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La croce e il potere. I cristiani da martiri a persecutori PDF

457 Pages·2011·8.796 MB·Italian
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i Robinson / Letture Filoramo.indd 1 01/08/11 12.56 Di Giovanni Filoramo nelle nostre edizioni: L’attesa della fine. Storia della gnosi La Chiesa e le sfide della modernità Il risveglio della gnosi ovvero diventare Dio (con S. Roda) Cristianesimo e società antica (con M. Massenzio, M. Raveri e P. Scarpi) Manuale di storia delle religioni Ha inoltre curato: Buddhismo Cristianesimo Ebraismo Hinduismo Islam Storia delle religioni 5 voll. (con D. Menozzi) Storia del cristianesimo 4 voll. Filoramo.indd 2 01/08/11 12.56 Giovanni Filoramo La croce e il potere I cristiani da martiri a persecutori Editori Laterza Filoramo.indd 3 01/08/11 12.56 © 2011, Gius. Laterza & Figli Prima edizione 2011 www.laterza.it Questo libro è stampato su carta amica delle foreste, certificata dal Forest Stewardship Council Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel luglio 2011 SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-9713-6 Filoramo.indd 4 01/08/11 12.56 Indice Introduzione vii 1. La religione politica dell’Impero romano 3 1. Un viaggio immaginario nel passato, p. 3 - 2. La rivo- luzione di Augusto, p. 8 - 3. Una comunità di destino, p. 13 - 4. Il sacrificio, p. 17 - 5. Il club della buona morte, p. 20 - 6. Il quadro giuridico, p. 26 - 7. I nuovi culti, p. 34 2. Una società nella società. Le comunità cristiane e la loro diffusione nell’Impero 43 1. Le ragioni di un successo, p. 43 - 2. Gli inizi, p. 45 - 3. Un nuovo tipo di comunità religiosa, p. 49 - 4. Da Gerusalem- me ai confini del mondo, p. 54 - 5. Percorsi di conversione, p. 58 - 6. Una cittadinanza paradossale, p. 67 - 7. Logiche meticce. Il cristianesimo e la cultura greco-romana, p. 72 - 8. Gli «stranieri» diventano cittadini: dalle persecuzioni al patronato imperiale, p. 79 3. Costantino e il sorgere della Chiesa imperiale 88 1. La tetrarchia dioclezianea e la «grande persecuzione», p. 88 - 2. Costantino: una carriera folgorante all’ombra della fede, p. 95 - 3. «Hoc signo victor eris», p. 99 - 4. Il Dio di Costantino imperatore cristiano, p. 104 - 5. Costantino e la crisi donatista, p. 111 - 6. La politica edilizia di Costantino, p. 121 - 7. La legislazione a favore della Chiesa, p. 127 - 8. «Il vescovo degli affari esterni», p. 132 4. La Chiesa imperiale sotto i figli di Costantino (337-361) 137 1. Un’eredità ambigua, p. 137 - 2. Impero e Chiesa alla morte di Costantino, p. 145 - 3. Atanasio e Costantino, p. 150 - 4. La Chiesa sotto i figli di Costantino, p. 159 - 5. Le strutture della Chiesa imperiale, p. 172 - 6. I vescovi e il potere: le radici della violenza «interna», p. 182 v Filoramo.indd 5 01/08/11 12.56 5. La reazione pagana: Giuliano l’Apostata 190 1. Uno scontro mortale, p. 190 - 2. Vita dell’imperatore Giuliano, p. 195 - 3. La religione di Giuliano, p. 209 - 4. La teologia politica dell’Apostata, p. 215 - 5. La restaurazione del paganesimo, p. 221 - 6. La lotta al cristianesimo e la fondazione di una «chiesa» pagana, p. 232 6. Teodosio e il cattolicesimo di Stato 239 1. I successori di Giuliano, p. 239 - 2. La crisi ariana: le ragioni di un conflitto secolare, p. 242 - 3. La situazione della Chiesa da Gioviano a Teodosio, p. 253 - 4. La restau- razione teodosiana in Oriente, p. 259 - 5. Graziano e la situazione della Chiesa in Occidente, p. 270 - 6. Ambrogio e le politiche del controllo, p. 275 - 7. L’imperatore a Ca- nossa, p. 282 - 8. La restaurazione pagana e la battaglia del Frigido, p. 286 7. La criminalizzazione dell’eretico 290 1. La criminalizzazione dell’eretico: il caso di Priscilliano, p. 290 - 2. Il donatismo da scisma ad eresia, p. 305 - 3. Un conflitto insanabile, p. 313 - 4. Una tolleranza intollerante: Agostino e la lotta al donatismo, p. 316 - 5. Ultimi fuochi. La condanna del donatismo, p. 322 - 6. Il nuovo quadro giuridico: il Codice teodosiano, p. 328 - 7. La criminaliz- zazione giuridica dell’eretico, p. 334 - 8. La legislazione sui giudei, p. 340 8. La conquista dello spazio sacro e la distruzione del paganesimo 349 1. Una difesa impossibile, p. 349 - 2. Agostino e i pagani, p. 353 - 3. Alle radici dell’intolleranza cristiana, p. 356 - 4. Tolleranza pagana e tolleranza cristiana, p. 359 - 5. Come si «profana» una religione, p. 364 - 6. La legislazione anti- pagana, p. 368 - 7. Come si distrugge un tempio, p. 372 - 8. Resistenza e resa: il caso di Gaza, p. 380 - 9. Uccidere in nome di Dio: il caso di Ipazia, p. 383 Epilogo 393 Note 399 Piccola guida bibliografica 411 Cartine 419 Indice dei nomi 433 vi Filoramo.indd 6 01/08/11 12.56 Introduzione Il contenuto del messaggio cristiano è semplice: l’annuncio che il regno dei cieli sta per venire con le sue promesse di miseri- cordia divina e di riscatto per i bisognosi e i poveri; per questo tutti gli uomini di buona volontà sono esortati ad amare il Padre e ad amarsi tra di loro. Ma il regno di Dio che Gesù annuncia non è di questo mondo; inoltre, questo annuncio si radica nella fede nel Cristo crocifisso, il cuore della fede cristiana. Lo affer- ma chiaramente e con vigore Paolo: «Anch’io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso» (1Cor 2,1-2). In questo modo, la cro- ce sulla quale Gesù è morto crocifisso, secondo la più umiliante delle condanne che i Romani riservavano ai soggetti ritenuti po- liticamente pericolosi, si è rivelata il simbolo più pregnante dello stesso annuncio cristiano. Scandalo per i giudei, da cui lo stesso Paolo proveniva, e stoltezza per i pagani, ai quali in una visione il Cristo risorto lo aveva inviato per annunciare l’evangelo, la croce su cui Gesù era stato crocifisso si è trasformata col tempo nell’espressione della salvezza conseguita grazie alla sua morte, che coinvolgeva il singolo come l’umanità. Condensando la storia della passione e della redenzione apportate dal Salvatore, la croce simboleggia i vari volti del Cristo, orientando la vita del credente: il Cristo che ha patito, ma anche il Cristo risorto e vittorioso sulla morte e sulle sue potenze malefiche; il Verbo o Logos e, dunque, la seconda persona della Trinità, ma anche il mistero dell’unione di questa dimensione divina con la dimensione umana rappre- sentata da Gesù. vii Filoramo.indd 7 01/08/11 12.56 Ben presto si iniziò a riflettere sul mistero che questo simbolo racchiudeva. L’immagine di un dio inchiodato su di una croce, infatti, abbandonato a una punizione vergognosa, suscitava per- plessità tra gli stessi cristiani, alimentate anche dalle critiche rivol- te da alcuni intellettuali pagani, per i quali il crocifisso era facile bersaglio di dileggi e derisioni. Già verso la metà del II secolo difensori della fede come il filosofo e martire Giustino reinter- pretarono la croce e il crocifisso sullo sfondo dei simbolismi ela- borati dalla cultura ellenistica (la croce come la lettera greca Chi, c, croce cosmica che fonda e lega le varie realtà dell’universo: si pensi al Cristo pantocratore). Nel contempo, nella vita quotidiana e nella liturgia, a cominciare da quella battesimale per terminare con quella, all’epoca altrettanto importante, esorcistica, il segno di croce s’impose non soltanto come un fattore identitario che segnava l’ingresso nella comunità dei santi, ma anche come un se- gno apotropaico destinato ad accompagnare la vita del credente. A lungo, però, a questa riflessione e a questi usi non corrispo- se un tentativo di rappresentarla. Il trofeo in forma di croce che Costantino avrebbe visto prima della battaglia del ponte Milvio (312), grazie al quale egli avrebbe vinto nello scontro decisivo contro l’usurpatore Massenzio (secondo il celebre detto in hoc signo vinces), costituì, anche per la possibilità di rappresentare la croce, una svolta importante. Dopo la vittoria, l’imperatore fece costruire un oggetto in forma di croce, il labarum, che da allora in poi lo accompagnò nelle sue campagne militari. La croce, da simbolo della umiliazione del Cristo e della sua morte redentrice, si trasformava in un efficace simbolo politico di potere e vittoria. Questa svolta trovò ben presto espressione anche nell’arte figura- tiva. Una delle più antiche rappresentazioni, quella della torre di S. Sabina (intorno al 432), rappresenta il Crocifisso come non toc- cato da sofferenza e morte. Anche se in altri ambienti, a seconda delle cristologie, si tese piuttosto ad accentuare la sua dimensione di uomo sofferente, questa antica tradizione, che rappresentava il Crocifisso come vincitore sulla morte, con occhi aperti e la corona di Cristo Re, ha conosciuto una impressionante fortuna, come di- mostra la storia della regalità di Cristo e degli usi (e abusi) politici che ne sono stati fatti sino a tempi recenti. Sorge a questo punto spontanea più di una domanda: come è stato possibile questo cambiamento? perché e come la croce, viii Filoramo.indd 8 01/08/11 12.56 simbolo di sofferenza e martirio, ha potuto diventare il simbolo stesso del potere? in che modo e per quali ragioni questo simbolo di un potere trascendente, di un regno che non è di questo mon- do, ha finito per intrecciare il suo destino con le potenze politi- che, diventando invece un simbolo della conquista di corpi e di anime? Questi gli interrogativi fondamentali a cui il libro intende rispondere, raccontando gli eventi di quel «secolo breve», il IV, che tra Costantino e Teodosio, grosso modo tra il 312 (l’anno della «conversione» del primo) e il 395 (l’anno della morte del secon- do), ha assistito alla trasformazione epocale di un gruppo religioso minoritario e perseguitato come quello cristiano in Chiesa di Sta- to, pronta, dopo essere stata a lungo perseguitata, a perseguitare a sua volta nemici interni (eretici e dissidenti) ed esterni (pagani e giudei). La storia, si sa, non è magistra, non insegna nulla, non pretende di fornire modelli di comportamento, chiavi per interpretare il presente né, tanto meno, per predire il futuro; al più, lo storico può aspirare a comprendere meglio il presente attraverso una rinnova- ta consapevolezza di quanto profondamente diverso e irrimedia- bilmente lontano sia il passato di cui si occupa. Questo è tanto più vero per la storia che ci accingiamo a raccontare. Con una preci- sazione, però. I protagonisti di questa storia sono essenzialmente due: gli imperatori romani da Costantino a Teodosio, da un lato, e vescovi cristiani particolarmente rappresentativi, da Eusebio e Atanasio ad Ambrogio e Agostino, dall’altro. In sintesi, i rappre- sentanti del potere politico e del potere ecclesiastico dell’epoca. Mentre gli imperatori in questione non hanno avuto successori, i continuatori del potere ecclesiastico, dopo milleseicento anni, sono ancora tra noi. La forza stessa di questa potente istituzione, capace di durare nei secoli nonostante trasformazioni epocali e conflitti drammatici con i vari rappresentanti del potere politico di turno, invita, anzi costringe a riflettere su possibili elementi di continuità, per quanto riguarda i rapporti col potere politico, tra le vicende della Chiesa del IV secolo e le vicende, a prima vista così diverse, della Chiesa sempre più papale e ierocratica del XXI. La svolta che si operò durante quel secolo lontano, la situazione nuova in cui la Chiesa si venne a trovare nei suoi rapporti col ver- tice del potere politico, le modalità che essa, nei suoi più insigni rappresentanti, mise in atto, in particolare nell’Occidente latino, ix Filoramo.indd 9 01/08/11 12.56

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