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La filosofia delle università PDF

132 Pages·1992·4.372 MB·Italian
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Art hur Schopenhauer LA FILOSOFIA DELLE UNIVERSITÀ Traduzione di Giorgio Colli Con un saggio di Manlio Sgalambro ADELPHI EDIZIONI INDICE Avvertenza di Franco Volpi 9 Note 115 Carpe veritatem di Manlio Sgalambro 121 AVVERTENZA I1 presente libello contro la filosofia univer- sitaria del suo tempo fu pubblicato da Scho- pen hauer nei Parerga e paralipomena. L'opera, apparsa in due volumi nel 1851, raccoglie, co- me recita il sottotitolo, gli «scritti filosofici mi- nori *: ultima sua grande fatica, reca in esergo la massima della sua intera esistenza intellet- tuale: Vztam zmpendere vero. Schopenhauer aveva iniziato a lavorarvi sei anni prima, come si ricava dal carteggio con gli editori ai quali offre l'opera. Anche al di- scepolo Julius Frauenstadt scrive che l'opera gli era costata .due ore mattutine di lavoro per sei anni», ma «i relativi materiali preli- minari - così continua la lettera -li ho ac- cumulati nel corso di trent'anni della mia vita» (30 settembre 1850). Tra le carte inedi- te del pensatore sono conservate le prime ste- sure per la prefazione alla futura opera, che risalgono appunto al 1845. Tanto impegno non servì però a rendere me- no travagliata la pubblicazione del libro. Nel 1850, intravedendo l'imminente conclusione della sua fatica, Schopenhauer offrì il mano- scritto a F.A. Brockhaus di Lipsia, già edito- re del Mondo, dichiarando tra l'altro: .Penso che dopo quest'opera non scriverò più nul- la, perché vorrei evitare di mettere al mondo 9 la debole prole della senilità, che accusereb- be il padre e ne intaccherebbe la Per convincere l'editore, cauto dopo l'insucces- so del Mondo, gli scrisse che l'opera era .di gran lunga la più popolare» fra quelle da lui scritte e che conteneva non una filosofia per la scuola e l'accademia, ma una «filosofia per il mondo». Invano. Brockhaus respinse l'of- ferta che Schopenhauer avanzò per ben tre volte: il 26 giugno, 1'8 luglio e il 3 settembre. Dopo altri infruttuosi tentativi con la Herr- mannsche Buchhandlung di Francoforte e la Dieterichsche Buchhandlung di Gottinga, e grazie agli uffici di Julius Frauenstadt, nell'ot- tobre finalmente Schopenhauer firmò un contratto con una sconosciuta libreria editrice di Berlino, A.W. Hayn. I1 manoscritto fu con- segnato il 22 ottobre 1850, e il giorno seguen- te Schopenhauer, che si sentiva ormai come <<undao nna gravida in attesa della levatrice», poteva finalmente annunciare a Frauenstadt: <<Sonov eramente felice di assistere al parto di questo mio ultimo rampollo, e con ciò con- sidero ormai compiuta la mia missione in questo mondo».L a stampa iniziò nel febbraio dell'anno seguente e i due volumi furono in li- breria, in 750 copie, nel novembre 1851. Nonostante le diffidenze degli editori, l'ope- ra incontrò un grande successo di pubblico - successo che però ebbe origine all'estero: da un lusinghiero intervento di John Oxenford nella «Westminster and Foreign Quarterly Review» (1853), significativamente intitolato Icorwchm in German Philosophy e subito tradot- o 1 to dalla «Vossische Zeitungn di Berlino; da una successiva recensione di St. René Taillan- dier nella ~Revued es deux mondes~(1 856); e, infine, dal celebre articolo di Francesco De Sanctis su Schopenhauer e Leopardi nella Rivi- N sta contemporanea. (1858). Dopo il trenten- nale silenzio con cui Schopenhauer aveva pagato la sua polemica opposizione ai tre sofistin Fichte, Schelling e Hegel, e alla loro «genia universitaria», gli arrideva, finalmen- te, la fama a lungo attesa. Ueber die Universitats-Philosophiei,l terzo trat- tatello dei Parerga, rappresenta lo sfogo di Schopenhauer, ma anche la sua pubblica re- sa dei conti con i filosofi di professione e il loro ostracismo. In verità le attenzioni non erano mancate: si ricordino, tra l'altro, la re- censione di Gottlob Ernst Schulze - l'auto- re dell'Aenesi~us- allo scritto Sulla quudru- plice radice &l principio di ragione suficiente nei ~GottingischeG elehrte Anzeigen (1814) e le equilibrate pagine dedicategli dallo hegelia- no Karl Rosenkranz nella sua Geschichte der Kant'schen Philosophie (Storia della filosofia kantiana, 1840).L e reazioni dei «filosofi uni- versitari~a lla nuova opera, contenente una polemica tanto velenosa, non si fecero atten- dere a lungo. Tra i primi a intervenire fu pro- prio Rosenkranz, il quale, tra l'altro, insinuò malignamente che la recensione apparsa nella <<WestminsteRr eview~i n realtà fosse stata scritta in Germania. Ma significativi per lo scompiglio che l'attacco di Schopenhauer portò tra le file della corporazione sono in 11 particolare gli articoli apparsi nella ~Zeit- schrift fur Philosophie und philosophische Kritikn, una delle più prestigiose riviste filo- sofiche dell'epoca, diretta da Immanuel Her- mann Fichte e Ilermann Ulrici: in pratica non ci fu numero in cui non si parlò di Schopen- hauer. Tra coloro che vi presero la parola, ol- tre ai due direttori, spiccano i nomi dello hegeliano Carl Ludwig Michelet e di Franz Hoffmann, curatore dell'edizione delle ope- re complete di Franz Baader, un altro filoso- fo romantico bersaglio degli strali polemici di Schopenhauer. Va detto però che altri, co- me lo storico hegeliano della filosofia Johann Eduard Erdmann, presero atto pubblicamen- te, dalle pagine della stessa rivista, dell'ormai innegabile consacrazione di Schopenhauer. Erdmann gli dedicò inoltre una trattazione di quasi una quarantina di pagine nel suo Ver- such einer wissenschaftlichD arstellung den~e uern Philosophie (Tentativo di una esposizione si- stematica della filosofia moderna). I1 presente volume contiene il trattate110 scho- penhaueriano nella versione di Giorgio Col- li, originariamente pubblicata nell'edizione completa dei Parerga eparalipomena nella Bi- a blioteca di autori classici. (n. 77) da lui di- retta (Boringhieri, Torino, 1963) e quindi, in una nuova edizione, nei «Classici. Adelphi (Milano, 1981- 83).Q uanto alle altre traduzio- ni esistenti, la precedente di Giovanni Papi- ni, con introduzione dello stesso e appendice di G. Vailati (La$loso$a &lle università, Carab- ba, Lanciano, 1909), ha un valore più che al- tro storico, quella successiva, di Anacleto Ver- recchia (SullajlosoJia da università, Fogola, To- rino, 1990), tiene conto naturalmente della versione di Colli. Da considerare «d'autore»,o rmai classica, la versione di Colli viene qui riproposta in for- ma immutata. Poiché però il testo originale su cui si basò Colli - quello di Eduard Gri- sebach, nella terza edizione (superficialmen- te) rivista da Ernst Bergmann (Arthur Schopen- hauers samtliche Werke in sechs Banden, Reclam, Leipzig, 1921- 24) - nel frattempo è stato mi- gliorato nella edizione di Arthur Hubscher (Samtliche Werke, 7 voll., Brockhaus, Wiesba- den, 19723, rivista da Angelika Hubscher, 19884)e in quella di Ludger Lutkehaus (Wer- ke, 5 voll. più uno di apparati, Haffmans, Zu- rich, 1988), essa è stata riscontrata e ricon- trollata su queste due edizioni. FRANCO VOLPI PLATONE, Repubblica, v11 I1 fatto che la filosofia sia insegnata nelle uni- versità, le riesce indubbiamente di vantaggio sotto molti punti di vista. In tal modo essa vie- ne ad acquistare un'esistenza pubblica, e il suo stendardo è piantato dinanzi agli occhi degli uomini, cosicché la sua esistenza è continua- mente riportata alla memoria e posta in ri- lievo. I1 vantaggio principale di questo sarà però che più di un cervello giovane e capace la potrà conoscere e sarà invogliato al suo stu- dio. Bisogna tuttavia ammettere che chi ha at- titudine per la filosofia e ne sente il bisogno potrebbe accostarsi a essa e conoscerla anche per altre vie. Coloro infatti che si amano e so- no nati gli uni per gli altri si ritrovano facil- mente: le anime affini si salutano già veden- dosi da lontano. Un tale individuo sarà quindi attratto più potentemente e più efficacemente da qualsiasi libro di un vero filosofo, che gli venga tra le mani, piuttosto che dalle lezioni di un filosofo di cattedra, quale può udirsi co- munemente. Oltre a ciò, al liceo si dovrebbe leggere con cura Platone, che è lo stimolante più efficace dello spirito filosofico. In gene- rale però, sono andato gradualmente convin- cendomi che la suddetta utilità della filosofia cattedratica è superata dal danno che la filo- sofia come professione reca alla filosofia co- 17

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