IBLIOTECA DI CULTURA RELIGIOSA LA GNOSI La grande importanza della gnosi per la storia delle religioni della tarda antichità è oggi indiscussa. Le sue radici sono da ricercare nella dottrina sapienziale giudaica, nelle concezioni religiose iranico-zoroastriane e nel pensiero greco illuministico, ma sulle sue origini, così come sulla sua scomparsa, sono possibili soltanto ipotesi, perché non vi sono fonti che consentano di risolvere il problema una volta per tutte. Apparsa all'incirca all'inizio dell'era volgare, la gnosi scompare al più tardi nel sesto secolo, almeno per quanto riguarda la sua forma occidentale. Si può quasi affermare che la gnq_si abbia seguito la grande chiesa come un'ombra: ·questa non riuscì mai a dominare completamente quella, perché ne era troppo influenzata. Nel corso della lom comune storia esse rimangono sorelle, due sorelle tra loro ostili. Merito del saggio di Kurt Rudolph - da tempo · considerato l'opera di riferimento sull'argomento - è di delineare un quadro articolato, preciso e insieme oltremodo chiaro e ordinato di un fenomeno per molti versi intricato e sfuggente, che non riguarda soltanto il cristianesimo, e la cui presenza si fa sentire ben al di là della sua concreta esistenza storica, fin in età moderna e contemporanea. Kurt Rudolph, dopo aver insegnato alle Università di Lipsia e di Santa Barbara in California, dal 1986 è ordinario di Storia delle religioni all'Università di Marburg. ISBN 88-394-0584-4 f lf ]li!IJ111lif Il 9 Lire ~/.UUU Kurt Rudolph LAGNOSI Natura e storia di una religione tardoantica Edizione italiana a cura di Claudio Gianotto Paideia Editrice Titolo originale dell'opera: Kurt Rudolph Die Gnosis Wesen und Geschichte einer spiitantike Religion Mit zahlreichen Abbildungen und einer Faltkarte 3., durchgesehene und erganzte Auflage Traduzione italiana di Franco Ronchi Revisione di Claudio Gianotto © Vandenhoeck & Ruprecht, Géittingen J1990 © Paideia Editrice, Brescia 2000 ISBN 88.394.0584.4 Premessa L'interesse crescente, anche di un più vasto pubblico, per quel fenomeno che va sotto il nome di «gnosi» o di «gnosticismo», non è dovuto unicamente ai clamorosi ritrovamenti di mano scritti manichei e gnostici avvenuti in questo secolo nel Turke stan (Turfan 1902-1914) e in Egitto (Medinet Madi nel 1930 e Nag Hammadi nel 1945/46-1948), bensì anche al progressivo riconoscimento, da parte della ricerca storico-critica, della no tevole importanza di questa realtà religiosa tardoantica. Non è semplice fornire una chiara e netta definizione di questa «reli gione della conoscenza» o «del sapere», come si potrebbe sem plicemente tradurre il termine greco yvwcrn:;, tuttavia si deve cercare di farlo, sia pur brevemente, proprio all'inizio. Non si è molto lontani dal vero se con questa denominazione s'intende una religione dualistica, formata da più scuole e correnti, che a suo tempo si pose in una posizione di netto rifiuto nei confronti del mondo e della società dell'epoca, predicando una liberazio ne («redenzione») dell'uomo proprio dalle costrizioni dell'esi stenza terrena mediante la «presa di coscienza» del suo - tal volta corrotto - legame essenziale, vuoi come «anima», vuoi come «spirito», con un regno ultraterreno della libertà e della pace. La sua diffusione nel tempo e nello spazio, a partire dal l'inizio dell'era volgare, nell'Asia Anteriore occidentale (Siria, Palestina, Egitto, Asia Minore) e via via fino all'Asia centrale e orientale e all'Europa medievale (XIV secolo), lascia ben im maginare quale ruolo le competa, sia pure in forma mutata e adattata, nell'ambito della storia delle religioni, senza conside rare che ancora oggi, in Iraq e Iran, vivono una esistenza au tonoma i Mandei, considerati gli ultimi gnostici. Ma anche al trimenti sono rintracciabili multiformi influenze dello spirito 7 gnostico nelle tradizioni dell'Europa e del Medio Oriente: nel la teologia e nella teosofia, nella mistica e nella filosofia. Per quanto riguarda una puntuale informazione sulla gnosi, la situazione non è delle migliori, soprattutto per i non specia listi, giacché da molto tempo manca una presentazione globale di una certa ampiezza. Oltre alla pratica monografia di Hans Leisegang, molto diffusa e più volte ristampata (Die Gnosis, r924, •r 95 5) e la pionieristica e ambiziosa ricerca di Hans ]onas (Gnosis und Spatantiker Geist, tomo I, r934, 1 r964), il lettore odierno ha più o meno a disposizione soprattutto raccolte di fon ti tradotte (ultime, in ordine di tempo, quelle curate da Robert Haardt [r967] e da Werner Foerster [r969, r97r]) e presenta zioni d'insieme abbastanza limitate. La frequentazione quasi venticinquennale di questo ambito di studi mi ha dato il co raggio di tentare una nuova presentazione d'insieme, che ten ga conto dei risultati della ricerca recente. Il modello che ho avuto davanti agli occhi è stato il prezioso libro di Leisegang, per quel suo alimentarsi direttamente alle fonti, che cita diffu samente. D'altro canto, mi differenzio da lui non solo per es sermi posto in una prospettiva diversa, che devo a Hans ]onas, ma anche per aver fatto parlare soprattutto le abbondanti fon ti originali oggi disponibili, in particolare quelle copte, e un po' meno gli eresiologi, cui invece Leisegang lascia ampio spazio. Ho pensato, inoltre, non inutile premettere una breve storia cri tica delle fonti quale introduzione all'argomento principale e, come «epilogo», offrire una rapida presentazione della storia delle influenze della gnosi. È stato concesso anche più spazio alle questioni cultuali e sociologiche. Inoltre ho volutamente preso in considerazione anche il manicheismo e i Mandei, che Leisegang non tratta affatto. Sono il primo a conoscere i limiti della mia presentazione, che è lungi dall'essere completa. An che chi scrive ha avuto qualche difficoltà a far coincidere l'idea con la sua concreta espressione. L'edizione e lo studio, ancora in corso, delle nuove fonti copte impongono una certa limita zione e anche una certa cautela. Non ho mai celato il mio per sonale punto di vista su questioni fondamentali e su singoli pro- 8 blemi, punto di vista che si è formato in una lunga f amiliarita con le fonti e che non sempre ho potuto qui supportare appie no, considerato il carattere dell'opera e il pubblico al quale è destinata: l'esposizione privilegia l'essenziale e il quadro d'in sieme mentre le note e la bibliografia forniscono ulteriori e più specifiche informazioni. Ad ogni modo, l'ampia citazione delle fonti offre molteplici possibilità di controllo. Spero sinceramen te che anche i miei stimati Colleghi possano trarre una qualche utilità dalla mia fatica. Ci sono ancora alcuni particolari da spiegare. La traduzione delle fonti è stata condotta tutta sui testi originali, il che non si gnifica che non siano state consultate con profitto le traduzioni già esistenti (talvolta il debito è esplicitamente indicato). Nella riproduzione dei testi le parentesi tonde indicano aggiunte del traduttore per facilitare la comprensione del testo, le quadre una lacuna dell'originale con l'integrazione suggerita, le unci nate una correzione del testo originale in base a varianti te stuali. Le fonti vengono citate seguendo i sistemi e le edizioni in uso nel mondo di lingua tedesca, come da bibliografia. I co dici di Nag Hammadi (NHC) vengono citati con codice (nu mero romano), trattato (numero arabo), numero di pagina e, talora, di rigo (la numerazione delle pagine può in certi casi variare, ma sarà segnalato). I termini tecnici di lingue stranie re sono in corsivo, mentre per i termini di origine orientale (soprattutto mandei), si è scelta una trascrizione semplificata, che ne facilitasse la pronuncia. L'indice dovrebbe permettere la ricerca per argomenti e favorire in genere l'organicità della pre sentazione. La bibliografia offre, nella parte dedicata alle fon ti, una rassegna ragionata delle traduzioni disponibili (preferi bilmente in tedesco) e almeno una edizione del testo originale. Naturalmente anche il resto della bibliografia rappresenta sol tanto una selezione, ma comprende tutte le opere essenziali e quelle che possono aiutare a proseguire lo studio. La tavola cro nologica costituisce il tentativo, che io sappia il primo del gene re, di presentare la storia della gnosi e del manicheismo in un quadro d'insieme, con tutte le lacune e le incertezze del caso. 9 Le illustrazioni che arricchiscono il libro hanno una storia a parte. Senza l'aiuto di altre persone la parte iconografica non sarebbe mai nata. Mi può capire solo chi sa quanto sia difficile trovare e mettere insieme delle buone, utili ed efficaci illustra zioni sul nostro argomento. Non possediamo, in senso stretto, alcuna testimonianza archeologica certa sugli gnostici, a parte alcune poche epigrafi e molti libri o parti di libri. Anche le gemme non fanno parte dei reperti archeologici. I tentativi di acquisire alla causa catacombe e ipogei non si sono mai rivela ti, a mio parere, particolarmente riusciti. L'ipogeo degli Aure/i di Viale Manzoni a Roma, spesse volte chiamato in causa, è sta to nel frattempo spiegato in modo molto diverso, e persino la sua origine cristiana viene seriamente contestata. Anche in al tri casi simili non ho rilevato nulla di tipicamente gnostico e ho così rinunciato a questo genere d'illustrazioni. La basilica sot terranea di Porta Maggiore a Roma (tav. 9) rappresenta una soluzione di comodo per dare almeno una vaga idea dei locali che gli gnostici potrebbero aver usato per il culto. Per contro, dei Manichei in Asia centrale abbiamo molti più resti archeo logici, e pertanto i loro monumenti hanno uno spazio maggio re. Anche sotto il profilo artistico, quelli manichei sono i più pre ziosi reperti che possediamo di una religione gnostica. Abbon dante è naturalmente il materiale illustrativo per i Mandei (in parte anche di proprietà dell'autore). Per il resto sono stati ri prodotti soprattutto manoscritti e anche ciò è caratteristico del la gnosi, perché essa rappresenta una religione del libro e della scrittura, come ha ampiamente e indiscutibilmente dimostrato ancora una volta il fondo di Nag Hammadi. James M. Robin son, direttore dell'Institute of Antiquity and Christianity della Claremont Graduate School, Clermont, California (USA) ha generosamente e disinteressatamente risposto alla mia richiesta di fotografie del fondo di Nag Hammadi, che è conservato nel Museo Copto del Vecchio Cairo, e dei luoghi stessi del ritrova mento, esplorati da lui e dai suoi collaboratori nel dicembre 1975. Anche le preziose foto di ]ean Doresse provengono dal l'archivio di Claremont. Al prof Robinson va pertanto un mio IO grazie tutto particolare. Devo inoltre ringraziare il prof Josef Frickel di Roma per avermi procurato il materiale per la ri produzione della cosiddetta «statua d'Ippolito» (ripulita e rie sposta) e dell'epigrafe di Semo Sancus; il prof Ludwig Koenen, già a Colonia e ora nel Michigan, per la concessione della foto del Codice manicheo di Colonia (nella sua condizione origi naria); il dr. Werner Sundermann per l'aiuto nella scelta dei te sti illustrati manichei iranici del Turfan dal fondo dell'Acca demia delle Scienze della DDR; il dr. Ulrich Luft per un ana logo aiuto per quel che riguarda i papiri gnostici e manichei in copto di proprietà dei Musei statali di Berlino, sez. papirologi ca; la dott.ssa Hannelore Kischkewitz per avermi procurato le riproduzioni fotografiche delle gemme dal Museo egizio di Ber lino. Ringrazio qui, collettivamente, tutti i musei e tutte le isti tuzioni che hanno concesso l'autorizzazione a riprodurre que sto materiale. Ringrazio moltissimo anche mia moglie per l'aiuto nella pre parazione del manoscritto e per la redazione dell'indice anali tico. Mio suocero, il rev. Martin Killus, si è sottoposto, benché meritatamente a riposo, alla fatica della correzione delle prime bozze. Il dr. Peter Nagel di Halle (Saale) è stato anche lui così gentile da intraprendere una prima lettura, dandomi una serie di consigli critici per i quali gli sono grato. La Sig.ra Cerda Kunzendorf, lettrice della casa editrice, si è molto impegnata per dare la forma definitiva al manoscritto, eliminando scom pensi e imperfezioni ancora presenti. Impaginazione e redazio ne finale sono opera di ]oachim Kolbel, mentre Hans-Ulrich Herold è l'autore dei disegni nel testo e della carta geografica (pp. 88-89). Grazie anche a loro. Lipsia, 22 luglio 1976. Kurt Rudolph Alla seconda edizione Prima del previsto si è resa necessaria una nuova edizione del libro, offrendo così all'autore la gradita occasione di eliminare refusi e altri errori ancora presenti (soprattutto nei sottotitoli). Il