ebook img

La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico. Da Socrate ad Aristotele. Aristotele e i Peripatetici più antichi PDF

589 Pages·1966·22.63 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico. Da Socrate ad Aristotele. Aristotele e i Peripatetici più antichi

E. ZELLER - R. MONDOLFO LA FILOSOFIA DEI GRECI NEL SUO SVILUPPO STORICO PARTE II DA SOCRATE AD ARISTOTELE Volume VI Aristotele [Tomo terzo] e i Peripatetici più antichi A CURA DI ARMANDO PLEBE <<LA NUOVA ITALIA>> EDITRICE FIRENZE PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA 1a edizione: marzo 1966 Testo della 4a edizione tedesca con nuovi aggiornamenti Titolo dell'opera originale Die Philosophie der Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung Leipzig, G. R. Reisland, 1921 Traduzione di CLAUDIO CESA STAMPATO IN ITALIA - PRINTED IN ITALY ARISTOTELE (Etica, Politica, Retorica, Estetica, Filosofia della religione, Conclusioni) I PERIPATETICI PIU ANTICHI Il presente volume contiene le sezioni XII-XXI del capitolo III della parte II dell'opera zelleriana. Le sezioni I-IV e V -XI de~lo stesso capitolo costituiranno rispettivamente i volumi IV e V. XII SEZIONE LA FILOSOFIA PRATICA A.- L'ETICA Le analisi delle quali finora si è parlato trovavano 607 il loro fine nella conoscenza per sé del reale ; ma ce ne sono altre che concludono ad una attività nei con fronti della quale il sapere occupa una posizione su bordinata, ausiliaria; e questa attività consiste in un creare o in un fare 1• Gli studi scientifici che riguar dano questi ultimi argomenti sono definiti compren sivamente col nome di politica 2, benché Aristotele distingua subito la teoria dello stato in senso stretto dall'etica 3, che, per natura, precede la prima. A pro- 1 V e di sopra p. 1774 n. 3 ; sul procedere di questa scienza vedi p. 1664 n. 2. Che anche in essa non si tratti s o l t a n t o di una utilità pratica si deriva, tra l'altro, da Pol. III 8, inizio : 8e:1: 8è [LLXpij> 8t<X t.tocxpo-répoov e:bte:i:v -rtç éx&:cr-r1j -rmhoov -réilv 7tOÀL -re:téJlv écr-r(v· xocl y<Xp l::x.e:t -rtv<Xç &7top(ocç, -rij> 8è 7te:pl éx&:cr't"'ljV t.té- -!l-o8ov !pLÀOO"O<pOUV't"L xocl [L~ [L6VOV &7to~Àé7tOV't"L 7tpÒç 't"Ò 7tptX't"'t"E:LV otxe:1:6v tcr't"L 't"Ò [L~ 7tOCpopq.v [.t7j8é 't"L XOC't"ocÀd7te:LV, &ÀÀ!X 87jÀOUV 't"~V 7te:pt &xoccr-rov &À~-!l-e:tocv. Se la filosofia pratica, in quanto pratica, si oc cupa del fare, essa però, in quanto filosofia, ha insieme l'interesse, puramente scientifico, del conoscere. 2 Vedi p. 1824• La filosofia pratica viene anche detta lj 7te:pl -r&v-!l-poomvoc cptÀocrocp(oc (Eth. X 10, 1181 b 15). 3 A p. 182', accettando la tesi corrente, ho detto, a proposito del rapporto tra etica e politica, che l'etica tratta dell'attività etica del singolo, e la politica dello stato ; e ciò non è errato, come risulta anche dalle osservazioni del NICKES, De polit. Arist. 2 LA FILOSOFIA PRATICA : L'ETICA l 608 posito dell'etica, bisogna anzitutto analizzare quale sia, secondo Aristotele, il fine di ogni attività umana ; libr., p. 5 sg. e del BRANDIS, p. 1335. È un fatto che Aristotele distingue (Eth. X 10) le due parti della« politica» nel modo se guente : la politica deve fornire i mezzi per applicare in pratica quella scienza della virtu che si è ottenuta nell'etica; ed il filo sofo giustifica la necessità di questa seconda ricerca osservando che i discorsi (o la scienza, Myo~), da soli, non bastano a rendere virtuosi gli uomini ; per conseguenza etica e politica vanno consi derate come la parte pura e la parte applicata di una stessa scienza. Dato che, secondo Aristotele, quei mezzi si possono tro vare soltanto nella vita sociale, mentre nella esposizione delle virtu etiche in quanto tali (che è data nell'Etica) se ne parla solo in generale, l'affermazione suddetta corrisponde al rapporto effet tivo tra le due opere ; a.nche Aristotele distingue (Eth. VI 8, 1141 h 23) tra due tipi di scienza pratica, che si occupano l'uno del singolo individuo e l'altro dello stato. ~cr't'~ 3è: - egli dice - x.cxt ij 7tOÀ~'t'~K~ Kcxl TJ <pp6V1JO"Lc; ij CXÙ't'~ fLÈ:V ~!;~c;, 't'Ò fLÉV't'ot dvcx~ OÙ 't'CXÙ't'ÒV CXÙ· 't'ex re;, e dopo aver distinto le parti della politica ('t'~ c; 7te:pl 7t6À~v, sottinteso i:mcr't'~fL"l)c;) continua : 3ox.e:r aè: x.cxt <pp6v1Jcr~c; fLcXÀ~cr't'' dvcx~ ij m:pl cxÙ't'ÒV x.cxt ~ex. La <pp6v1Jmc; è però la scienza del comportamento etico, e l'etica non è altro che l'esposizione dei principi posti dalla <pp6v1Jcr~c;, tanto che Eudemo (vedi p.1814 n. 6) la chiama addirittura con questo nome. Non è esatto dire che la cosiddetta «Grande etica» (Magna Moralia) subordini la politica all'etica (BRANDIS, loc. cit.) : subito all'inizio essa definisce quest'ultima fLÉpoc; 't''ìjc; 7t"OÀ~'t'~K~c;, aggiun gendo che la scienza nel suo insieme è chiamata a buon diritto non etica, ma politica. Il NICKES cit. vede nell'Etica soltanto uno studio del sommo bene, definizione, questa, che è troppo limitativa, in quanto tiene conto soltanto della scoperta e dell'enumerazione delle parti co stitutive del sommo bene; la stessa Etica (X 10, iniz.) compendia il proprio contenuto sotto i quattro titoli seguenti : sommo bene, virtQ., amicizia e piacere, ed in questo modo si vede, anche a prima vista, che essa non è soltanto una descrizione del sommo bene, ma un'esposizione di tutta l'attività etica; e, d'altra parte, il voler riportare alla trattazione dedicata al sommo bene tutte le analisi particolari sulle parti costitutive e sui presupposti di esso ne allargherebbe eccessivamente il concetto : perché proprio quella che ne è la parte costitutiva piu importante, cioè l'attività teo retica, non è approfondita nell'Etica. [I RAPPORTI TRA ETICA E POLITICA IN ARISTOTELE Per i rapporti tra etica e politica in Aristotele è ora da rive dersi tutta la questione di Pol. III 4-5 alla luce di due impor- L'ETICA SECONDO ARISTOTELE 3 seguiremo poi la sua esposizione sulla natura del· l'attività etica e sulle singole virtu - per riattac· tanti studi: KATHE KAHLENBERG, Beitrag zur Interpretation des III. Buches der aristotelischen Politik, Berlin 1934 e EGON BRAUN, Aristoteles iiber Biirger- und Menschentugend, zu Politica III 4 und 5 (Osterr. Akad. d. Wissensch., Philos.-histor. Klasse, Sitzungsber. 236, B. 2, Wien 1961). La Kahlenherg (p. 12 sgg.) fa rilevare come in Aristotele coesistano la teoria platonica del l'identità della cpp6v1)<nc; che deve possedere il governante con la 't"E:ÀELOC &pe:'t"~ che è il culmine della vita etica, con la teoria gorgiana della molteplicità e relatività delle virt6. etiche, le quali quindi si allineano, anziché identificarsi, con la virtu politica. I. Braun (p. 33), riprendendo la tesi della Kahlenherg, nota in particolare come la teoria platonica dell'identità di virt6. etica e virtu politica caratterizzi il libro III della Politica, imperniato sull'ideale della costituzione aristocratica-normativa, a differenza del libro VII. Ciò viene a confermare la tesi di ARTHUR RosENBERG (Aristoteles iiber Diktatur und Demokratie, in Rhein. Mus. 82 [1933) 339-361) secondo cui nel libro III della Politica solo il genio politico possiederebbe la perfetta virtu, mentre invece nel libro VII ogni singolo cittadino sarebbe in grado di diventare crTCou8oc'ì:oc; nel senso della perfetta virtu. Queste considerazioni genetiche sullo sviluppo della Politica aristotelica (per ulteriori dettagli cfr. la nostra aggiunta alla n. 16 della sez. XIII) possono aiutare a risolvere la difficile questione di Eth. Nic. 1094 h 11, dove Aristotele dice : 1j (J.È:V ouv (J.É.&o8oc; 't"OO't"CilV ècp[e:'t"OCL, TCOÀL't"LX~ 't"Lç OUO"OC, per la quale è ora da vedersi A. GAUTHIER e J. Y. JoLIF, op.cit., II 10-12. Si è cioè ripresa ora l'osservazione di Eustazio, che quel 't"Lç implica la convinzione che l'etica possa identificarsi soltanto con una data sorta di politica e non con ogni politica. Richiamandosi a Eth. Nic. VI 8-9, 1141 h 24 - 1142 a 11, Gauthier e Jolif sostengono cioè che Aristotele distinguesse la politica come scienza universale dalla politica come pratica corrente : « au plan de la science universelle se tient la "politique " architectonique qu'est la nomothétique, dont le role est de fixer les normes générales de l'action et la fin à atteindre; au plan de la pratique courante se tiennent la politique au sens usuel du mot, dont l'objet est le gouvernement de la famille et la sagesse pratique, dont l'ohjet est le gouvernement de soi-meme. Il n'est pas douteux que, dans le cadre de cette division du savoir pratique, c'est à la " politique " architectonique, c'est-à-dire à la nomothétique, qu'Aristote entend identifier la morale (cfr. VII 12, 1152 h 1-3) ». Nella questione di Magn. Mor. 1181 a 24 - 1182 a l, dove Aristotele considera l'etica (J.Époc; T'ìjç TCOÀL't"LX'ìjç, l'interpretazione 4 LA FILOSOFIA PRATICA : L'ETICA l 609 carci, a questo punto, a ciò che il filosofo dice sull'ami cizia, che è il punto di ~sione tra etica e politica 4• l. Il fine di ogni attività umana 5 è il bene, e piu precisamente quel bene a cui si può giungere me diante questa attività; l'oggetto dell'etica è infatti soltanto il bene reale, non l'idea del bene, nella sua l 610 forma generale 6• Il fine ultimo dell'etica potrà con- del Brandis non è cosi facilmente confutabile come riteneva lo Zeller. A questo proposito, bisogna almeno tener presente Rhet. I 2, 1356 a 27-28 (cfr. MÉDÉRIC DuFOUR, Aristote Rhétorique, l, Paris 1932, p. 77 n. l), dove Aristotele ritiene che anche la reto rica sia da considerarsi una parte della politica : 8LÒ xoct un;o Me:-rocL U1tÒ 't'Ò oxij!J.IX 't'Ò -r'ìjç 1tOÀL't'LX'ìjc; i) P"IJ't'OflLXlJ- - P.]. 4 Si è già parlato a p. 1014 sg. delle tre esposizioni dell'etica aristotelica. Nelle pagine che seguono io mi atterrò all'Etica nico machea, che è la sola autentica, citando i passi paralleli dalle altre due etiche solo ove esse contengano dei chiarimenti o delle divergenze notevoli. 6 Si cfr. a questo proposito TEICHMULLER, Die Einheit der arist. Eudiimonie, in Bulletin de la classe d. se. hist. philol. et polit. de l'Académie de St. Petersbourg, t. XVI, 20 sgg., p. 305 sgg., che mette giustamente in evidenza la differenza tra le parti costi tutive della felicità e le condizioni esterne di essa. 6 Eth. I l, inizio : Iliìlmx: 't'ÉXV"IJ xoct n;iìlcrcx: !J.É.S.o8oc;, O!J.O[wc; 8è n;piìl~!ç -re: xoct n;pooctpe:crLc;, &.yoc-8-ou 't'Lvoc; &cpte:cr-8-ocL 8oxe:r· 8Lò xcx; Àwc; &.n;e:cpljvocv-ro -r&.yoc.S.6v, ou n;&;n-' &cpte:-raL. Questo bene viene però già qui (1094 a 18) e nel c. 2, 1095 a 16 definito n;pocx-r6v, n;pocx-ròv &.ycx;.S.6v. Nel c. 4 Aristotele passa quindi a parlare piu ampiamente dell'idea platonica del bene ; e dopo aver sollevato contro di essa molt;e altre obiezioni (vedi p. 2954) dice (1096 h 30): questo argomento fa parte in realtà di un'altra scienza; d ycl:p xcx;t ~cr't'LV f.v 't'L xoct (è la lezione che il RAssow, Forsch. ub. die nikom. Eth., p. 53 sg. pone, sull'autorità di tre manoscritti, al posto di 't'Ò) XOLV'ìj XIX't'"IJYOflOU!J.f:VOV &.yoc-8-Òv 'ÌÌ XWflLcr-r6v 't'L ocu-rò xoc-8-' ocu-rò, 87iÀov roç oux òlv d1J n;pocx-ròv oòaè: X't'"IJ't'Òv &.v -8-pwmp· vuv 8è -roLOu-r6v 't'L 1:7)-re:hocL. E non è nemmeno esatto dire che l'idea del bene offra, almeno come modello originale, il principio ispiratore per i X't'"IJ't'ÒI: xocl n;pocx-rÒI: -rwv &.yoc-8-wv. A questo proposito, tra l'altro : &n;opov 8è XIXL 't'L &rpe:À1J-8-1Jcre:'t'IXL urp&:v't'"IJc; 'ÌÌ -réxvwv n;pòc; -r~v ocu-rou -rÉXV7)V e:t8wc; ocu-rò -r&.yoc.S.6v ecc., come se la filosofia dell'etica dovesse servire ai lavori artigiani, il che non è certamente il caso perAristotele (e lo voglio affermare espres- LA FELICITÀ, FINE UJ.TIMO DELL'ETICA 5 sistere però solo nel sommo bene, cioè in cio a cui si tende assolutamente per lui, non per altre ragioni, e che per sé è sufficiente a conferire alla vita il massimo valore 7, Non c'è dubbio che questo sia la felicità 8, samente, per tranquillizzare il TEICHMULLER cit., p. 315 sg.); ep pure dovrebbe essere proprio cosi, se egli era in grado di muovere a Platone un'obiezione che si poteva benissimo volgere contro le sue proprie affermazioni, perché il tessitore o il falegname non sono in grado di trarre grandi vantaggi per la loro professione neppure dalle analisi aristoteliche sulla felicità. a ~~ 7 Eth. I l, 1094 a 18 : d 8~ 't"t 't"ÉÀoç; ~cr't"t 't"WV 7tp0CX't"WV 8t' ocÙ't"Ò ~ouÀ6(LE-&oc, 't"tXÀÀoc 8è: 8t!X 't"oi:i't"o, xoct (l~ n;&v't"oc 8t' ~npov oclpoÙ(le:.fl.oc ( n;p6e:tcrt y!Xp ofhw y' dc; ébte:tpov, lilcr't"' e:!voct xe:v~v wc; xoct (LOC't"oc(ocv 't"~V /Spe:/;tv) 87jÀOV 't"OU:<' ÒÌV d'l) 't"&yoc.fl.ÒV (il bene in assoluto) xoct 't"Ò ò!ptcr't"ov. c. 5 : per ogni attività il bene è ciò o o xliptv 't"lÌ( ÀomÒ( n;p&ne:'t"oct, il 't"ÉÀoç;; &cr't"' e:! 't"t 't"WV n;pocX't"WV &.n;&v't"wv ~cr't"t 't"ÉÀoç;, 't"Ou't"' &v e:!7J 't"Ò n;pocx't"ÒV &yoc.fl-6v, d 8è: n;Àe:(w, 't"OCU't"oc... 't"Ò 8' ò!ptcr't"OV 't"ÉÀe:t6v 't"t cpoc!ve:'t"oct... 't"e:Àe:t6npov 8è: ÀÉ yo(le:V 't"Ò xoc.fl.' OCÙ't"Ò 8tWX't"ÒV 't"OU 8t' ~'t"e:pov xoct 't"Ò (l7J8É1t"O't"e: 8t' ò!ÀÀo oc!pe:'t"Òv 't"Wv xoct xoc.fl.' ocù't"IX xoct 8tli 't"ou.fl.' oc!pe:•wv, xoct &.n;À&ç; 8~ 't"ÉÀe:tov •Ò xoc.fl.' ocÙ•Ò oc!pe:•Òv &e:t xod (l7J8Én;o't"e: 8t' &no. E piu a· avanti : 't"Ò y!Xp 't"ÉÀe:tov &yoc.fl.òv oc\hocpxe:ç; e:!voct 8oxd. .. 't"Ò oclhocp a xe:c; 't"(.fl.e:(le:V (LOVOU(LE:VOV oc!pe:'t"ÒV 7tote:f: 't"ÒV ~(ov xoct (l'l)8e:vÒç; É:V- 8e:/i (cfr. PLATONE, Phileb. 22 B); X 6, 1176 h 3.30. Cfr. I 12 ove si spiega che la felicità, proprio in quanto è uno stato di per fezione, non è un ~n;octve:•6v ma un 't"L(ltov, un .xpe:'i:'t"'t"Ov 't"Wv ~7t0Ct Ve:'t"WV. 8 Aristotele lo presuppone come universalmente noto in Eth. I 2, 1095 a 17 ; Rhet. I 5, inizio e lo approfondisce secondo i prin cipi indicati nella nota precedente in Eth. I 5, 1097 a 34 sgg. ; cfr. X 6, 1176 h 3.30. Nel passo Eth. I 5 c'è però una difficoltà rap presentata dalle parole di 1097 h 16 sgg., che suonano : ~'t't 8é, n;&v.wv oc!pe:•w•&"'Jv (sottint. 't"~V e:ù8oct(lovLocv ol6(LE-S-oc e:!voct) (l~ O"UVOCpt.fl.(LOU(LÉV'l)V, O"UVOCpt.fl.(LOU(LÉV'lJV 8è: 87jÀOV W<; oc!pe:'t"W't"Épocv (LE:'t"Ò( •oli ~ÀocxLcr't"ou •wv &yoc.fl.wv· ùn;e:pox~ y!Xp &yoc.fl.wv y!ve:•oct •Ò n;pocr 't"t.fl.É(le:vov, &yoc.fl.wv 8è: 't"Ò (le:'i:~ov oc!pe:•oo•e:pov &e:!. Il significato piu ovvio di queste parole, che bisogni tendere con ogni sforzo alla felicità, senza che vi si debbano aggiungere altri elementi, e che la felicità aumenti per ogni bene, per piccolo che esso sia, che le venga aggiunto (BnANDIS, p. 1344 ; MuNSCHER, Quaest. crit. in Eth. N., Marburg 1861, p. 9 sgg.) è una concezione troppo equi voca; come è possibile infatti (chiede con ragione il TEICHMULLER cit., p. 312) che ciò che è perfetto possa ancora crescere e che la felicità, che racchiude in sé tutti i beni, venga aumentata da ulte riori aggiunte? Ed anche secondo Eth. X 2, 1172 h 32 non può

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.