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La guerra di tutti e di tutte. La società civile italiana tra il 1914 e il 1919 PDF

283 Pages·2022·1.688 MB·Italian
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Beatrice Pisa La guerra di tutte e di tutti La società civile italiana fra il 1914 e il 1919 viella I libri di Biblink Beatrice Pisa La guerra di tutte e di tutti La società civile italiana fra il 1914 e il 1919 viella Copyright © 2022 - Viella s.r.l. Tutti i diritti riservati Nuova edizione: settembre 2022 ISBN 979-12-5469-157-1 carta ISBN 979-12-5469-158-8 ebook-pdf Prima edizione: Biblink, Roma 2017 In copertina: elaborazione grafica della copertina dell’edizione Biblink con https://colorproblems.art/ viella libreria editrice via delle Alpi, 32 I-00198 ROMA tel. 06 84 17 758 fax 06 85 35 39 60 www.viella.it Indice Introduzione p. 5 Una azienda di Stato a domicilio: la confezione di indumenti militari durante la Grande Guerra p. 11 La guerra del giglio: Corpo Nazionale Giovani Esploratori e primo conflitto mondiale p. 63 La mobilitazione civile e politica delle italiane nella Grande Guerra p. 91 Pacifismo ed europeismo alla prova della guerra: la vicenda di Teodoro Moneta e Rosalia Gwis Adami p. 119 Italiane in tempo di guerra p. 147 Mutamenti dell’identità femminile in Italia nel corso della Grande Guerra p. 169 Le associazioni in guerra fra vecchie e nuove culture p. 181 Donne cattoliche in guerra (1914-1918) p. 205 La propaganda e l’assistenza sul fronte interno p. 223 Essere in guerra: l’esperienza delle italiane nei due conflitti mondiali p. 235 BiBliografia sintetica p. 257 indice dei nomi p. 269 3 Introduzione Già da tempo la storiografia si è concentrata sullo studio di quello che comunemente viene ormai definito ‘il fronte interno’, ovvero sulle diverse modalità di organizzazione della vita civile all’interno dei Paesi coinvolti nel conflitto, in rapporto con le realtà profondamente e dram- maticamente innovative portate dalla prima guerra totale, la quale in- duce nuove forme di partecipazione di massa alla vita collettiva e nuovi assetti politico-istituzionali. Per tutte le nazioni coinvolte si sviluppa una corsa all’innovazione tecnologica concentrata sulla produzione bellica, al controllo pubblico sull’economia, alla valorizzazione del ruolo militare, alla mobilitazione di tutta la popolazione e alla ricerca del consenso di base attraverso un uso inedito della propaganda, al coinvolgimento delle donne in maniere prima sconosciute. Con modalità differenti in rapporto alle culture e alle realtà politiche e sociali del Paese. In Italia il lavoro degli storici ha dovuto tenere conto di alcune rilevan- ti peculiarità, quale l’enorme percentuale di popolazione ancora sparsa nelle campagne o nei piccoli centri assai poveri, ben lontana da un coin- volgimento nelle vicende politiche e sociali del Paese, nonché la presenza di una classe dirigente inizialmente indifferente al consenso di base. Abi- tuata per tradizione a tagliare fuori le masse popolari dalla condivisione delle scelte di indirizzo politico, questa conduce il Paese all’intervento attraverso una forzatura politica di governo e Corona, senza l’approva- zione della maggioranza parlamentare, nella impreparazione dei mezzi militari. Fin dalle prime fasi del conflitto in effetti vara norme costrittive che limitano fortemente le libertà civili e lascia ampio potere alla autorità militare, per aprirsi solo in un secondo tempo alla necessità di gestire il consenso attraverso un moderno uso della propaganda e una serie di provvidenze in sostegno delle condizioni di vita degli strati popolari, po- 5 nendo così le basi del moderno Stato sociale. Ma è impossibile anche non tener conto dell’attivismo del mondo cat- tolico teso alla conquista religiosa della società, della presenza sul campo di una rete di associazioni di diverso tipo, con alle spalle una tradizio- ne organizzativa di tutto rispetto, nonché dello sviluppo di una cultura emancipazionista che da tempo ha portato alcuni strati di donne bor- ghesi e piccolo borghesi fuori da casa, impegnate in un lavoro sociale e politico suscitatore di nuove coscienze personali quanto di un crescente interesse istituzionale, seppure spesso non privo di diffidenza. Questi pochi cenni evidenziano quanti campi di indagine, spesso in- terconnessi, si aprono di fronte a chi voglia analizzare storicamente le vicende della società italiana negli anni di guerra. E in effetti quello sul ‘fronte interno’ appare un ambito ancora suscettibile di numerosi ed utili approfondimenti. È da queste premesse che parte la scelta dei saggi raccolti in questo volume, con il quale si è voluto offrire un quadro generale, e nello stesso tempo ricco di puntualizzazioni, delle vicende della società italiana di fronte allo sconvolgimento bellico. Alcuni degli scritti scelti sono quindi lavori di sintesi, impegnati ad offrire una visione complessiva della mo- bilitazione e della organizzazione di base, mentre altri sono centrati su alcuni nodi significativi del periodo. Gli scritti più anziani hanno anche il valore di testimonianza dell’av- viarsi dell’interesse storiografico per settori in precedenza non molto considerati. È il caso dello studio sulla confezione degli indumenti mili- tari durante il conflitto, pubblicato nel 1989, che si pone alla confluenza di temi diversi, quali la scelta assistenziale alla popolazione bisognosa e le necessità produttive dell’autorità militare; la condizione dei ceti popo- lari, specie femminili, e il loro interagire con l’impegno assistenziale delle donne borghesi e di nobile casato; l’azione dell’autorità civile e l’azione di quella militare. Tutte questioni, specie quella assistenziale, che ancora aspettano ulteriori approfondimenti. Si pone all’interno di una stagione di interventi significativi sul tema donne e Prima Guerra mondiale (per i cui riferimenti storiografici riman- do alla bibliografia di seguito pubblicata) il saggio riguardante la mobi- litazione sociale e politica femminile durante il conflitto, pubblicato nel 2001, che offre un quadro generale della questione, senza dimenticare un aspetto fino a quel momento non molto approfondito quale l’interven- tismo politico femminista. Fenomeno rilevante quest’ultimo per il suo porsi come una ripresa di visibilità delle correnti femminili repubblicane, libertarie, socialiste, mazziniane ed irredentiste attive nella seconda metà 6 dell’Ottocento (all’interno delle quali trova posto un personaggio assai noto come Anna Maria Mozzoni) che, tuttavia, negli anni a cavallo dei due secoli, avevano perso terreno di fronte all’affermarsi del cosiddetto femminismo ‘pratico’, ovvero concentrato sulle dimensioni educative ed assistenziali. Negli ultimi anni il tema dell’esperienza femminile nel corso della Grande Guerra ha attirato l’attenzione di molte valenti studiose, fino alle recentissime pubblicazioni che hanno visto la luce in rapporto al nuovo interesse sollecitato dal centenario della guerra. Si è reputato utile sce- gliere dunque anche articoli più recenti, per la loro capacità di riorga- nizzare e sistemare settori di progressivo approfondimento storiografico: è il caso di Italiane in tempo di guerra, scritto in occasione del convegno tenuto al convitto Cicognini vicino Prato nel 2008 su Un paese in guerra e pubblicato nel 2010 in una raccolta a cura di Daniele Menozzi, Giovanna Procacci, Simonetta Soldani; nonché del saggio Il mutamento dell’identità femminile nel corso del conflitto, scritto per un convegno tenuto in Francia a Laon e Craonne nel novembre 2010 a cura di François Bulloc, Rémy Cazals e André Loez, sulle Identités troublées e poi pubblicato nel 2011. Anche l’articolo sul fronte interno pubblicato dall’International Encyclo- pedia on line of the first Word War (1914-1918), curata per il settore italiano da Nicola Labanca e pubblicato nel 2015, è stato scelto per le medesime ragioni, ovvero per la capacità di offrire un quadro sintetico delle dimen- sioni storiche e storiografiche in merito. Carattere diverso assume invece il saggio sulle associazioni in guerra scritto per gli “Annali” della Fondazione La Malfa nel 2013, in quanto espressione di una ricerca comparativa riguardante il complesso pano- rama dell’associazionismo italiano, da quello cosiddetto ‘nazionale’ (la Dante Alighieri, la Lega Navale, la Trento e Trieste, il Touring Club, le as- sociazioni sportive) a quello delle donne (CNDI, UFN, Associazione per la donna, Associazione cattolica) fino alla miriade di comitati locali, più raramente di taglio nazionale, nati durante il conflitto. Lo scopo era quel- lo di partire da un angolo di osservazione che si è rivelato estremamente fruttuoso, per considerare le vicende della società italiana in guerra, per osservare le difficoltà di questi gruppi di trovare momenti di confronto e di collaborazione fra loro e con le istituzioni, nonché le evoluzioni e le involuzioni delle diverse formazioni nel corso degli anni di guerra. Di grande interesse, in particolare, sono le vicende dell’Unione donne cattoliche d’Italia (UDCI), proposte con un articolo pubblicato su “Per- corsi storici” nel 2013, per il ruolo di primo piano assunto nel corso del conflitto da tutto il mondo cattolico, e in particolare da quello femminile. 7

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