Silvia Bruti La cortesia Aspetti culturali e problemi traduttivi Bruti, Silvia La cortesia : aspetti culturali e problemi traduttivi / Silvia Bruti. - Pisa : Pisa uni- versity press, 2013. - (Didattica e ricerca. Saggi e studi) 418,02 (22.) 1. Cortesia - Linguaggio - Traduzione CIP a cura del Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa © Copyright 2013 by Pisa University Press srl Società con socio unico Università di Pisa Capitale Sociale Euro 20.000,00 i.v. - Partita IVA 02047370503 Sede legale: Lungarno Pacinotti 43/44 - 56126, Pisa Tel. + 39 050 2212056 Fax + 39 050 2212945 e-mail: [email protected] www.pisauniversitypress.it Member of ISBN 978-88-6741-222-8 Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/ fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. 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Gli argomenti 46 2.3.2. Il sesso, l’età e lo status sociale dei parlanti 48 2.3.3. Modelli lessico-grammaticali ricorrenti 51 2.3.4. Le risposte 55 2.4. Per un’analisi dei complimenti e della loro traduzione 56 2.4.1. I complimenti in un corpus di dialogo filmico 65 2.4.1.1. I complimenti espliciti e la loro traduzione 67 2.4.1.2. I complimenti impliciti e la loro traduzione 69 2.4.1.3. I complimenti “falsi” e la loro traduzione 70 2.5. Conclusioni 73 3. gLI InsuLtI: apertamente mInaccIosI o “segretamente” soLIdaLI? 75 1. Introduzione 75 2. Gli insulti 76 2.1. Per una tipologia degli insulti 77 2.2. Gli insulti in un corpus di dialogo filmico 80 2.2.1. Gli insulti espliciti e la loro traduzione 81 2.2.1.1. Gli insulti razziali e la loro traduzione 83 2.2.2. Gli insulti impliciti e la loro traduzione 86 2.2.3. Il banter e la sua traduzione 87 2.3. Conclusioni 90 4. L’aLLocuzIone 91 1. Introduzione 91 2. Alcune considerazioni sull’allocuzione in inglese e in italiano 93 3. Tradurre gli allocutivi dall’inglese all’italiano 96 3.1. L’allocuzione nella versione filmica di Sense and Sensibility (1995) 97 3.2. L’allocuzione in due film moderni: In Her Shoes e Philadelphia 104 4. Conclusioni 109 5. consIderazIonI concLusIve 111 rIferImentI bIbLIografIcI 115 Ringraziamenti Gli studi inclusi in questo volume sono il frutto di ricerche svolte nel tempo, nel corso degli anni di docenza a Pavia e a Pisa, da sola o in collaborazione, di discussioni con colleghi italiani e stranieri in vari congressi, di riflessioni scaturite nei corsi di linguistica inglese e di traduzione dall’inglese all’italiano. Sono riconoscente a colleghi e studenti di questo scambio, perché il dialogo e il confronto stimolano lo spirito critico e la curiosità, due motori indispensabili nella ricerca. Un grazie particolare alle colleghe e amiche con le quali ho condiviso più da vicino la ricerca affine alle tematiche di questo volume, con lavori a quattro o più mani, perché il lavoro di squadra è utile e piacevole: Veronica Bonsignori, Elena Di Giovanni, Silvia Masi, Maria Pavesi, Elisa Perego, Serenella Zanotti. Spesso il loro apporto anche alla mia ricerca personale è stato particolarmente importante e significativo. La mia gratitudine – insieme al mio affetto – va a Lavinia Merlini, alla quale devo la mia formazione e la passione per la linguistica inglese; a Marcella Bertucelli, con la quale ho discusso fin dai tempi della laurea all things linguistic; a Susan George, dalla quale ho imparato molto sulla didattica; alle amiche e agli amici di Pisa, con i quali ho la fortuna di condividere molto oltre al lavoro. Un pensiero, infine, a tutta la mia famiglia, alla quale ho sottratto tempo per dedicarmi allo studio, e a Tommaso, che da subito ha imparato a dividermi con i libri. INTRODUZIONE Questo volume affronta lo studio e l’analisi della cortesia in duplice prospettiva, interculturale e traduttiva. La tematica della cortesia, al centro della ricerca pragmatica fin dagli albori della disciplina, è stata estesa nel tempo a tutte le lingue del mondo, a diverse situazioni e modalità di comunicazione (per esempio i nuovi media e tutte le forme di comunicazione mediate dal computer o dal telefono). Il termine “cortesia” sottende un ampio repertorio di strategie e convenzioni comportamentali adottate da una comunità linguistica per mantenere l’armonia ed evitare la conflittualità aperta nell’interazione. Essendo un fenomeno socio-pragmatico, essa è regolata da fattori quali ruolo e status degli interlocutori, rapporti di potere e solidarietà, vicinanza o distanza emotiva, confidenza, coinvolgimento, fattori che determinano le scelte linguistiche, ritagliate opportunamente rispetto al contesto, al registro, al mezzo e al canale di comunicazione. Come il lungo dibattito teorico ha mostrato (di cui si dà conto al capitolo 1), la cortesia valica i confini spaziali e temporali in quanto concetto comune a tutte le epoche e a tutte le società, benché declinata in modi diversi, mirati tuttavia al perseguimento dello stesso obiettivo di evitare la conflittualità aperta. In altre parole, un’idea universale che risponde a bisogni e istinti comuni a tutta l’umanità, ma attualizzata in maniera specifica e peculiare in ogni singola comunità linguistica. Per questo, società vicine, che hanno condiviso origini e storia, possono manifestare necessità diverse e regolare i comportamenti verbali in base a norme divergenti. Da qui l’interesse per l’indagine sulla cortesia in inglese e in italiano. La prima lingua, oggetto della mia ricerca da sempre, è protagonista della scena mondiale come strumento principe della comunicazione, anche se, paradossalmente proprio per questo, è ben lungi dall’essere un oggetto uniforme e invariabile. Gli studi recenti sull’inglese concordemente rilevano la natura proteiforme di questa lingua, manipolata e modificata dalle interazioni tra parlanti che la adottano 2 La cortesia. Aspetti culturali e problemi traduttivi come lingua madre agli estremi del planisfero, ma anche da parlanti che la usano come seconda lingua o lingua straniera, e come lingua franca planetaria. L’italiano, benché geneticamente vicino all’inglese in quanto lingua indoeuropea di famiglia “sorella”, quella romanza, ha avuto una sorte molto diversa quanto a diffusione e numero di parlanti. Le culture di riferimento, tuttavia, non possono dirsi completamente divaricate, o non in massimo grado, perché sia la Gran Bretagna che l’Italia sono paesi caratterizzati da una forte matrice occidentale, sotto l’egida degli Stati Uniti. Nonostante questo, però, nella pratica di comunicazione, intesa qui in senso lato – scritta, orale, di mezzo diverso – emergono specificità e anomalie, talora marginali, talora più gravi, tanto da creare veri e propri intoppi, se non fraintendimenti. Questa discrasia si mostra in particolare relativamente ad alcuni fenomeni linguistici, in parte perché da ascriversi a differenze sistemiche tra le lingue, in parte perché, per ragioni culturali e sociali, i codici di comportamento si sono orientati e cristallizzati in modo diverso. Per questo motivo si è scelto l’ambito traduttivo, che pone la mediazione linguistica e culturale al centro della riflessione, per approfondire quest’area dai confini tutt’altro che netti. Il testo audiovisivo si presta perfettamente allo scopo per la sua stessa natura di testo pluricodice nel quale la rappresentazione di aspetti socio- pragmatici e pragma-linguistici riveste un’importanza fondamentale. Qui le dinamiche di interazione sono riproposte in modo verosimile e i significati pragmatici, e la loro traduzione, svolgono un ruolo cardine nella trasmissione del messaggio comunicativo e dei valori culturali. Tra i fenomeni nei quali inglese e italiano mostrano evidenti differenze sistemiche si colloca il sistema dell’allocuzione, oggetto delle riflessione contenute nel capitolo 4. La scelta delle modalità dell’allocuzione nel passaggio dall’inglese all’italiano è notoriamente indicata come una difficoltà traduttiva legata alla mancanza di corrispondenza tra i due sistemi linguistici, poiché la lingua inglese moderna ha un unico pronome (you), mentre l’italiano ne ha tre (“tu”, “lei”, “voi”). La lacuna è colmata dall’inglese per mezzo di strategie lessicali, cioè affiancando al pronome anodino you espressioni che precisino di volta in volta il grado di potere e di solidarietà tra gli interlocutori. In italiano, al contrario, la presenza di un vocativo a specificare i rapporti tra parlanti non è strettamente necessaria. Si capisce perciò come nel passaggio dall’una all’altra lingua sia