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La Fonte ai Confini del Mondo vol. 01 PDF

324 Pages·2004·1.97 MB·Italian
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Nel regno di Upmeads, i figli del re hanno sete di avventure, e il sovrano, dopo mille richieste, accetta infine di lasciar partire tutti tranne il più giovane, Ralph; questi però fugge di nascosto, per dirigersi verso Ulstead. È proprio lì che apprende dell’esistenza della Fonte ai confini del mondo, dove è possibile trovare un’acqua miracolosa in grado di guarire ogni ferita, conquistare l’amore e rendere immortali. E mentre Ralph si avventura in terre incantate e mutevoli, incontrando il pericolo, la guerra e l’amore, chi legge è letteralmente trascinato nel mondo creato dalla ricchissima immaginazione di Morris, seguendo il lungo viaggio del protagonista, un’impresa geografica e al tempo stesso spirituale. Pubblicato per la prima volta nel 1896, La Fonte ai confini del mondo è un’opera centrale per la fantasy moderna. Morris, infatti, è stato capace di assemblare elementi di romanzi mitologici, saghe medioevali, celtiche e nordiche, poemi cavallereschi, testi teosofici e mistici, e trasporli in un genere nuovo, nel quale è fondamentale l’ambientazione in un mondo e in un tempo immaginari, ove vigono le leggi della magia e dell’irrazionale. Nato a Walthamstow (nell’Essex) nel 1834 da una ricca famiglia borghese, William Morris fu arredatore, pittore (iniziatore del movimento preraffaellita), studioso di arti applicate, poeta, traduttore, romanziere e riformatore sociale. La sua profonda conoscenza delle opere classiche, che poneva costantemente a confronto con il tempo nel quale viveva, lo rese un multiforme protagonista della vita culturale nell’Inghilterra di fine Ottocento. Morì nel 1896 a Hammersmith. WILLIAM MORRIS LA FONTE AI CONFINI DEL MONDO romanzo Traduzione dall’inglese di Paola Bruna Cartoceti Postfazione di Sandro Pergameno Scan e Rielaborazione di Purroso Prima edizione: luglio 2005 Titolo originale: The Well at the World’s End vol. 1 © 2005 by Fanucci Editore via delle Fornaci 66, 00165 Roma tel. 06.39366384 - fax 06.6382998 Indirizzo di posta elettronica: [email protected] Indirizzo internet: www.fanucci.it Proprietà letteraria e artistica riservata Stampato in Italia - Printed in Italy Tutti i diritti riservati Progetto grafico: Grafica Effe Illustrazione di copertina: Danny Flynn WILLIAM MORRIS LA FONTE AI CONFINI DEL MONDO Libro primo La via per l’amore 1 Le strade si dividono Tanto tempo fa c’era un piccolo paese governato da un regulus, un re minore di nome Peter. Il re aveva quattro figli che si chiamavano Blaise, Hugh, Gregory e Ralph: Ralph era il più giovane, di soli ventun inverni, e Blaise il maggiore, avendone visti trenta. Giunse il momento in cui questi giovani cominciarono a trovare angusto il regno del padre; desideravano conoscere i costumi di altre genti, e conquistarsi la propria vita. Infatti, pur essendo figli di re, le loro sole ricchezze consistevano in buon cibo e bevande, abbondanti e perfino in eccesso; le stanze più confortevoli; amici con cui far baldoria e fanciulle da baciare, anche queste della migliore varietà; la libertà di andare e venire come meglio credevano; il cielo sopra di loro, la terra a sorreggerli, i prati e i campi, i boschi, i ridenti ruscelli e le collinette di Upmeads, poiché questo era il nome del loro paese, il regno di re Peter. Così, avendo poco, desideravano molto; e ancora di più perché, pur essendo figli di re, avevano scarso potere, se non sui loro cavalli e cani: infatti, gli uomini di quel paese erano vassalli caparbi e robusti che non sopportavano i comportamenti arroganti, pronti a restituire colpo su colpo e a ricambiare una parola scortese con uno schiaffo. Tutto considerato, quindi, c’è poco da meravigliarsi se i figli di re Peter si sentivano limitati nella loro piccola terra, dove non si trovava alcuna grande città mercantile, nessun potente castello o nobile abbazia; nulla, se non gli eleganti palazzotti dei nobili minori, e qua e là la fattoria di un uomo libero o la dimora di un cavaliere; molte belle chiese, e perfino una residenza di buoni canonici, che non conoscevano la strada per Roma né sapevano trovare la porta della tesoreria. Così, alla lunga, questi giovani logorarono il padre e la madre con la loro insofferenza e il desiderio di partire: fino a quando, un bel pomeriggio caldo di giugno, re Peter si alzò dal tappeto che il priore di san Giovanni al Ponte gli aveva donato (vi si era disteso dopo pranzo, per dormire fra l’erba del frutteto) ed entrò nel salone del palazzo, chiamato la Casa Alta di Upmeads, e fece convocare i quattro figli. I giovani si presentarono davanti al trono, e il re disse: «Figli miei, mi avete a lungo assillato con il vostro desiderio di viaggiare per le strade del mondo; ora, se davvero desiderate andarvene, ditemi: quando vorreste partire, se poteste scegliere?» I figli si guardarono, e i tre più giovani accennarono con il capo a Blaise, il maggiore, che cominciò: «Se non fosse per l’amore e l’onore che portiamo a te come a nostra madre, vorremmo andarcene subito, perfino con il sapore del pranzo di mezzogiorno ancora in bocca. Ma sei tu il signore di questa terra, e tu decidi. Ho detto bene, fratelli?» E loro risposero: «Sì, sì.» Allora il re disse: «Bene! Ora il sole è alto e caldo; ma se cavalcate senza fretta potreste arrivare a un buon ostello prima di notte senza sfiancare i cavalli. Dunque presentatevi fra un’ora al Cammino dei Quattro Desideri, e in quel luogo e in quel momento vi darò licenza di partire.» I giovani si riempirono di gioia all’udire le sue parole; e si separarono, ciascuno raccogliendo le poche cose che riteneva necessarie e che poteva portare con sé senza appesantirsi; poi si armarono, e volevano ordinare agli scudieri di condurre i loro cavalli, ma gli scudieri si erano già recati al Crocevia per ordine del re. Così i quattro giovani vi si avviarono a piedi, ridendo e chiacchierando spensierati. Bisogna dire che il Crocevia si trovava solo a mezzo miglio dalla Casa, situata in un’ansa del fiume Upmeads Water, fra i prati verdeggianti ai piedi dei campi più elevati; lì la terra risaliva lievemente verso la campagna collinosa e le nascoste montagne del Nord; ma a sud una catena di basse colline correva lungo il fiume, da ovest a est. Al di là di queste alture, in un luogo da cui si potevano vedere i colli più alti a sud, che si estendevano soprattutto a est e a ovest, terminava a quel tempo il regno di Upmeads; i popoli confinanti erano pacifici e amichevoli, e usavano mandare doni al sovrano. Ma a nord, oltre il Crocevia, re Peter era signore di un vasto e fertile tratto di terra. Eppure non fu mai ricco, perché non aveva la libertà di tassare e sfruttare il popolo, né invero l’avrebbe usata se l’avesse avuta; infatti non era un uomo malvagio, bensì benevolo e misurato. Nelle marche settentrionali scoppiava qualche guerra, poiché terminavano in una grande foresta densa di alberi; il possesso di quel bosco era conteso, e re Peter e i suoi figli vi si avventuravano a loro rischio e pericolo, ma vi era grande abbondanza di daini, cervi e cinghiali, e anche orsi e lupi. Il signore dall’altra parte del bosco era più potente di re Peter, sebbene fosse un vescovo, e un barone della Santa Chiesa. In realtà era un avido assassino che compiva i suoi crimini tramite i suoi vicari, cavalieri e soldati che avevano ottenuto feudi da lui, o da lui erano pagati. In quella foresta era morto in battaglia il padre di re Peter, e anche il fratello maggiore; quindi, essendo uomo di pace, il re vi si recava di rado, sebbene i suoi tre figli più grandi vi si fossero avventurati e ne fossero fuggiti valorosamente. Quanto a Ralph, il più giovane, suo padre ancora non gli aveva permesso di recarsi al Bosco Conteso. Dunque i giovani arrivarono al Crocevia, e trovarono il padre seduto su un mucchio di pietre; c’erano anche otto cavalli, quattro destrieri e quattro ronzini, e quattro scudieri. Così loro si fermarono di fronte al re, attendendo curiosi le sue parole. Disse re Peter: «Nobili figli, voi vorreste partire per un’avventura, in cerca di una terra più vasta e una vita più emozionante di quella che io potrei darvi qui: così sia! Ma io sto invecchiando, e non ho più l’età per avere bambini: quindi uno di voi, figli miei, deve rimanere a casa per prendersi cura di me e di vostra madre, e per guidare i nostri prodi in guerra se dovesse presentarsi un pericolo. Ora, il mio ingegno non mi aiuta a scegliere chi di voi dovrà partire e chi restare. Infatti siete molto diversi; i difetti che uno di voi non possiede appartengono all’altro, e il valore di uno manca all’altro. Blaise è saggio e prudente, ma non sa lavorare con le mani. Hugh è un cavaliere forte e pronto all’azione, ma testardo e temerario, ed eccessivo nel mescere; e Gregory è cortese e di molte parole, ma esitante; anche se non lo chiamerei un codardo. Quanto a Ralph, è di bell’aspetto, e potrebbe essere saggio come Blaise, coraggioso come Hugh ed eloquente come Gregory; ma di tutto questo sappiamo poco o niente, poiché è ancora giovane e inesperto. Eppure potrebbe fare meglio di voi, e mi auguro che così sarà. Tutto considerato, quindi, vi dico che non so come scegliere fra voi, figli miei, quindi lascerò che il caso decida per me: estrarrete a sorte le vostre vie. Il filo di paglia più lungo andrà a nord, e il successivo a est; la terza paglia manderà a ovest chi la tira; ma colui al quale toccherà la paglia più corta tornerà a casa con me, per affrontare insieme le mie fortune e i mutamenti della vita; ed è molto più probabile che questi siederà sul mio trono quando non ci sarò più, e lui verrà chiamato re di Upmeads.

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