La costruzione dell’identità maschile nell’età moderna e contemporanea a cura di Angiolina Arru viella I libri di Biblink Istituto Universitario Orientale di Napoli Università degli studi di Bologna Università degli studi di Torino Dottorato di ricerca Storia delle donne e dell’identità di genere Quaderno n. 1 La costruzione dell’identità maschile nell’età moderna e contemporanea 1a settimana di studi Pimonte, febbraio 1998 a cura di Angiolina Arru viella Copyright © 2022 - Viella s.r.l. Tutti i diritti riservati Nuova edizione: settembre 2022 ISBN 979-12-5469-070-3 carta ISBN 979-12-5469-067-3 ebook-pdf Prima edizione: Biblink, Roma 2001 In copertina: elaborazione grafica della copertina dell’edizione Biblink con https://colorproblems.art/ viella libreria editrice via delle Alpi, 32 I-00198 ROMA tel. 06 84 17 758 fax 06 85 35 39 60 www.viella.it Questa è la copia stampata di un libro disponibile anche in formato Indice elettronico al sito www.biblink.it ANGIOLINAARRU, Le contraddizioni dell’identità maschile: un’introduzione pag. 7 RENATAAGO, La costruzione dell’identità maschile (Roma, età moderna) pag. 17 GIOVANNIROMEO, Esorcisti, confessori e sessualità femminile nell’Italia del primo Seicento pag. 31 JOHNTOSH, Men in the domestic sphere: a neglected history pag. 47 JOHNTOSH, Current issues in the history of masculinity pag. 63 FRANCORAMELLA, Reti sociali e ruoli di genere: ripartendo da Elizabeth Bott pag. 79 SIMONETTAPICCONESTELLA, Due studiosi della mascolinità a confronto: Pierre Bourdieu e Robert Connell pag. 89 ANDREINADECLEMENTI, Egalité o parité. Come ripensare la democrazia pag. 97 MARGHERITAPELAJA, La seduzione e l’onestà delle donne. Le contraddizioni dei giuristi pag. 113 Febbraio 2001 Biblink editori, Roma 2 3 Questo Quaderno raccoglie le relazioni svol- te al primo Seminario di studi organizzato dal Dottorato di ricerca in “Storia della famiglia e dell’identità di genere” a Pimonte (Napoli) nel 1998. Il Dottorato, che ha come coordinatrice nazionale Angiolina Arru, dal- l’a.a. 2000-2001 ha come titolo “Storia delle donne e dell’identità di genere” ed organiz- za annualmente settimane intensive di studi. Il tema della settimana prevista per il febbraio 2001 è Il pater familias; le relazioni saranno pubblicate nel prossimo Quaderno con Biblink editori. 4 5 Questo Quaderno raccoglie le relazioni svol- te al primo Seminario di studi organizzato dal Dottorato di ricerca in “Storia della famiglia e dell’identità di genere” a Pimonte (Napoli) nel 1998. Il Dottorato, che ha come coordinatrice nazionale Angiolina Arru, dal- l’a.a. 2000-2001 ha come titolo “Storia delle donne e dell’identità di genere” ed organiz- za annualmente settimane intensive di studi. Il tema della settimana prevista per il febbraio 2001 è Il pater familias; le relazioni saranno pubblicate nel prossimo Quaderno con Biblink editori. 4 5 Le contraddizioni dell’identità maschile: un’introduzione Angiolina Arru Istituto Universitario Orientale di Napoli Quando Giovanni Gentili (un mercante di campagna molto attivo nella Roma di metà Ottocento) muore, Roma è ormai capitale d’Italia e soggetta al nuovo codice unitario di diritto privato. L’eredità di questo capofamiglia va dunque per legge – almeno per metà – sia ai figli sia alle figlie1. Ma doveva essere difficile rassegnarsi ai nuovi assetti giuridici e il mer- cante sceglie la formula più indolore, offerta dal nuovo assetto giuridico. Se vi è stata una dote, dicono ora le norme, questa può essere intesa come parte dell’eredità. Giovanni può subito inserirsi nelle nuove contraddizio- ni del codice e usarle: tutti i beni immobili andranno ai tre figli maschi, le doti, assegnate o promesse, sono il suo lascito ereditario per le donne. Nella storia della famiglia Gentili la formazione dei fondi dotali – nei primi decenni dell’Ottocento – aveva costituito il nodo centrale delle logiche e della gestione del patrimonio. Secondo le norme degli Statuti preunitari era solo dovere del pater familiasfornire le doti alle figlie, e poi- ché il signor Gentili non aveva denaro contante era dovuto ricorrere ai soldi della moglie, vendendole alcune case. Ma anche in questo caso, come in molte altre storie familiari sia in antico regime, sia anche in età contemporanea, le doti non verranno immediatamente liquidate e faran- no parte di lunghe negoziazioni creditizie tra padre, figlie e generi2. Le vicende dello Stato unitario renderanno più difficile gli affari del negoziante romano e i fratelli Gentili erediteranno un patrimonio tal- mente indebitato che sarà necessario vendere tutto per pagare i credito- ri. Ma i crediti dotali (anche con le nuove leggi) rendono inalienabile l’as- se ereditario e ne limitano la libera disponibilità: sarà il tribunale a per- metterne la vendita, solo a patto che vengano pagate tutte le doti. Le sorelle Gentili diventano in questo modo le uniche proprietarie e le uni- che eredi di una ricchezza di fatto destinata ai soli maschi della famiglia. La reintroduzione nel nuovo codice civile dell’istituto dotale – pur non obbligatorio – ripropone le contraddizioni già emerse nella storia patrimoniale durante l’antico regime e vissute dalla famiglia Gentili. La dote continuerà a vincolare i patrimoni maschili e a rendere di fatto i 7 Le contraddizioni dell’identità maschile: un’introduzione Angiolina Arru Istituto Universitario Orientale di Napoli Quando Giovanni Gentili (un mercante di campagna molto attivo nella Roma di metà Ottocento) muore, Roma è ormai capitale d’Italia e soggetta al nuovo codice unitario di diritto privato. L’eredità di questo capofamiglia va dunque per legge – almeno per metà – sia ai figli sia alle figlie1. Ma doveva essere difficile rassegnarsi ai nuovi assetti giuridici e il mer- cante sceglie la formula più indolore, offerta dal nuovo assetto giuridico. Se vi è stata una dote, dicono ora le norme, questa può essere intesa come parte dell’eredità. Giovanni può subito inserirsi nelle nuove contraddizio- ni del codice e usarle: tutti i beni immobili andranno ai tre figli maschi, le doti, assegnate o promesse, sono il suo lascito ereditario per le donne. Nella storia della famiglia Gentili la formazione dei fondi dotali – nei primi decenni dell’Ottocento – aveva costituito il nodo centrale delle logiche e della gestione del patrimonio. Secondo le norme degli Statuti preunitari era solo dovere del pater familiasfornire le doti alle figlie, e poi- ché il signor Gentili non aveva denaro contante era dovuto ricorrere ai soldi della moglie, vendendole alcune case. Ma anche in questo caso, come in molte altre storie familiari sia in antico regime, sia anche in età contemporanea, le doti non verranno immediatamente liquidate e faran- no parte di lunghe negoziazioni creditizie tra padre, figlie e generi2. Le vicende dello Stato unitario renderanno più difficile gli affari del negoziante romano e i fratelli Gentili erediteranno un patrimonio tal- mente indebitato che sarà necessario vendere tutto per pagare i credito- ri. Ma i crediti dotali (anche con le nuove leggi) rendono inalienabile l’as- se ereditario e ne limitano la libera disponibilità: sarà il tribunale a per- metterne la vendita, solo a patto che vengano pagate tutte le doti. Le sorelle Gentili diventano in questo modo le uniche proprietarie e le uni- che eredi di una ricchezza di fatto destinata ai soli maschi della famiglia. La reintroduzione nel nuovo codice civile dell’istituto dotale – pur non obbligatorio – ripropone le contraddizioni già emerse nella storia patrimoniale durante l’antico regime e vissute dalla famiglia Gentili. La dote continuerà a vincolare i patrimoni maschili e a rendere di fatto i 7