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La logica dei processi culturali. Jürgen Habermas tra filosofia e sociologia PDF

344 Pages·2010·3.23 MB·Italian
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Luca Corchia La logica dei processi culturali Jürgen Habermas tra filosofia e sociologia edizioni culturali internazionali genova Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o trasmessa sotto qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni su nastro o mediante memorizzazione, senza il permesso scritto dell’Editore. Le eventuali trasgressioni saranno perseguite ai sensi di legge. Proprietà letteraria riservata © ECIG Edizioni Culturali Internazionali Genova s.a.s. di G.L. BLENGINO & C. VIA BRIGNOLE DE FERRARI, 9, - 16125 GENOVA 1a Edizione febbraio 2010 ISBN 978-88-7544-195-1 Sfere pubbliche autonome possono trarre la loro forza soltanto dalle risorse di mondi della vita ampiamente razionalizzati. Ciò vale soprattutto per la cultura cioè per il potenziale interpretativo del mondo e di sé della scienza e della filosofia, per il potenziale illuministico di idee giuridiche e morali rigorosamente universalistiche, non da ultimo per i radicali contenuti d’esperienza della modernità estetica. Jürgen Habermas, Il discorso filosofico della modernità Introduzione Al centro della riflessione della filosofia e delle scienze sociali, il concetto di cultura ha assunto uno spettro di significati difficilmente riassumibile in una definizione che non sia multidimensionale. Numerose sono le province di significato in cui tale concetto ricorre riflessivamente portando in primo piano ordini di realtà e punti di vista analitici differenziati. Campi di studio i cui confini sono vaghi e mobili in ragione dei continui scambi tra le sfere di pro- duzione culturale e per la crescente interdisciplinarità con cui ci si accosta all’indagine dei fenomeni umani. Oltre all’identità multiforme le analisi della cultura, la cui rilevanza è sempre crescente, presentano inoltre, sul piano sto- rico, un contesto di genesi prettamente moderno. Come rimarca F. Crespi, è dal secolo XVIII che si è cominciato ad avvertire in misura maggiore quanto la cultura sia costitutiva della nostra esperienza di vita.1 Al di là della forma- zione e della coltivazione dello ‘spirito’, come erudizione e raffinatezza per- sonale, le scienze storiche e l’antropologia, tra l’inizio e la fine dell’‘800, hanno dischiuso la conoscenza verso quella ‘tela di ragno’ di rappresentazio- ni, costumi e attitudini di cui noi siamo, al contempo, artefici e prodotto.2 Negli scritti di Habermas non si trova espresso un concetto palese e sinte- tico bensì numerose descrizioni che sottolineano aspetti complementari del campo tematico emergenti a seconda dell’ambito di analisi e degli obiettivi delle indagini. Eppure dalla ricostruzione dell’opera emerge un articolato concetto di ‘cultura’ come insieme degli ‘oggetti simbolici e fisici’ in cui si incarnano saperi ‘impliciti’ ed ‘espliciti’ trasmessi nel quadro di ‘tradizioni culturali’, più o meno, consapevoli, omogenee e durevoli. A tale riguardo si distinguono: il linguaggio simbolico e grammaticale, il senso comune, le im- magini del mondo (la mitologia, le religioni e la metafisica), le sfere di valore specialistiche (le scienze, le morali e l’estetica), i loro prodotti e le procedure, ma anche le competenze cognitive, sociali ed espressive necessarie per ‘ma- neggiare’ tali argomenti. Tale concetto si presenta, spesso, indirettamente nel- la ricostruzione delle condizioni che sottendono i processi di comprensione e di apprendimento. Habermas, qui, differenzia le risorse fornite dal ‘linguag- gio’ e dalla ‘tradizione culturale’, a cui attingono i partecipanti alla comuni- cazione quotidiana e specialistica, dal sapere che essi, discutendo, raggiungo- no ‘su qualcosa nel mondo’. Gli individui, infatti, si intendono a partire da un ‘orizzonte condiviso’ che resta, per così dire, alle loro spalle come una ‘risorsa di sfondo’ che orienta l’agire in modo non problematico. Tale know how si separa dal know that solo se parti del ‘sapere implicito’ sono trasfor- 1 F. Crespi, Manuale di sociologia della cultura, Roma-Bari, Laterza, 2006, p. VI. 2 Cfr. G. Costanzo, La cultura, in M.A. Toscano (a cura di), Introduzione alla sociologia, Mi- lano, FrancoAngeli, 1996, p. 745. 6 LA LOGICA DEI PROCESSI CULTURALI mate in ‘oggetti di discorso’ di un ‘sapere esplicito’ connesso a ‘pretese di va- lidità criticabili’.3 Per conoscere qualcosa in ‘senso esplicito’, non è sufficien- te il ‘sapere intuitivo’ riguardo ad ‘oggetti o eventi’, a ‘norme sociali’ od a ‘vissuti interiori’. A tal fine è necessario sapere, contemporaneamente, perché i giudizi constatativi, normativi o espressivi sono validi all’interno di ‘comu- nità linguistiche’ che elaborano e problematizzano delle ‘tradizioni culturali’.4 Sin dai primi tentativi di elaborare una ‘teoria della competenza comuni- cativa’ (1971), da affiancare alla ‘teoria della competenza cognitiva’, Haber- mas distingue le ‘categorie semantiche’ relative alla ‘formulazione linguistica di simbologie e opinioni su oggetti’ dagli ‘schematismi pragmatici’ dell’‘organizzazione cognitiva di esperienze con oggetti’.5 Dal punto di vista ‘quasi-trascendentale’, vedremo, il mondo della vita è strutturato in una forma peculiarmente pre-riflessiva dai presupposti ‘semantici’ e ‘pragmatici’.6 Nella Seconda considerazione intermedia: sistema e Mondo vitale della TKH (1981), egli preciserà che, dalla prospettiva del ‘sistema culturale’, il mondo della vita rappresenta una ‘riserva tramandata e linguisticamente organizzata’ di ‘modelli’ interpretativi, valutativi ed espressivi i quali sono costituiti da ‘sistemi di concetti fondamentali’ attraverso cui le ‘forme di esperienza’ sono ‘organizzate’ logicamente in ‘pensieri’ e ‘formulate’ seman- ticamente in ‘opinioni’.7 E ancora nel recente saggio sulla Razionalità dell’intesa (1996), egli riassume i livelli del ‘sapere implicito’ separando le ‘condizioni generali della comunicazione’ – una ‘lingua comune agli inter- locutori’ o la ‘possibilità della traduzione’ e delle ‘nozioni di sfondo intersog- gettivamente comuni’ in misura sufficientemene ampia –, dalla serie di ‘com- petenze cognitive e linguistiche operative’ – identificare, contare, classificare, predicare, dedurre, indurre, abdurre, comprendere, ecc. – necessarie a ‘orga- nizzare ogni tipo di comunicazione quotidiana e di discorso specialistico’.8 La distinzione fra la ‘semantica’ e la ‘pragmatica’ mette in risalto la diffe- renza tra gli ‘aspetti particolari’ e gli ‘aspetti universali’ del processo di inte- 3 J. Habermas, tr. it. Talcott Parsons: problemi di costruzione della teoria della società, in Id., Teoria dell’agire comunicativo. Critica della ragione funzionalistica (TKH II), Bologna, Il Mulino, pp. 844-845. 4 J. Habermas, tr. it. Razionalità dell’intesa. Note di teoria degli atti linguistici per illustrare il concetto di razionalità comunicativa, in Id., Verità e giustificazione. Saggi filosofici (WuR), Roma-Bari, Laterza, 2001, p. 102. 5 J. Habermas, tr. it. Teoria della società o tecnologia sociale? Una discussione con Niklas Luhmann, in J. Habermas – N. Luhmann, Teoria della società o tecnologia sociale (TGS), Etas Kompass Libri, Milano 1973, p. 139. 6 J. Habermas, tr. it. Prima considerazione intermedia: agire sociale, attività finalizzata e comunicazione, in Id., Teoria dell’agire comunicativo. Razionalità nell’azione e razionalizza- zione sociale (TKH I), a cura di G.E. Rusconi, Bologna, Il Mulino, 1986, p. 455. 7 J. Habermas, tr. it. Seconda considerazione intermedia: sistema e mondo vitale, in Id., TKH II, cit., p. 712. 8 J. Habermas, tr. it. Razionalità dell’intesa. Note di teoria degli atti linguistici per illustrare il concetto di razionalità comunicativa, in Id., WuR, cit., p. 128. INTRODUZIONE 7 sa.9 Se gli ‘a priori semantici’ che si incarnano nel ‘sapere linguistico’ e nel ‘senso comune’ – oggetto delle ‘scienze comprendenti’ – si riferiscono alle molteplici culture storiche, gli ‘a priori pragmatici’ sono ciò che rende possi- bile il sapere. L’oggetto delle ‘scienze ricostruttive’ sono le ‘condizioni formali dell’esperienza’ necessarie per la costituzione di ambiti oggettuali e, al contempo, il ‘senso categoriale’ dei discorsi su qualche cosa nel mondo. Prima di entrare nel merito dei rilievi critici di Habermas al ‘relativismo culturale’, in ambito filosofico, occorre anticipare un’ulteriore differenziazio- ne interna agli ‘a priori pragmatici’ che il nostro Autore compie tra gli ‘a priori d’esperienza’, necessari all’‘esperienza degli oggetti del mondo’ (‘condizioni pragmatiche dell’oggettività’) e gli ‘a priori dell’argomenta- zione’ necessari all’‘accettabilità delle argomentazioni su qualcosa nel mon- do’ (‘condizioni comunicative della razionalità delle pretese di validità’).10 L’indagine sui ‘presupposti ‘cognitivi’ e ‘linguistici’ delle argomentazioni costituisce uno dei maggiori, ancorché travagliati, contributi di Habermas alla ricostruzione delle condizioni del sapere, non soltanto nel campo dalla filosofia della scienza e della morale, come accertato dai suoi critici, ma an- che nell’ambito della riforumulazione linguistica dell’analitica esistenziale. La pragmatica-formale illumina il ‘sapere implicito’ che entra a tergo nei ‘processi di comprensione e di intesa’, mostrando come si configura lo sfondo del ‘sapere linguistico’ e di ‘senso comune’ sul quale si sovrappone, e retroa- gisce, una ‘tradizione culturale degli esperti’ che, attraverso delle ‘argomen- tazioni’, ha elaborato le ‘visioni del mondo’ e le ‘forme di sapere specialisti- co’.11 Con l’espressione ‘sapere esplicito’ Habermas intende, anzitutto, le tra- dizioni culturali prodotte nelle ‘visioni del mondo’ – le narrazioni mitologi- che, le religioni monoteistiche e le dottrine metafisiche –, che, pur sorte stori- camente nelle società arcaiche e classiche, tutt’oggi, dischiudono un ‘senso del mondo’ coerente e complessivo. In secondo luogo, egli descrive quelle ‘forme specialistiche di sapere’ che, a partire dalla prima modernità, afferma- no l’‘autonomia delle sfere di valore’, articolando la ragione in una ‘pluralità di voci’ – le scienze e le tecniche, le morali e il diritto, l’estetica e le arti. A tale riguardo, egli introduce il concetto di ‘razionalizzazione culturale’, con cui si riferisce alla differenziazione di quelle sfere di valore culturale e dei ri- spettivi sistemi di azione dalle ‘visioni del mondo’ con l’emergere di saperi specializzati nei ‘giudizi constatativi’ su stati di fatto o eventi, nei ‘giudizi normativi’ sulle relazioni sociali e nei ‘giudizi espressivi’ su vissuti interiori, su cui si fondano le teorie della ‘verità’, della ‘giustezza’ e dell’‘autenticità’. L’altro aspetto che caratterizza lo sviluppo discorsivo di Habermas, infatti, 9 J. Habermas, tr. it. Filosofia ermeneutica e filosofia analitica. Due varietà complementari della svolta linguistica, in Id., WuR, cit., p. 67. 10 Ivi, pp. 87-88. 11 J. Habermas, tr. it. Prima considerazione intermedia: agire sociale, attività finalizzata e comunicazione, in Id., TKH I, cit., p. 452.

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