© 2004 -Rubbenino Editore 88049 Soveria Mannelli -Viale Rosario Rubbcttioo, 10 -Tel. (0968) 6620.34 www.rubbenino.ir «Una cultura machista del periodo giurassico», scri ve Candido Grzybowski, sociologo brasiliano e uno degli organizzatori del Secondo Forum Sociale Mon diale di Porto Alegre, «ancora permea come un virus il nostro intero tessuto sociale». La sessualità con lo scambio sessuo-economico ne è parte centrale. È un terreno rivelatore ed esplosivo. Se un mondo dive.rso sarà possibile dipenderà molto anche da come verrà affrontato il nodo dei rapporti tra i sessi. Nota ai testi La grande beffa rappresenta la rielaborazione, fusione e aggiorna mento di una serie di saggi apparsi dal 1987 ad oggi: "Du don au tarif. Les relations sexuelles impliquant une compen sation", in Les Temps Modernes, n. 490, mai 1987, pp. 1-53. [Versione italiana: D.W.F., n. 1, 1986). Etude sur les rapports sexuels contre co,npensation. Rapporto pre sentato all'UNESCO, Division des Droits de l'Homme et de la Paix, 1988, p. 209. "'l'm the Meat, l'm the Knife'. Sexual Service, Migration and Re pression in Some African Societies", io G. Pheterson ed., A Vindica tion o/t he Rights o/Whores, Seal Press, Seatcle 1989, pp. 204-226. "Les dents de la prostituée: échange, négotiation, choix dans les rapports économico-sexuels", in M. C. Hurtig, M. Kail, H. Rouch eds., Sexe et genre. De la hiérarchie entre les sexes, Editions du CNRS, Paris 1991, pp. 227-243. [Versione italiana: D.W.F., n. 10/11 (Donne ritrovate), 1989). "La grande beffa", in Erre/le, La Ricerca Folklorica, n. 46, ottobre 2002, pp. .3-17 [altre versioni edite: "La Beffa", in Culture e 1nuta~nen to sociale (a cura di M. L. Meoni), Le Balze, Montepulciano 2001; "La Grande Arnaque", in Actuel Marx, n. 30, 2001; "Il Danno e la Beffa", in L'ospite ingrato, Annuario del Centro Studi Franco Fortini, 2002; "La Grande Arnaque", in Prochoix 20, 2002; "La Grande Amaque", in Europcea, 1-2, IX, 2003). Ringraziamenti A rendere possibile questo lungo e non sempre facile percorso è stata l'amicizia, l'affetto e l'appoggio intellettuale ed emotivo di molte per sone. Ne nominerò solo alcune, ma ringrazio tutte anche le non nomi nate, che sanno comunque di aver contribuito a questo lavoro: in pri mo luogo Colette Guillaurnin, Nicole CL Mathieu, Gail Pheterson, Christine Delphy, e poi, via via nel tempo e con vari apporti, Valeria Ribeiro Corossacz, Rita Astuti, Carla Corso, Pia Covre, Maria Tacco ni, Bruna Raggi, Marina Raggi Pastrana, Raùl Pastrana, Elena Lauren zi, Gabriella Da Re, Franco Marrocu, Ken Thai Tabet, Gaoussou Ja mes Tabet, e infine le donne di Niamey che hanno accettato di parlare con me della loro vita. Un grazie a Mario Laganà per l'affettuoso aiuto nella correzione delle bozze. Ringrazio anche Leonardo Piasere che mi ba spinto a riprendere per la pubblicazione i temi di questi libro e Renate Siebert che lo ha accolto nella sua collana. 1. Problemi di definizione, questioni di potere Il tema di questo libro è lo scambio sessuo-economico, le forme di sessualità basate su compenso. Ma perché non dire forme di prostituzione? 1. Perché il termine prostituzione (ciò che banalmente si in tende con prostituzione) non coprirebbe tutti i tipi di relazioni sessuali di cui voglio trattare, e 2. perché questo termine è for temente marcato, fortemente definito, vi si includono una serie specifica di fatti cui si dà una connotazione morale negativa, e infine 3. perché si ha l'aria di sapere precisamente, già a priori, di che cosa si parla, qualcosa su cui tutti sarebbero d'accordo come definizione, che tutti conoscerebbero 'da sempre' (si ve dano le solite battute pesanti che la gente, i giornali ecc. non si stancano né vergognano di ripetere, tipo: «il mestiere più vec chio del mondo»). Tutti insomma 'sanno bene' quali sono i contenuti e le caratteristiche di questo fenomeno. In particolare nelle società occidentali questo termine indi ca l'occupazione e il tipo di vita, lo statuto, lo «stato» di una ca tegoria di donne - le prostitute - come separate, distinte total mente dalle altre donne: da un lato dunque le donne oneste, le attuali e future madri e spose e dall'altro le puttane 'quelle che si vendono per denaro'. Una scissione assai forte, quasi ci fosse una differenza di essenza tra i due gruppi 1 • 1 La separazione è cosl segnata ideologicamente, così pesante dal punto di vista della morale comune che spesso ci si. immagioa che nessuna donna, a meno che non vi sia costretta a forza, potrebbe trovarsi ad gruppo delle pro- 7 Al tempo stesso per il senso comune, almeno nei paesi occi dentali, non solo, si dice, «vi sono sempre state e sempre vi sa ranno delle puttane» ma «tutte le donne sono delle puttane» - questo farebbe parte per così dire della 'biologia', della 'natu ra' delle donne - e ogni donna potrebbe, a dato momento della sua vita, diventare una puttana, o meglio essere etichettata co me tale. Ancora una volta ciò che è prodotto di rapporti sociali viene fatto passare come fatto biologico, dato naturale2. La mi naccia del marchio, dello stigma di puttana, «the whore stig ma», tocca tutte le donne. Gail Pheterson a ragione lo conside ra «uno stigma di genere», un marchio sulle donne come classe: «la minaccia dello stigma di puttana è come una frusta che tie ne l'umanità femminile in uno stato di assoluta subordinazio ne». E aggiunge: «Finché questa frusta sarà in grado di morde re, la liberazione delle donne sarà tenuta a freno» (Pheterson 1996: 65 s., 89). Si è trattato in primo luogo di lavorare, attraverso lo spoglio della documentazione etno-antropologica e anche di parte di quella storica disponibile, alla definizione dell'oggetto, di indi viduare il campo stesso della ricerca. Non la prostituzione dun que, ma le relazioni sessuali tra uomo e donna che implicano u na transazione economica. Caratteristica comune delle forme prese in esame è che la direzione dello scambio è definita e fissa: da parte femminile è dato un servizio o prestazione, variabile in natura e durata, comprendente l'uso sessuale; da parte maschi le è dato un compenso o retribuzione di varia entità e natura e comunque collegato all'uso sessuale possibile della donna, alla sua accessibilità sessuale. Da questa delimitazione del campo di indagine restano escluse dunque sia le relazioni omosessuali, che si definiscano o stin1te. La prostituzione sarebbe dunque una forma cli schiavitù, in senso pro• prio e non metaforico, delle donne e questa è stata la visione e posizione an• che di una parte delle femministe nella storia passata e recente (Barry l 979; e cfr. Walkowitz 1980 e 1984; Du Bois & Gordon 1984). 2 Sull'idea di Natura e sulle ideologie che attribuiscono alla natu.ra i ca ratteri dei gruppi sociali dominati cfr. Guillaumin 1978, 1992, 1995, 2002. 8 meno come prostituzione, sia le relazioni sessuali tra uomo e donna in cui la transazione economica non sia nella direzione in dicata (casi tipo «un uomo da marciapiede» ecc.) benché il loro uso a fini comparativi possa a tratti essere di grande utilità3 . In questo capitolo tenterò di fare una analisi incrociata che metta insieme i rapporti sessuo-economici, le definizioni di prostituta/puttana date nelle varie società, le situazioni delle donne definite da questi termini. Tenterò di mostrare al tempo stesso che, contrariamente al l'idea così diffusa e tenace nelle società occidentali moderne se condo cui ciò che distingue la prostituta o puttana dalla donna onesta, la 'donna per bene', è lo scambio tra la sessualità e un pagamento o compenso (in denaro o in qualsiasi altra cosa), Ja presenza di scambio economico non è affatto ciò che permette di definire una relazione sessuale rispetto ad altre. Lo vedremo per società europee storiche e attuali come per società di altre aree dd mondo. Anzi l'incongruenza tra rappresentazione o meglio cliché della prostituzione, esistente nella propria società e in molte al tre, e invece Ja realtà assai diversa presente nelle varie società da loro studiate è tale che diversi ricercatori sono stati indotti a proporre nuove denominazioni ritenute più adeguate a descri- J Uno studio sui rapporti in cui sono gli uomini ad essere remunerati o «mantenuti>> dalle donne sarebbe senz'altro di notevole interesse e comples sità. Rapporti di questo tipo sono noti e diffusi in varie regioni del mondo - ad esempio, nei Caraibi, le relazioni a compenso che i giovani locali, i beach boys banno con le turiste (cfr. Phillips 2002), o tali relazioni in discoteche afro-antillesi a Parigi (cfr. Salomon 2002, 2003b) - e connessi alle differenze economico-sociali tra nord e sud del mondo, ma si trovano senza dubbio an che all'interno di una stessa società. L'estensione di questi rapporti si rivele rebbe probabilmente più ampia del previsto quando ai rapporti di puro servi zio sessuale si aggiungessero le altre forme tra cui le relazioni di convivenza. Da notare anche che vi è un considerevole occultamento sociale del fenome no tendente a manrenere fermo anche sul piano ideologico, e a livello di im magine, il potere degli uomini rispetto alle donne (un offuscamento per alcu ni versi simile era prodotto in epoca coloniale dallo sforzo per imporre e man tenere con ogni mezzo «il prestigio del bianco» rispetto ai sudditi, cfr. ad esempio Said 1978, Stolcr 1991, Barrera 2003 ). 9 vere questo fatto sociale. E la difficoltà a definirne l'oggetto ha fatto sì che solo a un certo punto della ricerca ho trovato ed adottato il termine di «scambio sessuo-economico» che ora mi sembra così semplice e chiaro4 • Partirò dunque dal mostrare in primo luogo che vi è un con tinuum nelle forme di relazione sessuale tra uomo e donna impli canti uno scambio sessuo-economico. Invece della dicotomia net ta, postulata da alcune società, tra matrimonio e rapporti amo rosi da un lato e prostituzione dall'altro, sarà perciò esplorata la variazione degli elementi comuni alle diverse relazioni. In parti• colare cercherò di mostrare come il continuum riguardi 1. le persone, 2. le modalità della relazione, 3. l'aspetto economico della relazione. Attraverso l'analisi delle varie forme di scambio della ses sualità sarà possibile porre in discussione le rappresentazioni comuni di prostituta e prostituzione e i tratti particolari che si ritiene definiscano la relazione di prostituzione rispetto ad altre forme di relazioni sessuali. Ma dire continuum delle forme di relazioni sessuali significa che non vi siano fratture? Che non è possibile stabilire delle linee di demarcazione tra i vari tipi di rapporti? O non si tratta piuttosto di operare uno spostamento o una dissoluzione dell'attuale concetto di prostituzione, dimostra tosi inservibile ed ideologicamente tarato? È quello che discu terò come secondo punto. Un'awertenza: prenderò in considerazione situazioni ed esempi delle società più disparate. È infatti indispensabile, per un'indagine comparativa e in specie per una ricerca che come la mia si propone di costruire una tipologia delle relazioni ses suo-econorniche tra uomo e donna, di prendere in considera zione la più ampia serie di forme di rapporti e di contesti in cui questi si inseriscono. ll rilievo particolare della documentazio ne prov,eniente da società e culture africane è dovuto al fatto che come etnologa conosco un po' meglio quest'area. 4 Ho usato infatti all'inizio del mio lavoro la perifrasi «relazioni sessuali implicanti un compenso» (Tabet 1987) per la difficoltà di definire l'oggetto e il campo della ricerca. 10 1. Il continuum deUo scambio sessuo-economico 1.1 Le persone Cominciamo dunque dal primo aspetto del contin·uum: la non separazione tra le persone. Per molte società non vi è una divisione netta tra le persone che pa.rtecipano alle diverse modalità «promiscue» o non, re munerate o non, di esercizio della sessualità, ma ci sono piutto sto passaggi per la stessa persona da una forma di rdazione ses suale alle altre. E dico alle altre perché le specie di rapporti non si riducono a due e vi possono essere in una singola società sia varie forme di matrimonio con caratteristiche diverse rispetto agli dementi che esamineremo. sia molteplici forme di relazioni non matrimoniali. E ancora ho detto «una persona può passare da una. forma all'altra»; ma avrei dovuto dire una donna perché la separazione riguarda la persona delle donne; per gli uomini in larga parte delle società (come nella nostra) l'avere più rap porti o, più tipi di relazione anche contemporanei, è o nella nor ma o almeno tollerato. Ritorneremo su questo punto. Il passare da un tipo all'altro di relazione da parte della stessa persona è ben documentato per la storia europea. Nelle società europee la separazione tra 'donne per bene' e prostitute è stata molto marcata e la distanza tra la rappresentazione e realtà è assai forte. Anche in queste società infatti vi sono e sto ricamente vi sono stati assai più passaggi tra i vari tipi di rap porti di quanto il cliché sembri ammettere. Tipica in tal senso la situazione della 'mantenuta'. Ma anche per ciò che concerne l'esercizio della prostituzione nel senso ristretto, professionale, il passaggio è assai frequente. Judith Walkowitz, studiando l'Inghilterra dell'Ottocento, ba mo strato come negli strati popolari la separazione netta tra prostitute e donne per bene, quale la conosciamo e quale ci viene rappresentata dalla morale corrente, e in particolare la /ormaz.ione di una categoria di donne che diviene un vero e proprio gruppo di paria, «an outcas.l group», è il prodotto di specifici interventi e misure politico-legislative. Walko witz (1980) mostra infatti come nelle classi povere inglesi le ragazze po• tevano avere relazioni di prostituzione per un certo periodo, relazioni di unione libera o concubinato in un altro, o ancora infine di matri- 11 monio. Ma, specie attraverso le leggi sulla repressione delle malattie ve neree, donne che per periodi determinati della loro esistenza, decide vano di vendere - fuori del matrimonio - servizi sessuali, le donne cioè delle classi più povere che passavano periodi relativamente brevi, due o tre anni della loro vita, prostituendosi, venivano individuate, schedate e marcate. Si produce così una separazione di queste donne rispetto al la loro classe di origine e al loro ambiente e con ciò il passaggio a rap porti e situazioni in cui la vendita di servizi sessuali che fino ad allora era stata un'attività in prevalenza gestita individualmente dalle donne, diventa invece oggetto di controllo e sfruttamento maschile. Le leggi, nonostante le lotte che culminano nella loro abrogazio ne, banno un effetto chiaro e immediato: l'età media delle donne indi viduate come prostitute aumenta considerevolmente nei due decenni successivi alla loro entrata in vigore; in particolare si raddoppia o ad dirittura si triplica il numero di prostitute sopra i trenta anni. La nor mativa antivenerea e gli interventi repressivi connessi hanno radicaliz zato la situazione. Le donne entrate in questa occupazione hanno or mai gravissime difficoltà ad uscirne: la prostituzione da lavoro mo mentaneo diventa una condizione, le donne che la esercitano una ca tegoria rigida, fissa, ghettizzata. Il passaggio da relazioni di prostituzione a forme di concubi nato o ancora di matrimonio, da parte della stessa persona è do cumentato e studiato anche, per citare solo alcuni esempi, per la Parigi della seconda metà del secolo scorso o la New York tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX (Frey 1978; Peiss 1984, 1986, Stansell 1987), nella Sbanghai del XX secolo (Hershatter 1991, 1997), nella regione di Hong Kong della prima metà del XX secolo (Watson 1991), come per i secoli passati in Italia o nel Sud-est della Francia (Gibson 2000, Rossiaud 1984)5. 1 Rossiaud mostra una forma di passaggio tipica nell'organizzazione mu nicipale della prostituzione da lui studiata: le municipalità aiutavano, dando loro una dote, le ragazze che avevano fatto un certo periodo di servizio ses suale nei bordelli pubblici a sposarsi e diventare così 'donne per bene'. Que sta forma è beo nota e diffusa anche nell'Italia dei secoli scorsi. Ma anche nella prostituzione contemporanea si ha un certo numero di prostitute che decidono di stabilirsi con un marito «come unico cliente» (se condo l'espressione di Pia Covre, intervista 20/5/ 1987, e cfr. l'identica espres sione usata in tribunale davanti al giudice da una prostituta inglese io Wal kowitz I 980). 12