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La Critica della ragion pratica di Kant. Introduzione alla lettura PDF

187 Pages·2010·12.57 MB·Italian
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Nella stessa collana Sergio Landucci Franco Chiereghin La Fenomenologia dello spirito di Hegel LA CRITICA Raffaele Ciafardone La Critica della ragion pura di Kant DELLA RAGION PRATICA Pierluigi Donini La Metafisica di Aristotele DI KANT Adriano Fabris Essere e tempo di Heidegger Pasquale Frascolla Introduzione alla lettura IL Tradatus logico-philosophicus di Wittgenstein Francesca Menegoni La Critica del giudizio di Kant Filippo Mignini ) L'Etica di Spinoza Francesca Piazza La Retorica di Aristotele I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna 50, 00187 Roma, telefono 06 42 81 84 17, @ fax 06 42 74 79 31 Visitateci sul nostro sito Internet: http://www.carocci.it Carocci editore Indice Awertenza 9. I. Gli esordi del Kant morale II \ 2. La Critica deUa ragion pratica 21 2.I. Premessa 21 2.2. La legge morale 24 2.3. L'imperativo categorico 30 2.4. Alcuni chiarimenti 39 2+r. La "ragion pratica~' I 2+2. La "facoltà di desiderare" I la edizione Quality Paperbacks, dicembre 2010 2+3. Le "massime" della volontà la edizione, "Seminario filosofico", 1993 (3 ristampe) 2.5. Moralità e santità © copyright 1993 by Carocci editore S.p.A., Roma 2.6. Moralità e felicità 44 48 Finito di stampare nel dicembre 2010 2.7. Moralità e legalità 56 per i tipi delle Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino 2.8. Il test dell'universalizzazione 61 2.9. La motivazione morale ISBN 978-88-430-5945-4 2.10. L'autonomia della volontà 70 76 2.II. Il «fatto» della ragione. 83 Riproduzione vietata ai sensi di legge 2.12. La libertà del volere (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) 2.13. La fede razionale 95 IIO Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume 3· La struttura della Ragion pratica anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, n9 compresa la fotocopia, anche per uso interno 3.r. L'Analitica o didattico. n9 7 Indice Awertenza 9. I. Gli esordi del Kant morale II \ 2. La Critica deUa ragion pratica 21 2.I. Premessa 21 2.2. La legge morale 24 2.3. L'imperativo categorico 30 2.4. Alcuni chiarimenti 39 2+r. La "ragion pratica~' I 2+2. La "facoltà di desiderare" I la edizione Quality Paperbacks, dicembre 2010 2+3. Le "massime" della volontà la edizione, "Seminario filosofico", 1993 (3 ristampe) 2.5. Moralità e santità © copyright 1993 by Carocci editore S.p.A., Roma 2.6. Moralità e felicità 44 48 Finito di stampare nel dicembre 2010 2.7. Moralità e legalità 56 per i tipi delle Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino 2.8. Il test dell'universalizzazione 61 2.9. La motivazione morale ISBN 978-88-430-5945-4 2.10. L'autonomia della volontà 70 76 2.II. Il «fatto» della ragione. 83 Riproduzione vietata ai sensi di legge 2.12. La libertà del volere (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) 2.13. La fede razionale 95 IIO Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume 3· La struttura della Ragion pratica anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, n9 compresa la fotocopia, anche per uso interno 3.r. L'Analitica o didattico. n9 7 Avvertenza 3.2. La Dialettica 123 3.3. La Dottrina del metodo 125 Sulla genesi della Ragion pratica 127 4· Dopo la Ragion pratica: religione, diritto e sto 5· ria 135 Conformemente al titolo, questo volumetto non è un'introdu 6. La Ragion pratica nella storia della filosofia 159 zione alla morale di Kant considerata in modo complessivo, os sia qualcosa come un capitolo o paragrafo di manuale, amplia to. Ma non è neppure un "commentario'', in dimensioni ridot Nota bibliografica 179 te, della Critica della ragion pratica. Un'introduzione· alla morale di Kant in generale potrebbe esser senz'altro più agevole. Un commentario, anche se di mole modestf.\, seguirebbe l'opera partizione per partizione, senza evitare le questioni che sono poste dalla lettura di essa, ma pro., cedendo su binari prefissati. Un'introduzione alla lettura dell' o;. pera non· può neanch'essa evitare quel genere di questioni (al trimenti non aiuterebbe a leggerla), ma non è obbligata a se,. guida partizione per partizione. La strada che s'è seguita è, in effetti, intermedia. Nella par. . te centrale di questo volumetto - quella dedicata specificamen te alla Critica della ragion pratica - si comincia col porre il let tore di fronte alle primissime pagine dell'opera (poche, ma quanto mai dense). Poi, si procede secondo i temi fondamenta li, riferendosi liberamente al complesso dell'opera. Infine, viene esposta suècintamente, in un paragrafo apposito (PAR. 2.13), la parte intitolata Dialettica della ragion pratica pura. Neì rimandi alla Critica della ragion pratica si farà riferimento, senza premettere alcuna sigla, direttamente alle pagine della traduzione contenuta nel volume: I. Kant, Scritti morali, a cura di Pietro Chiodi, UTET, Torino 1970 e ristampe successive. 8 9 Avvertenza 3.2. La Dialettica 123 3.3. La Dottrina del metodo 125 Sulla genesi della Ragion pratica 127 4· Dopo la Ragion pratica: religione, diritto e sto 5· ria 135 Conformemente al titolo, questo volumetto non è un'introdu 6. La Ragion pratica nella storia della filosofia 159 zione alla morale di Kant considerata in modo complessivo, os sia qualcosa come un capitolo o paragrafo di manuale, amplia to. Ma non è neppure un "commentario'', in dimensioni ridot Nota bibliografica 179 te, della Critica della ragion pratica. Un'introduzione· alla morale di Kant in generale potrebbe esser senz'altro più agevole. Un commentario, anche se di mole modestf.\, seguirebbe l'opera partizione per partizione, senza evitare le questioni che sono poste dalla lettura di essa, ma pro., cedendo su binari prefissati. Un'introduzione alla lettura dell' o;. pera non· può neanch'essa evitare quel genere di questioni (al trimenti non aiuterebbe a leggerla), ma non è obbligata a se,. guida partizione per partizione. La strada che s'è seguita è, in effetti, intermedia. Nella par. . te centrale di questo volumetto - quella dedicata specificamen te alla Critica della ragion pratica - si comincia col porre il let tore di fronte alle primissime pagine dell'opera (poche, ma quanto mai dense). Poi, si procede secondo i temi fondamenta li, riferendosi liberamente al complesso dell'opera. Infine, viene esposta suècintamente, in un paragrafo apposito (PAR. 2.13), la parte intitolata Dialettica della ragion pratica pura. Neì rimandi alla Critica della ragion pratica si farà riferimento, senza premettere alcuna sigla, direttamente alle pagine della traduzione contenuta nel volume: I. Kant, Scritti morali, a cura di Pietro Chiodi, UTET, Torino 1970 e ristampe successive. 8 9 LA "CRITICA DELLA RAGION PRATICA" DI KANT I Nei rimandi alle altre opere che si trovano tradotte nel me Gli esordi del Kant morale desimo volume (la Fondazione della metafisica dei costumi, La religione nei limiti della semplice ragione, e l'Antropologia dal punto di vista pragmatico), l'indicazione delle pagine sarà prece duta dalla sigla SM. Altre sigle, per le opere citate c:on una qualche frequenza: Ak Gesammelte Schri/ten, voll. I (Reimer, Berlin 1900) - xxix (de Gruyter, ivi, 1983). FS Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, a cura di G. Solari e G. Vidari, revisione ed aggiunte a cura di N. Fra il secolo scorso ed il nostro, s'era fissata un'immagine stan~ Bobbio, L. Firpo, V. Mathieu, UTET, Torino 1965, e ristampe dardizzata dell'evoluzione intellettuale di Kànt. Si diceva - e ta successive. lora si continua a dire - ch'egli avrebbe preso le mosse dalla LE Lezioni dt' etica, a cura di A. Guerra., Laterza, Bari 199L ·~. filosofia dominante in Germania nella. prima metà del xvm se MC La metafisica dei costumi, a cura di G. Vidari, revisione colo, e cioè dalla sistemazione scolastica del pensiero di Leibniz. di N. Merker, Laterza, Bari 199r. ad opera di . Christian Wolff e della sua scuola fiorentissima RP ·Critica della ragion pura, a cura di P. Chiodi, UTET, Tori (per poi passare attraverso una fase intermedia di quasi-empiri no 1967, e ristampe successive. smo, prima d'approdare al "criticismo"). Negli ultilni decenni, SP Scritti precritici, a cura di P. Carabellese, revisioni ed ag è stato invece dimostrato che .wolffiano Kant non lo fu mai, giunte a cura di R Assunto, R. Hohenemser e A. Pupi, Later bensl si mosse fin dall'inizio su vie di ricerca proprie, anche se za, Bari 1990. non senza compromessi eclettici r. Cosl è senz'altro. per il suo primo p~onùnciam~nto pubblico Nelle citazioni da qu~ste traduzioni, s'opererà tacitamente, a proposito della «filosofia pratica», nelle pagine finali (244-6, quando il caso, qualche lieve modifica. in SP) della Ricerca sul!'e videnza dei prindpi della teologia natu rale e della morale, del 1763. Kant vi prende in considerazione la teoria che poneva il principio della morale nella promozion~ della maggior «perfe zione», quella che lo poneva nell'obbedienza al volere divino;. e quella che faceva dipendete la moralità da un. «sentimento» specifico, qualificato appunto come «morale». Di un'altra teo ria - l'eudemonismo - qà invèce per scontato che non possa neanche esser presa in considerazione quale teoria morale: I. Cfr. G. Tonelli, Elementi metodologici e metafisici in Kant dal 1745 al 1768, Ediz. di 1'Filosofia", Torino· 1959; N. Hinske, La via kantiana alla filo sofia trascendentale. Kant trentenne, trad. it. Japadre, L'Aquila ;r987. IO II LA "CRITICA DELLA RAGION PRATICA" DI KANT I Nei rimandi alle altre opere che si trovano tradotte nel me Gli esordi del Kant morale desimo volume (la Fondazione della metafisica dei costumi, La religione nei limiti della semplice ragione, e l'Antropologia dal punto di vista pragmatico), l'indicazione delle pagine sarà prece duta dalla sigla SM. Altre sigle, per le opere citate c:on una qualche frequenza: Ak Gesammelte Schri/ten, voll. I (Reimer, Berlin 1900) - xxix (de Gruyter, ivi, 1983). FS Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, a cura di G. Solari e G. Vidari, revisione ed aggiunte a cura di N. Fra il secolo scorso ed il nostro, s'era fissata un'immagine stan~ Bobbio, L. Firpo, V. Mathieu, UTET, Torino 1965, e ristampe dardizzata dell'evoluzione intellettuale di Kànt. Si diceva - e ta successive. lora si continua a dire - ch'egli avrebbe preso le mosse dalla LE Lezioni dt' etica, a cura di A. Guerra., Laterza, Bari 199L ·~. filosofia dominante in Germania nella. prima metà del xvm se MC La metafisica dei costumi, a cura di G. Vidari, revisione colo, e cioè dalla sistemazione scolastica del pensiero di Leibniz. di N. Merker, Laterza, Bari 199r. ad opera di . Christian Wolff e della sua scuola fiorentissima RP ·Critica della ragion pura, a cura di P. Chiodi, UTET, Tori (per poi passare attraverso una fase intermedia di quasi-empiri no 1967, e ristampe successive. smo, prima d'approdare al "criticismo"). Negli ultilni decenni, SP Scritti precritici, a cura di P. Carabellese, revisioni ed ag è stato invece dimostrato che .wolffiano Kant non lo fu mai, giunte a cura di R Assunto, R. Hohenemser e A. Pupi, Later bensl si mosse fin dall'inizio su vie di ricerca proprie, anche se za, Bari 1990. non senza compromessi eclettici r. Cosl è senz'altro. per il suo primo p~onùnciam~nto pubblico Nelle citazioni da qu~ste traduzioni, s'opererà tacitamente, a proposito della «filosofia pratica», nelle pagine finali (244-6, quando il caso, qualche lieve modifica. in SP) della Ricerca sul!'e videnza dei prindpi della teologia natu rale e della morale, del 1763. Kant vi prende in considerazione la teoria che poneva il principio della morale nella promozion~ della maggior «perfe zione», quella che lo poneva nell'obbedienza al volere divino;. e quella che faceva dipendete la moralità da un. «sentimento» specifico, qualificato appunto come «morale». Di un'altra teo ria - l'eudemonismo - qà invèce per scontato che non possa neanche esser presa in considerazione quale teoria morale: I. Cfr. G. Tonelli, Elementi metodologici e metafisici in Kant dal 1745 al 1768, Ediz. di 1'Filosofia", Torino· 1959; N. Hinske, La via kantiana alla filo sofia trascendentale. Kant trentenne, trad. it. Japadre, L'Aquila ;r987. IO II LA "CRITICA DELLA RAGION PRATICA" DI KANT I. GLI ESORDI DEL KANT MORALE fare qualcosa se voglio qualcos'altro, nel qual caso quel che de,, Chi prescrive ad un altro quali sono le azioni eh' egli deve compiere od omettere se vuol favorire la ptoptia felicità, potrebbe bensl inclu vo fare è un mezzo rispetto al fine che voglio raggiungere; op .. dete nei suoi precetti tutte le dottrine della morale, ma in tal caso pure devo fare qualcosa non in vista d'altro, quindi senza con .. queste cessano d'essere obblighi ... [In tàl caso,] si tratta soltanto di dizioni («immediatamente», dice Kant; e cosl s'esprimerà. anco regole per una condotta prudente onde ottenere il proprio scopo. ra nella stessa Critica della ragion pratica e nelle altre opere rno .. rali degli anni Ottanta e Novanta). E solo nel secondo caso si Risultano pertanto originarie, in Kant, l'opposizione fra la mo ha l'obbligazione morale. · ralità e la ricerca della felicità, e l'esclusione della ''prudenza" Ecco dunque che, fin dal suo primo pronunciamento pub daU' àmbito morale. blico sull'etica, Kant punta già su quelli che rimarranno sempre Solo per la teoria del "sentimento morale", egli accenna agli i concetti centrali nel suo pensiero in materia: l'obbligo morale, autori di essa: «Hutc:heson ed altri ... » {e cioè, prima, Shafte e la «legge» che ce l'impone. Il che egli dice ora con un barba sbury, e, po!, Hume).· Per l'etica della felicità; non c'era certo ro latino: .«necessitas legalis»; dove necesst'tas significa però una bisogno di far nomj: era ovvio il riferimento all' èpkureismo necessità "morale"; e quindi nient'altro che obbligatorietà 3; ma (anziché, per esempio, all'eudemonismo aristotelico, che Kant è detta legalis (con riferimento alla legge morale, ovviamente, e non ha mai preso in considerazione ravvicinata). Non ce n'era no11,alle leggi civili), per opporla alle regole d'opportunità o di ·bisogno, dato il pubblico a cui Kant si ·rivolgeva, neanc~e per prudenza -- non "leggi", codeste - che eventualmente si riveli l'etica della "perfezione" e l'etica del volere di Dio: erano, que no necessarie onde raggiungete determinati fini 4• sti, i principi sostenuti, rispettivamente, da Wolff (e dai suoi Fin da ora, Kant si presenta cioè come un "deontologista". infiniti .seguaci) è dall'antiwolffiano Crusius, il quale ebbe effet Si definisce così, oggi, chi .s ostenga che si danno doveri morali tivamente· molta importanza, in generale, per il Kant di questi assoluti, o che si dà il dovere per il dovere, di contro a chi anni. sostenga che i doveri morali sarebbero invece giustificati solo Tra Wolff e Crusius, Kant si dichiarava neutrale, perché da çonsiderazioni relative agli effetti prevedibili· di determinati pensava çhe dai loro principi non fosse comunque possibile de comportamenti o della pratica di determinate regole d'azione rivate norme concrete. La sua simpatia andava alla teoria del ("teleologismo'', o consequenzialismo, si chiama oggi quest'altra sentimento morale, proprio perché gli sembrava · che, in · que posizione, i cui rappresentanti sono gli utilitaristi dei vati indi st'altro rnodo, si potesse pervenire a valutazioni determinate 2• rizzi 5).. Tuttavia, di fatto, era da Crusius che Kant riprendeva quel lo che considerava come il concetto centrale dell'etica: il con 3. È il primo esempio d'una tendenza terminologica che perdurerà fino cetto dell'obbligazione (Verbindlichkeit, «normatività»: in SP). alla Ragion pratica ed oltre: ad usare le modalità cosiddette aletiche, relative Esso è espresso dal verbo dovere; ma - osservava Kant ..::. que cioè alla verità ("possibile", "impossibile" e "necessario"), per qualificare le corrispondenti modalità deontiche: "lecito", "vietato" ed "obbligatorio". sto può avete. due significati completamente diversi: o iO 'devo Quest'irritante uso terminologico proveniva a Kant tanto dal wolffismo quan to da Crusius. 2.. Simpatia, perché Kant cominciava con l'asserire: «Solo ai nostri tempi 4. Anche Crusìus aveva parlato, alla lettera, di un'«obbligazione legale>> (gesetzlù:he Verbindlichkeit) per indicare l'obbligazione morale, s'è cominciato a capire che [ ... ] 1a facoltà di sentire il bene è il sentimento», anziché la conoscenza; ma poi concludeva: «è ancora da stabilire se», dei 5. L'utilitarismo ha la sua prima formwazione esplicita e sistematica in un'opera pressoché contempOranea alla Critica della ragion pratica: l'Introdu principi fondamentali della morale, «decida la sola facoltà· conoscitiva oppure zione ai princìpi della morale e della legislazione di Jeremy Bentham. Si veda, il sentimento». 13 12 LA "CRITICA DELLA RAGION PRATICA" DI KANT I. GLI ESORDI DEL KANT MORALE fare qualcosa se voglio qualcos'altro, nel qual caso quel che de,, Chi prescrive ad un altro quali sono le azioni eh' egli deve compiere od omettere se vuol favorire la ptoptia felicità, potrebbe bensl inclu vo fare è un mezzo rispetto al fine che voglio raggiungere; op .. dete nei suoi precetti tutte le dottrine della morale, ma in tal caso pure devo fare qualcosa non in vista d'altro, quindi senza con .. queste cessano d'essere obblighi ... [In tàl caso,] si tratta soltanto di dizioni («immediatamente», dice Kant; e cosl s'esprimerà. anco regole per una condotta prudente onde ottenere il proprio scopo. ra nella stessa Critica della ragion pratica e nelle altre opere rno .. rali degli anni Ottanta e Novanta). E solo nel secondo caso si Risultano pertanto originarie, in Kant, l'opposizione fra la mo ha l'obbligazione morale. · ralità e la ricerca della felicità, e l'esclusione della ''prudenza" Ecco dunque che, fin dal suo primo pronunciamento pub daU' àmbito morale. blico sull'etica, Kant punta già su quelli che rimarranno sempre Solo per la teoria del "sentimento morale", egli accenna agli i concetti centrali nel suo pensiero in materia: l'obbligo morale, autori di essa: «Hutc:heson ed altri ... » {e cioè, prima, Shafte e la «legge» che ce l'impone. Il che egli dice ora con un barba sbury, e, po!, Hume).· Per l'etica della felicità; non c'era certo ro latino: .«necessitas legalis»; dove necesst'tas significa però una bisogno di far nomj: era ovvio il riferimento all' èpkureismo necessità "morale"; e quindi nient'altro che obbligatorietà 3; ma (anziché, per esempio, all'eudemonismo aristotelico, che Kant è detta legalis (con riferimento alla legge morale, ovviamente, e non ha mai preso in considerazione ravvicinata). Non ce n'era no11,alle leggi civili), per opporla alle regole d'opportunità o di ·bisogno, dato il pubblico a cui Kant si ·rivolgeva, neanc~e per prudenza -- non "leggi", codeste - che eventualmente si riveli l'etica della "perfezione" e l'etica del volere di Dio: erano, que no necessarie onde raggiungete determinati fini 4• sti, i principi sostenuti, rispettivamente, da Wolff (e dai suoi Fin da ora, Kant si presenta cioè come un "deontologista". infiniti .seguaci) è dall'antiwolffiano Crusius, il quale ebbe effet Si definisce così, oggi, chi .s ostenga che si danno doveri morali tivamente· molta importanza, in generale, per il Kant di questi assoluti, o che si dà il dovere per il dovere, di contro a chi anni. sostenga che i doveri morali sarebbero invece giustificati solo Tra Wolff e Crusius, Kant si dichiarava neutrale, perché da çonsiderazioni relative agli effetti prevedibili· di determinati pensava çhe dai loro principi non fosse comunque possibile de comportamenti o della pratica di determinate regole d'azione rivate norme concrete. La sua simpatia andava alla teoria del ("teleologismo'', o consequenzialismo, si chiama oggi quest'altra sentimento morale, proprio perché gli sembrava · che, in · que posizione, i cui rappresentanti sono gli utilitaristi dei vati indi st'altro rnodo, si potesse pervenire a valutazioni determinate 2• rizzi 5).. Tuttavia, di fatto, era da Crusius che Kant riprendeva quel lo che considerava come il concetto centrale dell'etica: il con 3. È il primo esempio d'una tendenza terminologica che perdurerà fino cetto dell'obbligazione (Verbindlichkeit, «normatività»: in SP). alla Ragion pratica ed oltre: ad usare le modalità cosiddette aletiche, relative Esso è espresso dal verbo dovere; ma - osservava Kant ..::. que cioè alla verità ("possibile", "impossibile" e "necessario"), per qualificare le corrispondenti modalità deontiche: "lecito", "vietato" ed "obbligatorio". sto può avete. due significati completamente diversi: o iO 'devo Quest'irritante uso terminologico proveniva a Kant tanto dal wolffismo quan to da Crusius. 2.. Simpatia, perché Kant cominciava con l'asserire: «Solo ai nostri tempi 4. Anche Crusìus aveva parlato, alla lettera, di un'«obbligazione legale>> (gesetzlù:he Verbindlichkeit) per indicare l'obbligazione morale, s'è cominciato a capire che [ ... ] 1a facoltà di sentire il bene è il sentimento», anziché la conoscenza; ma poi concludeva: «è ancora da stabilire se», dei 5. L'utilitarismo ha la sua prima formwazione esplicita e sistematica in un'opera pressoché contempOranea alla Critica della ragion pratica: l'Introdu principi fondamentali della morale, «decida la sola facoltà· conoscitiva oppure zione ai princìpi della morale e della legislazione di Jeremy Bentham. Si veda, il sentimento». 13 12 LA uCRITICA DELLA RAGION PRATICA" DI KANT I. GLI ESORDI DEL KANT MORALE Anche in un altro scritto del 1763, Kant qualifica il principio sicurezza la virtuosità o meno d'un uomo dalle sue azioni. S'in. . della morale come una legge, indicandone la sede nel «cuore» tenda: dalle azioni in quanto· comportamenti esteriori, in con dell'uomo. La chiama anche «sentimento morale», e la caratte trapposizione all'atteggiamento interiore verso di esse 7• Da sù .. rizza come la legge dell'amore per il prossimo. Nell'obbedienza bito, quindi, Kant è non soltanto un deontologista,. ma anche ad essa, e, rispettivamente, nella trasgressione di essa, a secon un intenzionalista (se si può dire, in questo senso). Esclude, da di quali moventi prevalgano nell'animo - dice - consistono doè che il dovere morale si riferisca a comportamenti esteriori 1 il merito ed il demerito morali. Se un animale non è suscettibi (al contrario di quel che sostengono, non soltanto gli utilìtaristi, le di merito e demerito, è perché non agisce in accordo o in ma. anche i "deontologisti" del nostro secolo). contrasto con una «legge interiore» (SP, pp. 266-8). . A rimanere in campo sono dunque; qui, la tesi che il princi Nella Ricerca sull'evidenza dei prindpi della teologia naturale e pio della morale abbia forma di legge; e l'equiparazione di essa della morale, il terna centrale era il riconoscimento di concetti ad un sentimento. Per quest'ultimo punto, c'è da segnalare che non risolubili in altri più semplici e di proposizioni indimostra ancor più della scuola del senso morale, operò su Kant, pro~ bili (in filosofia ..... sosteneva Kant - molto più numerosi, gli uni prio in questi stessi anni, la suggestione di Rousseau ch'egli e le altre, di quanto si ritenga di solito) 8• Come esempi di no risentì profondamente 6 Inoltre, si ha, ora, un'indica~ione di zioni non risolubili in altre, comparivano; fra i sentimenti del- • contenuto: l'amore per il prossimo, cristianamente. E, poiché lo 1' animo umano, quello del "bello" e quello del "sublime". Un dà quale contenuto della legge interiore, Kant non s'è ancora altro tema, questo della distinzione fra tali· due sentimenti, di teso conto di ciò di cui si renderà tonto nelle opere morali di derivazione inglese 9; e sul quale Kant tornerà, poi, ancora nel v~nt'anni dopo: che l'amore non può venir comandato, e quin la prima parte della Critica del Giudizio, ma intanto, sùbito di che una legge dell'amore è, a rigore, una contraddizione (dr. (1764), nelle Osservazioni sul sentimento del bello e su quello SM, pp. 55 e 225 s.). del sublime. E nelle pagine centrali (301-5, in SP) di questo Fa la sua prima comparsa,. qui (SP, p. 285), anche un'altra scritto di psicologia empirica, più che d'estetica, si trova l'altro tesi d'impronta cristiana, ma destinata a rimanere sempre, que intervento sulla morale, del Kant quarantenne. sta, un cardine. dell'etica di Kant: ·Dio, che vede nel più pro fondo dei cuori, ha riservato a sé solo il diritto di giudicate 7. Anche in uno scritto del 1766: le «vere intenzioni», i «motivi segreti» di molti sforzi che magarì risultino poi infruttuosi per impotenza a realizzarli (come dice la Bibbia), perché a noi è impossibile inferire ç0n effettivamente, oppure la «malizia nascosta» in azioni apparentemente buone, tutto ciò non risulta dalle azioni in quanto «eventi fisici» (SP, p. 367). 8. Cosi è anche per quella bontà, non ulteriormente analizzabile, che il ora,l'antologfa L'utilitarismo classico da Bentham a Sidgwick a cura di F. Fa~ sentimento morale ci rivelerebbe immediatamente in taluni comportamenti, a giani, Edizioni Busento, Cosenza 1990. Per un primo orien'tamento sul con confronto di altri. Quanto ai principi sostenuti, rispettivamente, da Wolff e trasto fra. deontologismo e teleologismo, cfr. W. K. Frankena, Etica. Un'intro da Crusius, questi non sono assolutamente dimostrabili, perché - sostiene duzione alla filosofia morale, trad. it. Comunità, Milano 1981. Kant - «da nessuna considerazione d'una cosa o d'un concetto, qualunque 6. Fra l'altro, in un appunto autobiografico risalente a questi anni, si essi siano, è possibile dedurre cosa si debba fare», a meno che non si tratti trova; .« Per inclinazione, sono un ricercatore. Sento tutta la sete di conoscere d'un mezzo per un fine ulteriore (SP, p. 245). [ ... ]. Un tempo, credevo che solo in ciò consistesse l'onore dell'umanità e 9. Basti ricordare E. Burke, Inchiesta sul bello e il sublime (1757), trad. disprez~avo il v.olg~ che non ne sa nulla, M'ha fatto cambiare opinione, p~r­ it. Edizioni "Aesthetica",. Palermo l99I. Bello è un prato fiorito, sublime una tandom1 sulla via giusta, Rousseau. Quell'accecante superiorità svanisce, ed io montagna incombente; bello, un lago quieto, e sublime il mare in tempesta. apprendo ad onorare gli uomini [ ... ]» (Ak, xx, p. 44). · Bello, Raffaello; sublime, Michelangelo. 15

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