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La generazione della forma. La fenomenologia e il problema della genesi in Husserl e in Derrida PDF

96 Pages·1996·6.135 MB·Italian
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Vincenzo Costa LA GENERAZIONE DELLA FORMA La fenomenologia e il problema della genesi in Husserl e in Derrida Il Il Jaca Book © 1996 Editoriale J aca Book SpA, Milano tutti i diritti riservati Prima edizione aprile 1996 Copertina e grafica Ufficio grafico Jaca Book A Sarah e Luciana Il volume viene pubblicato con il contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche e di fondi quota 60% dell'Università di Roma «Tor Vergata». Finito di stampare nel mese di marzo dalla New Press di Como ISBN 88-16-95104-4 Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma ci si può rivolgere a Editoriale Jaca Book SpA -Servizio Lettori Via Gioberti 7, 20123 Milano, te!. 02/48561520-29, fax 02/48193361 INDICE Introduzione 9 Capitolo primo GENESI E STRUTTURA 17 1. Derrida e la fenomenologia 17 2. Il nodo del problema: Europa e teleologia 22 3. Il problema della genesi 26 4. Struttura e genesi 29 5. La recezione derridiana della problematica genetica 41 6. Fenomenologia statica e fenomenologia genetica 46 7. Fenomenologia pura e fenomenologia trascendentale 51 8. La genesi trascendentale 57 Capitolo secondo LA SINTESI ORIGINARIA 61 1. La determinazione metafisica del tempo 61 2. Le domande heideggeriane 63 3. Il privilegio della presenza in Husserl 65 4. Le obiezioni di Derrida 67 5. Lo statuto della ritenzione 69 6. L'evidenza della non-presenza 70 7. Il presente e il ritorno 75 8. La sintesi originaria 77 Capitolo terzo ESPERIENZA TRASCENDENTALE E ORIGINE 87 1. L'evidenza della percezione inunanente 87 2. Epoché e tradizione 92 7 Indice 3. L'io puro e la riflessione 95 INTRODUZIONE 4. Genesi e soggettività 100 5. La riduzione e la traccia 102 6. Esperienza trascendentale e archiscrittura 104 7. Analisi eidetica e genesi 106 Eravamo amici e ci siamo diventati estranei. Ma è giusto 8. La Riick/rage 109 così e non vogliamo dissimularci e mettere in ombra que sto come se dovessimo vergognarcene. Noi siamo due 9. L'idea in senso kantiano e il passaggio all'esistenza 111 navi, ognuna delle quali ha la sua meta e la sua strada 10. L'invio e il ritorno 116 [ ... ] Che ci dovessimo divenire estranei è la legge incom 11. Storia intenzionale e teleologia 119 bente su noi: ma appunto per questo dobbiamo diventa 12. La purezza dell'origine 122 re più degni di noi! Appunto per questo il pensiero della nostra trascorsa amicizia deve diventare più sacro! Esi 13. La contaminazione ali' origine 123 ste verosimilmente un'immensa curva e orbita siderale, in cui potrebbero essere ricomprese, quasi esigui tratti di strada, le nostre diverse vie e mete,-innalziamoci a que Capitolo quarto sto pensiero! Ma la nostra vita è troppo breve, troppo SEGNO E SIGNIFICATO 127 scarsa la nostra facoltà visiva per poter essere più che degli amici nel senso di quella nobile possibilità. E così 1. La determinazione classica del segno e la filosofia della presenza 127 vogliamo credere alla nostra amicizia stellare, anche se 2. L'orizzonte de La voce e il fenomeno 131 dovessimo essere terrestri nemici l'un l'altro. 3. Vissuto psichico, linguaggio empirico e significato ideale 133 Friedrich Nietzsche, La gaia scienza 4. L'indice e la comunicazione 136 5. L'esclusione dell'indice 140 6. Idealità e iterabilità del segno 143 Marrin Heidegger, ancora nel 1963, scriveva: «I: epoca della filosofia fe 7. Il segno e l'istante 148 nomenologica sembra essere finita. La si ritiene già come qualcosa di passa 8. La purezza pre-espressiva del significato 149 to, che può essere caratterizzato solo storiograficamente accanto ad altri in 9. La voce e la dif/ferenza 154 dirizzi filosofici. Ma la fenomenologia in ciò che le è proprio non è affatto un indirizzo filosofico. Essa è la possibilità del pensiero-possibilità che si mo Capitolo quinto difica a tempo debito e solo perciò permane come tale-di corrispondere TRACCIA, SCRITTURA E INTENZIONALITÀ 159 all'appello di ciò che si dà a pensare [dem Anspruch des zu Denkenden]»1. A questo "movimento fenomenologico", o piuttosto, a questa possibilità 1. L'altro lato della fenomenologia 159 del pensiero, Jacques Derrida non ha mai smesso di richiamarsi. Husserl, Hei 2. La fenomenologia come fonocentrismo 161 degger, Sartre, Lévinas, sono autori fondamentali nella sua fonnazione, e turta 3. Volontarismo intenzionale 163 via, in virtù di una ormai antica cesura presente all'interno del "movimento 4. Sintesi passiva e intenzione di significato 165 fenomenologico"---<Iuella che si realizzò tra Husserl e Heidegger all'apparizio 5. Fonocentrismo e necessità della scrittura in Husserl 170 ne di Essere e tempo----sembra che, se di un'appartenenza di Derrida al movi 6. Passività ed involontarietà nel linguaggio 173 mento fenomenologico si deve parlare, questa sia relativa alla versione heideg 7. La scrittura senza intenzionalità 175 geriana della fenomenologia. L'importanza dell'interrogazione heideggeriana 8. Scrittura e destinazione 179 nella genesi del pensiero di Derrida è indubbia e del resto è lo stesso Derrida ad 9. L'intenzionalità della marca 184 ammetterla esplicitamente quando scrive: «Nessuno dei miei tentativi sarebbe 10. La tendenza intenzionale e la dif/ferenza infinita 186 1 M. Heidegger, Il mio cammino di pensiero e la fenomenologia, in Tempo ed essere, trad. it. a cura di E. Mazzarella, Guida editore, Napoli 1980, p. 190. 8 9 Introduzione La generazione della forma Cercaudo in questo lavoro di determinare la relazione che lega Derrzda stato possibile senza l'apertura delle domande beideggeriane>>2. Senza conte stare dunque l'importanza della meditazione heideggeriana, alla quale andreb alla fenomenologia trascendentale di Edmund Husserl, vorremmo allora in be senz'altro aggiuuta quella di Ernrnanuel Lévinasl, occorre forse cominciare primo luogo prendere le distanze da questi due opposti, ma egualmente ad interrogare l'altro versante del rapporto che lega Derrida alla fenomenolo insoddisfacenti modi di impostare il problema, senza peraltro voler propor gia, e cioè a quel "particolare" indirizzo fenomenologico che è la fenomenolo re un altrettanto poco probabile rapporto di filiazione. Vorremmo invece gia trascendentale di Edmund Husserl. Se sull'importanza di Heidegger o auche suggerire la necessità di una rinnovata discussione che cominci in primo di Lévinas nell'opera di Derrida vi è una valutazione concordante da parte luogo proprio con il rifiuto di alcune semplificazioni riguardo alla fenome degli studiosi, rispetto ad Husserl le cose stanno in maniera diversa, le ipotesi nologia trascendentale: l'idealismo, il sensualismo, il privilegio della presen interpretative divergono decisamente e la possibilità stessa di uu dialogo sem za, il coscienzialismo, il cartesianesimo e così via. Senza voler e poter qui bra essere problematica. Da parte di cbi si richiama a Derrida è sin troppo entrare in una ricostruzione dello sviluppo del pensiero husserliano6, vor diffusa l'idea di uua contrapposizione tra un «Husserl rappresentante par excel remmo suggerire la necessità di leggere la fenomenologia trascendentale di lence di uua filosofia della presenza» e un Derrida suo oppositore, suo «Dekon Husserl senza o al di là di queste definizioni. Ma ciò non è sufficiente. Biso strukteur»4, mentre da parte di chi si pone in una prospettiva fenomenologica gna anche evitare di semplificare i termini del confronto. Cercare di determi perdura uua tendenza a rifiutare in blocco il lavoro di Dertida considerandolo nare in quali punti Derrida ha frainteso Husserl o mostrare che Derrida privo di interesse, inintelligibile e, riguardo ai testi da Derrida specificamente "supera" Husserl, secondo uno schema che, nonostante le critiche a un cer dedicati ad Husserl, basato su grossolani fraintendimenti: «Di una lertura che to linearismo storico, finisce per esserne la parodia, è un lavoro sterile che distorce il testo che si suppone stare interpretando-scrive polemicamente Jo finisce per trascurare i nodi autentici dei problemi. Derrida, del resto, non seph Claude Evans a proposito de La voce e il fenomeno-non si può dire che scrive su Husserl, ma ai margini del testo husserliano, utilizzandone le risor stabilisca qualcosa riguardo a questo testo>?. se argomentative, lasciandone vedere le aperture o le cesure che segnalano 2 J. Derrida, Positions, Les Editions de Minuit, Paris 1972 [trad. it. Di G. Sertoli, Posizioni, un arresto del pensiero, ed appellandosi, lo vedremo, ai risultati analitici Bertani Editore, Verona 1975, p. 48. D'ora in poi citato come Posl contro le decisioni di carattere ideologico. La peculiarità del rapporto che 3 «La figura di E. Lévinas costituisce senza alcun dubbio--scrive per esempio S. Petrosino- lega Derrida ad Husserl può allora emergere soltanto inoltrandosi nei sen una delle espressioni più significative e rappresentative del panorama filosofico all'interno del tieri e nei testi husserliani e derridiani, cercando di evitare in primo luogo quale la riflessione di Derrida ha avuto origine e si è sviluppata» (S. Petrosino,Jacques Derrida quelle semplificazioni totalizzanti e affrettate sulla base delle quali Husserl e la legge del possibile, Guida editore, Napoli 1983, p. 45). Dello stesso autore si veda l'analisi del rapporto Lévinas/Derrida in Fondamento ed esasperazione. Saggio sul pensare di Emmanuel viene immediatamente liquidato in quanto pensatore della presenza, sempli Lévinas, Marietti, Genova 1992, in particolare il secondo capitolo. ficando e riducendo così non solo il discorso di Husserl, ma anche quello che 4 Peter VOikner, Derrida und Husserl. Zur Dekonstruktion einer Phzlosophie der Priisenz, Pas Derrida fa su Husserl-un discorso che si mostra invece, ci sembra, più sagen Verlag, Vienna 1993, p. 9. ricco, più differenziato, più prudente-nonché, inevitabilmente, la ricchez 5 J. Claude Evans, Strategies oJDeconstruction. Derrzda and the Myth of the Voice, Universityof za dello stesso discorso di Derrida, della sua "filosofia". Negli scritti di Der Minnesota Press, Minneapolis, Oxford 1991, p. 143. Per una critica dell'interpretazione di rida vi è indubbiamente un atteggiamento decostruttivo verso la fenomeno Derrida, da un punto di vista husserliano, si vedano anche, tra gli altri, Richard Cobb-Stevens, che scrive: « Tenterò di mostrare che Derrida fraintende l'analisi di Husserl, e che questo errore logia husserliana, e tuttavia con questo lavoro vorremmo suggérire l' esisten è intimamente legato ad una fondamentale inadeguatezza metodologica della tecnica deco za di una certa duplicità nella lettura derridiana della fenomenologia trascen struttiva» (« Derrida and Husserl on the Status of Retention», in Analecta Husserliana, Vol. XIX, dentale, e ciò non soltanto nel senso dei due momenti che caratterizzano D. Reidel Publishing Company, Dordrecht-Boston-lancaster 1985, pp. 367-381), e Alan White, l'analisi decostruttiva in generale, di una prima fase in cui avviene un rove «Reconstructing Husser1: A Critical Response to Derrida's Speech and Phenomena», in Husserl sciamento delle gerarchie concettuali cristallizzatesi e di una seconda fase in Studies, N° 4, 1987, pp. 45-62. Una posizione più meditata ed avvertita ci sembra quella di cui-nota Rodolphe Gasché-«i tratti concettuali finora repressi o tenuti in Rudolf Bernet che tenta invece addirittura «un•introduzione fenomenologica al pensiero feno menologico di Derrida» (R Bernet, «Differenz und Anwesenheit. Derridas und Husserls Pha nomenologie der Sprache, der Zeit, der Geschichte, der wissenschaftlichen Rationalitiit», in 6 Per un abbozzo di ricostruzione in questa chiave, ci permettiamo di rimandare al nostro «Lo Studien zur neueren Jranzi5sischen Phiinomenologie, vol. l.8 di Phiinomenologische Forschungen, sviluppo della riduzione fenomenologica: dalla "Filosofia dell'aritmetica" a "Ideen"», in Rivi Karl Alber, Freiburg/Miinchen, 1986, p. 51). sta di filosofia neoscolastica, n° 3, 1994. 11 10 La generazione della forma Introduzione riserva sono restituiti alla loro generalità, al loro potere di generalizzazione e ne derridiana o-come è il caso di Limited inc-su testi in cui si cerca di alla loro forza generativa»7• Piuttosto, questa duplicità consiste nel fatto che, giustificare la stessa pratica decostruttiva, si giustifica notando che il rigore se da un lato la fenomenologia trascendentale è fedele ali' ordine della pre stesso di opere quali quelle sopra citate ci è sembrato dipendere ?a una senza, appartiene alla metafisica della presenza8, dall'altro è soprattutto gra serie di acquisizioni che si realizzano nei lavori degli auni '50 e '60. E lì che zie ad essa che è possibile l'apertura di una nuova prospettiva filosofica, il trova giustificazione una certa pratica di scrittura, ed è rispetto a quei, testi che ci ha spesso indotto ad adottare quella strana logica del «da una parte ... , che va dunque misurato il rigore filosofico della proposta di Derrida. E sui dall'altra ... » che Derrida utilizza nella lettura di un frammento dell'opera di "fondamenti" della grammatologia che si è diretta la nostra attenzione, poi Paul de Man9. ché solo a partire dal programma grammatologico diviene praticabile l' ana Attraverso vecchi e nuovi materiali, il nucleo che lega Derrida alla feno lisi decostruttiva. menologia trascendentale è stato individuato nella nozione di genesi tra Lavorando sul rapporto fra Derrida e la fenomenologia husserliana non scendentale. Questa tematica definisce l'unità di un comune orizzonte di vi è dubbio che, al di là e prima di entrare nelle questioni specifiche, ci si problemi, ed è proprio a partire da qui che diviene possibile-crediamo- assume una responsabilità interpretativa, che va preliminarmente esplicita I' avvio di una rinnovata discussione tra la fenomenologia di Husserl e la ta: l'opera di Derrida è un'opera /ilosofica12. Se è vero che il pensiero di riflessione di Derrida. Seguendo questo filo ci si è imposta la necessità di Derrida non tollera alcuna presentazione sistematica13, il nostro tentativo di una lettura filosofica dell'opera di Derrida, di una lettura che misurasse seguire una genesi, o perlomeno un aspetto di essa, di mettere in luce un'ar Derrida sul terreno del rigore, dell'argomentazione filosofica. Questo modo ticolazione "gerarchica", tentando, in una misura certo modesta e limitata, di procedere non è né ovvio né necessario, e le .interpretazioni che vanno in un approccio "ricostruttivo"14, esercita una certa violenza. «Scrivere su Der una direzione diversa stanno a testimoniarlo10• Qui non si tratta di prende rida senza cercare di comprendere né ciò che egli ha voluto dire, né ciò che re posizione rispetto a testi quali Glas11 che, in questo lavoro, risultano i suoi testi danno ad intendere», considerare la scrittura di Derrida <<come poco o per nulla citati, benché il loro valore non sia affatto sottovalutato da un gioco insensato»15 o vedere nella fùosofia di Derrida un tentativo di rende- chi scrive. Il dirigersi del nostro interesse soprattutto sulla prima produzio- 12 Gianfranco Dalrr:iasso, uno dei primi ad occuparsi di Derrida in Italia, traducendo già nel 1968 La voce e il fenomeno, nota che «la radicalità della "domanda trascendentale" di tipo 7 R Gasché, The Taine of the Mirror, Harward University Press, Cambridge 1986, p. 172. husserliano viene mantenuta da Derrida, a differenza del carattere post-metafisico degli ultimi 8 Così definisce Derrida il rapporto tra la fenomenologia e la metafisica ne La voce e il fenome sviluppi degli studi strutturalisti. Per Derrida è necessario seguire oggi effettivamente e fino in no (T. Derrida, La voix et le phénomène. Introduction au problème du signe dans la phénoméno fondo il movimento critico delle domande husserliane e heideggeriane, conservare la loro effi logie de Husserl, Puf, Paris 1967 [trad. it. di G. Dalmasso, La voce e il fenomeno. Introduzione cacia e la loro leggibilità» _(G. Dalmasso, Logo e scrz'ttura in Jacques Derrida, in Il luogo dell'ideo al problema del segno nella fenomenologia di Husserl, Jaca Book, 1vfilano 19842, p. 57. D'ora in logia,Jaca Book, Milano 1973, p. 125). poi citato come VF] ). Bisogna però immediatamente notare, come Derrida fa a proposito della 13 Scrive L. Finas: «Jacques Derrida è uno scrittore, e nessuna presentazione sistematica, di presunta appartenenza di Nietzsche alla metafisica, che ciò «è probabile, purché si continui a dattica; di quelle che chiameremo le sue idee può, pena il tradimento, restituire la complicazio supporre che il valore di appartenenza abbia un qualche senso unico e abbia una sua fissità>> (T. ne proliferante del testo e il suo trascinamento, il suo accavallamento e la sua cavalcata» (L. Derrida, Sproni. Gli stili di Nietzsche, trad. it. di G. Cacciavillani, Adelphi, Milano 1991, p. Finas, ]acques Derrida: le déconstructeur, in AA.VV., Écarts. Quatre essais à propos de Jacques 105). Demda, Fayard, Paris 1973, p. 317). 9 J. Derrida, Camme le bruz't de la mer au fond d'un coquillage. La guerre de Paul de Man, in 14 Ci ricolleghiamo qui senz'altro a Gianni Vattimo che ci sembra esprimere un'esigenza con Mémoires pour Paul de Man, Galilée, Parigi 1988 [trad. it. di G. Borradori e V. Costa, a cura di divisibile quando, introducendo l'edizione italiana di J. Derrida, I: écriture et la différence, Le S. Petrosino, Memorie. Per Paul de Man,Jaca Book, Milano 1995]. Seuil, Paris 1967 [trad. it. di G. Pozzi, La scrittura e la differenza, Einaudi, Torino 1990], scrive: 10 Sulla diversità di ricezioni della prospettiva derridiana si veda Maurizio Ferraris, La svolta «Ciò di cui sembra (a noi) esserci bisogno oggi nei confronti dell'opera di Derrida, contro alla testuale. Il decostruzionùmo, Lyotard, gli "Yale critics", Unicopli, Milano 1986. Ferraris contrap tendenza a proseguire (o, spesso, semplicemente a imitare) il lavoro di "decostruzione", è uno pone la lettura filosofica di Silvano Petrosino a quella di J onathan Culler, orientata invece a sforzo di sistemazione che, senza pretendere a tutti i costi di riconoscervi un'articolazione for registrare l'impatto «del decostruzionismo sulle scienze umane, e in particolare sulla teoria te, perlomeno la interroghi quanto alla gerarchia interna dei suoi concetti e quanto ai suoi nessi della letteratura» (p. 12). Bisogna inoltre aggiungere a questa diversa interpretazione quella con la cultura e la filosofia dell'epoca» (G. Vatti.mo, Derrida e l'oltrepassamento della metafisica, basata sul binomio rigore/non rigore. Ne vedremo qualche esempio fra poco. inJ. Derrida, La scrittura e la differenz.a, op. cit., p. rx). 11 J. Derrida, Glas, Galilée, Paris 1974. 15 S. Kofman, «Un Philosophe "unheimlich"», in Écarts, op. cit., p. 125. 12 13 La generazione della forma Introduzione re la filosofia «più divertente, allusiva, sexy»16 è qualcosa che non abbiamo lich"21. Che cosa cercava Husserl? Qual era il suo scopo in filosofia? Su ciò potuto far nostro. Noi non sappiamo se questo aspetto sia implicito nella sembrano esservi pochi dubbi: «Devo ottenere chiarezza altrimenti non posso filosofia derridiana, se sia questo ciò che Derrida "vuol dire", ma senza vivere-scriveva nel 1906-, non posso sopportare la vita se non posso cre dubbio con una filosofia "sexy" la fenomeuologia husserliana non potreb dere che raggiungerò e potrò guardare io stesso con occhi non offuscati la be davvero dialogare: «Colui che non vede o non vuol vedere, che parla e terra promessa»22, e nella Postilla alle «Idee» del 1930, con un tenore più anche argomenta--:-scriveva Husserl nel 1907, ponendo il limite oltre il quale rassegnato ma non disperato, doveva ammettere di non averla raggiunta e di la d1scuss10ne d1v1ene inutile-, ma rimane continuamente nella condizio~ non poterla raggiungere, ma di avere preparato alcuni frammenti che ne ne di assumersi tutte le contraddizioni e di negarle contemporaneamente r possono rendere possibile apertura: «L'autore-scrive Husserl-vede aperto tutte: è un~ con ~i non possiamo combinare nulla»17. Crediamo però di davanti a sé il territorio infinito della vera filosofia, la "terra promessa", che seguire un mtenz10ne profonda di Derrida ancorando il suo discorso ad egli :Ò.on vedrà dissodata».23• Possiamo liquidare tutto ciò con una scrollata un'esigenza di rigore 18. Quando Derrida, contro Habermas, afferma che di spalle ed un sorriso? Possiamo accontentarci di sistematizzare e neutraliz «colmo che mi accusano di ridurre la filosofia alla letteratura o la logica alla zare questa "terra promessa" leggendola come "desiderio della presenza", e retonca [. . .] hanno chiaramente e accuratamente evitato di leggermi»19, quindi come qualcosa di cui quasi vergognarsi? Possiamo liquidare l' esigen non prende .forse allo stesso tempo le distanze da interpretazioni come quelle za husserliana di una "vera filosofia" come un'arrogante, vana pretesa, come sopra menz10nate? E quando denuncia coloro che sembrano far finta «di un vuoto delirio? Basta leggere appeua Husserl per rendersi conto che egli non vedere che la decostruzione è tutto salvo che un nichilismo uno scet _ non si riferisce ad una scienza conclusa da parte a parte, che la sua filosofia, O ticism~, come si dice ancora spesso malgrado tanti testi che, esplicitamente, quella di Husserl, non quella che si immagina sia di Husserl, è la filosofia del tematzcam~nte, e da più di vent'anni', dimostrano il contrario»20, non pren~ compito infinito, ed è per questo che egli può concludere il suo percorso de forse rigorosamente le distanze non solo dai critici, ma anche da certe filosofico con un appello: «Voglio sperare che coloro che verranno potran interpretazioni che pretendono essere fedeli al suo pensiero? La lista delle no riprendere questi inizi, procedere e eliminare le imperfezioni»24. Nel nostro lavoro non vi è alcuna pretesa di risolvere il nucleo teoretico ~itazioni potrebbe continuare. Esse bastano però a far sì che si possa giusti dei problemi discussi, e forse neanche di abbozzarne i contorni. Il proposito ficare la legittimità di una lettura filosofica e la possibilità di una discussio è più modesto: si tratta di rendere visibile alcune linee di collegamento tra la ne con un filosofo quale Husserl che, durante l'intera sua vita, non cessò di grammatologia e la fenomenologia trascendentale. Scegliendo questa dire combattere quello scetticismo che a lui parve il nemico principale d l] ~ ea zione abbiamo intenzionalmente rinunciato ad un'analisi dei possibili frain Cl tà stessa, che non amò minimamente le oscurità e la confusione la filo- tendimenti derridiani o dei suoi possibili "superamenti". Ci è sembrato prio- sofia come gioco insensato, e che tuttavia non per questo fu meno "~nheim- 21 In una lettera del 31.1.1905 a Franz Brentano, Husserl scrive: «lo non ero un ambizioso 1 ~ R Rorty,_La~losofia come genere di scrittura: saggio su Derrida, in Conseguenze del pragma docente pieno di zelo e di riguardo verso il pubblico e il governo. Un tipo simile si lascerà ~~mo, trad. lt. d1 ~-Elefante, F~!trinelli, Mi~ano 1986, p. 110. determinare, nei suoi problemi e metodi, dalla moda, seguirà il più possibile coloro che sono E. Husserl, Dze Idee der Phanomenologze, FiinfVorlesungen Husserliana ''o! n J· famosi e influenti (. .. ) e si guarderà bene dal contestarli. lo ho fatto il contrario, facendomi W B" el • .. , , v, . , a cura 1 • lem , Martm~s N11hoff, Den Haag 1951 [trad. it. di A. Vasa, a cura di M. Marino, !.:idea nemici quasi tutti coloro che sono influenti» (Cit. da H. Holenstein nella sua introduzione a E. f:lla[enomenolo_gta,, Il Saggi~tore, Milano 1981, p. 92]. Husserl, Logische Untersuchungen, Erster Band, Prolegomena zur reinen Logzk, a cura di H. D1 questo avviso e anche Silvano Petrosino che raccomanda di «non cadere nell'ingenuità di Holenstein, Husserliana, val. XVIII, Martinus Nijhoff, Den Haag, p. XVI). cre~ere che non potendo o dovendo scrivere una tesi o un libro si possa-procedere senza una 22 E. Husserl, <<PersOnliche Aufzeichnungen vom 25.9.1906», in Einleitung indie Logik und logie~ e senza rigore, si ~ossa procedere senza dover ricercare una logica, quella logica che Erkenntnistheorie, Vorlesungen 1906-07, Husserliana, val. XXIV, a cura di Ullrich Melle, Mani" Derr~da stesso non ha ma.1 negato, sapendo di non poterlo fare, ai propri scritti» (S. Petrosino nus Nijhoff, Dordrecht 1984, p. 445. Demda_ e la legge del possibile, op. cit., p. 16). ' 23 E. Husserl, «Postilla alle "Idee"», in Idee per una fenomenologia pura e per una fi'loso/t'a 2109 JJ. DD erri.dd a, «Ya-t-il une. languephilosophique?,>, inAutrement, n° 102 , 1988 , p. 31 . fenomenologica, Libro terzo, La fenomenologia e i fondamenti delle sci.enze, trad. it. a cura di E. • ern a, La guerra dt Paul de Man, op. cit., p. 185, nota. Filippini, Einaudi, Torino 1976, p. 936. Corsivo mio. 24 Ibidem. 14 15 La generazione della forma ritario individuare, allo stato dell'attuale dibattito, dal punto di vista teoreti Capitolo primo co e storiografico, il nucleo a partire dal quale si potrà, poi, passare ad un GENESI E STRUTTURA terreno in cui le decisioni filosofiche divengono possibili. Nel primo capitolo cerchiamo di ricostruire lo sfondo problematico del confronto, il terreno all'interno del quale il pensiero di Derrida matura e a partire dal quale egli, attraverso la fenomenologia di Husserl, elabora la sua originale proposta filosofica. Nel secondo capitolo tentiamo di mostrare la relazione tra la nozione di dif/ferenza [di/férance] e l'elaborazione husserlia na della tematica della temporalità, e come entrambe conducano ad una sintesi originaria che è la radicale messa in questione della nozione di origine semplice, puntuale. Nel terzo capitolo tentiamo di mostrare come questa nozione modifichi già in Husserl la nozione di fenomenologia trascendenta le e come Derrida, lungi dal rifiutarli tout court, riprenda concetti cardine della fenomenologia quali la riduzione, l'esperienza trascendentale e soprat tutto la genesi trascendentale, e come questi "stiano alla base" della sua im postazione. La discussione del significato storico della genesi trascendenta 1. Derrida e la fenomenologia le, solidale con la necessità di una Ruckfrage che ricostruisce l'origine a par tire dal già costituito, conduce all'analisi, nei capitoli quarto e quinto, del Quale che sia l'interpretazione che della relazione tra Husserl e Derri linguaggio e della scrittura quali apriori storici, condizioni di possibilità del da si vuole dare, non vi è dubbio che si possa e si debba parlare di un la storicità, e quindi alla discussione del ruolo del linguaggio e della scrittura cammino di Derrida nella fenomenologia. È con un lavoro su Il problema nella costituzione degli oggetti ideali e della stessa storia, in breve: alla tema della genesi nella filosofia di Husserl (1953-54, pubbl. 19901) che il giovane tizzazione del problema del segno. Un unico filo conduttore attraversa però Derrida conclude i suoi studi universitari, è con una lunga introduzione a tutte le stazioni del nostro percorso: la generazione della forma. Si tratta sem I..:origine della geometria (1962)2 che si impone nel panorama filosofico fran i! !i pre di vedere, posto che, dal punto di vista della costituzione trascendenta cese, ed è ancora in un testo su Husserl quale La voce e il fenomeno (1967), le, non vi siano forme preesistenti, significati trascendentali che precedono il cui sottotitolo è Introduzione al problema del segno nella fenomenologia di il movimento della temporalizzazione, della dif/ferenza o, in altri termini, la Husserl, che emergono i terni portanti della riflessione derridiana. Questo loro genesi, posto che non vi sia origine semplice, come dall'informe possa cammino nella fenomenologia è del resto testimoniato dallo stesso Derrida. formarsi la forma, e come questa generazione non abbia semplicemente un In un periodo in cui, intorno al 1957, il suo interesse si dirigeva soprattutto valore empirico-fattuale che liquiderebbe qualsiasi istanza filosofica. «verso la letteratura, verso la scrittura detta letteraria» per analizzare l'ide alità delro ggetto letterario, si trattava allora per Derrida «di adattare, più o meno violentemente, le tecniche della fenomenologia trascendentale ali' ela Desidero ringraziare il Direttore dell' Archivio-Husserl di Lovanio, Prof. borazione di una nuova teoria della letteratura»3• Attraverso la fenomeno- Dott. Samuel Ijsseling, e il Prof. Dott. Rudolf Bernet per avermi autorizzato a citare dai manoscritti husserliani inediti. Al Prof. Gianfranco Dahnasso, al 1 J. Derrida, Le problème de la genèse dans la philosophie de Husserl, PUF, Paris 1990 [trad. it. di Prof. Michele Lenoci e al Prof. Silvano Petrosino, cui devo consigli e sugge V. Costa, Il problema della genesi nella filosofia di Husserl,Jaca Book, Milano 1992. D'ora in poi rimenti preziosi, vorrei esprimere la mia profonda gratitudine. citata come PG]. Vorrei infine ringraziare il Dott. Francesco Garrii.ano e David Arboit che 2 J. Derrida, «Introduction» a E. Husserl, ];origine de la géometrie, trad. fr., PUF, Paris 1962 [trad. it. di C. Di Martino, Introduzione a «L'origine della geometria» di Husserl, Jaca Book, hanno accettato di leggere il dattiloscritto proponendo su vari punti miglio Milano 1987. D'ora in poi citata come IOG]. ramenti stilistici. 3 J. Derrida, Ponduations: le temps de la thése, in Du droit à la philosophie, Galilée, Paris 1990, p. 443. 16 17 La generazione della forma Genesi e struttura logia egli si introduce nella tematica «della scrittura e della traccia di cui attuali»7, di tornare alridea socratico-platonica della scienza autentica, e cioè all'idea secondo cui «la giustificazione, l'accertamento, la fondazione defini I:origine della geometria indica [. .. ] la necessità, e senza dubbio per la pri tiva di qualsiasi attività razionale umana si compie nella forma e per mezzo ma volta con quel rigore nella storia della filosofia»4. Ma, ancora più pro della ragione teoretica che giudica predicativamente----e in ultima analisi at fondamente, è attraverso Husserl che, già nella tesi di laurea, sviluppando traverso la filosofia. I.:elevazione dell'uomo all'altezza di una vera ed auten quello che gli sembra il motivo più autentico della fenomenologia trascen tica umanità presuppone lo sviluppo della scienza autentica nella sua totali dentale, al filosofo francese si impone «una sorta di legge la cui stabilità 8 tà unitaria, radicata nei principi» . scrive Derrida nell'avvertenza del '90-mi sembra oggi tanto più sorpren Al contrario, e in opposizione a questa idea di filosofia prima padrona dente in quanto, fin nella sua formulazione letterale, non ha cessato, da allo del suo perimetro, per Derrida si tratta di interrogare la filosofia al di là del ra, di guidare tutto quanto ho tentato di dimostrare, come se una specie di suo voler-dire, come un testo determinato, inscritto in un testo generale, idiosincrasia negoziasse già, a modo suo, una necessità che l'avrebbe sem racchiuso nella rappresentazione del suo proprio margine, e quindi di ram pre superata e di cui sarebbe stato intenninabilmente necessario riappro mentare «che al di là del testo filosofico non vi è un margine bianco, vergine, priarsi. Quale necessità? Si tratta sempre di una complicazione origina vuoto, ma un altro testo, un tessuto di differenze di forze senza alcun centro ria dell'origine, di una contaminazione iniziale del semplice, di uno scarto di riferimento presente»9. inaugurale che nessuna analisi potrebbe presentare, rendere presente nel Insomma, pensatore della presenza l'uno, della differenza, della disse suo fenomeno o ridurre alla puntualità istantanea, identica a sé, del- minazione del senso l'altro, sembrerebbe che l'unico rapporto che lega Der 1' elemento»5. rida alla fenomenologia husserliana sia quello «decostruttivo». Si potrebbe Porre il problema del legame di Derrida con la fenomenologia sembra sostenere, e ciò avrebbe senz'altro una certa giustificazione negli stessi testi dunque doverci portare al cuore stesso della riflessione derridiana; tutta di Derrida, che Husserl occupa una posizione privilegiata all'interno della via, che una discussione filosofica tra la fenomenologia trascendentale e la riflessione del filosofo francese perché la fenomenologia husserliana è l'ulti filosofia della contaminazione sia possibile sembra non essere immediata ma, la più attrezzata filosofia della presenza piena del senso. A questo pro mente ovvio. In primo luogo vi sono delle differenze di scrittura. Il testo di posito si potrebbe senz'altro citare La voce e il fenomeno: «La risorsa della Derrida si aggroviglia «in centinaia di pagine di un scrittura al tempo stesso critica fenomenologica è il progetto metafisico stesso nel suo compimento insistente ed ellittica cbe [. . .] stampa perfino le sue proprie cancellature e storico e nella purezza solamente restaurata della sua origine»10, oppure, per segnalare la continuità tra Husserl e la metafisica classica: «Da Parmeni- immette ogni concetto in una catena intenninabile di differenze, attornian dosi o intralciandosi con precauzioni, riferimenti, note, collages, supple menti»6. Al contrario, i testi husserliani (naturalmente quelli da Husserl 7 E. Husserl, Erste Philosophie (1923/24). Erster Teil: Kritische Ideengeschichte, Husserliana, vol. vn, a cura di R Boehm, Martinus Nijhoff, Den Haag 1959 [trad. it. di G. Piana, Storia stesso preparati per la stampa) sono sempre estremamente sistematici, critica delle idee, Guerini, !vlilano 1989, p. 28]. Del resto, questo è per Husserl anche un impe poveri di citazioni, preoccupati di isolare e chiarire ogni singolo concet rativo esistenziale. In una nota di diario del 25.9.1906 scrive: «Senza venire in chiaro con me to usato. stesso, nelle linee generali, circa il senso e l'essenza, i metodi e i principali punti di vista di una Non si tratta di mere differenze stilistiche. Sotto quel modo di scrivere critica della ragione, senza aver trovato, abbozzato, stabilito e fondato un piano generale per essa, .io non posso veramente e autenticamente vivere» (dr. E. Husserl, PersOnliche Aufzeich si nascondono in realtà scelte filosofiche assai impegnative. nungen vom 25.9. .1 906, op. cit., p. 444,) Per Husserl si tratta di uscire da una situazione di crisi, da una «situa 8-. E. Husserl, Storia critica delle idee, op. cit., p. 34. zione generale spirituale [che] ci riempie di tanta profonda insoddisfazione 9 J. Derrida, Tympan, in Marges De la philosophie, Les Éditions de Minuit, Paris 1972, p. XIX. che non è più possibile vivere ancora nelle sue norme e nelle sue forme C. Resta nota che «il logocentrismo è precisamente il tentativo, da parte del pensiero occiden tale, di porsi come custode di questo limite, di stabilirne una volta per tutte il perimetro, di 4 Ibtd., p. 445. racchiudere il proprio ambito in uno spazio omogeneo» (Cfr. C. Resta, Pensare al limite. Trac 5 PG, pp. 50-1. ciati di Derrida, Guerini, Milano 1990, p 35). 6 Pos, pp. 51-52. 10 VF, pp. 33-34. 18 19 La generazione della forma Genesi e struttura de a Husserl, il privilegio del presente non è mai stato messo in questione. 17 ressarci» . Vi è quindi una duplicità nella fenomenologia, e La voce e ilf eno Non ha potuto esserlo. Esso è l'evidenza stessa e nessun pensiero sembra meno si interessa esplicitamente ed esclusivamente ad un solo aspetto del possibile al di fuori del suo elemento» 11. Husserl, sotto questo aspetto, non problema. Essa non va intesa in nessun caso come quella lettura sistematica sarebbe dunque altro che l'ultimo rappresentante di una «rimozione non del pensiero di Husserl che Derrida spera di poter tentare un giorno 18. Del riuscita, in via di decomposizione storica» 12, della rimozione della scrittura resto, non è certo a caso che in un passaggio centrale di un'opera strategica e della non-presenza. Bisognerebbe quindi prendere alla lettera l'afferma mente decisiva quale Della grammatologia Derrida senta il bisogno di sotto zione disarmata del vecchio Husserl: «La filosofia come scienza, come una lineare che «un pensiero della traccia non può rompere con una fenomenolo scienza seria, rigorosa, anzi apodittica-il sogno è finito» 13. Bisognerebbe gia trascendentale più di quanto non possa ridurvisi» 19. dire che è proprio finito, e che proprio di sogno si trattava, poiché la «pre- Il testo di Derrida non si pone dunque affatto come una semplice deco senza a se, (. . .) non e. stata mai. da ta ma sognata» 14 . struzione della filosofia di Husserl, e tuttavia non può neanche essere inteso Ritenere che l'interesse di Derrida per la fenomenologia di Husserl sia come una sua prosecuzione. Esso si installa invece in quello iato tra il pro motivato da un'istanza decostruttiva sembra dunque avere una certa giusti gramma husserliano di una filosofia prima e di una fondazione ultima del ficazione. E tuttavia conviene forse non prendere decisioni affrettate. Re sapere e le concrete analisi fenomenologiche che non cessano di contraddire centemente, riferendosi all'importanza del pensiero husserliano nel clima questa direzione, spingendo verso una nozione di fenomenologia trascen~ culturale francese degli anni '50, Derrida ha ribadito di considerare la feno dentale liberata dall'istanza fondazionale. menologia «ancora oggi, in un'altra maniera, come una disciplina di un rigo Su questa contraddizione, su come Derrida vi si installi, dovremo tor 15 re incomparabile» , e in una nota dell'avvertenza del 1990 a Il problema nare. Sin da ora, a mero scopo orientativo, può però essere messa in luce la della genesi nella filosofia di Husserl dichiara: «Che si tratti della fenomeno contraddizione nella quale secondo Derrida si dibatte la fenomenologia hus logia o della dialettica, l'allontanamento non è mai stato per me privo di serliana: l'idea della presenza pura è contestata dalle descrizioni fenomenolo rimorsi>>16. Del resto, che Derrida intrattenga uno strano rapporto con la giche relative al movimento della temporaliz:wzione e alla costituzione del!' inter fenomenologia di Husserl lo vediamo già nel testo più critico verso la feno sogg,ettivztà, perché «nel più profondo di ciò che lega insieme questi due mo menologia, ne La voce e ilf enomeno: «Il destino storico della fenomenologia menti decisivi della descrizione, una non-presenza irriducibile si vede ricono sembra [ ... ] compreso tra questi due motivi: da un lato la fenomenologia è la scere un valore costitutivo, e con essa una non-vita o una non-presenza o non riduzione dell'ontologia ingenua, il ritorno ad una costituzione attiva del appartenenza a sé del presente vivente, una mai sradicabile non originatietà»20. senso e del valore, all'attività di una vita che produce la verità e il valore in · Siamo dunque in presenza di una posizione articolata, ricca di sfuma generale attraverso i suoi segni. Ma nel medesimo tempo, senza giustapporsi ture, di ambiguità produttive. Vi è un legame ambivalente tra il pensiero semplicemente a questo movimento, un'altra necessità conferma anche la della traccia e la fenomenologia trascendentale: da un lato la fenomenologia metafisica classica della presenza e segna l'appartenenza della fenomenolo trascendentale, nel suo progetto esplicito, nella sua idea di fondare una filoso gia ali' ontologia classica. È a questa appartenenza che abbiamo scelto di inte- fia prima resta all'interno della filosofia della presenza, dal!' altro essa, nei suoi contenuti analitici e nelle sue descrizioni, mostra un movimento irriducibi 11 J. Derrida, Oust'a et grammè, in Marges, op. cit., p. 36. 12 J. Derrida, Freud e la scena della scrittura, in La scrittura e la differenza, op. cit., p. 255. le in cui la non-presenza, il non-ora e l'altro, lungi dall'essere costituiti da una 13 E. Husserl, Appendice XXVII di Die Krisis der europilischen Wissenscha/ten und die transzen soggettività che li precederebbe, si vedono riconoscere un ruolo costituente. dentale Phiinomenologie, Husserliana, vol. VI, a cura di W. Biemel, Martinus Nijhoff, Den Haag In questo lavoro vorremmo allora cercare di analizzare: 1) la posizione 1959 [trad. it. di E. Filippini, La crisi delle scienze europee e lafenomenologt'a trascendentale, Il di Derrida nei confronti della fenomenologia di Husserl, cioè che cosa se Saggiatore, Milano 1987, p. 535]. condo Derrida segna l'appartenenza della fenomenologia alla metafisica della 14 J. Derrida, De la grammatologie, Les Éditions de ]\.1._jnuit, Paris 1967 [trad. it. di R. Balzarot ti, F. Bonicalzi, G. Contri, G. Dalmasso e A. C. Loaldi, Della grammatologia, Ja ca Book, Milano 17 VF, pp. 56-57. Corsivo mio. 19892, p. 131. D'ora in poi citata come G]. 18 IbM., p. 32. l5 J. Derrida, Ponctuations, op. cit., p. 444. 19 G, p. 70. 16 PG, p. 52. 20 VF, p. 35. 20 21

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