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La guerra gallica. Testo latino a fronte PDF

561 Pages·2014·1.902 MB·Italian
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Caio Giulio Cesare LA GUERRA GALLICA Introduzione e note di Ettore Barelli Traduzione di Fausto Brindesi Testo latino a fronte CLASSICI GRECI E LATINI Proprietà letteraria riservata © 2009 RCS Libri S.p.A.,Milano ISBN 978-88-58-64896-4 Titolo originale dell’opera: DE BELLO GALLICO Prima edizione digitale 2013 Per conoscere il mondo BUR visita il sito www.bur.eu INTRODUZIONE GIULIO CESARE (100-44 a.C.) Giulio Cesare cominciò la sua carriera politica a trent’anni,con la nomina a questore.Piuttosto tardi per un aristocratico.Ma fino ad allora s’era occupato più di studi e di viaggi che di politica.E tuttavia,giovanissimo, aveva mostrato notevole coraggio e indipendenza op- ponendosi a Silla.Iniziata la carriera,si mosse con azio- ne spesso spregiudicata tra i due partiti,il senatoriale e il democratico (dai confini sempre più incerti nel caos della vita politica ormai sul punto di ridiventare guerra civile),appoggiandosi alle forze popolari con gesti cla- morosi,come quando,divenuto edile,rialzò in Campi- doglio i trofei di Mario che Silla aveva abbattuto,o co- me quando,pontefice massimo,osò dichiarare illegale l’azione del senato contro Catilina e i congiurati,alie- nandosi definitivamente i conservatori,già furiosi con lui per le sue proposte di riesumazione delle rivoluzio- narie leggi agrarie dei Gracchi. Gneo Pompeo,intanto,trionfava in Oriente contro Mitridate,conquistava il Ponto,entrava in Gerusalem- me e così oltre all’Asia Minore annetteva all’impero an- che la Siria.Ritornato a Roma,si vedeva però rifiutato il riconoscimento della sua opera e il pagamento dei ve- terani,in mezzo a una caterva d’intrighi,sicché la ten- sione politica era tale che nell’urto e nell’intreccio degli 6 LAGUERRAGALLICA interessi ogni azione seria di governo ne restava paraliz- zata.Bande armate scorrazzavano per Roma,esplode- vano ogni giorno violenze intollerabili.Sono gli anni dell’ascesa di Cicerone,gli anni di Clodio,di Catilina e degli scandali.Cesare,o meglio,sua moglie,ne fu coin- volta clamorosamente quando il tribuno Clodio venne scoperto in casa sua,durante una celebrazione religiosa, travestito da donna.In mezzo a questa sorta d’anarchia, Cesare,già pontefice massimo,fu pretore,quindi pro- pretore in Spagna.Era il 62.Ritornato da quella provin- cia,non gli fu difficile far leva sui risentimenti di Pom- peo e le ambizioni del potentissimo Crasso e accordarsi con loro.L’accordo,del 60,fu detto dagli storici Primo triumvirato,ma fu soltanto un’alleanza segreta.È però vero che questi tre uomini,riunendo insieme l’esercito, gli affari e il popolo,riempivano tempestivamente un autentico vuoto di potere.Ormai per Cesare la magi- stratura suprema era a portata di mano e nel 59 infatti fu console. Neutralizzato il collega Bibulo,in quei pochi mesi fe- ce tutto da solo,varando una quantità di leggi importan- ti,tra cui finalmente quella agraria,sempre più appog- giandosi ai comizi fino alla demagogia e finendo con l’e- sautorare del tutto il senato.E brigò per dopo,per quan- do il mandato consolare sarebbe scaduto. Era morto quell’anno il governatore della Gallia Cisalpina.Secon- do la costituzione,il console,al termine della magistra- tura,otteneva il governo di una provincia e il comando autonomo delle relative legioni.La Cisalpina era minac- ciata nei confini da orde di Elvezi e in Gallia,al di là del- le Alpi,la situazione era scura per il recente ambiguo insediamento di una potente gente germanica,quella degli Svevi,che avevano passato il Reno chiamati da una lite di prìncipi locali e avevano finito per imporsi su tutti.Cesare ottenne quel governo.Nella primavera del 58,proconsole della Cisalpina,della Narbonese e del- INTRODUZIONE 7 l’Illiria,con una giurisdizione che si estendeva dall’I- stria,attraverso l’Italia settentrionale,fino all’Ebro di Spagna,lasciò Roma,attaccò gli Elvezi con appena due legioni,poi si buttò sui Germani e li cacciò di là dal Re- no.Cominciava così la campagna di Gallia,che sarebbe durata sette anni:uno dei punti cardini della storia del- l’impero. Durante quei sette anni Cesare fu quasi sempre as- sente dall’Italia e quasi del tutto da Roma. Dei due triumviri rimasti,Crasso andò a morire in Siria,Pompeo venne pian piano riaccostandosi al senato.Alla fine del- la campagna ormai gli era nemico e fu tra i due la guer- ra civile.Cesare la vinse perché ormai l’Italia e le pro- vince erano con lui.Ma fu guerra lunga e sanguinosa. Battè i pompeani in Spagna,Pompeo in Grecia,a Farsa- lo (48).Morto Pompeo in Egitto,ne seguì la guerra ales- sandrina contro Tolomeo,fratello di Cleopatra.Ma la coalizione pompeiana era ancora potente,e dovette es- sere battuta con altre due guerre,quella d’Africa,con- clusa a Tapso nel 46,e quella nuova di Spagna che si concluse l’anno successivo nella difficile giornata di Munda.Ormai Cesare era solo e padrone.Nominato dittatore a vita,mentre si accingeva a una grandiosa im- presa militare contro i Parti d’Oriente,il 15 marzo del 44 fu ucciso da una congiura di senatori. IMPORTANZA DELLA GUERRA GALLICA La sua impresa più eccezionale e determinante fu la guerra di Gallia.Essa ebbe innanzi tutto un effetto im- mediato fin dal secondo anno della campagna,liberan- do l’Italia dall’incubo delle orde del nord. E, dietro quello,due altri effetti di immensa portata storica:pri- mo,separò l’elemento celtico da quello germanico pro- prio nel momento in cui l’insediamento degli Svevi nel- le regioni più fertili della Gallia tendeva a fonderli in- 8 LAGUERRAGALLICA sieme;secondo,spostò l’asse della politica espansionisti- ca di Roma dall’Oriente all’Occidente avviando la ro- manizzazione delle ricche terre tra i Pirenei,l’oceano e il Reno. Con molta probabilità Cesare non ebbe coscienza di tutto questo per almeno il primo anno della campagna, iniziata con poche forze e con scarsa conoscenza dei problemi del paese.Ma poi,all’improvviso,la sua azione comincia a rivelare un disegno più vasto e un impegno ben più ostinato:alla fine del secondo anno,infatti,di- chiara la Gallia provincia romana,nonostante sia ancor tutta percorsa dalla ribellione;all’inizio del terzo,pre- tende dai colleghi Pompeo e Crasso,nel convegno di Lucca del 56,il prolungamento del suo governo per an- cora cinque anni;nel quarto,passa il Reno e sbarca ad- dirittura in Britannia.L’anno successivo,mentre a Ro- ma la situazione politica si fa per lui disastrosa,egli è tutto impegnato a ripassare la Manica per la seconda volta con una grande flotta e a battere i Britanni sul Ta- migi.Nell’inverno tra il quinto e il sesto anno,rinuncia persino a venire in Italia e le sue legioni sono costrette a percorrere il paese in lungo e in largo in mezzo alla ne- ve.Il primitivo disegno di una campagna limitata a ras- sicurare i confini della Cisalpina s’è ormai evidentemen- te allargato alla sistemazione romana del cuore dell’Eu- ropa.Quando Cesare avrà disperso l’ultima e più terri- bile coalizione gallica,la Provincia Transalpina sarà un fatto compiuto e definitivo:i suoi effetti allungarono probabilmente la storia romana di quattro secoli e per- durano ancor oggi nel carattere latino della nazione francese. CESARE SCRITTORE Parlando di Cesare scrittore della guerra di Gallia,è pressoché d’obbligo citare l’elogio che ne fa Cicerone INTRODUZIONE 9 nel Bruto:«Questi libri sono nudi,schietti (recti),affa- scinanti (venusti),spogli di ogni retorica come una per- sona della veste.Cesare volle fornir materia a chi inten- desse scrivere di storia;ma fece cosa grata,se mai,agli sciocchi che vorranno aggiungervi i riccioli;ma alle per- sone assennate tolse la voglia di scrivere».Giudizio che riprende quanto Aulo Irzio,accingendosi a scrivere il li- bro VIII per completare la narrazione della campagna lasciata da Cesare sospesa al settimo,aveva già detto con parole non molto diverse (VIII,Prefazione). Questi libri erano stati concepiti come commentarii (cioè come raccolta di appunti o diario di guerra) e sono effettivamente asciutti e densi di cose,ma non aridi;an- zi,memorabili per eleganza,per forza espressiva,per equilibrata varietà di contenuti:narrazioni avvincenti di battaglie si alternano con pagine sottili di diplomazia politica;descrizioni etnografiche preziose con robusti discorsi secondo la più calcolata eloquenza attica;lucide analisi psicologiche con pagine tecniche giustamente ri- tenute esemplari.E sempre con quello stile da gran si- gnore,che non concede nulla alla platea e tiene in pu- gno il suo discorso come le sue legioni.L’espediente di narrare in terza persona accresce l’effetto straordinario dell’imperturbabilità dello scrittore,che si può permet- tere di narrare un fatto personale di eroismo o quello di un proprio centurione con lo stesso sereno distacco con cui annuncia la strage dei Nervi o la vendita all’asta de- gli Aduatuci o la resa di Vercingetorige al culmine di una delle imprese più strepitose d’ogni tempo:non una parola di commento,non una esclamazione di orgoglio; e tuttavia,sotterraneo,appena percettibile ma continuo, il fremito trattenuto di una commozione profonda:quel- la di chi ha precisa coscienza del peso formidabile della sua avventura e della pagina che degnamente e abil- mente la tramanda alla posterità. Va però avvertito che se i fatti sono in gran parte at- 10 LAGUERRAGALLICA tendibili (non conosciamo che scarse e vaghe confuta- zioni di contemporanei alla sostanza di queste pagine), è altrettanto vero che l’opera,scritta come relazione al senato,all’opinione pubblica e ai lettori futuri,è condot- ta con un preciso intento di giustificazione.Cesare vi ap- pare trascinato da imprescindibili ragioni politiche e mi- litari di difesa della Provincia dalle minacce sui confini, e vuol farci credere che non poteva agire diversamente e che una volta messo mano in quel ginepraio,che era la situazione della Gallia,non poteva non andare fino in fondo a metter ordine a modo suo.E la sua azione,che si prestava a critiche serie,è abilmente tutta fondata su alcuni punti fermi,che erano quelli della tradizionale politica romana e che egli ripropone ogni momento:la fede nelle alleanze,la protezione dei popoli amici,la di- gnità di Roma;valori e miti molto cari all’oligarchia se- natoriale e di grosso effetto sulle masse popolari dei suoi comizi.In nome di essi (e alla dignità di Roma ag- giunge esplicitamente anche la propria),molto gli è leci- to e tutto è necessario:la più generosa clemenza verso i popoli disponibili all’integrazione romana,la più spieta- ta repressione di quelli che si ribellano.Bene e male che sempre appaiono suggeriti da precise motivazioni poli- tiche o militari,nell’ambito dei superiori interessi del- l’impero (e propri).A questo intento,si aggiunga quello di chi scriveva alla vigilia di una inevitabile guerra civi- le.Agli avversari politici,icommentarii proponevano la figura di un uomo di guerra di eccezione,capace di osa- re le imprese più disperate e di portarle ostinatamente fino in fondo. Irzio assicura (VIII,Prefazione)che questi libri furo- no dettati con grande facilità e celerità (facile atque ce- leriter);e tuttavia non c’è capitolo che non si muova nel giro netto e concluso della sua forma perfetta;bisogna allora concludere che nessun altro scrittore di storie,re- sponsabile diretto dei fatti narrati,ebbe mai così lucida

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