Si segnala, qui. che la numerazione non di cui avrebbe potulu i,'Odc11., più a lungu, o alla presenza di un male di cui desidera è progressiva. Ogni sezione ha la sua numerazione. Quella di Andry è calcolata a I' asscnz:i'(Encydopé,lie ou di<:tio11naire raiso1111é tks sciences, des ,11·ts et des métiers, partire dalla sezione Mémoires de Médeci11e er de Physique mé<licale. Non proprio chcz Briusson-David l'wné-1.c Breton-1.'>unllld, P.aris 1753, come fil. p. 4). precisa risulta anche la numerazione delle pagine delle Recherches. 48 L.-A. Caraccioli. La grandeur d'ame, chcz J. F. Bassompierre et J. Vand_en Bcr 51 l..<1 ma//,die la p/11s commune et la p/11s 11égligée est swis cumredit la mélw,cholie; ghcn. Francfort,cn Foire, 1761, p. 217. je dis l<I plus commu11e, car il 11 'y ,, auc1111 lwmme qui ne puisse dcve11ir 111éla11- 49 J.-L. Castilhnn. 1ì·<ùté de /'i11jluence de /(I vertu et du vice .tur le bonheur et le cholique. Plus il est heureux, plus il est peut-étre près de ceue 11w/(ldie (Ch.-L.-F. ma/heur, in Essais de philosophie et de morale, e/I partie tmd1ti1s libremem, et Andry, Recherches l'urla 111é/a11clwlie, cit., p. 89).