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La cultura letteraria ellenistica: persistenza, innovazione, trasmissione (atti del convegno COFIN 2003, Università di Roma "Tor Vergata", 19-21 settembre 2005) PDF

347 Pages·2007·9.788 MB·Italian
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LA CULTURA LETTERARIAE LLENISTICA Persistenza, innovazione, trasmissione Atti del Convegno COFIN 2003, Università di Roma "Tor Vergata", 19-21 settembre 2005 A cura di Roberto Pretagostini t - Emanuele Dettori Edizioni Quasar Roma2007 Questo volume è pubblicato con i fondi del Programma di ricerca COFIN 2003 "La cultura letteraria ellenistica. Persistenza, innovazione, trasmissione" © Roma 2007, Edizioni Quasar di Severino Tognon srl, via Ajaccio 43, 1-00198 Roma, tel. (39)0684241993, fax (39)0685833591 ISBN 88-7140-345-2 Finito di stampare nel mese di settembre 2007 presso Arti grafichl' L1 Moderna, via di Tor Cervara 171 -Roma SOMMARIO 1 E. DETIORIP, remessa 3 E. MELANDRII,l "rumore" della porta all'uscita di un personaggio: sviluppo e valenza drammatica di uno stereotipo menandreo 25 V. CASADIOL, a terra di Pelope e i "talenti" di Creso (Ps. Theocr. 8. 53 ss.) 33 D. DE SANcns, Il canto di Elena: osservazioni sul rapporto di Teocrito con Omero e con Esiodo nell'Epitalamio 49 E. DETIORIM, inima exegeticaa Theocr. XXII 71 M. CORRADIA, pollonio Rodio e il «comando burbanzoso» di Omero alla dea 87 M. DI MARCO,L 'ira di Afrodite: Ermesianatte rivisitato (fr. 7. 79-94 Powell) 105 M. FANTIJZZDI, ioscoride e la storia del teatro 125 M. NousstA, La preghiera del filosofo: Cratete Tebano, SH 359 141 R. M. LUCIFORAR,i torni Argonautici in Ovidio: morte di Absirto 159 C. DI GIOVINEL, 'invidus di Ovid. Poni. 4. 16: personaggio generico o reale? 167 G. BENEDETIOL,a libertà di Cnido, le benemerenze di Damosseno e la tradizione dell'elogio civile (SGO I 01 / 01 / 05) 197 M. S. CELENTANOL',e logio, la brevità: questioni di stile 209 A. PORROA, rchiloco e gli Alessandrini 223 G. A VEZZÙ, Esegesi e annotazioni drammaturgiche negli scholiav etera sofoclei 233 P. ScATTOLINS, ui meccanismi delle citazioni negli scoli antichi a Sofocle ed Euripide 247 P. CARRARAE,d itori e commentari di Euripide della prima età elleni- stica 257 F. MONTANAM, enandro (e Aristofane) ad Alessandria: qualche rifles- sione 271 T. GAMMACURTCAo, pione teatrale o copia di lettura? Il caso di un papiro della commedia nuova 285 L. PAGANIL, a filologia antica su Teocrito 305 N. PACE,N uovi documenti sulla controversia seicentesca relativa al FragmentumT raguriensed ella Cena Trimalchionids i Petronio 337 Indice delle parole greche 339 Indice dei luoghi discussi Premessa In maniera inaspettata e dolorosa queste righe introduttive sono scrit te da una mano di complemento. Manca {ci manca) quella di Roberto Pretagostini. Proprio la persona che aveva voluto e realizzato l'incontro di cui si presentano qui i risultati, cosl come era stato l'artefice di quello di due anni precedente. Nei contenuti come nel programma se ne riscontra lo spirito. Da una parte la sua amata poesia alessandrina, con profonda atten zione anche agli elementi di contesto, dall'altra un rassemblemenfte condo di buona parte degli specialisti italiani e la mescolanza sapiente dei contributi di studiosi affermati con quelli di giovani ancora nel loro tirocinio di ricerca. Roberto Pretagostini coordinava per il terzo biennio questo gruppo, rappre sentativo di una decina di Atenei, i cui incontri scientifici, a parte i risultati, sotto gli occhi e il giudizio di tutti, rispecchiavano una comunità affiatata, che si ritrovava sempre con piacere, grazie anche alla capacità aggregativa di Roberto. Il volume contiene gli Atti del convegno tenutosi nell'Università di Roma "Tor Vergata" nei giorni 19-21 settembre 2005, di cui riproduce il titolo. Vi si ripete l'esperienza di due anni prima, consegnata alla raccolta La cultura ellenistica. L'operal etterariae l'esegesia ntica (Roma 2004), mentre continua una modalità iniziata da gran parte degli studiosi qui coinvolti nel 1999, nel convegno pisano e il relativo volume Letteraturae riflessiones ulla letteratura nella cultura classica( Pisa 2000), con contributi relativi alla ricerca biennale (COFIN) finanziata nel 1997 e coordinata da Graziano Arrighetti. Il volume rappresenta quanto di lavoro comune e integrato operano Dipartimenti di undici Atenei: le Università della Basilicata, Chieti, Firenze, Genova, Macerata, Pisa, Milano Cattolica, Milano Statale, Roma "La Sapienza", Roma "Tor Vergata", Verona, con la partecipazione, a livello individuale, anche delle sedi di Cassino, Cremona e L'Aquila. I contributi rispecchiano fedel mente la fisionomia della ricerca sulla cultura alessandrina nelle diverse sedi e si definiscono essenzialmente in due oggetti: l'opera letteraria ellenistica {con le sue filiazioni latine) e l'esegesi greca antica sui prodotti della sua stessa tradizione letteraria. Questa partizione è rispecchiata nella struttura 2 Premessa del volume, con in mezzo due contributi che partono dai testi per conside rare più generali questioni storico-culturali, e in coda una vicenda esegetica moderna. Purtroppo non è potuto arrivare in tempo per la stampa il contri buto di Eleonora Tagliaferro (Oracolo:te rminologiae braicae grecaa confronto nellaS ettanta). Pur rappresentando le differenti inclinazioni delle unità di ricerca, è evidente nei vari contributi la costante attenzione ali' esegesi puntuale dei testi. Ciò che accomuna le diverse sedi e costituisce per cosi dire la cifra del progetto di ricerca consiste nell'assimilazione dei progressi compiuti recen temente in termini di 'contesto' culturale in ambito ellenistico per utilizzarli ai fini della comprensione del dato testuale. Tale caratteristica consentirà alla comunità scientifica di valutare concretamente la scelta dei risultati qui pre sentata. Un altro elemento che mi sembra opportuno sottolineare in queste righe introduttive è il coinvolgimento, in numero considerevole, di studiosi giova ni, che, da poco entrati nel laboratorio della ricerca, hanno avuto modo di far conoscere i loro primi risultati. Infine, il piacere dei ringraziamenti. È ovvio che l'organizzazione e i risultati del Convegno, cosi come lo stesso svolgimento del programma di ricerca non si sarebbero potuti avere senza l'impegno dei coordinatori locali: un sentito grazie, quindi, va a Carlo Di Giovine, Maria Silvana Celentano, Angelo Casanova, Franco Montanari, Marco Fantuzzi, Antonietta Porro, Luigi Lehnus, Mauro Tuili, Luigi Enrico Rossi, Guido Avezzù (ad alcuni di loro anche per l'onere di presiedere le sessioni). Specificamente per il Convegno, un ulteriore grazie si deve a Richard Hunter, 'giudice' degli Atti del precedente Convegno, e a Maria Grazia Bonanno, anche per il ruolo di fomite, ospite e di presidente della prima sessione. Fondamentale è stato l'apporto del personale amministrativo del Dipartimento di Antichità e tra dizione classica, come dei dottorandi in Antichità classiche e loro fortuna, Felicita Foglia, Barbara Giubilo, Massimo Lazzeri, Valentina Maurizio: a tutti loro va la gratitudine dei partecipanti. Infine, un ringraziamento speciale a Cristina Pace, che da anni affianca alla sua attività scientifica e didattica isti tuzionale l'intricata gestione del finanziamento: ha collaborato in un ruolo indispensabile ali' organizzazione del Convegno e a lei si devono gli indici di questo volume. Emanuele Dettori ELEONORA MELANDRJ Il "rumore" della porta all'uscita di un personaggio: sviluppo e valenza drammatica di uno stereotipo menandreo Menandro per annunciare l'ingresso in scena di un personaggio da un interno utilizzò formule convenzionali legate al rumore della porta 1 un : soggetto tl,~i2, È"1<>4>f3l, K"1E<>4>E•i•v• q,a(vETaL4 con l'oggetto T~v 8upav più , o meno espresso5, oppure TT€TTÀ.f1XcoEn oggetto T~v 8upav6 Con entrambi i • verbi è talora presente una specificazione del movimento: TTpo·(w7 v0 ietwv8• Di queste espressioni è stato studiato il valore semantico nel tentativo di spiegare la tipologia del rumore e di individuare la direzione di apertura delle porte sceniche9 • Più pressante è stata la domanda sul perché Menandro abbia usato que sto repertorio di frasi convenzionali. Varie risposte sono state date, anche se per la maggior parte all'interno di commenti a singoli passi: per spostare l'attenzione del pubblico dal personaggio in scena e dirottarla verso il per sonaggio in entrata (i più); per guidare la recitazione degli attori10 per intro ; durre un aggiustamento della situazione sulla scena in vista di un ingresso 1 Già in schol. Aristoph. Nub. 132 (vd. anche Sud. K 2062) si sottolinea il caratteristico uso menandreo del verbo 4'1<>w4>. É 2 Vd. Dysc. 586; Mis. 206, 443; Peric.3 16; adesp.c om. 1147. 169 K.-A. ;;;f:a b. inc. 8. 169 Amott, che, con Nilnlist e Amott. tenderei ad attribuire a Menandro (per altre caratteristiche comuni vd. infra nn. 23, 56); POxy. 4409, fr. 1. 21 = fab.in c. 1 (IV), fr. 1. 21 Amott. 4',~ùou, detto di più ~etti in Dysc.6 ~ (v_d.i nfra_p.1 5). . . . Vd. Dysc. 204, Ep,tr. 876, Carch.4 , 5am. 669, fr. 883 K.-A., adtsp. com. 1071. 4 K.-A., che, seguendo Vogliano, tenderei ad attribuire a Menandro (per altre caratteristiche comuni vd. infra nn. 8, 23, 27, 56). 4 Vd. Mis. 282. F.spressione unica, dovuta ad una congettura di Petersmann 1971, p. 93 n. 7; da difendere, visto che questa è la maniera di parlare del personaggio Clinia: d. v. 324 s. oùµ~ n wço e é~ wç 9opufkiv ~lVETQl / .•. Èl.8wv ••. e V.2 96 ȵoì. OOICW. 5 Manca in Dysc.2 04 e Mis. 282; mutilo Carch.4 ; da congettura Tll" 9upav in Mis. 206 s. e 442, come anche in lllksp. com. 1071. 4 K.-A. Per 'l 9upa ... $ocl>Edi i 5am. 567 vd. infra pp. 11 e 18 s. 6 Vd. Dysc. 188; Epitr. 906; 5am. 300 s., 366 s., 555. nÉ1tl.1"1XpEe, r annunciare l'uscita di qual cuno da un edificio scenico, è attestato solo in Menandro e questo perfetto non ricorre prima di Menandro. Vd. Bader 1971, p. 46 s.; Blomqvist 1987, p. 88 n. 21. 7 Vd. Mis. 206,282 (da congettura); 5am. 301 (nÉnl.rixE), 669. 8 Vd. Epitr.8 75, 906 (nÉnl.nxEv); Peric.3 16; fr. 883 K.-A.; adespc.o m. 1071. 4 K.-A. 9 Vd. Bader 1971; Petersmann 1971; Blomqvist 1987. lo tralascio qualsiasi discussione al ri~ardo, limitandomi nella mia esposizione a parlare genericamente di "rumoreH della porta. 10 Vd. l..amagna1 998, pp. 273 e 382; Beare 1964, p. 210. 4 E. Melandri imminente 11 per spiegare perché i personaggi che le pronunciano cessano di ; rivolgersi al pubblico e si volgono in attesa verso la porta da cui l'altra perso na emergerà 12 per interrompere lo sviluppo di un'azione che il drammatur ; go non vorrebbe continuare 13 • Queste risposte hanno una loro validità, ma, partendo dalla semplice considerazione che non tutte le uscite da edifici scenici vengono notate e che quindi alle frasi pur stereotipe usate da Menandro deve essere legato un sur plus di evidenza, ho ritenuto necessario procedere ad un'analisi sistematica dei contesti in cui esse ricorrono al fine di verificarne la valenza drammati ca 14. Da questa analisi risultano acquisiti alcuni dati. Menandro riesce ad assicurare naturalezza all'uso di queste-espressioni perché il personaggio sulla scena è in uno stato di tensione emotiva che acui sce la sua percezione e la sua sensibilità al rumore: può trattarsi di preoccu pazione, ansia, agitazione, paura, rabbia, tristezza, eccitazione amorosa. In Dysc. 188 Sostrato ha fallito nei vari tentativi di avvicinare indirettamente o direttamente Cnemone della cui figlia si è innamorato a prima vista, e, fatto consapevole della sua inadeguatezza, ma pieno di fervore amoroso, sta decidendo di rivolgersi per aiuto al servo paterno; in Dysc. 204 la figlia di Cnemone appare timorosa della reazione del padre; in Dysc. 586 Simiche è in fuga dal collerico padrone; in Dysc. 689 s. Sostrato è ancora sotto l' emo zione della stretta vicinanza alla fanciulla amata durante il salvataggio di Cnemone; in Epitr. 874 s. Abrotono è eccitata dall'aver scoperto in Panfile la madre del bambino; in Epitr. 906 Onesimo è timoroso delle reazioni del padrone Carisio; in Mis. 206 s. Demea è in stato di agitazione per la spada, bottino di Trasonide, vista in casa di Clinia; in Mis. 282 s. Clinia è diso rientato e curioso delle motivazioni che hanno portato Demea alla casa di Trasonide; in Mis. 442 s. Trasonide è ansioso ed emozionato dopo l'annunzio di Geta che egli potrà sposare Crateia15 in Peric.3 16 Moschione si prefigura ; l'accoglienza da parte dell'amata Glicera e medita sul comportamento da adottare nei confronti della madre; in 5am. 300 s. Demea è in preda a un atro ce sospetto, che coinvolge la concubina Criside e il figlio adottivo Moschione; 11 Vd. Frost 1988, p. 6. 12 Vd. Gomme-Sandbach 1973, p. 574. 13 Vd. Handley 1997, p. 58. 14 Cf. Bain 1977, p. 153, che, pur riconoscendo il carattere convenzionale e stereotipo nell'uti lizzazione da parte della Nea del set di formule che indicano un movimento scenico, ravvisava la necessità di prendere in considerazione l'estensione e la frequenza dell'uso di tali parole e anche le situazioni drammatiche in cui esse ricorrono. Cf. anche la linea di ricerca di Frost 1988; Brown 1995; Zagagi 2004. 15 Proprio il confronto con la tipologia unitaria dei vari passi mi porta ad attribuire con il primo editore Tumer la battuta a Trasonide piuttosto che a Geta, come fanno invece Sandbach, Frost, Amott, Ferrari. li rumorr. . dtlla porta all'uscitad i un personaggio 5 N in 5am. 366 s. il cuoco, nel fracasso che proviene dalla casa di Demea, è in ansia per le sue stoviglie; in 5am. 532 Demea è ancora incredulo di fronte alla rivelazione di Moschione che il bambino è suo e di Plangone; in 5am. 555 e 567 Demea è preoccupato della reazione di Nicerato; in 5am. 669 Moschione è in ansiosa attesa del padre. Un momento di suspencee un clima di attesa per gli spettatori è creato dal fatto che il rumore della porta interrompe un monologo nei casi più &e. quenti o un dialogo 6 talora in maniera brusca e improvvisa 17 e ancora dal 1 , , fatto che il rumore della porta può spingere un personaggio a farsi da parte 18 , a ritardare un'uscita di scena19 o eccezionalmente a uscire di scena20 • Un altro dato molto importante è che, con l'unica eccezione di 5am. 567 ~ 8upa •.. tJ,<><J2>1, el'ei espressioni analizzate fanno riferimento, piuttosto che alla porta col suo rumore, a un soggetto che provoca il rumore22, accentuando cosl l'attenzione per il personaggio in entrata. Questo colpisce maggiormente se consideriamo che, al di là degli esempi sicuramente menandrei2·3, il verbo lJ,oct,wÉ è usato transitivamente con complemento oggetto T~v 8upav o Tàs- 8upas-solo in Luc. Soloec.9 e in Heliod. Aeth. 11724 • Il soggetto entrante è talora determinato: il carattere in scena attribuisce il rumore della porta al personaggio al momento oggetto dei suoi pensieri o dei suoi discorsi, salvo rare entrate a sorpresa 25 Abbiamo una maggior fre • quenza di soggetto determinato con TTÉTT~112X6 Ee di soggetto indeterminato con lpo4,E'i,i lJJ<>4>1et1cK.2E7• 16 In Dysc. 204 viene interrotto il monologo narrativo della figlia di Cnemone; in Epitr. 906 il monologo narrativo di Onesimo; in Pmc. 316 Moschione interrompe le sue fantasticherie; in 5am. 300 Demea interrompe le sue considerazioni su Parmenone e in 567 le sue considerazioni su Nicerato, in 669 Moschione sospende le sue considerazioni sul comportamento da tenere con Demea. In 5am. 5.32 viene interrotto il dialogo tra Demea e Moschione; meno forte in Mis. 443 l'interruzione del dialogo tra Trasonide e Geta. 17 Simiche in Dysc.5 86 e Sostrato in Dysc.6 89 lasciano la frase a metà. 18 In Carch.4 Ènavciyw; in Mis. 206 Ènava~w; in 5am. 368 i,nanooT~ooµaL 19 Vd. Dysc.1 88. 20 Vd. Abrotono in Epitr. 874 s. e forse Onesimo in 905 s. (vd. infra n. 75). 21 Vd. infra p. 11, 18 s. In IUkspc. om. 1014. 4 e 1107. 1 K.-A. Èclio4>JJKE~" 8upa. 22 Nella commedia latina, in cui le espressioni ricorrenti per la formula sono foris (ostium) cre puit (concrrpuil),f ores crtpuerunt (concrtpuerunt), sonitum fecerunt Jo,rs, abbiamo un solo esempio in cui si attribuisce a un soggetto il rumore alla porta: Ter. Ad. 788 11uisnama me pepulit tam gra viter fo,rs? Da notare che lo stesso verbo al v. 638 tunL laas pepulisti fores? indicava il battere alla porta per farsi aprire, azione che Terenzio più frequentemente rende con pultart. 23 Vd. anche adesp. com. 1071. 4 K.-A. e 1147. 169 K.-A. = fab. inc. 8. 169 Amott; POxy. 4409, fr. 1. 21 =f ab.in c. 1 (IV), fr. 1. 21 Amott. 24 Luc. Solate. 9 Ei TlS-'YE vi,11i !ir>ct>oTirti) II 8upa11 Èolw11~ È~lWIIK 6trTOl, Tl 4>~ooµÉ11O E 1rtno11- 8t11at; Heliod. kth. 1. 17 ii 8(o~ri napaxp~µa TaUTa AÉyovTOs-Tcis-n 8upas- wso-n nAtiaT011 È~«Sci,J)OKEa i ccwT rjS' àT01TlOS',O lÉOpaKEII~ µas- O µOlXÒS-•< ÌIIE~T)OE. 25 Vd. 5am. 669. Per l'analisi del passo vd. infra p. 9. 26 Vd. Epitr. 906; Sam. 301, 367, 555. Per nÉlTAJJXÉT lS' in Dysc. 188 vd. infra p. 14 s. 27 Vd. Epitr. 875 Tw11y u To1111n1s1-1; Mis. 207 aÙTb!II. .. TlS-, 283 aÙTw11T lS-, 443 ~<>4>Ttil S' auTw11; Ptric. 316 (ma vd. infra pp. 8 s., 18); fr. 883 K.-A.; Dysc. 204 con TlS-interrogativo, anche se la 6 E. Melandri Questo è un elemento da cui partire per poter comprendere una prima differenza d'uso dei due verbi. Mi sembra di poter dimostrare che rrÉTXr T1XsEia usato per indicare l'in gresso di un personaggio da quella porta da cui il carattere in scena l'ha visto uscire. Si possono interpretare chiaramente Sam. 300 s., 366 s., 555. In Sam. 300 s. il rumore della porta annuncia a Demea l'ingresso in scena di Parmenone, da lui precedentemente invitato ad uscire subito dopo aver portato in casa gli acquisti, poiché spera, come chiarisce al pubblico, di avere dal servo utili informazioni; in Sam. 366 s. il cuoco, che ha visto Demea preci pitarsi in casa µat v6µe vos-e che ha riferito al pubblico, come prova sicura di pazzia, delle grida provenienti dall'interno che gli fanno comicamente teme re per le sue stoviglie, si aspetta al rumore della porta l'ingresso di Demea; in Sam. 555 Demea, che ha già assistito a un primo ingresso in casa di Nicerato, convinto che la paternità del supposto figlio di Criside sia da ascrivere a Moschione, e che, dopo che la scoperta della figlia intenta ad allattare il bam bino ha portato a un'uscita in scena e a un successivo reingresso del vecchio in casa, di Nicerato ha riferito il collerico e violento comportamento all'inter no della casa, annuncia ora, tramite il rumore fatto alla porta, la nuova venu ta in scena del vicino28. Il caso di Epitr. 906, in cui un intimorito Onesimo, dopo aver informato il pubblico della violenta reazione emotiva che ha colto Carisio ascoltando non visto il dialogo tra Panfile e Smicrine, annuncia con T~v 0upav rrÉrrXT}XEè€tVw v l'ingresso del suo padrone, si può spiegare secon do l'ipotesi prospettata se ricordiamo che nel suo monologo il servo testimo ne riferisce che Carisio rravTa 6taKouaas- àrr~Àe· raw (v. 892). In Dysc. 188 E Sostrato dicendo rrÉTTÀflXÉ si riferisce a un ingresso in scena da quella TLS- porta da cui poco prima è entrato in casa quel Cnemone che il giovane non ha avuto il coraggio d'avvicinare e il ns- in posizione finale nel verso e nella formula potrebbe essere manifestazione di tabù, anche se poi il giovane avrà l'inaspettata visione della fanciulla amata. L'uso del verbo $oq>Éwp arrebbe invece riferirsi a personaggio di cui il carattere in scena sperimenta solo l'ingresso. Consideriamo ad esempio Dysc. fanciulla si aspetta, errando, l'uscita del padre. Ipotizzabile un soggetto indeterminato in Carch. 4. A questi esempi si possono aggiungere adesp.c om. 1071. 4 K.-A.; POxy. 4409, fr. 1. 21 ""fab.i nc. 1 (IV). fr. I. 21 Amott (da congettura). Per casi di soggetto determinato vd. Dysc. 586, 690; 5am. 669 (su cui vd. infra p. 9). Appare così troppo perentoria l'affermazione di Petersmann 1971, p. 98 che la formula con 4,,$ iv viene usata quando qualcuno entra inatteso; mentre Frost 1988, p. 6, generalizza troppo quando afferma che l'identità dell'entrante ~ sconosciuta al momento del l'annuncio, sia perché talora il personaggio in scena può prevederla e insieme a lui il pubblico siair;rché pone sullo stesso piano le esp~sioni con llJod>ivt e n>.~aoHv. Cf. Gomme-Sandbach 1973, p. 574, nella nota a 5am. 300 s.: ..J n all three instances from Samia (scii. 300 s., 366 s., 555) the person who comes out has just gone in with the intention of retuming», anche se con questa considerazione si vuole giungere a prospettare la possibilità che il personaggio abbia lasciato la porta mezzo aperta.

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