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La conservazione delle teste umane PDF

328 Pages·2011·2.93 MB·Italian
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Giovanni Pinza La conservazione delle teste umane e le idee ed i costumi coi quali si connette www.liberliber.it Questo e-book è stato realizzato anche grazie al sostegno di: E-text Editoria, Web design, Multimedia http://www.e-text.it/ QUESTO E-BOOK: TITOLO: La conservazione delle teste umane e le idee ed i costumi coi quali si connette AUTORE: Pinza, Giovanni TRADUTTORE: CURATORE: NOTE: DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/ TRATTO DA: La conservazione delle teste umane e le idee ed i costumi coi quali si connette / Giovanni Pinza. - Roma : presso la Societa geografica italiana, 1898. - 190 p., 1 c. di tav. : ill. ; 24 cm. – (Estr. da: Memorie della Societa geografica italiana, v. 7., p. 305-492, dicembre 1897.) CODICE ISBN: non disponibile 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 5 luglio 2011 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO: Catia Righi, [email protected] REVISIONE: Paolo Alberti, [email protected] PUBBLICAZIONE: Catia Righi, [email protected] Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associazione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/ Aiuta anche tu il "progetto Manuzio" Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradimento, o se condividi le finalità del "progetto Manuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuo sostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le istruzioni: http://www.liberliber.it/sostieni/ G P IOVANNI INZA LA CONSERVAZIONE DELLE TESTE UMANE E LE IDEE ED I COSTUMI COI QUALI SI CONNETTE (con 39 incisioni e una tavola) ROMA PRESSO LA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA VIA DEL PLEBISCITO, 102 1898. Estratto dalle Memorie della Società Geografica Italiana Vol. VII, pp. 305-492, dicembre 1897. La conservazione delle teste umane Giovanni Pinza LA CONSERVAZIONE DELLE TESTE UMANE E LE IDEE ED I COSTUMI COI QUALI SI CONNETTE. Memoria di G P IOVANNI INZA (con 39 incisioni e una tavola). I. Gli usi funebri ed i costumi, che riguardano la conser- vazione di alcune parti del defunto, dipendono sempre dai concetti religiosi od animistici dei popoli che li pra- ticano. Dovendo studia- re le usanze relative alla conservazione delle te- ste umane, ci sembra quindi necessario espor- re prima alcune conside- razioni intorno ai rap- porti che i vari popoli ri- tengono esistere dopo la morte, tra il cadavere e lo spirito che lo animò in vita. L'uomo primiti- 6 La conservazione delle teste umane Giovanni Pinza vo, benchè incolto, quasi ovunque ammette che la vita sia dovuta ad un ente spirituale capace di allontanarsi dal corpo in cui risiede; spiega perciò la sospensione di alcune funzioni vitali durante il sonno, ammettendo del- le emigrazioni temporanee dello spirito, e se sogna cre- de che i fantasmi evocati dalla sua fantasia siano il ri- cordo di ciò che il suo spirito ha veduto o ha fatto nel mondo invisibile, durante la temporanea sua separazio- ne dal corpo. La somiglianza apparente del sonno colla morte lo induce poi a considerare quest'ultima come un sonno prolungato; e questa ed altre ragioni di diversa in- dole lo convincono che anche dopo la morte lo spirito abbia relazioni temporanee o continue col cadavere e le sue reliquie. Da tali convinzione traggono la loro origi- ne non pochi costumi che la attestano all'evidenza. Comune ad esempio è l'uso di costruire il sepolcro si- mile alla casa; anzi alcune popolazioni seppelliscono il defunto nella sua abitazione. È generale poi il costume di deporre nella tomba insieme coi resti mortali, abiti, armi, utensili, mobili, cibi e bevande1. Tutto ciò suppo- ne necessariamente nel morto bisogni e desideri che non può avere il cadavere, che è materia inerte, e perciò di- mostra che i popoli i quali praticano queste usanze, cre- dono ancora, o per lo meno credettero, a relazioni postu- me fra lo spirito ed i resti del defunto. 1 Un breve cenno di questo costume assai diffuso è dato dal TYLOR: Primitiva culture, II, pag. 30 e seg., pag. 167 e seg. 7 La conservazione delle teste umane Giovanni Pinza Chiarissimo, ad esempio, era questo concetto presso i Pacagula della Luisiana che mummificavano i loro mor- ti e li ponevano ritti nei templi; di tratto in tratto poi an- davano a visitarli, recavano loro offerte di cibi e bevan- de e indirizzavano loro la parola come ad esseri viventi, credendo che lo spirito albergasse in quelle mummie, ascoltasse i loro discorsi e gradisse le loro offerte2. Altri popoli praticano, o praticarono già, costumi di- versi, ma derivati tutti da queste idee. Così gl'Irochesi dell'America settentrionale3, alcuni Negri del Congo4, gli antichi Egiziani5 ed i Greci6 nella costruzione dei loro sepolcri lasciavano un pertugio tra la nicchia ov'era deposto il cadavere e l'esterno, per facilitare il passaggio dello spirito; uso questo che, presso gli antichi Romani, ha lasciato le sue tracce nell'idea dell'esistenza del mun- dus, specie di grande pozzo, che essi credevano servisse di comunicazione tra il mondo sotterraneo degli spiriti e questa terra7. Per esso una volta all'anno, in occasione dei Feralia, si riteneva che uscissero le anime dei tra- passati dal luogo di residenza abituale e si aggirassero intorno alla tomba, ove li placava una cena ivi preparata 2 BUTEL DE DUMONT: Mémoire historique sur la Louisiane (1753), I, pag. 241 e seg. 3 MORGAN: Iroquois, pag. 176. 4 CAVAZZI, Congo, I, pag. 264. 5 PERROT e CHIPIEX: Histoire de l'art, vol. I, pag. 147. 6 LUCIANO: Charon, 22. 7 MACROBIO: Satirae I, 16. «Mundus cum patet deorum tristium atque inferorum, quasi ianua patet». 8 La conservazione delle teste umane Giovanni Pinza dalla pietà dei parenti8. Anche nelle civiltà preistoriche dell'Europa si nota la diffusione di questi concetti sulla natura degli spiriti, e sulle loro visite ai resti mortali che animarono in vita; pel loro passaggio infatti sembra che fossero praticati quegli stretti pertugi, che si osservano in urne sepolcrali della bassa Lusazia9 e nei Dolmen del- l'Europa e dell'Asia10, tombe, questi ultimi, di una civiltà fiorita intorno al Mediterraneo ed al Mare del Nord, in un'epoca anteriore all'uso comune dei metalli. Questa interpretazione dei fori che vi si osservano non è però certa, poichè alcune popolazioni poco progredite lascia- no, oggi ancora, degli stretti passaggi fra l'esterno e la tomba, per potervi introdurre cibi e bevande per il mor- to11; uso del resto che ci rivelerebbe pur esso quegli 8 OVIDIO: Fasti, II, 565. Nunc animae tenues et corpora functa sepul- cris errant: nunc posito pascitur umbra cibo. Cifr. anche, VARRO: De Lingua Latina VI. 12. 9 WOCKENSTEDT in BORDIER: «Revue de l'école d'Anthropologie», III, 1893, pag. 56. Cfr. anche GRIMM: Kleinere Schriften, II, pag. 214, nota 1, Berlino, 1886. 10 Cfr. BERTRAND: Archéologie celtique et gauloise, II ed., pag. 175: Archaeologia Britannica, XLII, pag. 216 e seg. DUBOIS DE MONTPEREUX: Voyage au tour du Caucase, I, pag. 42. SARTET: Géologie de la Pales- tine, pag. 16. FERGUSSON: Les Monuments mégalithiques, trad. Hamard, pag. 219 e 230. Cfr. pure MORTILLET G.: in Musée Préhistorique, il qua- le consacra una pagina del suo album alla riproduzione dei tipi più ca- ratteristici di questi Dolmen con foro; e CARTAILHAC: La France Préhi- storique, pag. 188 e seg. 11 Confr. ad esempio tale uso presso i Menomini del Nord America. HOFFMAN: The Menomini Indians, in «Fourteenth Annual Report», Washington, 1896, parte I, pag. 240, fig. 27. 9 La conservazione delle teste umane Giovanni Pinza stessi concetti sulla presenza dello spirito nei cadaveri, che noi andiamo ricercando nelle civiltà primitive e che erano ancora vivacissimi in alcune nazioni Nahua del- l'America centrale, delle quali sappiamo che usavano deporre le reliquie dei parenti entro ceste appese ad alti alberi, «perchè lo spirito non avesse difficoltà a ritrovar- le»12. Le idee ed i costumi ora descritti sottintendono, ad in- tervalli o di continuo, la presenza dello spirito nella tomba che contiene il cadavere. Tale convinzione si ma- nifesta anche più chiaramente presso i Rucuiani della Gujana, i quali fuggono con terrore dai sepolcri ove sono inumati i loro piayes o medici-stregoni, perchè cre- dono che ivi aleggi il loro spirito13; nè a diversi concetti debbono la loro origine questi stessi costumi praticati dai Tlingit dell'America settentrionale14, invece nel di- stretto di York in Australia, gl'indigeni usano fare delle cerimonie speciali sulla tomba dei loro congiunti, per- chè le anime di questi non possano mai uscirne a mole- stare i viventi15. I Beciuana dell'Africa meridionale, quando debbono seppellire il capo di una loro tribù, ne 12 HERRERA: Historia general de los Hechos de los castellanos en las islas i tierra firme del Mar Oceano, Madrid, 1601, dec. IV, lib. IX, 7. 13 CREVEAUX: De Cayenne aux Andes, in «Tour du Monde», 1881, I, pag, 138. 14 Relacion del viage hecho por las Goletas Sutil y Mexicana en el año de 1792 para reconoscer el estrecho de Fuca, Madrid, 1802, pag. CXVIII. 15 CURR: The Australian race, I, pag. 339 e 87. 10

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dell'America settentrionale3, alcuni Negri del Congo4, gli antichi 118 BALFOUR: Life History of an Aghori Fakir, in «Journal of Anth. Inst.», 1897
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